Hai perso?


La tavola era imbandita di dolci di tutti i tipi: c'erano muffin disposti ordinatamente su vassoi colorati, caramelle di vari gusti in apposte ciotole, una fantastica torta al cioccolato sormontata da panna e ciliegie, le mie preferite!

Tutto questo sfarzo poggiava su una tovaglia di plastica rosa, con sopra disegnati tanti fiorellini, mentre per tutta la casa erano stati gonfiati e disposti palloncini di varie tonalità, che svolazzano leggeri al passaggio degli invitati che ormai erano parecchi.

Tutti mi guardavano con un gran sorriso in faccia mentre avanzavo verso il salotto con passo sicuro. Niente poteva rendermi triste in quel momento, era un gran giorno, era il mio compleanno: compivo sette anni.

Non ero grande, lo sapevo, ma sentivo di esserlo, ero innamorata. Il mio papà, Tommaso, diceva che ero troppo piccola per dire certe cose, mentre la mia mamma, Camilla, sosteneva che non esistesse età per amare.

Mi lisciai i lunghi capelli castani con le dita e poi mi fermai davanti allo specchio a muro che occupava una parte della parete del salotto, per controllare che fosse tutto perfetto. I miei occhi castani riflessi mi restituirono uno sguardo determinato.

"Beth!" esclamò mia madre, accovacciandosi vicino a me e sussurrando nel mio orecchio " non era questo il vestito che dovevi indossare!"

Io feci scorrere gli occhi sul mio corpo, catturando con attenzione ogni dettaglio della mia mantella anti-acqua blu elettrico e dei miei stivaletti da pioggia arancioni. Non ci trovavo nessun problema.

"Perché mamma, non va bene?" chiesi ingenuamente stringendo i bordi della mia cerata.

Lei sospirò, aprendo le sue labbra in un sorriso dolce e infine disse: "Certo che va bene, se ti rende felice, puoi vestirti come vuoi!"

"Anche perché peggio dei costumi che indossava Cami non puoi mettere!" intervenne mio padre avvicinandosi a noi e beccandosi un colpo sulla spalla da mia madre per quella battuta, che non avevo capito molto bene.

"Ti piace la torta?" mi chiese papà prendendomi in braccio e indicandomela con il dito. Annuii convinta mentre i miei occhi si illuminavano a quella vista celestiale.

"L'ha fatta la tua mamma!" continuò poi a dire. Le sue parole trasformarono il mio sorriso contento in una smorfia spaventata. Volevo bene alla mamma, ma non era una grande cuoca. Neanche il papà lo era, per questo spesso ordinavamo il cibo al ristornate.

Vedendo la mia reazione, lui scoppiò a ridere e poi aggiunse sottovoce "è uno scherzo, l'ha fatta la nonna Bea!"

Mi guardai intorno e la individuai seduta sul divano, intenta a chiacchierare con Samuele, mio zio, mentre sua moglie, Carolina, sedeva sorridente di fianco a lui. Lui era simpatico, ma la mia preferita era zia Carrie, mi faceva sempre tanti regali e quando lei e la mamma bisticciavano, mi faceva tanto ridere. 

Notai che la mamma si era allontanata per andare a recuperare Fabio, mio fratello, che aveva tre anni e non stava mai fermo, era sempre in giro a combinare qualche disastro. In quel momento era concentrato su un muffin e stava cercando di prenderlo nonostante la sua scarsa altezza, perciò avrebbe sicuramente rovesciato tutto il vassoio se mia madre non fosse intervenuta.

Spostai poi lo sguardo su tutti gli invitati, cercando quella testa bionda che aspettavo con ansia di vedere, ma di lui non c'era traccia. Sbuffai imbronciata e appena i miei piedi tornarono a toccare il pavimento, mi diressi verso i dolci per consolarmi. Immersi la mano in una ciotola di caramelle e ne presi una manciata, stando attenta a non farmi vedere da nessuno. Poi corsi in cucina per gustarmele con calma, di nascosto, altrimenti sarei stata sicuramente sgridata.

Avevo appena abbandonato il salotto pieno di gente per entrare in quella stanza che credevo essere vuota, quando eccolo li, il mio grande amore: Alessandro.

Rimasi ferma sulla soglia, con un paio di caramelle che lungo la strada erano finite nella mia bocca e gli occhi sognanti fissi su quel ragazzino di tredici anni, che per me era come un angelo.

Se ne stava seduto su una delle sedie, intento a giocare con il nintendo, la faccia concentrata, lo sguardo incollato allo schermo, le dita che schiacciavano i tasti velocemente. I capelli chiari gli ricadevano sulla fronte, arrivano quasi a toccare gli occhi azzurri come il cielo.

Io e Alessandro ci conoscevamo da sempre, i miei genitori l'avevano curato spesso quando io non ero ancora nata, e dopo avevano continuato, tanto che per Alessandro noi eravamo come una seconda famiglia, infatti passava con noi tutte le ricorrenze importanti e spesso d'estate andavamo in vacanza tutti insieme, nella nostra casa al mare, mentre d'inverno passavamo il tempo libero nello chalet in montagna dei suoi genitori. Loro erano molti impegnati con i rispettivi lavori, e Alessandro si era sempre sentito solo, stare con noi lo rendeva felice, e riempiva di gioia anche me.

Ad essere sincera, non ero sicura di cosa fosse l'amore, ma la mia mamma diceva sempre ti amo al mio papà, e io volevo fare lo stesso con Alessandro. Feci qualche passo in avanti, inghiottendo i dolci che stavo mangiando e mi alzai in punta di piedi per vedere lo schermo del videogioco, poi domandai allegramente: "Ciao Ale, che fai?"

"Gioco" rispose lui, senza degnarmi di uno sguardo. E io che avevo indossato questo blu elettrico per essere più appariscente!

"Posso stare qui con te?" chiesi, ma senza aspettare una risposta, presi posto, con qualche difficoltà, sulla sedia accanto alla sua.

"Va bene" acconsentì lui, per nulla interessato alla mia presenza. Continuò a pigiare tasti in silenzio, mentre io lo osservavo rapita, quando ad un tratto lanciò un grido arrabbiato e spense il nintendo con un gesto nervoso.

"Hai perso?" indagai, anche se non mi serviva una risposta, sapevo già che era così, perché aveva sempre quella reazione.

Lui mi fulminò con lo sguardo e poi concentrò la sua attenzione su un pacchetto di patatine che giaceva abbandonato sul tavolo, lo prese e lo aprì con uno strappo, cominciando a mangiarle ancora irritato. 

Io rimasi a studiarlo, mentre pensavo a quanto sarebbe stato bello costruire una fortezza con i cuscini e starci dentro insieme, a ridere e parlare, come facevamo quando eravamo più piccoli. Prima a lui piaceva stare con me, ora invece non mi considerava nemmeno e dovevo sempre parlargli io. Ma questo suo atteggiamento non mi avrebbe fermato.

Spostai il peso in avanti sulla sedia e avvicinando il mio viso ad Alessandro gli dissi in un soffio: "Io ti amo"

Lui si bloccò, con la bocca piena e la mano che reggeva una patatina sospesa per aria. Mi guardò confuso, poi le sue labbra si incurvarono in un sorriso divertito: "Io no. Sei piccola."

"Ho sette anni" gridai imbronciandomi e incrociando le braccia sul petto.

Alessandro ridacchiò scuotendo la testa, senza dare troppa importanza a quella mia dichiarazione, che invece veniva dal cuore.

"Sarai sempre piccola per me" sentenziò lui alzandosi dalla sedia con il pacchetto di patatine in mano.

Io cercai di tenere a freno le lacrime mentre lui mi passava davanti per tornare in salotto, ma una lacrima sfuggì dal mio occhio, scivolando lungo la mia guancia. Nascosi il viso, perché non mi piaceva piangere davanti agli altri e sperai che Alessandro non avesse visto.

Lui però si fermò poco più avanti, tornò indietro e si chinò su di me, allungando la sua mano chiusa verso la mia, che era abbandonata sulle mie gambe. Aprì il pugno e fece cadere qualcosa. Lo guardai perplessa e ricevetti in cambio un sorriso dispiaciuto. Mentre abbassavo lo sguardo per vedere di cosa si trattasse, sentii i passi di Alessandro che si allontanavano per poi sparire.

Sul palmo della mia mano giaceva un anello di plastica, sul quale campeggiava un buffo gattino. Sapevo che era la sorpresa nascosta dentro le patatine e quindi per Alessandro non voleva dire nulla, ma per me era tutto.

Sarebbe stato il mio tesoro più grande. 


Bentornati miei cari lettori. Dite la verità, non vi aspettavate questa nuova prospettiva! Spero di non avervi deluso! Vi prometto, come al solito, tante risate, ma anche qualche lacrima e vi ringrazio tanto per essere ancora qua con me, vi adoro tantissimo! <3

Baci baci la vostra Zietta!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top