il vanto
Io sono l'estremo tedio,
Immagine speculare di tanto languore
Che si dilaga come fango tra i vostri piedi
E riflessa nei vostri calici colmi fino all'orlo
Di disillusioni e decadenza,
Nei vostri occhi vacui m'illumino di nero,
Tremo nelle vostre convulsioni d'accidia.
Fiacco zoppico, storpio vi sorrido,
Io sono poeta del peggio del peggio
E me ne vanto!
Ricordo la bellezza acerba dell'alba
E tra gli orridi corpi vostri cerco il sublime,
Intanto che la dolce Morte fa la smargiassa
Con anime senza valori.
"Non entri un Catone nel mio teatro!"
Tu, non provare vergogna oramai,
La tua ritrosia nel bene
Non sarà mai celata da questa voce.
E tu, la tua stanchezza di vivere
Contemplo, tanto incanto nel pallore
Del tuo bel visino di lapidario marmo.
Io sono l'ostentazione di siffatto degrado,
Lodo e vanto tale canto
E la fine della civile società
Miro mentre, tra i plausi, la lira spacco!
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