farneticazioni di un'arida terra in agosto
Sterile il cuore si contorce
Mentre fragoroso irrompi
Nel mio torpido riposo.
Sei il mio brivido che dura
E rimette in sesto esangui congetture;
Nel mio silenzio non sapevi tacere,
Ora mi devasti con venerato timore.
Il tuo dolore mi fa soffrire
Quando aspro e plumbeo t'affacci
Con tutto il tuo violento clangore,
Cupa nube corri in fugaci
Cieli d'estate percosso da gemiti d'ira
E solitudine, sconvolto su di me, terra,
Arida del tuo contatto
Mentre percepisco il tuo effluvio
Di incomunicabile e insanabile pena
E rancoroso tuoni minacce
Perigliose senza però mai lasciarti
Andare. Bisognosi, entrambi, ci
Aspettiamo giorni ben più oscuri
E distesa, qui e al di sotto di te,
Svuotata d'ogni sentimento
Rimugino sull'attesa di lasciarmi
Violentare da codesta tua rabbia.
Quanto bramo un divenir concreto,
Non potresti mai immaginarlo, tesoro,
Di funeste razzie, urlanti e
Cascanti da un ciel mai più sereno
Quando giunse in un rombo
Il tuo regno d'ombra,
Finché il nascosto fiore
Non avrà soddisfatto la sua sete
Pur a cisto di assaporare
La gelida e acre distruzione dell'Alto.
Che disperazione giace
Tra queste mie secche incanalature,
Spaccature su bruna
E polverosa pelle, asciutto torrente
Di nudi e riarsi pianti.
Ferocemente tutto collide,
Il fosco irradia momentanei tremori,
Ottenebra il mio incantesimo d'apatia.
Fammi provare la crudele linfa
D'un battito di troppo, emozioni!
Mia cara tempesta, dove vai?
Qui t'aspetto, mio sogno di rovina.
Ma vane ore sprecate, mai accadrà
Che già corri su diverse correnti,
Sopra alle aride e speranzose terre
D'altrove, loro in un delirio visibilante
E tu lasci parole stinte
Che nel chiaro perdono d'attrattiva
E lontano bruto stravolgerai
D'altri le aspettative.
Voce hai dato al dolore,
Ora che è nostro sofferente mi lasci
A morir di un ardente soffocare,
Sempre insoddisfatta
In seti ignoranti d'amore,
Sepolta in brulli pensieri
Di lenta desolazione.
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