Capitolo 1

Erano passati già due mesi da quando Shinichi si era dichiarato a Ran a Londra. Lei ricordava ancora le parole che lui le aveva detto quella sera...aveva la scena impressa in mente:

"Tu sei come un caso difficile e complicato! Mescoli talmente tanti sentimenti discordanti che, anche se fossi Sherlock Holmes, non riuscirei mai a capire i tuoi pensieri! Ció che voglio dire é che...purtroppo non riesco a decifrare il cuore della ragazza che mi piace. Dici che l'amore é zero, ma non farmi ridere! Dì alla regina del tennis...che zero é l'inizio di tutto! Senza partire da lì non puó nascere nulla e non si puó realizzare un bel niente...diglielo da parte mia!"

Non avrebbe mai potuto dimenticare una sola parola di quella conversazione, mai! Anche se lei non aveva affatto aperto bocca. Dopo quell'incontro sia Ran che Shinichi non si erano più chiamati al cellulare, ma si erano solamente sentiti via email. Ran amava Shinichi, ma quella volta non gli aveva dato una risposta: lei adesso stava vivendo in un sogno da cui non voleva svegliarsi e aveva paura che con una telefonata avrebbe rovinato tutto. Ma allo stesso tempo non poteva più aspettare e, infondo, neanche Shinichi riusciva più a mentire a Ran.

Lei si trovava al bar sotto casa da sola a prendere un caffè. Ultimamente ne beveva tanto anche se lei era proprio quella che diceva al suo Shin di non berne tanto che lo rendeva nervoso. Ogni cosa che faceva, ogni gesto, ogni movimento, le faceva pensare a Shinichi. Ma si poteva amare così tanto una persona? La karateka non aveva una risposta a questa difficile domanda.

Posò la tazza di caffè, pagò il conto e se ne salì a casa. Entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle proprie spalle. Voleva piangere...piangere e basta. Scivolò lungo la porta fino ad arrivare a terra con le gambe piegate davanti a sé, la testa abbassata e le lacrime che uscivano. Quando non riusciva a fermare quelle lacrime Ran si sentiva così impotente, così inutile.
-Ran perché piangi?-

Ran non si accorse che nella stanza con lei c'era il piccolo Conan. A volte lei sperava così tanto che Conan fosse Shinichi. Lui era sempre presente quando lei aveva più bisogno.

Ran si asciugó le lacrime e sorrise a Conan. Poteva mascherare il suo dolore con un sorriso, ma i suoi occhi non l'aiutavano per nulla.

-Niente Conan, mi bruciano un po' gli occhi. Credo sia il periodo primaverile a provocarmi ciò. È la prima primavera che passi con noi, quindi non potevi saperlo-

Ran strizzó gli occhi in un altro sorriso facendo uscire le ultime lacrime. Ma Shinichi conosceva da una vita Ran e sapeva che lei non aveva alcun tipo di allergia.

Conan uscì dalla stanza, invece, Ran prese un respiro prima di iniziare a piangere di nuovo. Ma non ebbe il tempo di farlo perché il suo cellulare iniziò a squillare. Si alzò per andare a vedere chi era sperando fosse Shinichi, ma purtroppo era solamente Kazuha. Riprese fiato e rispose tranquillamente al telefono...più o meno.

-Pronto?

-Ciao Ran, sono Kazuha. Ti ho chiamato per vedere se domani e dopo domani hai impegni. Io e Heiji volevamo passare un po' di tempo con te e Conan-

-Si Kazuha potete venire. Non ho niente da fare nei prossimi giorni-

-Ran che succede? Perché stai piangendo?-

-No nulla di particolare. Ora vado a studiare ciao Kazuha-

E mentre Ran faceva di tutto per non piangere o meglio per smettere di piangere, Shinichi era appena arrivato a casa del Dottor Agasa.

Neanche lui riusciva più a vedere Ran soffrire, soprattutto perché era lui a farla soffrire. Vederla piangere ogni giorno e imbottirsi di caffè era diventato insostenibile e insopportabile. Lui sapeva benissimo di non poter tornare definitivamente adulto, ma voleva provare anche solo per un paio d'ore in modo da potersi far vedere da Ran e magari rincuorarla.

Conan entrò a casa del dottore. Subito con lo sguardo lo cercò in giro finché non lo vide seduto sul divano a guardare la tv.

-Buongiorno dottor Agasa, Ai?-

-Oh, ciao Shinichi, Ai è giù al laboratorio-

Conan corse subito verso le scale per andare da Ai. La trovò come sempre al computer a lavorare. Anche se lei non si girò sentì subito la presenza di Shinichi. Anche solo la sua presenza le provocava dei brividi assurdi. Si, Ai era innamorata di Shinichi, ma non gliel'avrebbe mai detto perché sapeva benissimo che nel cuore di Shin c'era Ran.

-Shinichi come mai qui?-

-Ehm...ciao Ai, sono venuto per chiederti un favore-

-Vuoi l'antidoto per l'apotoxina4869 vero? Sei fortunato ne ho creato uno che dovrebbe durare per due giorni pieni con un lieve margine di tolleranza-

Ai indicò un cassetto a Shinichi che andò subito per aprirlo e prese l'antidoto.

-Grazie Ai-

La scienziata non rispose al detective. Lei sapeva a cosa gli sarebbe servita quella capsula. Lei lo stava spingendo tra le sue braccia ed era arrabbiata con se stessa per questo motivo, ma non aveva altra scelta. Lui era felice e questo le bastava.

Ran aveva smesso di piangere. Il fatto che avrebbe passato il fine settima con Kazuha, Heiji e il suo caro Conan la consolava molto.

Stava preparando la cena per Goro e Conan. Quella sera voleva preparare qualcosa di ottimo per loro, per ringraziarli del bene che le vogliono. Aveva ormai quasi finito, ma Conan non era ancora tornato a casa, quindi decise di spegnere i fornelli. Mentre spegneva i fornelli sentì suonare il campanello della porta di casa. Andò ad aprire correndo pensando che fosse il piccolo Conan, ma non trovò esattamente lui. Davanti a sé c'era quel ragazzo, quel ragazzo che le aveva fatto versare tante di quelle lacrime che avrebbe potuto riempire gli oceani. I suoi occhi increduli iniziarono di nuovo a lacrimare, non sapeva se era per la gioia di rivederlo o per il dolore che le aveva fatto patire.
Sapeva solamente che voleva piangere e piangeva.

-Ran perché stai piangendo?-

Shinichi allungó una mano verso il volto della ragazza che amava e le asciugò le lacrime. Il tocco caldo di Shinichi, anche solo a contatto con il suo viso, la mandava in subbuglio e riusciva sempre a farle venire i brividi lungo tutto il corpo. L'effetto che Shinichi aveva su Ran era pazzesco e incantevole allo stesso tempo. Lui era a due centimetri da Ran, lei sentiva il suo respiro nitido sulla sua fronte. Ran alzò gli occhi verso il giovane detective e notò subito i suoi occhi azzurri, quegli occhi che ormai le mancavano così tanto. Si perdeva nell'azzurro di quegli occhi così profondi. Dentro vi vedeva il mare con le sue mille sfumature e le sue meraviglie. Ogni tanto riconosceva quegli occhi nel piccolo Conan.

-Tutto bene, Ran?-

Vero, non aveva ancora risposto alla sua domanda! Colpa dei suoi mille pensieri che la trasportavano lontano nell'universo. Succedeva solo quando era insieme a lui, all'amore di una vita.

Si asciugò le lacrime e sorrise. Forse era un sorriso un po' malinconico, ma almeno stavolta era sincero.

-Ora va tutto bene. Come mai sei qui?-

Era ovvio che lui era lì solamente per poter avere di nuovo un suo abbraccio, una sua carezza. Sì, Ran abbracciava spesso Conan, ma non lo abbracciava come abbracciava il ragazzo che amava e questo a Shinichi mancava fin troppo. Ma Shinichi non lo avrebbe mai ammesso. Non era orgoglio, era proprio il suo modo di fare. Non era bravo ad esprimere i propri sentimenti.

-Conan mi ha raccontato che è un po' di tempo che ti vede sempre piangere e soffrire-

Lei iniziò subito a piangere, voleva fermarsi, lo voleva con tutta se stessa, ma non ci riusciva. Quando pensava al motivo di tutto il dolore dei giorni precedenti e a quello che aveva passato si sentiva morire di nuovo dentro.

-E non immagini il motivo del mio dolore, Shinichi? Non immagini il motivo di queste lacrime che stanno uscendo anche adesso?-

-Ran perdonami, ma devi credermi...io non posso vederti piangere. Soprattutto se è a causa mia-

Shinichi portò le sue mani sui fianchi di Ran e la tirò a se appoggiando la sua fronte a quella della karateka. Lei restò stupita da quell'azione perché Shinichi non era tipo da far questo. Ma non la infastidì, anzi, lei sarebbe rimasta così tutta quanta la vita. E siccome aveva paura di perdere di nuovo il suo Shin si lasciò andare e fece scivolare le sue mani lungo il petto scolpito del detective per poi farle arrivare dietro la sua nuca e immergerle nei suoi capelli. Erano così morbidi che per lei era impossibile resistere. Non erano mai stati così uniti, così vicini. Adesso non erano più dei semplici amici d'infanzia.
Ran si mise in punta di piedi, le loro labbra si sfioravano quasi.

-Ran!! La cena è pronta? Sto morendo di fame!-

Le loro labbra si stavano per unire, ma furono distratti dalla voce di Kogoro che sbraitava per la fame. Si allontanarono l'uno dall'altra con un po' di imbarazzo. Era l'imbarazzo più piacevole che avessero mai provato.

-Resti a mangiare? O vai a casa? Sai avevo preparato qualcosa di speciale per Conan e papà, ma credo che Conan passerà la notte dal dottor Agasa-

-Allora resto io a farti compagnia-

Andarono entrambi in cucina dove c'era Kogoro che li scrutava con una smorfia in volto.

-E lui da dove è uscito fuori?-

-Resterà a cenare qua papà, ora zitto e mangia-

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