Capitolo 19
Goro si era appena alzato dal letto dato che Ran lo avevo chiamato perchè la colazione era pronta. Solo che c'era un piccolo problema: perché nel tavolo c'erano tre piatti a posto di due?
-Ran!-
Goro chiamò la figlia che si trovava ancora in cucina a prendere le ultime cose per la colazione.
-Che c'è papà?-
-Perché ci sono tre piatti a posto di due? La mamma è andata via ieri pomeriggio!-
Disse Goro puntando il dito verso il piatto in più difronte a lui. Poi si girò a guardare la figlia che sorrideva dolcemente guardando la scodella in più. Goro non capiva l'espressione della figlia e passava lo sguardo da lei al piatto.
-Si può sapere che ti è preso?-
Ran sbattè due volte le palpebre e poi guardò il padre e rispose.
-Non ho sbagliato perché pensavo ci fosse la mamma ma perché pensavo ci fosse Conan...si sente la mancanza di quella piccola peste-
Ok, Goro credeva che la figlia aveva ormai perso tutte le rotelle.
-Ran, lo vedi tutti i giorni il "tuo" Conan!-
Goro accentuò la parola tuo facendo le virgolette con le mani per aria.
-Forse mi manca quel bambino che girava per casa. Lo so che in realtà era Shinichi e che lo vedo tutti i giorni ma...forse mi manca Shinichi bambino, ecco! Non mi manca Conan, mi manca quella peste di Shinichi che mi faceva diventare pazza quando ero bambina-
Goro sottovoce iniziò a dire che la figlia era pazza e Ran iniziò a guardarlo male. Una cosa aveva imparato Goro in tutti quegli anni con Ran: mai prenderla in giro e farla arrabbiare, sennò si rischia di diventare cibo per gatti e cani. Per questo motivo chiese immediatamente scusa e iniziò a mangiare senza fermarsi. Finirono e Ran andò a lavare i piatti. Poi si levò il piagiama, si vestì e uscì a fare un po' di spesa. Non avrebbe visto Shinichi quel giorno perché lui aveva da fare alla centrale di polizia per mettersi d'accordo con l'ispettore Megure sul da farsi con l'ultima persona che apparteneva agli uomini in nero: Vermouth. Infatti, mentre Ran faceva compere, lui parlava con Sato, Takagi e Megure.
-Allora Shinichi, io insieme a Sato e Takagi, ho deciso cosa fare. Se Ran darà la sua testimonianza loro sicuramente lo verranno a sapere, dato che non è la prima volta, e riusciranno a scomparire-
-Quindi?-
-Il piano è il seguente: Ran deve testimoniare e denunciarli senza che loro sappiano nulla, dopodiché, lei tornerà da loro e, quando si sentiranno al sicuro, con l'aiuto di Ran faremo partire l'arresto-
-Cosa?! Che problemi avete? Ran non tornerà in quell'inferno!-
Megure alzò il tono di voce dicendo a Shinichi che era essenziale se voleva che fossero fermati. Sato fece segno all'ispettore di calmarsi un pò d'altronde non sarebbe facile per nessuno.
-Shinichi, l'ispettore ha ragione. Ran sarà tenuta d'occhio ventiquattr'ore su ventiquattro e non le succederà nulla. Ovviamente, non faremo nulla se lei non vorrà-
Shinichi si rassegnò all'evidenza: avevano ragione, era l'unico modo per fermarli anche se questo voleva dire mettere Ran in pericolo. Shinichi uscì dall'edificio e prese il cellulare per fare una telefonata.
-Pronto?-
-Ho bisogno di un tuo aiuto, non farti pregare...ci tieni almeno un po' a me vero?-
Nel frattempo, Ran, aveva finito di fare compere ed era tornata a casa per sistemare le cose comprate. Fece veloce e poi andò al parco di Beika per vedere Sonoko che le doveva dare una notizia. In realtà Shinichi le aveva detto di non uscire di casa se non per un reale bisogno perché era rischioso. Ma Sonoko le aveva detto che era urgente e Ran era uscita coprendosi il volto con un cappello per non farsi riconoscere. E, a quanto pareva, ci riuscì dato che Sonoko non la notò per nulla.
-Sonoko, sono io-
Sonoko la guardò curiosa di capire perché aveva quel cappello ma ci arrivò subito dopo. Ran si sedè accanto a lei e le domando cosa fosse successo.
-Sbrigati Sonoko, io non potrei neanche essere qui!-
Sonoko le fece un sorriso a trentadue denti e le mostro la mano: sopra c'era un bellissimo anello d'oro bianco con un piccolo diamante sopra.
-Makoto mi ha chiesto di sposarlo alla fine del liceo!-
La figlia dei Suzuki inizió a saltellare davanti a Ran mentre lei le stringeva le mani contenta. Finalmente, anche Sonoko aveva potuto provare quella gioia infinita di sapere cosa significa avere la certezza di una persona che resterà accanto a te per la vita. Le ragazze si salutarono felici e tornarono entrambe a casa dove, Ran, trovò Shinichi ad aspettarla.
-Come mai qui?-
-Non sei felice di vedermi?-
Ran si levò il cappello dalla testa e lo appoggiò sulla testa del detective che le stava a pochi centimentri di distanza.
-Ovvio che lo sono, stupido-
Si mise in punta di piedi e lo baciò senza riuscire più a fermarsi lo fecero diventare qualcosa di incredibilmente dolce.
-Sono stato alla polizia e hanno un piano-
Ran notò subito che Shinichi aveva qualcosa che lo turbava fortemente. Gli poggiò una mano dulla guancia e iniziò ad accarezzarlo col pollice.
-Amore mio, verrà un giorno in cui tutto questo finirà. Ne sono certa-
-Non riesco più a stare lontano da te...la tua assenza mi distruggerebbe-
Si baciarono di nuovo e poi avvicinarono le loro fronti appoggiandole.
-Shinichi, ti amo veramente, non dimenticarlo mai, chiaro?-
-Ti amo pure io piccola, non dimenticarlo neanche tu, chiaro?-
Spazio autrice
Con chi avrà parlato al cellulare Shinichi? Curiosi, eh?
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