Pessima decisione


Quella mattina, a lezione di matematica, non riuscivo proprio a trovare la concentrazione. Dalla mia litigata con Alessandro erano passati un paio di giorni e ancora ci stavo rimuginando.

Ancora pensavo a lui nel modo sbagliato e non riuscivo proprio a trovare la mia felicità da sola, anche se ci stavo provando con tutte le mie forza.

"Beth" bisbigliò Michele dal banco alla mia sinistra, cercando di non farsi beccare dal professore "come si risolve questo stupido esercizio?"

Aggrottai le sopracciglia confusa, spostando lo sguardo dal mio amico alla lavagna, sulla quale mi accorsi che era stata scritta una formula, mentre il professore stava scorrendo i nostri banchi per decidere chi chiamare alla cattedra e risolverla.

Io, Michele e Sofia eravamo in classe insieme e frequentavamo il liceo classico, pessima decisone che avevo preso quando avevo deciso di voler intraprendere un indirizzo letterario, per poi scoprire che il latino e il greco non erano proprio le mie materie. Anzi ero piuttosto brava in matematica, fisica e scienze, perciò forse ero nel posto sbagliato, ma ormai ero all'ultimo anno e avrei finito questa maledetta scuola anche a costo di chiudermi in casa e studiare giorno e notte.

Stavo per suggerire la soluzione a Michele, quando il professore chiamò proprio lui, probabilmente perché aveva notato che stavamo parlando.

Michele sbiancò, alzandosi con movimenti incerti, e si avviò lentamente alla lavagna, come se stesse per andare al patibolo. Prima di scrivere numeri e lettere a caso, rivolse un'ultima occhiata verso di me, che cercai di mimargli con la bocca cosa scrivere, ma il mio stratagemma non funzionò, infatti quello che tracciò con il gessetto bianco fu un totale disastro.

Il professore lo rimandò al posto, assegnandogli poi compiti extra per la settimana dopo, ma non fece in tempo a continuare la sua ramanzina perché la campanella suonò, decretando la fine della lezione e l'inizio dell'intervallo.

Mentre Michele continuava a lamentarsi della sua ignoranza e della cattiveria di quell'uomo, Sofia mi prese sotto braccio e mi condusse lungo il corridoio che ospitava tutte le classi del nostro indirizzo.

"Come mai hai la testa tra le nuvole, Beth?" domandò senza mezzi termini, dal momento che non avevo ancora raccontato loro nulla, di quanto successo nei giorni precedenti.

"Ho litigato con Ale. Non voglio vederlo né sentire parlare di lui per un po' di tempo" dichiarai perentoria, ripensando al sua stupidità e al mio conseguente nervoso. 

"Impossibile" sentenziò Michele, seguendoci giù per le scale che conducevano al cortile interno della scuola.

"Stavolta sono seria. Ho finito di corrergli dietro" spiegai, senza scendere troppo nei dettagli, ma utilizzando un tono che non ammetteva dubbi.

Sofia e Michele si guardarono preoccupati, ma non aggiunsero altro, notando l'espressione scura sul mio viso.

"Va bene, ti serve una distrazione" disse infine il mio amico, una volta arrivati a destinazione, ovvero nel nostro angolo preferito, dove c'era una panchina sulla quale ci sedevamo sempre per mangiare i nostri salatini.

"Non dire un nuovo ragazzo. Non voglio avere altri problemi di cuore" intervenni brusca.

"Intendevo una festa!" esclamò raggiante Michele, annuendo con la testa per rimarcare il suo entusiasmo.

"Qualcuno compie gli anni?" domandai confusa, non ricordando alcun compleanno in questo mese.

"Mattia!" rispose Michele, cercando di ignorare l'occhiataccia che gli rifilai istantaneamente.

"Ti ho appena detto che non voglio vedere Ale e tu mi inviti alla festa del suo migliore amico?" chiesi acida, assottigliando gli occhi per sottolineare la mia irritazione.

Michele si passò una mano tra i capelli che ora non erano più rossi, ma blu e sembrò in difficoltà nel cercare una risposta soddisfacente, ma alla fine disse semplicemente: "Dai Beth, Mattia ci tiene ad averti, è solo grazie a te se le cosa tra noi due stanno funzionando."

"E poi" intervenne Sofia, che a quanto pare voleva andarci "sarà una festa affollata, puoi sempre ignorare Ale e stare con noi. Non gli permetteremo di rovinarti l'umore"

Sbuffai indecisa: sapevo che andarci non era un buona idea, avrei inevitabilmente visto Alessandro e il mio cuore era troppo in subbuglio per sostenere i suoi occhi freddi, ma avevo anche bisogno di una serata divertente con i miei amici. Forse non ne avevo mai avuto tanto bisogno come in questo periodo.

"Va bene. Ma guai a voi se mi lasciate da sola con lui!"


Sabato arrivò velocemente e così anche la festa di Mattia. Erano passati cinque giorni dalla litigata e non avevo più sentito né visto Alessandro. Ero riuscita a raggiungere una sorta di pace interiore, o per meglio dire, avevo evitato di pensare a lui totalmente, relegandolo in un angolo della mia testa, ma quella sera avrei rivisto il suo viso e non ero sicura di poter controllare le mie emozioni.

Aprii l'armadio per decidere cosa indossare e, per la prima volta in vita mia, desiderai di passare inosservata, di potermi confondere tra la folla, ma sfortunatamente, non avevo neanche un vestito che non contenesse un qualche colore acceso.

Dannata la mia esuberanza!

Optai alla fine per un tubino blu acceso, degli stivali neri che mi arrivavano oltre il ginocchio e un trucco abbastanza sobrio. Sarei stata comunque visibile, ma non come al solito, evitando poi di mettere qualsiasi decorazione sulla mia testa, ma limitandomi a una semplice coda di cavallo, avrei sicuramente attirato su di me meno sguardi.

Sofia passò da casa mia, per raggiungere la festa insieme, e rimase stupita del mio abbigliamento, quasi in linea con il suo che era composta da pantaloni neri di pelle, stivaletti con il tacco e canottiera di seta bianca, coperta da un pesante cappotto di lana.

"Neanche i capelli colorati questa volta?" domandò mentre studiava perplessa la mia capigliatura. Il rosso di capodanno era ormai sbiadito e non avevo aggiunto nessuna nuova sfumatura perciò era tornato il mio solito castano.

"Meno mi notano, meglio è" sentenziai, incamminandomi lungo la strada, seguita dal ticchettio delle scarpe della mia amica.

"Non sembri nemmeno la mia Beth" rispose sconsolata Sofia, rivolgendomi un'occhiata preoccupata.

La guardai qualche secondo e poi spostai la mia attenzione verso il basso, sul marciapiede. Nemmeno io mi sentivo più me stessa.


La casa di Mattia era poco più piccola di quella di Alessandro, ma era comunque circondata da un bel giardino curato, che io e Sofia percorremmo velocemente per raggiungere l'ingresso della taverna nella quale si teneva la festa.

Una pesante porta di legno decorato apparve dopo che scendemmo una scalinata di pietra, adornata per l'occasione da tanti piccoli lumini che segnavano il percorso da seguire. Già dall'esterno si poteva sentire la musica, ma una volta entrate nella sala, questa cominciò a rimbombarci nel orecchie, mentre un'atmosfera da discoteca di stagliava davanti a noi.

Il locale era più grande di quanto immaginassi, illuminato da tante luci stroboscopiche e circondato da pareti chiare, ad eccezione di quella in fondo alla sala che era totalmente ricoperta di pietre. In un angolo vicino alla cucina, anch'essa in pietra, c'era una zona adibita al relax, con un caminetto (spento) e un paio di divanetti che erano già occupati da alcune coppie immerse in profonde conversazioni.

Appesi la mia giacca e quella di Sofia in un armadio che si trovava vicino all'ingresso e feci qualche passo verso il centro della stanza, che era piena di persone che ballavano, seguendo le incitazioni del DJ, che si era sistemando dal lato opposto rispetto alla cucina.

"Sofi! Beth!" Michele ci chiamò, venendo verso di noi per salutarci e subito dopo fece la sua comparsa Mattia, con un sorriso entusiasta sulle labbra e già un po' sbilenco.

"Tanti auguri Mattia" gli dissi, allungandomi verso di lui per depositagli un bacio sulla guancia. Lui per tutta risposta mi agguantò e mi strinse in un forte abbraccio, togliendomi il poco respiro che il tubino mi lasciava.

"Voglio ballare con voi per tutta la sera!" dichiarò Michele, fin troppo esaltato, afferrandoci entrambe e trascinandoci verso la pista. Lì almeno ero sicura di non trovare Alessandro: non aveva mai saputo ballare.

Ci scatenammo al ritmo di diverse canzoni e Michele improvvisò anche una scena di Dirty Dancing con Mattia, riuscendo a non cadere per miracolo, mentre Sofia ogni tanto faceva scorrere lo sguardo sulla folla alla ricerca di Alberto. Dopo la festa di Alessandro si erano scambiati alcuni messaggi e lei aveva scoperto che era amico anche di Mattia, quindi sarebbe venuto alla festa. Era proprio cotta.

Tutto quel movimento, ad un certo punto, mi mise sete, così gridai ai miei amici che mi serviva da bere e mi diressi verso al cucina senza aspettare una loro risposta. Appena varcai la soglia mi ritrovai faccia a faccia con Alessandro che invece stava uscendo.

Pessima decisione! 

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