L'amore è cieco
"Perciò, ti è servito il libro che ti abbiamo regalato io e mamma?" mi domandò curiosa Elda, mentre cercava un film da guardare alla televisione di casa mia.
"Elda, ti prego, possiamo lasciar perdere questo discorso?" chiesi a mia volta, sospirando.
Erano passate due settimane da San Valentino e io avevo fatto del mio meglio per non pensare ad Alessandro, ma quando succedeva, sentivo ancora una fitta al cuore e tanta tanta malinconia.
Non ero pronta per affrontare il mio amore non corrisposto con un sorriso. Non ero pronta per essere felice.
"Non mi racconti mai niente" si lamentò la mia amica, incrociando le braccia al petto.
"Perché non c'è nulla da raccontare" conclusi, usando un tono che non ammetteva altre indagini.
Elda si imbronciò, mentre continuava a fissare lo schermo sul quale scorrevano i titoli della lista di Netflix. Decisi di ignorarla, per evitare altre domande indiscrete e presi a scorrere i messaggi sul cellulare.
Michele e Sofia stavano discutendo, sul nostro gruppo in comune, a proposito dei compiti del giorno dopo, che io avevo fatto solo per metà, ma non avevo assolutamente voglia di finire.
Ho scoperto che quasi tutto ciò che è stato scritto sull'amore è vero. Shakespeare ha detto: "Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano". Ah, che pensiero straordinario! Io non ho mai sperimentati nulla di neanche vagamente simile a questo, ma sono più che disposta a credere che a Shakespeare sia accaduto. Credo di pensare all'amore più di quanto in realtà si dovrebbe; resto sempre sbalordita dal potere assoluto che ha di alterare e definire al nostra vita.
Mentre rispondevo a una domanda di Michele circa una versione di greco che avevo tradotto, senza troppo senso, sentii in sottofondo l'attrice del film pronunciare questa frase, ma non prestai molta attenzione alle parole.
È stato sempre Shakespeare a scrivere: "L'amore è cieco". Ecco, questo so che è vero. Per alcuni, del tutto inesplicabilmente, l'amore svanisce. Per altri, semplicemente l'amore è perduto. Comunque l'amore può anche essere trovato, magari solo per una notte.
Mi sembrava di aver già sentito questo incipit, così sollevai la testa per cercare di capire che film fosse, e mi ritrovai ad osservare il volto triste di Kate Winslet alias Iris.
Oh no...
E poi, c'è un altro tipo di amore, quello che quasi uccide le sue vittime, si chiama amore non corrisposto. Di quello, io sono un'esperta. La maggior parte delle storie d'amore è fra persone che si innamorano l'una dell'altra. Ma il resto di noi? Quali sono le nostre storie? Quelle di noi che ci innamoriamo "da soli". Noi siamo le vittime dell'amore unilaterale. Noi siamo i disgraziati, i non amati, i feriti in grado di camminare, gli handicappati senza il parcheggio riservato.
"L'amore non va in vacanza? Sul serio, Elda?" sbottai irritata. Con tutti film che esistevano, proprio quello, e proprio in questo momento, doveva scegliere?
"Perché, non ti pace?" rispose lei con finta ingenuità. Era il suo modo di vendicarsi per il mio silenzio.
Sbuffai e feci per alzarmi, ma lo sguardo ferito di Iris che scopriva l'imminente matrimonio del suo grande amore e diventava quindi consapevole di averlo perso, mi trattenne.
Oh Iris, quanto ti capisco!
Andai a dormire con una fresa del film ben impressa nella mente: "Iris, se tu fossi una melodia... userei solo le note belle". Promisi a me stessa che avrei fatto la stessa cosa, avrei composto per me stessa canzoni stupende e sarei arrivata a suonare la felicità.
Ma il giorno dopo, quando tornai a casa da scuola, la mia promessa già si infranse e, anche se non fu per colpa mia, mi ritrovai comunque a sentirmi triste e sola.
"Beth, siediti un attimo" esordì mia madre non appena varcai la soglia della cucina.
La guardai preoccupata, sembrava essere davvero in ansia e questo mi mise in agitazione più di quanto avrei voluto.
"È successo qualcosa di grave?" chiesi subito, accomodandomi al tavolo, esattamente di fronte a lei.
"Oh no, tesoro, non è niente di grave, anzi è una bella notizia, ma non so quanto sarà bella per te" spiegò lei, tormentandosi le mani come faceva sempre quando era a disagio.
Questo preambolo non mi piaceva per niente!
"Oggi pomeriggio è passato Ale" continuò poi, spostando lo sguardo dalle sua mani ai miei occhi "voleva salutarci prima di partire"
Mi sembrò di non avere più la terra sotto i piedi, sentii il respiro mancarmi e gli occhi farsi lucidi. Non sapevo ancora tutto, ma dal tono solenne usato da mia madre, capivo che per me non sarebbe stato facile sentire il seguito.
"Dove va?" riuscii a dire mentre cercavo di deglutire il groppo che si era formato in gola.
"È stato accettato per andare in Erasmus, aveva fatto richiesta tempo fa. Starà via per sei mesi... da marzo fino ad agosto"
Sapevo che non ci eravamo più visti e probabilmente non l'avremmo fatto ancora per diverso tempo, era quello che volevo io, o meglio che dovevo fare per il mio bene. Ma, in qualche modo, sapere che mi bastava andare a casa sua per incontrare il suo volto, o partecipare a qualche festa universitaria, o semplicemente imbattermi in lui per strada, mi procurava un certo conforto.
Non potevo vederlo, ma sapevo che lui era lì. Mentre ora non ci sarebbe più stato, non mi sarei più specchiata nei suoi occhi azzurri nemmeno per sbaglio.
"Quando parte?" sussurrai, dopo aver abbassato lo sguardo sul tavolo. Non dovevo, ma volevo comunque dirgli addio di persona. Volevo vederlo un ultima volta.
"Tesoro" mormorò mia madre con un'espressione dispiaciuta sul volto "è già partito. Ormai sarà già arrivato in Spagna"
Non mi aveva nemmeno salutato. Era volato via senza preavviso. Senza una parola.
Mia madre, vedendomi tanto affranta, allungò una mano verso di me e mi accarezzò teneramente il braccio, mostrandomi al contempo un sorriso comprensivo.
Io intanto stavo cercando di trattenere le lacrime che volevano scendere lungo le mie guance. Non avrei lasciato che sfuggissero dai miei occhi, avevo già pianto abbastanza per Alessandro, non l'avrei più fatto.
"Ha lasciato questa per te" aggiunse però mia madre, prendendo una busta dalla credenza e appoggiandola sul tavolo vicino a me. La presi con esitazione e la osservai a lungo.
Era piccola, bianca e sopra essa campeggiava il mio nome, scritto con la grafia precisa di Alessandro. Il sollievo si fece spazio nel mio cuore: non era sparito senza una parola... mi aveva scritto una lettera!
Corsi in camera e mi chiusi la porta alle spalle, poi mi lascia andare sul letto e aprii la busta, dopo aver fatto un profondo respiro.
Anche se non c'era davvero, potevo sentire il ricordo del suo profumo, come se fosse stato qua con me. All'interno della busta c'era un foglio, scritto ordinatamente e, senza altra esitazione, presi a scorrere velocemente il testo:
Beth, non avevo programmato questa partenza proprio in questo periodo, ma è capitato e forse è meglio così. Ho ripensato molto alle tue parole e mi sono reso conto che non ho mai capito veramente come ti sentivi. Quanto mi amavi. Sono stato uno stupido, lo so.
Con la tua esuberanza e i tuoi sentimenti, mi hai fatto sentire bene, mi hai reso felice, ma anche triste, mi hai fatto sorridere e arrabbiare. Ma sei l'unica che sia mai riuscita a farmi provare tante emozioni tutte insieme e non meriti il mio egoismo, per questo ho deciso di scriverti una lettera anziché salutarti di persona. Non volevo farti soffrire ancora.
La verità è che mi sento fortunato se anche solo, di tanto in tanto, ti faccio sentire un po' meglio, ma ultimamente mi è sembrato di rabbuiarti con la mia presenza.
Tu, Beth, non hai bisogno di nessuno, perché hai tutta la forza necessaria per fare qualsiasi cosa: sei esplosiva come un fuoco d'artificio, bella come una principessa e dolce come un macarons. Sei semplicemente la mia Beth e io non smetterò mai di volerti bene.
Quando tornerò, tra sei mesi, spero di poter tornare al tuo fianco come un tempo, ma è una scelta che spetta solamente a te, sarò pronto ad accettare qualsiasi tua decisione, perché la tua felicità viene prima di qualsiasi altra cosa, anche per me.
Una lacrima scese dall'angolo del mio occhio e cadde lungo il mio viso, andando a depositarsi tra le mie labbra semiaperte. Un'altra promessa che non ero riuscita a mantenere.
Alessandro già mi mancava.
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