la casa di sotto
Troppo spesso la reminiscenza di un leggiadro riso
M'ha strappato dall'indolore torpore del sonno,
I tempi di una fanciullina incoscienza
Quando sofferenza è edulcorati colori irrequieti
E nulla più, nessun ricordo da difendere dall'oblio
Né dal perdono.
E già so che che quel gaioso scrosciare di risate
Non è mia immaginazione, è vera realtà.
Sopra di me muri e separé di negata felicità
S'innalzano ostruendosi sul marciume mio
Che lento mi logora.
La casa di sotto vive incendiando lise rabbie,
Ma qual buon Dio ha voluto scaraventare
La creatura sua in quest'abisso d'ira
Che invece avrebbe dovuto accoglierla
E tanto amarla?
Tra margherite rinsecchite e brama
Di fuga senti la bambina
Piangere sogni di cenere;
Tra profani patricidi nell'anima
E materne viscere dilapidate
Di cannibalistici rancori trascino il peso
Per la lingua inchiodata,
mentre mani insudiciate
Scavano tra scarlatte ferite dell'intonaco
E la rabbia non basterà più a contenere
Questa casa – divagherà oltre
Emerge esecrabile l'empio livore,
Anche quando avrò negli occhi
L'azzurro di un ciel sovrano
Fomenta obnubilate cicatrici.
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