Uno a zero


SEI ANNI DOPO

Il sole, la spiaggia, l'aria calda e il mare con il suo rumore di sottofondo, cosa poteva esserci di meglio? Tutto! 

Me ne stavo sotto l'ombrellone, ad osservare Alessandro che faceva lo scemo con una ragazza vicino alla riva. Era con la pancia appoggiata al telo, i gomiti che affondavano nella sabbia, le mani sotto al mento a sorreggermi la testa e i piedi sollevati verso l'alto con le gambe che andavano avanti e indietro, freneticamente, per il nervoso.

Perché non poteva guardare me in quel modo?

Va bene, forse non avevo il seno di quella bionda.

E certo, probabilmente non avevo la sua sensualità.

E sicuramente non avevo diciott'anni, ma ci sarei arrivata, prima o poi. Avevo tredici anni, non ero poi così lontana!

Notai che mia madre stava rimproverando Fabio per aver mangiato due gelati, anche se era stato papà a compraglieli, mentre Rebecca diceva tranquillamente che qualche dolce non aveva mai fatto male a nessuno.

Adoravo zia Becky, era sempre pronta a sostenere le mie scelte, compreso il mio amore a senso unico e non trovava mai nulla di sbagliato in quello che facevamo noi ragazzini.

"Tommi, non devi comprare a Fabio ogni cosa che ti chiede!" stava dicendo mia madre, mentre puliva la bocca di mio fratello. Nonostante i suoi nove anni, Fabio era un bambino fin troppo furbo, e si approfittava sempre della bontà del papà.

"Non credevo ne avesse già preso uno!" si giustificò lui, grattandosi la testa.

"Ne avevo già mangiati due" intervenne Fabio, sorridendo divertito.

"Cosa?!" esclamò mia madre in tono serio "vuol dire che hai mangiati tre gelati?!"

Fabio ridacchiò e scappò via, cercando di sfuggire allo sguardo allibito dei miei genitori. Tornai a concentrarmi su Alessandro e vidi la ragazza poggiare una mano sul suo braccio con fare civettuolo, mentre lui la guardava dritta negli occhi con un gran sorriso stampato sulla faccia.

Era proprio un cretino!

"Beth, smettila di fissarlo" una voce mi distolse dalla mia rabbia e mi voltai di lato, accorgendomi solo in quel momento della presenza della mia migliore amica, nonché figlia di Rebecca, migliore amica di mia madre dai tempi del liceo.

"Non posso farne a meno, Elda" risposi con un sospiro, tornando con lo sguardo su di lui.

Elda si sedette sul bordo del mio telo e osservò insieme a me la patetica scena che si stava svolgendo. Io e lei ci conoscevamo da sempre, eravamo cresciute insieme perché era più piccola di me solamente di due anni, perciò anche lei conosceva molto bene Alessandro e sapeva che io non avevo nessuna possibilità con lui.

Ma questa consapevolezza non era abbastanza per farmi rinunciare a lui. Era fiduciosa che con il tempo, si sarebbe accorto di me. Intanto avrei tenuto in tutti i modi di farmi notare.

"Bene, è arrivato il momento di agire" conclusi, sollevandomi da terra e mettendomi a sedere a gambe incrociate.

Elda mi risolve uno sguardo spaventato e mormorò con gli occhi spalancati: "Cosa vuoi fare Beth?"

"Solamente allontanarlo da quella bionda con la quale non posso competere" dichiarai, mentre legavo velocemente i miei capelli castani in una treccia morbida.

"Finirai per irritarlo come al solito"

Alzai le spalle come per dire che non mi importava e risposi tranquillamente: "Almeno avrò catturato la sua attenzione!"

Mi alzai in piedi, sotto lo sguardo attento di Elda e feci un respiro profondo per prendere coraggio, poi mi avvicinai con passo sicuro ai due che intanto stavano flirtando apertamente e quando fui a pochi passi da loro, parlai a voce abbastanza alta: "Ale, devi metterti la crema per quel brutto sfogo sul..." indicai il mio sedere per far intendere a quale zona innominabile del corpo mi riferivo, mentre sul volto di Alessandro si dipingeva un'espressione sorpresa.

Cercai di trattenere una risata quando la ragazza, visibilmente imbarazzata e anche un po' schifata, cominciò ad indietreggiare balbettando scuse palesemente inventate, per poi sparire lungo la spiaggia.

Alessandro la fissò andare via, poi, come se si fosse ripreso da una visione, girò di scatto la testa verso di me e mi puntò adesso i suoi occhi azzurri, socchiusi e arrabbiati.

Va bene, era il momento di scappare!

Mi voltai velocemente e cercai di correre il più lontano possibile, ma logicamente non avevo nessuna speranza contro di lui, infatti, quasi subito, mi afferrò per la vita e mi caricò su una spalla, neanche fossi stata un sacco di patate.

Senza dire una parola, mi portò nuovamente fino alla riva, mentre io mi dimenavo inutilmente, anche se in realtà ero felicissima di essere appiccica a lui.

Immerse i piedi nell'acqua e camminò senza alcuna fatica finché questa non gli arrivò ai fianchi, poi tese i muscoli della braccia, sollevandomi in aria e mentre mi lanciava in acqua lo sentii dire: "Sei una bambina"

Quando riemersi, lui era già tornato a riva, ma sul mio viso c'era ancora uno stupido sorriso.

Beth uno, Ale zero.

Uscii dall'acqua e tornai bagnata ai nostri ombrelloni. Notai che Elda rideva mentre Alessandro si era sdraiato sopra uno dei lettini e mi guardava ancora irritato.

Mi chinai per afferrare il mio telo, dandogli uno strattone per spostare Elda, che rotolò sulla sabbia interrompendo la sua risata, poi mi chinai sulla borsa frigo e afferrai una lattina di aranciata e, dopo averla aperta, ne bevvi una generosa quantità.

Quando la appoggiai sul tavolino in legno lì vicino, Alessandro allungò una mano e la portò alle labbra, bevendone il restante contenuto.

Lo fissai con gli occhi spalancati, mentre un sorriso furbo affiorava sulla mia bocca. Alessandro si sentì osservato probabilmente perché mi guardò con aria interrogativa e poi chiese: "Perché mi fissi così?"

Io senza esitazione e con voce sognante gli risposi: "Ci siamo appena scambiati un bacio indiretto"

Lui corrugò le sopracciglia e poi realizzò di cosa stavo parlando e alzò gli occhi al cielo, restituendomi la lattina.

"Sei proprio piccola" dichiarò prima di alzarsi e tornare a riva per tuffarsi in acqua. Seguii con lo sguardo la sua schiena abbronzata e le sue spalle larghe finché non sparì tra le onde, poi spostai la mia attenzione all'oggetto che tenevo tra le mani.

Sarebbe stato uno dei miei più grandi tesori.

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