Questa è mia figlia
Questo capitolo dedicato è all'unica, vera e fantastica Cami: Little_Dreamer05, creatrice anche della frase che campeggia in alto a questo capitolo <3
Mi buttai sul letto a pancia in giù, affondando la testa nel cuscino e cercando di dare un senso alla mia reazione, forse un po' esagerata e melodrammatica.
Non ero mai stata una persona che si deprime, ma le cose mi stavano sfuggendo di mano. Forse non ero forte quanto pensavo, o forse il bipolarismo di Alessandro era troppo anche per me.
Stavo per lasciarmi andare ad un urlo disperato che avrei prontamente seppellito nel cuscino, quando sentii un leggero bussare alla porta.
Non mi avevano lasciato nemmeno qualche minuto di solitudine, erano già piombati fuori dalla mia stanza. Sicuramente era mia madre, lei doveva sempre provare a risolvere i miei problemi, prima ancora che mi confidassi.
"Lasciatemi in pace" gridai, tornando a fissare il tessuto davanti ai miei occhi, adornato da tante stelline blu.
"Beth" la voce di Alessandro mi arrivò profonda ma chiara dall'altra parte della porta, e subito balzai a sedere sul letto, sorpresa che si fosse pure scomodato a salire fino al piano di sopra, per accertarsi del mio stato d'animo.
Mi sollevai dal materasso e raggiunsi la porta, soffermandomi poi con la mano sulla maniglia, indecisa se aprire o meno. Cosa avrei dovuto digli? Mi sentivo così stupida...
"Possiamo parlare?" domandò ancora lui, con un tono di supplica tale che, senza pensarci, aprii la porta, ritrovandomelo davanti, a pochi passi di distanza.
"Vuoi sapere se ho il ragazzo?" domandai ironica, con una venatura di irritazione che non avrei voluto avere.
"No" rispose subito lui, avanzando dentro la stanza, nonostante non l'avessi invitato ad entrare e costringendomi a farmi da parte "voglio sapere perché mi eviti"
Ma... aveva pure il coraggio di chiederlo?
"E tu, perché mi eviti?" domandai di rimando, anche se sapevo benissimo la risposta: era per colpa del bacio.
Alessandro sospirò sconsolato, portandosi una mano sulla testa e scompigliandosi involontariamente i capelli chiari come il sole: "Senti, non possiamo comportarci come sempre?"
Rimasi allibita, mentre la rabbia montava dentro di me. Cosa pensava, che fosse divertente per me essere costantemente rifiutata da lui?
"Cioè, io dovrei continuare a dichiarami e tu a rifiutarmi?" chiarii, alzando il tono di voce senza volerlo.
Lui sembrò mortificato dopo quella mia frase e rimase ad osservarmi mentre io cercavo di regolarizzare il mio respiro e chiudevo la porta della stanza per evitare che qualcun altro ci sentisse.
"Non era quello che volevo dire" cercò di giustificarsi Alessandro, facendo qualche passo verso di me "intendevo tornare ad essere amici come sempre"
Forse il nuovo anno mi aveva dato una dose maggiore di nervoso, ma in quel momento non riuscivo proprio a mantenere la calma e ogni frase che diceva Alessandro mi provocava più arrabbiatura. O forse ero solo stufa di non essere presa sul serio di lui.
"Noi non siamo mai stati solo amici!" sbottai, fissandolo intensamente negli occhi "Io ti ho sempre amato, come può non essere ancora chiaro per te?"
Alessandro sussultò, sorpreso da quella violenta reazione che non avevo mai avuto, non mi aveva quasi mai visto davvero arrabbiata, perché solitamente guardavo sempre al lato positivo delle situazioni.
"Io... non è... insomma Beth" balbettò, spostando lo sguardo da me alla stanza e viceversa "Io non posso ricambiare, ma vorrei scherzare con te, come abbiamo sempre fatto"
"Anch'io vorrei avere un amore corrisposto, ma non sempre si ottiene quello che si desidera" risposi bruscamente, cercando di controllare le lacrime che cominciava a spingere oltre i miei occhi.
"Quindi non saremo più nemmeno amici?" domandò sconcertato e deluso Alessandro, incurvando le spalle sconfitto.
Rimasi qualche secondo a riflettere sulle parole da usare: avrei voluto vederlo e parlare con lui ogni singolo giorno, ma dovevo pensare prima al mio cuore e, finché avrei provato un sentimento tanto forte per lui, la sua vicinanza sarebbe stata dannosa. La mia felicità dipendeva da me e dovevo imparare ad amarlo senza starci male, cosa che evidentemente non avevo ancora imparato.
"Non lo so... mi serve tempo per dimenticarti" buttai fuori alla fine, rimanendo sorpresa delle mie stesse parole, ma non quanto Alessandro che chiuse la bocca in una linea sottile e rimase fermo a fissarmi con i suoi occhi, tornati nuovamente di ghiaccio.
"Se è questo che vuoi" rispose infine freddamente. Mi voltò le spalle e uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
Forse avevo rovinato tutto, forse avrei rimpianto questa mia decisone, forse avrei avuto il cuore spezzato per mesi, ma finalmente sentivo di non dipendere più da nessuno.
Avrei affrontato la fine di questo amore mai iniziato con determinazione, per raggiungere finalmente la mia pace interiore perché alla fine, la felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.
Rimasi un numero indeterminato di ore stesa sul materasso a fissare il soffitto, ma realmente dovevano esserne passate solo un paio, dal momento che mia madre non era ancora andata a dormire, ma anzi si era presentata alla mia porta, ancora una volta senza bussare.
"Tesoro, va tutto bene?" chiese dolcemente, avvicinandosi al mio letto e sedendovisi sopra, nonostante il mio mutismo prolungato.
"Hai litigato con Ale?" cercò ancora di indagare, anche se probabilmente sapeva già la riposta, altrimenti non sarebbe nemmeno venuta da me. La guardai con un'espressione triste e questo bastò per darle tutte le risposte di cui aveva bisogno.
"Oh Beth, mi dispiace tanto" esclamò accarezzandomi teneramente una guancia. I suoi occhi si persero nei miei e dovetti fare un grande sforzo per evitare di piangere. Lei riusciva a vedere i miei punti di forza e le mie debolezze con un solo sguardo. Lei vedeva la mia felicità e il mio dolore.
Poi spostò la sua attenzione sul cuscino sotto la mia testa e piegò la testa di lato, osservando il disegno che adornava tutte le mie lenzuola. Con delicatezza disse: "Le stelle sono corpi caldi immersi in uno spazio freddo e cercano costantemente di raggiungere un certo equilibrio termico, per vivere nell'ambiente nel quale si trovano."
Stava parlando di scienza? Era forse impazzita?
"Durante questo processo emanano energia a un tasso elevatissimo, per queso producono la loro intensa luminosità."
Si fermò un attimo per studiare la mia espressione confusa e un sorriso scappò dalla sue labbra prima che riprendesse a dire: "Tu, Beth, sei come una stella, cerchi costantemente il tuo posto nel mondo, e mentre lo fai, utilizzi tutta la tua energia, impieghi tutta te stessa e perciò emani la luce più bella di tutte, quella della vera Beth. Non permettere mai a nessuno di spegnerla."
Rimasi così colpita dalla sue parole che mi mancò il fiato, mentre nella mia mente si faceva largo la mia solita positività e la mia forza. Mi sollevai a sedere e i miei occhi si illuminarono mentre dichiaravo convinta: "Io sono una stella e continuerò a brillare per me stessa!"
Mia madre mi osservò fiera e mi strinse in un caldo abbraccio mentre mi sussurrava nell'orecchio: "Questa è mia figlia"
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