Impossibile
Il mattino dopo mi svegliai tardi, confusa e tra le braccia di Mattia. Eravamo distesi sul letto singolo della stanza degli ospiti, stretti ovviamente, ma non potevo certo dire che mi dispiacesse.
Sentivo il respiro di Mattia che mi solleticava la base del collo, il suo naso affondato nei miei capelli, il calore del suo corpo che mi avvolgeva.
Feci scorrere lo sguardo lungo la piccola camera, che comprendeva un armadio, il letto, una scrivania e una libreria ed era arrenda con toni neutri, ma eleganti. Meno elegante era Michele che giaceva su un materasso gonfiabile steso sul pavimento, i brillantini che si erano spostati dalla loro posizione iniziale e ora ne aveva uno sulla punta del naso, uno sopra una palpebra chiusa e un altro sul labbro, ma presto sarebbe finito nella sua bocca.
Dormiva in una posizione scomposta, ma non sembrava minimamente turbato dalla cosa, a giudicare dal sonoro rumore che emetteva dalla bocca. Sofia dormiva di fianco a lui, sopra un materasso uguale, ma faceva una figura migliore, tutta raggomitolata sotto una grande coperta che per metà cadeva sul pavimento. Vedevo solo i suoi occhi chiusi e la sua tesa bionda.
Nella mia mente balenò poi la faccia delusa di Alessandro di ieri sera. Dopo la mia performance, aveva cercato di evitarmi in tutti i modi possibili, ma ogni volta che avevo posavo lo sguardo su di lui, l'avevo beccavo a fissarmi.
Probabilmente mi stava controllando per fermarmi in caso di altri colpi di testa. Come se fosse in grado di fermarmi poi!
Prima di andare a dormire aveva grugnito un "notte" senza neanche degnarmi di un'occhiata e poi si era barricato in camera sua. Da solo.
Mi alzai in silenzio, camminando in punta di piedi per non svegliare nessuno e mi recai in bagno, chiudendomi la porta alle spalle.
Mi guardai allo specchio e sussultai sconvolta: ero un vero disastro! Le mie trecce avevano ciocche di capelli sparsi ovunque, arruffati e scombinati, le mie labbra erano per metà ancora rosse, nonostante mi fossi pure lavata i denti prima di andare a letto, e il mascara sulle mie ciglia ormai era tutto sbavato sotto i miei occhi.
Mi sciacquai il viso con acqua e sapone, sfregando bene per togliere tutto il trucco, mi sistemai i capelli, legandoli in una coda alta e mi diedi una rinfrescata generale. Non potevo certo definirmi bella con i postumi di una serata sulla pelle, ma un passo avanti, rispetto al risveglio, l'avevo fatto.
Con un po' di agitazione nel petto, mi ritrovai davanti alla porta di Alessandro e bussai leggermente, aspettando una sua risposta. Silenzio totale.
"Ale" provai a dire a voce alta, bussando più energicamente. Ancora silenzio.
Insomma, non era certo la prima volta che entravo in camera sua, permesso o meno, avevo bisogno di un prestito di vestiti. Abbassai la maniglia e sentii la serratura cedere sotto al mio tocco.
Infilai la testa oltre la soglia e riconobbi quell'ambiente familiare: le pareti bianche con appese le fotografie della sua infanzia, l'armadio nero e la libreria piena di trofei sportivi e pochi libri, la scrivania scura con il suo computer e la playstation attaccata alla televisione e infine il letto matrimoniale grigio scuro sul quale dormiva beatamente Alessandro.
Entrai del tutto, calpestando a piedi nudi il morbido tappeto panna con le frange e mi avvicinai al bordo letto, piegandomi sulle ginocchia, così da trovarmi faccia a faccia con lui, che era steso su un fianco, avvolto nelle lenzuola.
"Ale" bisbigliai osservandolo attentamente e cercando di resistere alla tentazione di accarezzargli la testa. Sospirai mentre gli spostavo un ciuffo biondo dalla fronte, facendo attenzione a non destarlo, ma lui dovette accorgersi perché mugugnò, rigirandosi a pancia in su e spostando le coperte.
I suoi pettorali scolpiti apparve alla mia vista, facendomi spalancare gli occhi per la sorpresa: ma dormiva nudo con questo freddo?
Scossi la testa provando a darmi un contegno e allungai il collo per raggiungere il suo orecchio e sussurrare nuovamente: "Ale, mi presti un cambio?"
Lui emise un verso mezzo addormentato e decisi che era una risposta affermativa, così mi spostai verso il suo armadio, frugando al suo interno in cerca di qualche indumento vecchio del ragazzo. Trovai un paio di pantaloni grigi della tuta e una felpa gialla, mi sarebbero comunque stati giganti, ma bastava rigirare il bordo un paio di volte e il gioco era fatto. Meglio che continuare a tenere su questa blusa completamente trasparete alla luce del giorno.
Mi voltai verso Alessandro che era ancora immerso nel mondo dei sogni e decisi di cambiarmi velocemente nella sua stanza. Mi sfilai i vestiti, dando la schiena al letto, e rimasi in mutande e reggiseno, sollevando una gamba nel tentativo di infilare i pantaloni che erano più grandi del previsto.
"Cosa stai facendo?" la sua voce mi gelò sul posto, risvegliando i battiti del mio cuore. Girai la testa lentamente e vidi che era ancora sdraiato, ma con il gomito appoggiato sul materasso e la mano a sorreggergli la testa spettinata.
"Ehm" iniziai a dire, incurante del fatto che fossi lì davanti a lui mezza nuda "cerco di essere presentabile"
"Impossibile" sentenziò lui, togliendosi le coperte di dosso e alzandosi dal letto, solamente con i boxer addosso. Distolsi subito lo sguardo, perché era davvero troppo per il mio povero cuore quella vista e lasciai cadere per terra i pantaloni, concentrandomi sulla felpa che era più veloce da indossare.
"Che tocco di classe il reggiseno rosso" commentò Alessandro con tono ironico, avvicinandosi a sua volta all'armadio e quindi a me. Lo fulminai con lo sguardo per quel commento acido, ma poi un pensiero stuzzicò la mia mente.
Voleva fare lo stronzo? Bene, ero capace anch'io!
"A Mattia è piaciuto" risposi, evitando di guardarlo e facendo finta di sistemare le maniche della felpa che arrivavano oltre la mia mano. Ovviamente non era vero, con Mattia non c'era stato nulla oltre al bacio, ma come poteva saperlo Alessandro?
Si bloccò con una maglietta bianca in mano e voltò di scatto la testa verso di me, con uno sguardo minaccioso.
"Cosa?" ringhiò, afferrandomi il polso per catturare la mia attenzione. Posai i miei occhi nei suoi, in segno di sfida, e replicai sicura di me: "Cosa credi? Non sono più una bambina"
Alessandro ammutolì dopo la mia farse, e sentii la sua stretta farsi più forte. Restò per un lungo momento a fissarmi, cercando di scorgere chissà cosa attraverso le mie pupille, poi, all'improvviso, mi lasciò andare, afferrò dei vestiti a caso e uscì dalla stanza, senza aggiungere altro.
Era un punto per me?
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