Confusione
Questo capitolo è dedicato a bignealcaramello: c'è sempre quando la confusione mi blocca <3
Questa è la storia di una ragazza che si chiama Beth e comincia con un rifiuto, poi continua con un altro rifiuto e si conclude con un ultimo, straziante, rifiuto. C'era una volta questo sentimento ingombrante: un amore non corrisposto, che pesava sul cuore della fanciulla. Lei non sapeva come trasformarlo in felicità. Non sapeva come convincere la sua metà. Finché un giorno capì che l'unica persona che poteva renderla felice era lei stessa. E da quel giorno ci fu sempre il sole ad illuminare le sue giornate e...
"Beth! Si può sapere quanto tieni alta quella musica?"
"Mamma!" esclamai sorpresa, togliendo gli auricolari dalle orecchie. "Non si bussa più?" domandai poi, chiudendo il quaderno sul quale stavo scrivendo i miei vaneggiamenti.
"Ho bussato tesoro mio, ma non hai sentito" ripose lei ironicamente, piegando la testa di lato per studiare la mia espressione e quindi il mio umore.
Da quando ero tornata dalla vacanza, ovvero due settimana prima, lo faceva ogni volta che mi guardava. Aveva capito che era successo qualcosa e probabilmente la colpa era mia. Mi ero comportata in modo strano ultimamente e ne ero consapevole, ma non sapevo che altro fare.
Durante gli ultimi giorni di montagna Matteo e Michele avevano fatto pace, cominciando ad uscire ufficialmente insieme come una coppia seria, mentre Alessandro aveva cercato di evitarmi ancora più di prima, riservando tutte le sue parole e le sue attenzioni ad Elisa, finalmente felice di non avermi tra i piedi, ma inconsapevole di quanto era successo fuori dal locale.
Non avevo raccontato a nessuno del mio gesto, ma avevo detto ai miei due migliori amici che non avrei più cercato di conquistare Alessandro. L'avrei amato silenziosamente, in attesa di trovare qualcuno che mi facesse sentire allo stesso modo.
Però ero comunque triste: mi ero resa conto di non essere abbastanza per lui. Ma ormai avevo messo da parte l'idea di averlo per me. Alessandro non era mio e mai lo sarebbe stato probabilmente. Avevo capito che volevo qualcuno che mi cantasse tutto il suo amore come aveva fatto Mattia con Michele, volevo essere amata tanto quanto amavo io.
"Ti serve qualcosa?" chiesi con tono un po' scocciato perché volevo stare sola a rimuginare sui miei pensieri.
"No, volevo solo avvertirti che Ale sta arrivando per cena" concluse lei, soffermandosi ancora sulla soglia per osservare la mia reazione.
Rimasi impassibile e risposi con un va bene, ma dentro di me sentivo tanti campanelli d'allarma suonare. Quando mia madre se ne andò mi agitai sulla sedia della scrivania, sbuffando e prendendomi la testa tra le mani. Mille dubbi oscuravano la mia anima.
Spostai lo sguardo fuori dalla finestra, bagnata da tante gocce di pioggia e rimasi ferma a fissare il cielo scuro. Altro che giornate illuminate dal sole, le mie erano cariche di nuvole grigie!
Dire che la felicità dipendeva da me era una cosa, fare in modo che fosse così davvero era una questione molto più complicata. Avevo passato tutta la mia vita a rincorrere Alessandro, sognando il giorno in cui lui mi avrebbe amato. Gli avevo sempre imposto i miei sentimenti, senza considerare quali fossero i suoi.
Ma da quando aveva preso la decisione di amarlo in silenzio, non sapevo più come comportarmi con lui, mi sembrava quasi di aver perso anche un amico, perché non sapendo che fare, avevo deciso di evitarlo. E da quando l'avevo baciato, lui si era comportato allo stesso modo, perciò era da una settimana che non ci vedevamo e non ci sentivamo.
Non era mai capitato di stare senza contatti tra noi per tanto tempo, ad eccezione della volta in cui, quando andavo ancora alle medie, il parrucchiere mi aveva tagliato i capelli così male che sembravo uno spaventapasseri. Avevo cercato di nascondere quel disastro al mio amore, ma dopo una settimana mi aveva scoperto. Inutile dire che mi aveva anche preso in giro senza pietà.
"Beth, è pronto in tavola. Scendi!" gridò mio padre dal fondo delle scale, così mi alzai incerta e mi controllai allo specchio prima di uscire dalla stanza: pantaloni aderenti fucsia, calze turchesi, coperte dalla ciabatte giallo acceso, maglione corto ma di lana pesante, color mandarino e infine cerchietto verde prato in testa.
Almeno c'era qualcosa di allegro in questa brutta giornata triste. Aprii la porta con riluttanza e raggiunsi gli altri in sala da pranzo, facendo il mio ingresso con un certo imbarazzo.
Papà e Fabio erano seduti uno di fronte all'altro, mamma stava finendo di mischiare qualcosa in una pentola sui fornelli, ma aveva già occupato il posto a capotavola, dal momento che il bicchiere era pieno di vino, perciò restava libero solo quello di fronte ad Alessandro.
Perfetto...
Lui sollevò lo sguardo su di me, che ero ancora ferma sulla soglia e mi rivolse un sorriso radioso. I suoi occhi blu, solitamente di ghiaccio, somigliavano invece al cielo sereno, e mi lasciarono interdetta... cosa accidenti stava succedendo?
"Ciao arcobaleno" esclamò radioso, facendomi addirittura l'occhiolino. Io rimasi immobile, allibita da questo suo comportamento, completamente differente dal solito.
"Siediti Beth" disse mio padre con espressione confusa, notando che indugiavo ancora. Senza aggiungere altro, spostai la sedia e presi posto, continuando a osservare discretamente Alessandro per capire cosa cavolo aveva per la testa. Prima mi ignorava per un mese e poi si comportava in maniera opposta.
"Hai già ricominciato le lezioni?" domandò mia madre al ragazzo mentre portava il cibo in tavola.
"No, sto preparando un paio di esami in questo periodo. Riprendo le lezioni a fine febbraio. E tu, Beth?" chiese poi spostando la sua attenzione su di me.
Mi sforzai per staccare gli occhi dai fiorellini che decoravano la tovaglia e mormorai: "Sì, io ho già ricominciato da una settimana circa"
Ma che mi prendeva? Non ero mai stata tanto impacciata! Questa nuova consapevolezza della mia situazione sentimentale mi aveva mandato in totale confusione.
"Abbiamo saputo che hai una nuova fidanzata" esclamò mio padre, tenendo sotto controllo sia me che lui, per appurare le nostre reazioni.
Bravo papà, sempre la frase giusta al momento giusto!
"Ehm sì" rispose un po' teso Alessandro "si chiama Elisa, è una mi compagna di università"
"Ah, bene!" concluse mio padre, rendendosi conto che aveva creato una certa tensione al tavolo.
"E tu, Beth" continuò insistentemente Alessandro, ancora rivolto a me "hai qualche nuovo ragazzo?"
Spalancai gli occhi per la sorpresa, in contemporanea con quelli di mio padre che guardò subito mamma in cerca di aiuto o confronto, non avrei saputo dire. Il silenzio che seguì quella domanda fu infinto, tanto che ognuno prese a fissare il proprio piatto pieno di pasta, mentre io cercavo di mantenere il controllo della mia rabbia.
Ero arrabbiata sì, perché gli avevo più volte dichiarato il mio amore, gli avevo detto che ero felice anche da sola e che l'avrei amato senza pretese, l'avevo pure baciato e lui se ne usciva con questa stupida domanda? Non era di sua competenza la mia vita sentimentale, dopo tutti quei rifiuti e i suoi silenzi.
"Scusate" dichiarai con decisione, senza neanche aver toccato uno spaghetto "non ho molta fame stasera. Credo che andrò a riposare"
Mi alzai, stando attenta ad evitare il viso di Alessandro e lasciai la stanza sotto gli occhi attoniti di tutti i presenti.
Prima non capivo Alessandro. In quel momento non capivo nemmeno me stessa. Avevo un'unica sensazione: confusione!
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