Buonanotte allora
Quella sera, dopo cena, mi accomodai sull'amaca in giardino, per schiarirmi un po' le idee e stare qualche minuto sola. Ma la mia riflessione durò poco, perché presto le palpebre si fecero pesanti e mi addormentai.
Fui svegliata da un leggero dondolio e trovai Alessandro vicino a me che muoveva il mio letto temporaneo.
"Prenderai freddo, se dormirai qua tutta la notte" disse, osservandomi teneramente, e solo allora notai che il cielo era già scuro e pieno di stelle.
"Ma che ore sono?" domandai, sollevandomi da lì e rimettendomi in piedi, di fianco a lui.
"Mezzanotte circa. Gli altri sono andati tutti a dormire, è stato un primo giorno intenso" ribatté Alessandro, facendomi un occhiolino. Da quando era tornato, era più affabile, non sapevo se esserne felice o spaventata.
"Buonanotte allora" conclusi, superandolo e avviandomi verso casa, ma lui mi afferrò delicatamente per un polso, costringendomi a voltarmi.
Lo guardai con aria interrogativa e un po' assonnata, mentre lui mi chiedeva: "Possiamo parlare un attimo?"
Non mi soffermai troppo a pensarci, la mia mente non era molto attiva in quel momento e poi avevo ragionato già abbastanza quel giorno. Annuii senza aggiungere altro e lui subito spostò la mano verso la mia e la strinse forte. Si voltò e si avviò verso la stradina che portava alla spiaggia.
Era bastato quel gesto per svegliarmi totalmente: ero decisamente vigile e il mio cuore lo era ancora di più. Non avevo idea di cosa volesse dirmi, dopo essere stata rifiutata tante volte, non riuscivo più a decifrare il comportamento altalenante di Alessandro. Speravo solamente di non ripetere una scena uguale a quella nella cucina di Mattia.
Lungo il percorso nessuno dei due parlò e appena arrivammo in riva al mare, Alessandro mi lasciò andare, prendendo posto sulla sabbia, appena prima che l'acqua arrivasse a bagnarla.
Io lo imitai e poi restai in attesa, fissando l'orizzonte scuro, costellato di stelle che si riflettevano sull'acqua, creando un'atmosfera davvero romantica. Ma io non potevo godermi lo spettacolo perché era troppo tesa: mi aveva portato fin qua di notte e poi stava in silenzio?
Girai la testa verso di lui per osservare il suo profilo serio e, proprio in quel momento, lui cominciò a dire: "Mentre ero in Spagna, ho pensato tanto a te, a noi due, al nostro rapporto e..." senza nemmeno rendermene conto, stavo trattando il respiro "... ho sbagliato tutto, Beth" concluse, voltandosi verso di me e incatenando i suoi occhi ai miei.
Allungò una mano e mi sfiorò la guancia, subito dopo riprese a confidarsi: "Ero davvero legato a te, al nostro rapporto così com'era, e non riuscivo a vedere oltre. Mi ero autoconvinto che tu fossi solo una sorella per me, perché avevo paura di perderti se le cose non avessero funzionato."
Scese con la mano sul mio collo, diffondendo un certo calore in tutto il mio corpo, poi affondò le dita nei miei capelli, stringendoli leggermente. Non potevo credere alle mie orecchie, non potevo ignorare il suo tocco, non potevo aprire bocca, la mia mente era fuori controllo.
Stava parlando sul serio?
"Elisa era solo un pretesto per tentare di dimenticare quello che stavo cominciando a provare per te. Credo di averlo sempre provato questo sentimento, ma non sapevo ascoltarlo. O non volevo."
Tornò sulla mia guancia, muovendo il pollice dolcemente per accarezzarmi e mi accorsi che istintivamente avevo poggiato il mio palmo sul dorso della sua mano, la quale non aveva mai abbandonato il mio viso.
"Ma così facendo, ho finito per rendere reale la mia più grande paura: perderti. Ora che ho capito tutto questo, voglio agire diversamente. L'unica che voglio, sei tu, Beth. Io ti amo"
Io ti amo... io ti amo... io ti amo... quelle tre parole che avevo tanto desiderato sentire da lui, continuavano a rimbombare nella mia testa che si era svuotata da tutto il resto.
Io ti amo...
Lui mi amava?
Io lo amavo!
Oh cavolo che confusione!
Sbattei le palpebre più volte, cercando di elaborare tutto il suo discorso, mentre lui aspettava un qualche mio cenno di risposta, ma io non ero più capace di fare nulla.
Ora che mi ero finalmente data pace, lui tornava all'improvviso con questa bomba? Però... lui mi amava!
Mi ritrovai a sorridere come una scema e Alessandro interpretò quel gesto come un segnale positivo, così ricambiò felice e spostò i suoi occhi sulle mie labbra. Nei suoi occhi si accese nuovamente quella strana scintilla che però, improvvisamente, aveva un nome: desiderio.
Avvicinò lentamente le sue labbra alle mie mentre con le mani percorreva il mio corpo. Io ero ancora muta e immobile... stava succedendo davvero?
Ormai mancavano pochi millimetri per coronare il nostro secondo bacio, ma un lampo di lucidità attraverso la mia testa, così mi ritrassi, lasciandolo interdetto e un po' addolorato.
Non avevo fatto tanta fatica per dimenticarlo, per poi cedere così facilmente. Non volevo più soffrire. Ormai avevo raggiunto la pace dei sensi... più o meno, a giudicare dalla velocità con cui batteva il mio cuore, forse non proprio, ma ciononostante, era arrivato il turno di Alessandro di essere la vecchia Beth.
Con un sussurro che mi uscì più convincente di quanto in realtà fossi, dissi: "Dimostramelo"
"Cosa?" chiese perplesso Alessandro che probabilmente era più confuso di me.
"Ho passato tutta la mia vita a cercare di conquistarti..." replicai, sollevandomi dalla sabbia e osservandolo dall'alto verso il basso "... ora tocca a te!"
Mi incamminai verso casa, lasciandolo là con un'espressione un po' sorpresa e un po' divertita, mentre tutto il mio corpo era scosso da una nuova euforia.
Questo era decisamente un punto per me... vai così Beth!
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