Per me?
Il giorno dopo restai tutto il tempo con un misto di agitazione ed euforia nel corpo, mentre Alessandro non mostrava il minimo segno di ansia, anzi sembrava molto rilassato.
Che cavolo, ero io quella che di solito non aveva problemi a farsi avanti, mentre in quel momento mi sentivo come una qualsiasi ragazza ingenua. Io, il fuoco d'artificio!
Tornati dalla spiaggia, ci dedicammo tutti alle rispettive docce e poi mi chiusi in camera mia, pronta a prepararmi per la serata che mi aspettava. Non avevo idea del posto nel quale Alessandro mi avrebbe portato, ma volevo essere appariscente, come sempre!
Legai i capelli in una treccia morbida, che mi cadeva sulla spalla destra, sistemai il viso con del trucco semplice, l'abbronzatura aiutava, così non utilizzai nemmeno il fondotinta.
Poi indossai un paio di pantaloni leggeri e larghi, in lurex rosso e guardandomi allo specchio, approvai l'effetto che facevano sul mio fondoschiena. Sopra misi un top coordinato, senza spalline e che mi lasciava la pancia quasi tutta scoperta. Praticamente bastava solo per coprirmi il seno, ma se non utilizzavo quesi abiti al mare, quando dovevo farlo?
Calzai un paio di zeppe beige con la suola abbastanza alta e infine infilai nei lobi delle orecchie due cerchi d'argento abbastanza grandi.Ero pronta per stendere Alessandro!
Aprii la porta della mia camera e mi avventurai al piano di sotto, notando che la casa era stranamente silenziosa. Sapevo che Fabio era a dormire da un amico e i miei erano usciti a cena con alcuni amici, ma dov'erano finiti i ragazzi? Avevo bisogno di un cenno di incoraggiamento!
"Sofia?" provai a chiamare, senza ricevere nessuna risposta.
"Michele?" continuai, ma anche stavolta, silenzio.
Ad un tratto, dalla cucina apparve Alessandro, sempre impeccabile, nei suoi pantaloncini neri e la maglietta bianca che lasciava intravedere il suo fisico asciutto ma muscoloso.
La pelle abbronzata e i capelli biondi lo facevano sembrare uno di quei surfisti californiani che si vedono qualche volta nei film. Tralasciando il fatto che lui non era un surfista. E non era californiano. Ma era comunque bellissimo.
Rimase fermo sulla soglia a fissarmi con uno sguardo rapito, tanto che non riuscii a trattenere un sorriso compiaciuto, era esattamente la reazione che speravo di vedere sul suo viso.
Io avanzai qualche passo verso di lui e sembrò ridestarsi, mi raggiunse e prese delicatamente la mia mano, dicendomi con tono dolce: "Sei da togliere il fiato"
Spalancai gli occhi, ancora incredula di sentire quella parole provenire dalla sua bocca, ma soprattutto essere rivolte a me... mi ritrovavo io senza fiato!
Si voltò, sempre tenendomi per mano e, non mi guidò verso l'ingresso, come immaginavo, ma verso la cucina, lasciandomi totalmente senza parole.
Aveva regolato le luci in modo che fossero soffuse e sparso tante candele per la stanza, accompagnate da vasi colmi di rose e petali sparsi un po' sul pavimento e un po' sulla tavola, elegantemente apparecchiata per due.
Osservai sognante la nostra cucina, che improvvisamente non sembrava più la stessa e poi spostai la mia attenzione su Alessandro, che aspettava speranzoso la mia approvazione.
Dall'espressione stampata sul mio volto, capì che aveva fatto centro, perciò si limitò a dire: "Quando ero in Spagna e mi capitava qualcosa di bello, la prima persona alla quale avrei voluto raccontarlo eri tu. E ogni volta che mangiavo la paella, rimpiangevo di non poterla condividere con te" mentre parlava con voce profonda e tremendamente sexy, si spostò verso i fornelli e mi mostrò una pentola, nella quale stava cuocendo del riso condito.
"Ora finalmente potrò farlo" concluse, facendomi cenno con la mano di accomodarmi sulla sedia di fronte.
"Hai cucinato tu? Per me?" chiesi sconvolta, non solo perché pensavo che Alessandro non avesse mai toccato un mestolo in vita sua, ma anche perché non pensavo che l'avrebbe mai fatto per me!
Lui annuì con un sorriso e mise in tavola due piatti di paella, dai quali proveniva un profumo delizioso: era anche bravo! Prima di sedersi, con un telecomando azionò lo stereo, che diffuse una musica spagnola di sottofondo, creando l'atmosfera perfetta.
Mi spiegò che i ragazzi sapevano di questa sorpresa, e si erano organizzati per uscire a cena e lasciarci soli, ma i miei genitori non sapevano nulla e forse sarebbe stato meglio informali degli sviluppi della nostra relazioni. Forse... prima dovevamo capire se c'era una possibile relazione!
Mangiammo con gusto, parlammo di tutto quello che avevamo fatto quando eravamo lontani, ci perdemmo nei ricordi e nelle risate, aiutati dalla sangria che lentamente si svuotava nella brocca al centro del tavolo.
Ad un tratto una canzone che conoscevo anch'io, riecheggiò per la casa: Bailando di Enrique Iglesias.
https://youtu.be/NUsoVlDFqZg
Yo te miro, se me corta la respiracion (Io ti guardo e perdo il fiato)
Cuanto tu me miras se me sube el corazón (Quando tu mi guardi mi sobbalza il cuore)
Poggiai il bicchiere sul tavolo e rivolsi uno sguardo malizioso a Alessandro, ripensando al testo che sapevo a memoria, imparata nel periodo in cui mi ero persa una sbadata per questo cantante.
Y en silencio tu mirada dice mil palabras (E nel silenzio i tuoi occhi dicono mille parole)
La noche en la que te suplico que no salga el sol (La notte nella quale supplico che non sorga il sole)
Anche Alessandro cambiò espressione e mi rivolse un sorriso sexy mentre quella nuova scintilla, che ormai stava diventando sempre più frequente, si accese nelle sue pupille. Lui mi voleva.
Bailando, bailando, bailando, bailando (Ballando, ballando, ballabdo)
Tu cuerpo y el mio llenando el vacío (Il tuo corpo e il mio completano il vuoto)
Subiendo y bajando (Su e giù)
Mi alzai dalla sedia, e muovendo le mani come una ballerina di flamenco, abbozzai qualche mossa di ballo, nonostante non conoscessi quella danza.
Bailando, bailando, bailando, bailando (Ballando, ballando, ballando)
Ese fuego por dentro me esta enloqueciendo (Il fuoco dentro di me mi sta mandando fuori di testa)
Me va saturando (Mi sta riempendo)
Alessandro si lasciò sfuggire una risata divertita e si alzò a sua volta, imitando le mie movenze con fare spiritoso, ma aggirando il tavolo nel frattempo, per raggiungermi.
Con tu fisica y tu química también tu anatomia (Con il tuo fisico e la tua chimica anche la tua anatomia)
La cerveza y el tequila y tu boca con la mia (La birra e la tequila, la tua bocca con la mia)
Mentre Enrique pronunciava queste ultime parole, mi portai le dita alla labbra, percorrendole sensualmente e rivolgendo ad Alessandro uno sguardo languido.
Ya no puedo mas (Io non posso più)
Ya no puedo mas (Io non posso più)
In un attimo ridusse la distanza che ci separava, mantenendo lo sguardo fisso sulla mia bocca, mentre le sue pupille si dilatavano dal desiderio.
Con esta melodía, tu color, tu fantasia (Con questa melodia, il tuo cuore, la tua fantasia)
Portò una mano dietro di me, poggiandola alla base della mia schiena, ed esercitando una certa pressione per spingermi verso di lui, in modo da far aderire perfettamente i nostri corpi. Iniziai a sentire caldo in ogni zona del mio corpo entrata in contatto con lui.
Con tu filosofia, mi cabeza esta vacía (Con la tua filosofia, la mia testa è vuota)
Ero totalmente rapita dai suoi occhi, persi nei miei. La smania con cui mi guardava, il modo in cui mi accarezzava, su e giù per la schiena, il ritmo del suo respiro che si faceva irregolare.
Y ya no puedo mas (E non posso più)
Non potevo più aspettare, volevo sentire le sue labbra sulla mie.
Ya no puedo mas (E non posso più)
Portai le mani dietro al suo collo, sollevandomi sulle punte e avvicinando il mio viso al suo.
Yo quiero estar contigo, vivir contigo (Voglio stare con te, vivere con te)
Bailar contigo, tener contigo una noche loca (Ballare con te, passare con te una notte folle)
Alessandro mi cinse i fianchi con le mani e portò la sua bocca a pochi centimetri della mia, respirando sulla mia pelle affannosamente.
Ay besar tu boca (E baciare la tua bocca)
Si avvicinò lentamente, mantenendo il contatto visivo e, proprio pensavo di perdere la stabilità sulle gambe, una voce giunse distintamente alle nostre orecchie dall'ingresso, congelandoci sul posto:
"Ragazzi, siamo a casa!"
Sentii la porta sbattere e poco dopo mio padre apparve in cucina con un'espressione delusa sul volto, trovandoci però ai lati opposti della stanza. Eravamo visibilmente accaldati e a disagio, ma mio padre non sembrò farci caso, anzi la sua attenzione fu totalmente catturata dalla paella che era avanzata nella pentola.
Il suo viso si illuminò nuovamente, e senza nessuna intuizione, si avvicinò al cibo, esclamando entusiasta: "Avete preparato la paella! Per fortuna, il ristorane dove siamo andati noi era pessimo. Siamo andati via senza ordinare nemmeno il dolce"
Prese un cucchiaio e assaggiò il riso, annuendo soddisfatto, proprio nel momento in cui anche mia madre apparve davanti a noi.
"Tommi cosa stai...?" non finì la frase perché la sua attenzione fu catturata dallo strano modo in cui era stata sistemata la stanza. Fece scorrere lo sguardo sulle candele, sulle rose, sulla tavola apparecchiata per due e infine sui nostri sguardi sfuggenti e intuì cosa stava succedendo.
Notai le sue labbra sforzarsi per trattenere una risata, poi si avvicinò a mio padre e disse, nella maniera più dolce possibile: "Tesoro, forse è meglio se andiamo di sopra"
"Perché?" domandò ingenuamente lui, continuando ad attingere dalla pentola.
"Un tempo eri meno tonto" commentò mia madre con un sospiro, riuscendo ad attirare la sua attenzione.
La guardò perplesso, elaborando le sue parole, poi posò gli occhi su di noi, che eravamo ancora zitti e immobili nei nostri angoli e infine realizzò che quello che aveva davanti era un appuntamento.
Lentamente la sua espressione si fece sbigottita, mentre con un tono lamentoso diceva: "Oh no Ale, eri l'unico di cui mi potevo fidare... ora dovrò controllare anche te?"
"Finiscila di fare il padre protettivo, ormai Beth è maggiorenne" lo ammonì mia madre, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori dalla cucina, non prima di avermi fatto un occhiolino complice.
Quando sparirono al piano di sopra, io e Alessandro trovammo finalmente il coraggio di guardaci e scoppiammo a ridere insieme, divertiti, ma allo stesso tempo dispiaciuti, per quell'improvvisa interruzione.
Ormai l'atmosfera era rovinata, ma il battito del mio cuore non si era ancora regolarizzato.
Oh Beth, cerca di darti una calmata!
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