Sei qua da sola?
"Quindi hai appena finito il liceo. Andrai all'università?" mi domandò Alessandro, camminando al mio fianco con un'espressione ingenua e interessata al tempo stesso.
"Sì, mi sono iscritta a psicologia, così forse riuscirò a capire certi comportamenti umani" risposi, lanciandogli un lungo sguardo di rimprovero. Era chiaro a quali comportamenti mi stavo riferendo.
Lo vidi cercare di trattenere una risata, ma riuscì a continuare la recita chiedendomi: "Sei qua da sola?"
Pensai alla risposta qualche secondo, poi decisi di prenderlo un po' in giro e così risposi: "No, sono con il mio fidanzato"
Lui fece un verso strozzato, probabilmente preso in contropiede da questa mia rivelazione che entrambi sapevamo essere falsa. Lo osservai mentre cercava un scappatoia, ma era a corto di idee.
All'improvviso si illuminò, e con un sorriso furbo ripetè: "Sei qua da sola?"
Rimasi a bocca a parte, indecisa se ridere o controbattere che non poteva far finta che non avessi risposto, ma decisi di imitarlo e dissi: "No, sono con il mio fidanzato"
La conversazione si stava arenando e io cominciavo a far fatica a restare seria, avevo dovuto fare un grande sforzo per non lasciar trapelare il mio divertimento, quando avevo visto la sua faccia, alla mia seconda frase uguale.
Stavo giocando con la sua pazienza e un po' mi dispiaceva vederlo in difficoltà, ma era un mio diritto prendermi qualche rivincita.
"Quindi ehm..." cominciò Alessandro, rivolgendomi una supplica con gli occhi "sei qua da sola?"
Non potevo più trattenermi, scoppiai a ridere, tenendomi la pancia con una mano, tanto era comica la sua espressione contrita.
"Oh" esclamai, dopo essermi ripresa "eccolo laggiù il mio fidanzato" continuai, indicando un punto a caso davanti a noi.
"Così non vale, Beth" ribatté lui, tornando a parlare come il solito Alessandro.
"Va bene, farò la brava. Riprendiamo da dove eravamo rimasti"
"Sei qua da sola?"
"No, sono qua con degli amici"
"Magari potresti farmeli conoscere"
"Volentieri, sono molto simpatici."
"Dimmi qualcosa di loro"
"Allora, Sofia è la mia migliore amica, ma ora è fidanzata con Alberto e dedica tutto il suo amore a lui"
"Ti capisco, mi è successa la stessa cosa con il mio migliore amico"
"Michele è la mia versione al femminile, io e lui siamo una cosa sola, ma non farti strane idee, è gay"
"Non avrei mai osato pensar male"
"Mentre Mattia è..." feci una pausa ad effetto, osservandolo di sottecchi, poi continuai "è così bello"
"Come scusa?" chiese interdetto Alessandro, rivolgendomi un'occhiata confusa.
"Lui è alto e muscoloso"
"Forse stiamo andando un po' fuori strada" provò a fermarmi, ma io lo ignorai continuando con il mio elogio.
"Ed è così simpatico e dolce"
"Non volevo sapere tutti questi dettagli" ripresa a dire Alessandro, un po' irritato, non avrei saputo dire se per gelosia, o perché stavo ancora provando a rovinare il suo gioco.
"E poi bacia così bene..." sganciai la bomba, aspettando ansiosa la sua reazione.
"Ma è gay!" sbottò lui, con un'espressione sgomenta in volto, che però divenne subito sconfitta.
"E tu, come lo sai?" chiesi io con finta ingenuità, lasciando che un sorriso di vittoria spuntasse sulle mie labbra.
"Cavolo Beth, sei perfida, lo sai?" concluse Alessandro, mostrandosi però colpito dal mio sotterfugio.
"Come te" sentenziai, rivolgendomi indirettamente a tutti i suoi rifiuti d'amore.
Senza aspettare una sua riposta mi avviai verso il nostro ombrellone che distava pochi metri, ma non feci in tempo ad arrivarci, perché Alessandro mi caricò in spalla (ancora?!) e mi portò fino al mare.
Prima di lanciarmi in acqua disse: "Ora vedrai quanto sono perfido"
Dopo quell'affermazione tornare sulla sabbia fu un'impresa a dir poco impossibile, perché ogni volta che provavo, venivo trascinata da Alessandro ancora tra le onde. Nonostante le mie continue proteste, non avrei mai voluto che smettesse di dedicarmi tutte quelle attenzioni. Finalmente!
Il giorno dopo eravamo nuovamente tutti spiaggia, riuniti sotto l'ombrellone, perché avevamo appena finito di mangiare dei panini.
Sofia, che aveva sempre avuto la fissa per i giochi, di qualsiasi tipo fossero, ne aveva proposto uno. Secondo me l'aveva inventato, ma lei sosteneva che ci fossero anche delle regole conosciute da seguire.
Ci eravamo divisi in due squadre, maschi contro femmine, ovviamente Michele aveva voluto stare con noi, e a turno, uno dei ragazzi doveva fare una domanda personale a noi, riguardante un altro membro della sua squadra. Se rispondevamo giusto facevamo un punto e poi toccava a noi fare una domanda a loro.
Praticamente era un gioco per scoprire quanto ci conoscevamo tra di noi e io ero sicura di essere imbattibile per quanto riguardava Alessandro.
"Qual era il soprannome di Micky quando andava all'asilo?" domandò Sofia ai maschi, con un sorriso furbo sul volto.
Credeva che nessuno di loro avrebbe mai indovinato la risposta, ma Mattia annuì sicuro con la testa ed esclamò: "Dumbo!"
Sofia lo fissò sconvolta e poi spostò la sua attenzione su Michele, sorpresa che avesse raccontato una cosa di cui si imbarazzava un po'.
"Perché Dumbo?"chiese curioso Alberto mentre guardava la sua fidanzata.
"Le mie orecchie sono cresciute prima della mia testa. Per un certo periodo sono state un po' sproporzionate" spiegò Michele, provocando una risata trattenuta da parte dei ragazzi.
"Tocca a voi" disse poi Mattia, fissandoci con aria di sfida "Ale sostiene che sia il suo film preferito..."
"Fight club" risposi subito esaltata, ricevendo un cenno di consenso da Mattia, il quale però continuò: "Ma il suo vero film preferito è?"
Tutti restarono in silenzio, confusi, ma io conoscevo Ale meglio di me stessa quindi, senza nessuna esitazione, risposi: "Bianca e Bernie"
Alessandro lasciò un'occhiataccia prima a me e poi a Mattia, mentre gli altri scoppiavano a ridere. Quando tornò la calma, Michele, curioso, domandò ad Alessandro: "Perché proprio Bianca e Bernie?"
Lui sembrò tentennare, indeciso se mostrarsi del tutto o cercare di mantenere la sua aria da duro, poi prese a parlare, dicendo: "Quei topini sono così carini"
Un nuovo clima di ilarità si scatenò sotto l'ombrellone, finché Michele riprese il gioco chiedendo: "Beth da piccola aveva un amichetto immaginario, il suo nome era?"
"Alessandro" rispose con voce divertita Alessandro, prendendomi chiaramente in giro.
Dai cinque agli otto anni, ho avuto questo amico di fantasia che era in sostituzione di quello vero, dal momento che non mi degnava di nessuna attenzione. Quello creato dalla mia mente, invece, aveva pure promesso di sposarmi.
Ma Michele non aveva finito di porre la domanda così, come aveva fatto il turno prima Mattia, riprese: "E la sua professione era?"
I ragazzi si guardarono tra loro agitati e anche sul volto di Alessandro si dipinse la confusione, probabilmente perché non era in grado di rispondere.
"Modello" azzardò Alberto, ricevendo un no come risposta da Michele.
"Stronzo?" provò Mattia, aggiudicandosi una gomitata da Alessandro.
"Cowboy spaziale" risposi io per loro, tanto non ci sarebbero mai arrivati, nessuno aveva la mia fantasia.
Anche questa affermazione provocò risate in tutti i ragazzi, ma mise anche fine al gioco, perché Michele si alzò dicendo che aveva voglia di fare il bagno e Sofia, ovviamente, lo seguì subito.
Anche Alberto e Mattia si allontanarono, dirigendosi verso la riva, così restai sola con Alessandro.
"C'è ancora un sorso?" chiese lui, indicando la mia lattina di aranciata poggiata vicino a me.
Annuii e gliela porsi, osservandolo divertita e, quando finì di bere, gli dissi con tranquillità: "Puoi tenerla questa, io ne ho già una"
"Come?" domandò perplesso Alessandro, non avendo nessuna idea di cosa stessi dicendo.
"La lattina" spiegai allora, facendo un cenno con la testa verso di lui, ma neanche questa precisazione servì per chiarirgli le idee, così sospirai: "Ci siamo dati un bacio indiretto. Puoi mettere la lattina nella scatola di Beth"
"La cosa?" continuò Alessandro nella confusione più totale, ma con un'espressione divertita dipinta sul suo bellissimo volto.
"La scatola dei ricordi che mi riguardano. La scatola di Beth" finii per precisare, nella maniera più chiara possibile.
"Non ho niente del genere" replicò lui, lasciandosi sfuggire una risata. Lo guardai così male che lui alzò le mani in segno di resa e alla fine concluse: "Sarà meglio rimediare, iniziando da domani sera. Che ne dici di un appuntamento per creare un nuovo ricordo?"
Spalancai gli occhi sorpresa, ma non riuscii a controllare il sorriso che spuntò sulle mie labbra. Avrei costruito anche mille di ricordi di questo tipo.
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