25. "Resta con me"

🌜Non aver paura di sognare 🌛

“Would you love me more
If I killed someone for you?”
-Alec Benjamin

Certe volte una persona si sente sola anche quando è in compagnia. Forse perché i pensieri sono troppo personali da poter essere condivisi con gli altri. Fatto sta che qualsiasi persona osi rivolgermi la parola, dopo avermi strappato una risata, torno a sentirmi persa e vuota.

So che questo dipende da quello che sta succedendo nella mia vita, o se vogliamo essere del tutto onesti, è per colpa di Jamie se ora mi sento così. Sono preoccupata perché mio fratello è qui e se scoprisse quante volte Jamie mi ha minacciato, sarebbe in grado di decapitarlo con le sue mani.

Jace è sempre stato protettivo nei miei confronti, sin da quando ero piccola. Non ero obesa, ma ero sovrappeso e i chili di troppo sono sempre stati un problema per me. Adesso sto bene, ma il pensiero che io possa rimettere su più chili del dovuto, mi spaventa e mi tortura la mente.

Forse gli altri non capiranno mai cosa si prova ad essere guardati con disgusto ed essere chiamata "Brutta balena", "Quella ha dei prosciutti al posto delle cosce", "Se ti metti sulla sedia, la rompi".

Il primo a fare commenti del genere, è stato mio padre. Ogni volta che ci portava fuori a mangiare la pizza, per me ordinava l'insalata. Mio fratello nascondeva un pezzo di pizza nel giubbotto e poi a casa me lo faceva mangiare.

Quando io e Jamie cominciammo a frequentarci, feci l'errore di confessargli i miei problemi. E adesso è lui quello a dirmi quanto mangiare, perché devo essere in forma. Più volte dice di non farlo con cattiveria, ma sa che se ingrassassi nuovamente starei male. Ma io in realtà so che lui vorrebbe avere la ragazza magra e con il fisico slanciato, perché a lui le ragazze grasse non piacciono.

Anni fa ho fatto la fame. Per essere la figlia perfetta e come le altre ragazze della mia età, saltavo i pasti, facevo troppa attività fisica, finché non sono arrivata al punto in cui i chili iniziai a perderli, ma oltre al grasso stavo perdendo me stessa.

È stato mio fratello a farmi rinsavire. Con uno schiaffo. Tornata da scuola, forse mi fece il cazziatone più grande della storia, quando i nostri genitori non erano a casa. Papà era felice, perché sua figlia finalmente era "normale", mamma doveva fare quello che diceva papà, e Jace, invece, faceva quello che voleva. È stata l'unica persona a farmi ragionare e l'unica di cui, alla fine, mi sono fregata. Non è stato per volere proprio, ma l'ho fatto.

«Mi sto immaginando la tua testa come la ruota di un criceto, dove gira e gira, senza fermarsi. I tuoi pensieri quanti giri si fanno al giorno?», Niall interrompe il mio momento di riflessione, sedendosi accanto a me sulla panchina.

«Un bel po' di giri», gli dico con un sorriso.

«Sai, pensare e stare da soli a volte aiuta, fa bene alla salute. Ma essere sempre assenti, fa male. Hai qualche problema irrisolto con te stessa?», mi domanda, guardandomi con la coda dell'occhio.

«Forse sì», sospiro.

«Vuoi andare a dipingere da qualche parte?», chiede come se sapesse che è quello che faccio quando mi sento giù.

«Non ho tanta voglia», ammetto.

«Io quando sono triste, studio», confessa, guardandomi con timore come se avesse paura di essere giudicato da me.

«Ognuno ha i suoi metodi per stare bene», gli sorrido comprensiva.

«No, non è così. Quando sono triste, spesso perché mi sento un inetto, studio perché i miei genitori si aspettano che io arrivi in cima, in qualsiasi cosa. Mi arrabbio con me stesso, quindi studio per dimostrare ai miei che sono capace», abbassa lo sguardo, triste.

«Forse i genitori pretendono un po' troppo da noi, eh?», mi scappa una breve risata amara.

«Sì, decisamente». Prende dallo zaino una barretta di cioccolato Kinder e me ne offre un pezzo, ma rifiuto. «A me piace studiare, ma loro mi fanno impazzire. Come quando sei bravo in qualcosa e allora puntualmente tutti si aspettano sempre il meglio da te. Ti fanno venire l'ansia e vivi con la paura che tu possa fare una mossa sbagliata all'improvviso e deludere tutti. È stressante, capisci?».

«Forse più del dovuto, amico», sfrego la mano sulla sua schiena.

«Quindi, dato che io sono giù e non posso studiare, e tu sei triste e non vuoi dipingere, come ci tiriamo su?», domanda inarcando le sopracciglia.

Lo guardo di sottecchi e rispondo: «Jace».

Lui non capisce, quindi gli faccio cenno di seguirmi verso il cancello.
«Un altro dei tuoi amici o fidanzati?», chiede alle mie spalle.

«Così mi offendi», lo fulmino con lo sguardo. «È mio fratello».

«In che modo tuo fratello potrebbe farci sentire meglio?», Niall sembra sul punto di darsela a gambe levate.

Mando un messaggio a Jace, chiedendogli dove sia, e mi risponde dicendo che è ancora da Aaron.
«Ma che cazzo...», borbotto tra me e me. «Okay, dobbiamo andare da Aaron», gli dico.

«Anche io? Intendi Aaron Reynolds?», strabuzza gli occhi.

«Sì».

«Io a casa sua?»

Mi giro a guardarlo. «Qual è il problema?».

«È Aaron», dice con ovvietà.

«Sì, ed è una persona come me e te», gli faccio presente.

«No, qualsiasi persona si sente a disagio intorno a lui», scuote la testa velocemente.

«Perché?», corrugo la fronte, dubbiosa.

«Lo sanno un po' tutti...», mi guarda come se volesse dirmelo ma al contempo vorrebbe stare zitto.

«Sputa il rospo», incrocio le braccia al petto. Mentre andiamo a prendere la mia bici, lui inizia a raccontare: «Nonostante lui frequenti un altro college, è abbastanza famoso nel nostro. Aveva una gemella, è morta l'anno scorso».

Appena lo dice mi fermo e mi giro verso di lui, sconvolta. Aaron non ne ha accennato minimamente. «Ma... Perché è morta?»

«Overdose. La vita al college è parecchio difficile quando hai la compagnia sbagliata. Lei veniva al nostro college. Dev'essere stato un duro colpo per lui. Dopo la morte di sua sorella ha fatto a cazzotti con così tante persone, che è davvero un miracolo che non sia finito sotto interrogatorio», smorza la tensione con una risata.

«Lui non me l'ha mai detto», dico, completamente scombussolata.

«Certe cose non si dicono. A volte è meglio non tirare fuori ricordi che pensiamo di aver seppellito in profondità», mi dice sospirando profondamente. E le sue parole mi hanno colpito in pieno. Lo so, più di tutti forse, quanto faccia male avere dei segreti e ricordi di cui vorresti soltanto sbarazzarti.

«È sempre stato un bravo ragazzo, penso lo sia ancora. Non ho mai parlato con lui, a parte la volta per il progetto. Anche se ero parecchio in ansia», sorride timidamente. «È strano stare accanto ad una persona che forse convive con un così grande dolore. Io mi sentirei a disagio», fa spallucce.

Ora ricordo le parole di Seth quando ci siamo conosciuti. Aveva detto che Aaron aveva sofferto di qualcosa... Depressione?

«Questo sì che è sconvolgente», mormoro, guardando un punto indefinito.

«Già. Però tu tieni la bocca chiusa».

«Va bene, sali sulla mia bici. Ce la faremo in due», gli dico, dando un colpetto su di essa.

«Sei per caso impazzita? Ho paura», ammette, guardandomi male.

«Sali e stai zitto, ti piacerà», gli faccio cenno con la testa di avvicinarsi e lui ruota gli occhi al cielo, ma non si tira indietro.

Quando arriviamo a casa di Aaron, Niall appena scende si massaggia il sedere.
«È stato fantastico, ma mi sembra di aver poggiato le chiappe sulle spine», bofonchia.

Gli faccio cenno di seguirmi e quando busso, mi apre mio fratello. Inizio a pensare che voglia trasferirsi qui.

«Ciao, Jace. Lui è Niall», lo indico.

Mio fratello spalanca gli occhi, poi il suo viso si illumina. «Quindi tu sei Einstein», dice. Niall non capisce e mi guarda di traverso.

«Possiamo entrare? Siamo entrambi giù d'umore», spingo Niall dentro, ma vorrebbe soltanto indietreggiare.

«Non mordo, tranquillo», lo rassicura Jace.

Nel salotto ci sono Aaron, Seth, Jay e anche Jasmine. Wow, riunione di gruppo?
Jay è seduto sul divano, con un plaid addosso e gli occhi rossi.

«Tutto a posto?», gli chiedo, ma non risponde.

«Ha scoperto che il suo grande amore non corrisposto gli ha messo le corna, anche se non stanno insieme», mi fa sapere Jasmine.
E io penso immediatamente a Jamie e alle parole di Tyler. Aurora è andata a letto con Jamie.

«Io so che è stato Jamie», prende parola Jay, guardandomi male. «Io odio il tuo ragazzo».

Seth annuisce. «Benvenuto nel club», gli dice.

«Eravamo rimasti che l'avrei detto io», bisbiglia Jace.

«Fa differenza?», grida Jay, poggiando la testa sul bracciolo del divano.

Aaron appena incontra il mio sguardo mi sorride e io ricambio. Lo si legge nei suoi occhi quanto sia contento di avermi di nuovo qui. Mentre io non riesco a guardarlo come prima e fingere che non sappia della sua perdita. Va bene, aveva ragione Niall. Ora mi sento a disagio. Forse se me l'avesse detto lui, a quest'ora non mi sarei sentita così.

«Com'è andata a lezione?», chiede mio fratello al mio orecchio, scompigliandomi i capelli.

«Bene», sorrido.

«Sono contento», mi dà un bacio sulla testa.

«Ew, vorrei avere un fratello, ma non so se mi piacerebbe tutta questa premura», afferma Jasmine con una smorfia di disgusto, ma so che sta scherzando.

«Sì, avere una sorella è fantastico», dice Jace, guardandomi con aria fiera. «Ma a volte la vorrei fare fuori», diventa serio.
Tutti iniziano a ridere, tranne Aaron, che se ne sta seduto sulla poltrona, con un sorriso triste sulle labbra e lo sguardo basso.

Niall interrompe il momento con un colpo di tosse. «Posso prendere uno di quei biscotti?», chiede, cambiando argomento.

Aaron torna in sé e risponde: «Certo, serviti pure. Vuoi del tè?», gli chiede, come se volesse ringraziarlo in realtà per aver cambiato discorso.

«No, sono a posto», risponde Niall, agitato. Questo ragazzo mi sta trasmettendo tutta la sua ansia.

Aaron si acciglia e lo guarda a lungo. Niall distoglie lo sguardo e sorride nervosamente.
Aaron continua ad analizzarlo, poi esclama: «Ma tu sei il tizio che mi ha fatto quelle domande strane».

«T-ti ricordi di me?», chiede Niall quasi balbettando. Gli tiro una gomitata nelle costole.
«Certo che ti ricordi di me. Tutti ricordano chi sono», e si mette a ridere nervosamente. Tutti lo guardano in modo confuso, poi Seth spezza il momento: «Io non so chi tu sia».

«Io sì. Sei il migliore amico di Aaron e il ragazzo di Jasmine», forse Niall non si rende conto che sta iniziando a straparlare.

«Sembra tu ci conosca bene», il tono di voce di Aaron adesso è serio e profondo. Oh no.

«Sì, abbastanza», dice Niall senza smettere di sorridere. Poi si rende conto di quello che ha detto e si schiarisce la gola. «Cioè no, non così tanto».

Aaron guarda me e alza un sopracciglio. Poi guarda lui e di nuovo me. Scuote la testa e si alza dalla poltrona, andando via, probabilmente nella sua stanza.

Seth esclama, guardando Niall: «Fai schifo a tenerti le cose per te».

Jasmine si morde il labbro. «Quindi lo sai?», guarda me.

«Sapere cosa?», chiede mio fratello.

Sospiro e vado a cercare Aaron. Busso alla porta della sua stanza e mi dice di entrare.
È sdraiato a letto, con le braccia dietro la testa e lo sguardo verso l'alto.

«Ehi», dico, avvicinandomi piano a lui.

«Te l'ha detto, non è così?», gira lo sguardo verso di me e annuisco piano.

«Non è un segreto in realtà. Lo sanno tutti. Sono il fratello della ragazza drogata», fa mezzo sorriso, ma leggo il dolore nei suoi occhi.

«Conoscendo te, adesso, penso che mi sarebbe piaciuto conoscere anche lei», gli dico, sedendomi accanto a lui.

Un piccolo sorriso gli ombreggia il viso, poi afferra la mia mano e intreccia le dita alle mie. «Davvero?».

«Sì, davvero».

Mi attira a sé e piombo quasi addosso a lui. La sua mano sale ad accarezzarmi la guancia e poi le labbra. «Penso che le saresti piaciuta un sacco, sai?». Sorrido, sentendomi subito lusingata.

«Lei era molto protettiva. Voleva una brava ragazza per me», mi tocca la punta del naso. «Ma ora che ho trovato questa brava ragazza, non è mia», distoglie lo sguardo ma senza smettere di sorridere con aria triste.

«Aaron», faccio per dire, ma lui mi blocca.

«Sarò sincero, sirenetta. Tu mi piaci davvero tanto, ma non penso di sopportare a lungo che tu appartenga ad un altro ragazzo, che tu sia sotto lo stesso tetto con lui, o che sia lui a baciarti e toccarti. Non so cosa ti blocca dal mollarlo, ma penso tu debba scegliere chi ti rende davvero felice, non pensi? Non voglio essere quello che scegli soltanto quando vuoi stare bene», so che non vuole ferirmi, ma sto comunque male. Ma so che ha ragione, quindi non importa.

«Lo so», gli accarezzo il viso, guardandolo negli occhi.

«Sai anche tu che sei bellissima, quindi?», domanda, sorridendo.

«Idiota», dico, ridendo.

Lui mi sfiora il naso con il suo e poi mi bacia, tenendomi forte dalla vita, come se avesse paura di perdermi.

«Resta con me», sussurra contro le mie labbra.

«Resterò. Ma non adesso», gli do un altro bacio e mi alzo per andare via.

«Dove vai?», mi chiede.

«Tornerò», gli dico, sorridendo.

Esco dalla sua stanza e vado a prendere le mie cose.
«Ho un impegno urgente. Ma tornerò subito», dico a mio fratello. «Fai sentire a suo agio Niall, per piacere. Penso abbia bisogno anche lui di amici».

«Ci puoi contare», mi fa l'occhiolino.

Corro via e monto sulla mia bici, andando verso casa. Devo dirlo a Jamie. Devo affrontare la paura.
Quando arrivo, lo trovo a letto, con un libro tra le mani. Mi guarda e mi fulmina con lo sguardo.
«Potresti bussare la prossima volta?», chiede mordace.

«È finita», dico, guardandolo in faccia.

Lui posa lentamente il libro sul letto e sorride. «Che hai detto?».

«Ho detto che è finita. Ti sto lasciando», il cuore minaccia di uscirmi fuori dal petto; ho paura, ma non ho nulla da perdere.

Lui si alza dal letto, ma io afferro la mazza da baseball che tiene vicino alla porta.
«Non ti conviene mettermi le mani addosso, lo sanno già tutti chi sei e cosa mi hai fatto. Finiresti nei guai», dico, anche se è vero per metà.

«E che vuoi fare con quella?», mostra con il mento la mazza che sto stringendo tra le mani.

«Per precauzione», dico.

«Oh, pensavo volessi colpirmi fino ad uccidermi», inizia a ridere, io deglutisco forte.

«Cosa? Adesso non sei più audace?», si avvicina lentamente a me, con il braccio allungato. «Dammi quella mazza», ordina.

Scuoto la testa e indietreggio. «Lasciami andare, Jamie. Non dirò niente a nessuno». Ho lo stomaco in subbuglio, le mani iniziano a tremarmi.

«Dammi quella fottutissima mazza!», grida così forte che la sua vena sembra sia sul punto di esplodere. Nel momento in cui si avventa quasi su di me, d'istinto lo colpisco in testa, mandandolo direttamente a terra.

Mi copro la bocca con una mano e mi appiattisco contro il muro. Lui inizia a ridere e si massaggia la testa, provando ad alzarsi piano.

«Ha fatto male, Ariel. Ma, dopotutto, sei brava ad ammazzare le persone, non è così?», si alza in piedi e si avvicina barcollando. Non riesco più a muovermi. Torno in me soltanto quando il suo viso è a pochi centimetri dal mio. «Dimmi, Ariel. Vorresti uccidermi così come hai ucciso tuo padre?», chiede al mio orecchio e la mazza mi cade dalle mani. «Brava ragazza», sussurra Jamie.

E ora? 👀💕

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