Principessa


"Beth" tuonò quando arrivò alla base del mio cubo "cosa accidenti ci fai qui?"

Mi chinai in modo da raggiungere il suo orecchio e gli risposi con finta ingenuità: "Ballo!"

"Sei uscita ancora di nascosto?" continuò lui afferrandomi il polso per farmi scendere alla sua altezza. Mi liberai dalla sua presa e passai entrambe le braccia intorno al suo collo, sorridendogli in maniera seducente: "Balla con me"

Lui rimase impassibile e la sua indifferenza mi irritò così tanto che mi raddrizzai e continuai a muovermi come stavo facendo prima che mi raggiungesse. Non era così che avrebbe dovuto guardarmi!

Alessandro continuò a dirmi frasi ad alta voce, ma io lo ignorai, accettando uno shot che mi stava offrendo Michele e bevendolo in un sorso solo. Notai l'espressione di Alessandro farsi ancora più dura, ma continuai a far finta che non fosse lì, fermo immobile a fulminarmi con lo sguardo.

Quando anche Sofia riapparve vicino a me, porgendomi un'altro bicchierino, non feci in tempo a finirlo che sentii il cubo sotto i miei piedi sparire. Mi ritrovai con la pancia poggiata sulla spalla di Alessandro, mentre vedevo il pavimento colorato e i piedi di tante persone passare sotto i miei occhi.

"Mettimi giù Ale, mi si vedono le mutande!" esclamai, cercando di tirare il bordo del vestito più che potevo, nonostante la mia scomoda posizione.

"Si vedevano anche prima" sentenziò lui con tono irritato, continuando a farsi largo tra la folla che, al nostro passaggio, mormorava e ci seguiva con lo sguardo confusa.

"Dovresti trattarmi come una principessa" provai a dire, arrendendomi alla sua forze e lasciando le braccia penzoloni lungo la sua schiena.

"Non basta la corona per trasformarti in una principessa" ribatté lui, ma avvertii una sorta di divertimento nella sua voce.

"Allora cosa sono?" chiesi mentre lui si piegava sulle ginocchia per riportami in posizione eretta, appoggiandomi contro un muro, in un angolo relativamente tranquillo del locale.

"Un fuoco d'artificio?" tentò lui, questa volta sorridendo apertamente. Spalancai gli occhi, non potevo credere che si ricordasse ancora della mia affermazione, erano passati quattro anni!

Ripensai a quell'episodio e constati che il mio amore era ancora lo stesso, anzi era addirittura cresciuto insieme a me e ora, come allora, sentivo il bisogno di esprimere i miei sentimenti.

Il nostro spazio tranquillo cominciava ad essere affollato, la discoteca continuava a riempirsi, così Alessandro poggiò entrambe le mani contro al muro, ai lati della mia testa, avvicinandosi ulteriormente a me.

La mia mente fu invasa dal suo profumo inebriante e istintivamente sollevai gli occhi, incontrando i suoi. Tutto intorno a me sparì, la musica, la gente, le luci, sentivo solamente i battiti del mio cuore e il respiro di Alessandro sul mio viso.

"Ale" mormorai a fior di labbra, spostando l'attenzione sulle sue, a pochi centimetri dal mio viso. Mi sarebbe bastato sollevarmi sulle punte dei piedi per raggiungerle. Stavo per farlo, quando Alessandro, cogliendo le mie intenzioni, si scostò appena, togliendosi dalla mio raggio d'azione.

"Beth..." disse lui sospirando sconsolato "quante volte devo ripetertelo?"

Gli rivolsi uno sguardo imbronciato, chinai la testa per passare sotto al suo braccio e mi sottrassi ai suoi occhi che dicevano più di quanto volessi sapere. Mentre eseguivo quel movimento, la corona si impigliò nella manica corta della maglietta di Alessandro, staccandosi dalla mia testa.

Era ironico come potessi essere la regina del cuore di chiunque, ma non dell'unico ragazzo che volevo. Il destino qualche volta è davvero crudele.

Mi allontanai un po' barcollante mentre la musica tornava a riempirmi le orecchie, recuperai la mia giacca e, senza salutare nessuno, mi avviai lungo la strada di casa.

Camminavo in silenzio, ma sentivo i suoi passi dietro di me, che non mi avevano lasciato nemmeno un secondo. Non avevo bisogno di girarmi per sapere che Alessandro mi aveva seguito.

Ad un tratto di bloccai, nel mezzo di una via deserta. Senza voltarmi e con gli occhi puntati verso il basso, sulla strada, gli chiesi: "Perché non mi vuoi?"

Lui rimase in silenzio per un tempo che fu straziante, poi sentii il suo respiro farsi sempre più vicino, finché non me lo ritrovai di fronte. Sollevai lo sguardo ed eccolo lì: l'ennesimo rifiuto.

"Sei..." cominciò lui, ma il suono di quella parola mi fece salire un tale nervoso che lo interruppi subito dicendo: "Non dire che sono troppo piccola!"

Alessandro rimase con la frase incastrata in gola, gli occhi tristi e le spalle incurvate. Sembrava fosse lui quello che soffriva, anche se ero io con il cuore spezzato.

"Sei come una sorella per me" dichiarò infine "non potrò mai provare altro per te"

Rimasi immobile, nella mente l'amara consapevolezza che lui non mi amava, le lacrime spingevano per cadere sulle mie guance, ma non l'avrei mai permesso, non davanti a lui. Rivolsi la testa verso l'alto, spostando la mia attenzione al freddo cielo di dicembre e strinsi i pugni, mentre Alessandro si portava una mano alla testa, evidentemente a disagio.

Il silenzio era così assoluto che mi pareva di non sentire neanche i battiti del mio cuore, forse era sparito, come la mia determinazione. Questo rifiuto era diverso dagli altri, sembrava più serio, più doloroso, più definitivo. 

"Mi dispiace Beth" sussurrò ad un tratto Alessandro, avvicinandosi e poggiando una mano sul mio braccio "Io non voglio vederti soffrire" continuò guardandomi afflitto.

Presi un profondo respiro e, con il dorso della mano, mi asciugai una lacrima che si era fatta strada fino a sbucare all'angolo del mio occhio.

Avrei tanto voluto dare la colpa a qualcuno per il mio dolore, avrei voluto gridargli che era uno stupido, che stava facendo un errore, che insieme eravamo perfetti, ma non si può costringere qualcuno a provare determinati sentimenti. Però non rimpiangevo nulla: né le mie dichiarazioni, né il mio amore e nemmeno i suoi rifiuti.

Riportai i miei occhi nei suoi, questa volta con uno sguardo sicuro e senza nessun tremolio nella voce dissi: "Sai Ale, quando avrò vissuto la mia vita e mi guaderò indietro, potrò dire che ho sofferto, che ho sbagliato spesso, ma anche che ho amato."

Non avrei smesso di essere com'ero, avrei continuato ad amare, a soffrire, a ridere e piangere... avrei continuato a vivere come avevo sempre fatto: con tutta me stessa. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top