equorei ricordi/equorei desideri

Indulgenti colori, carezzevoli
In acquosi occhi sprofondati
Nella clemenza delle onde,
Fruscii, cantilena azzurra
E bianche increspature,
Sciolti canti di limpide sponde.

Mi accoglierai ancora!
Equorei ricordi, quando a te torno
E i piedi affondo nel tuo spirito,
Le dorate braccia, limbo tra le dita
Sospese, nell'atto infinito, slanciate
Al di là di sconfinati, infranti
Giochi, creste di salati risi,
Briosi singhiozzi, rifrangersi
Scostanti, illusione anadiomene;

Ivi soffusi frangenti,
Sfumate e scroscianti vesti,
Delicatezza dei tuoi tocchi
O i rintocchi nella ciana volta
Alla metamorfosi —rosata, ambrata—
Tono forbito è la cintura della Madre
D'ogni amore che, nella sua scaltra
E tanto vezzosa danza,
Maliosa etere e terra move
E il mar fa seducente precipitare
E incrinare al capriccio
Del quasi giunto vespro;

Delle tempeste non c'è mai stata memoria qui,
Solo trasognati riflessi di immenso: Pace,
Luce lontana o specchio illibato di quiete,
Soffi di disciolti fuscelli indaco
Son la frescura di trame sotto le palpebre,
Porto obliato, tacito di piacevoli sogni.
Rumor d'acque, suppliche in superficie
—è dolor del ritorno—

Zaffiri, acquamarine, screziate nell'onde
Liquefatti come una serena sensazione
Che tutto questo tornerà ancora,
Ombroso celeste
E iridescente quanto è già stato
Negli occhi pensanti
Degli equorei desideri.

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