Capitolo 1

-Ma dove diamine è finita?...Ran ti prego dimmi che stai bene-
Shinichi parlava fra se e se con tono un po' preoccupato. Era sabato e, lui e Ran, avevano deciso di passare la serata insieme al cinema o al ristorante con una romantica cenetta fra innamorati. Approfittavano subito di quei pochi momenti di intimità. Si erano messi d'accordo per incontrarsi al parco di Beika alle diciotto in punto. Shinichi, pur essendo arrivato con mezz'ora di ritardo, era già lì. Ma stranamente di Ran neanche l'ombra. Lei era sempre molto puntuale, soprattutto, se si trattava di dover vedere Shinichi. Proprio per questo lui iniziava a preoccuparsi. Aveva avuto sempre un sesto senso su Ran, capiva quando le accadeva o le stava per accadere qualcosa. Come quando stava per affondare una nave da crociera su cui si trovavano. Shinichi aveva subito percepito che qualcosa non andava. Infatti, Ran era rimasta chiusa in una botola sul ponte della nave. Quella stessa sensazione la stava sentendo in quel momento sulla pelle. Aveva paura che a Ran fosse successo qualcosa di brutto. Provò a calmarsi e a pensare positivo ma non ci riuscì. Dunque, prese il cellulare per chiamarla. Suonava. Suonava a vuoto, nessuno rispondeva. I bip emessi dal cellulare facevano venire la pelle d'oca a Shinichi. Lasciò cadere a terra il mazzo di rose che aveva portato con se per farle una sorpresa e iniziò a correre verso casa del professore. Si ripeteva che doveva stare calmo. Ma Shinichi a stare calmo quando si trattava di Ran non riusciva proprio a starci. Come se si trattasse della sua stessa vita. Ran era la sua vita. La ragione principale che lo faceva alzare la mattina. Nessuno le doveva fare del male, strappare un petalo a quel meraviglioso fiore. Erano gli ultimi giorni di maggio ma aveva comunque iniziato a piovere. La pioggia di maggio era gelida e ogni goccia bruciava sul viso del detective. Shinichi arrivò davanti casa del professore bagnato dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi. Bussò violentemente alla porta. L'ansia cresceva. Continuava a sperare che non fosse successo nulla a Ran ma le sue sensazione erano sicure del contrario. Shiho aprì alla porta furiosa. Sicuramente era pronta per sfuriare contro chi aveva bussato in quel malomodo. Ma non lo fece non appena vide Shinichi bagnato fradicio che ansimava affaticato piegato con le mani sulle ginocchia.
-Si può sapere da dove vieni?-
Shinichi si catapultò all'interno dell'edificio senza neanche salutare l'amica.
-Dov'è il professore?! Anzi dimmi direttamente dove sono gli occhiali col rintracciatore!!-
La scienziata lo guardava senza capire cosa avesse. Ma capì che si doveva trattare di Ran. Shinichi diventava in quel modo solo per lei. Quindi non fece domande e gli diede gli occhiali riposti in un cassetto. Lui uscì subito di casa e li indossò.
-Shinichi, aspetta!! Andiamo con la macchina!-
Shiho era già dentro la macchina che lo aspettava. Se avrebbe corso a piedi non sarebbe mai arrivato velocemente da Ran e la pioggia non aiutava. Shinichi le sorrise ringraziandola e salì in macchina con lei. Accese il rintracciatore e iniziò subito a cercare Ran. La sua espressione però non era rassicuarante e non dava speranze.
-Shinichi tutto bene?-
-No! Gli occhiali non mi fanno vedere dove si trova Ran! È come sparita nel nulla!-
Si sentì la vibrazione di un cellulare. Shiho prese il suo per controllarlo ma quello che vibrava era di Shinichi. Rispose senza neanche guardare chi fosse con la speranza di sentire la voce della sua ragazza.
-Ran!-
-Ti piacerebbe vero Shinichi? Sono io: Vermouth. Ran sta dormendo come un dolce angelo qui accanto a me!-
Shinichi stringeva forte il cellulare fra le dita per la rabbia. Pensava che tutto fosse finito con gli uomini in nero. Invece ecco che spuntano altri problemi. Nessuno avrebbe portato via Ran da Shinichi. Lui non l'avrebbe mai permesso.
-Che vuoi da lei? Non ti azzardare a torcerle un solo capello, Vermouth!-
Alla pronuncia di quel nome Shiho sussultò dal sedile dell'autista.
-Tanto è solo una ragazza, Shinichi. Nei hai una marea hai tuoi piedi. Dimmi: perchè proprio lei?-
Shiho non sentiva la telefonata ma, dallo sguardo inniettato di sangue di Shinichi, aveva capito che Vermouth aveva veramente fatto del male a Ran. L'organizzazione non la intimoriva più però, dopo aver pensato che tutti fossero chiusi in galera, non si aspettava di sentire ancora i loro odiosi nomi e di rimembrare il suo difficile passato. Cercava di capirci qualcosa dalle parole di Shinichi ma purtroppo non ci riusciva molto.
-Smettila Vermouth. Invece dimmi tu cosa vuoi da lei!-
-Mi sembra facile la risposta a questa tua domanda, no? Voglio divertirmi e vederti un po' soffrire! Inizio col raccontarti come l'ho catturata? Sai Shinichi le ragazze devono essere sempre accompagnate fino a casa-
Shinichì impallidì. Capì subito che Ran era stata rapita dopo aver salutato lui davanti casa Kudo. Iniziò a sentirsi in colpa. L'avrebbe dovuta accompagnare fino alla porta di casa. Mise da parte i suoi sensi di colpa e tornò a mente lucida: qualcosa non quadrava.
-Ran si sarebbe difesa se qualcuno l'avrebbe presa di forza!-
-Hai ragione, infatti è venuta di sua volontà! Sai, tua madre non le doveva presentarle Sharon Vineyard. Ran ha solo accettato di venire a prendere un thè con una vecchia conoscenza. Peccato che nel thè c'era del sonnifero!-
Era andata così allora! Shinichi sapeva che Ran non si sarebbe mai fatta catturare da qualche criminale tanto facilmente. Nè avrebbe parlato con qualcuno che non conosceva. Perchè doveva essere sempre così fottutamente gentile?! Non poteva semplicemente rifiutare e tornarsene tranquillamente a casa?! Ma Shinichi non poteva fargliene una colpa. La amava appunto per i suoi modi dolci e gentili.
-Ei, Shinichi! Si sta svegliando la bella addormentata!-
In sottofondo alla voce di Vermouth si sentì la voce di Ran: chiedeva dove si trovava e perchè era stata addormentata.
-Shinichi parlale e tranquillizzala. In fondo sono gentile, no?...-
Ci fu qualche secondo di silenzio dopo la concessione di Vermouth. Shinichi continuava a stringere il telefono e se non smetteva c'era il rischio che lo rompesse. Shiho aveva accostato in un vicolo isolato e continuava ad ascoltare la conversazione.
-Shin...-
Si sentirono i singhiozzi di Ran provenire dall'altro capo del cellulare. Si capiva solo da quelli che era terrorizzata.
-Non spaventarti, amore mio. Mettiti coraggio, ci sono io qui. Non ti lascio ora, promesso. Anche col dolore che mi schiaccia so che dovunque ce ne andremo non ci lasceremo mai. Non le permetterò di torcerti un capello!-
-Shin, ti amo-
-Anch'io, piccola-

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