- Prologo -

Ammiravo quel paesaggio, non ero mai stata per molto tempo distante da casa; infatti a Manarola, non ci sono scuole, quindi mi trovavo costretta ad andare nei paesi limitrofi. Io e Carlo, mio padre, non viaggiavamo quasi mai, preferivamo stare a guardare i vecchi film, giocare a carte e molto spesso tirava fuori quei giochi di società che mi annoiavano molto.

Fin da bambina, quando c'era ancora mamma, mi ha sempre letto le favole; quelle che mi piacevano tanto, con principesse e cavalieri, d'altro canto ero la sua unica figlia e ciò mi portava a convincermi di essere la sua principessa. Forse avrebbe dovuto imporsi e raccontarmi qualcosa di diverso, in modo che potessi capire meglio le delusioni e prepararmi a ciò che avevo appena vissuto.

Aveva un modo di parlare calmo, ma con me si lasciava andare e scherzava, eravamo inseparabili. Nonostante il suo lavoro da sommelier lo tenesse occupato fuori casa, Carlo si dimostrava un buon padre.

A volte ancora adesso che sono in viaggio, mi sembra di sentire il profumo dei suoi piatti, di cui andava fiero e, dato che io e mia madre non eravamo delle grandi cuoche, lo avevamo portato a preparare prelibatezze del posto. Mi voleva così tanto bene che aveva imparato a cucinare anche i Gianchetti, il mio piatto preferito.

Altre volte, quando passava la nonna a trovarci, ci mettevamo tutti a stendere la pasta nei vari formati liguri, per poi unirle ai condimenti nostrani, sempre fatti da noi. Con lei non mi annoiavo mai, mi aveva insegnato anche a pulire il pesce, nonostante non fossi portata per la manualità in cucina. Durante le ore passate insieme, mi ricordava che il mio bisnonno era un pescatore e mio nonno olivicoltore, ergo dovevo avere le capacità giuste per fare entrambe le mansioni. Era una donna particolare, mai avrei pensato che mi sarebbe mancata così tanto in questo periodo.

Scrollai la testa, mi stavano tornando pensieri tristi e il mio viaggio, ormai, era quasi concluso.

Tornai a pensare, ricordando che a Manarola avevo lasciato Luciana, una delle mie migliori amiche, pazzamente innamorata di mio padre e che faceva di tutto per farsi notare. Era arrivata al punto da presentarsi in ogni luogo da lui frequentato, cercando di fare cadere qualcosa, come nei film, per avere l'occasione di toccare la sua mano. Una volta aveva quasi compiuto un gesto estremo, facendo cadere tutti i barattoli di pesto e, commettendo una figuraccia nel negozio di sua zia Franca, a tal punto da portarla via per la vergogna. «Questa volta hai proprio esagerato!» Disse Matilde, l'altra migliore amica, quando venne a sapere cosa aveva combinato.

Mi scappò una risata.

«Povera Matilde! Non mi ero ricordata di lei.» Pensai subito. Anche se la conoscevo ancora poco, era originaria della città di Genova, non ci aveva quasi mai raccontato il motivo del suo trasferimento alle Cinque Terre. Nonostante questo, eravamo diventate amiche e con lei condividevo la passione per i libri. Quanto mi piaceva passare il tempo assieme, a differenza di Luciana, Matilde era sempre gentile e mi faceva stare bene.

Era bello. Già lo era.

Non avevo mai pensato a queste cose, mi sembravano normali, fino a quel giorno.
Quando scoprì che c'erano cose della mia famiglia che mi erano state nascoste, quando trovai quella foto che mi fece capire che l'uomo con cui avevo passato i miei venti anni, non era mio padre.

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