12. "Sii come l'orizzonte che ammirano i sognatori"
🌜 Non aver paura di sognare 🌛
“Now my body and mind are so distant
Don't know how to escape from this prison”
-Bea Miller
Paura.
Tutto ciò che provo in questo momento è soltanto paura. Il cervello mi dice di scappare via, possibilmente il più lontano da lui. Ma sempre la ragione mi riporta con i piedi per terra e so che se dovessi scappare, riuscirebbe a trovarmi.
Rimango con la schiena appoggiata alla porta e i piedi ben piantati a terra, cercando di restare in equilibrio sia fisicamente e sia mentalmente.
Jamie mi sorride maliziosamente e solleva in alto la bottiglia, in cenno di saluto. I miei occhi scivolano sul suo fisico; nonostante sia alto, non è troppo muscoloso. Ha l'addome ben delineato, i pantaloni della tuta sono calati sui fianchi e noto un piccolo livido vicino all'angolo della bocca. Che ha fatto?
«Hai intenzione di rispondermi?», chiede tranquillamente.
«Ero uscita a farmi un giro», rispondo.
Lui alza un sopracciglio e poi sorride, avanzando lentamente verso di me.
«Però quando sono tornato il tuo letto era completamente intatto. Mi hai mentito, Ariel?», continua l'interrogatorio con uno sguardo quasi diabolico.
Deglutisco. Non so mentire. È inutile perfino provarci, fallisco sempre.
«Non dovevi tornare venerdì?», chiedo ansiosa.
«Cambio di piani», fa spallucce. Si avvicina sempre di più finché non siamo faccia a faccia. Si abbassa verso di me e il suo naso mi sfiora la guancia, fermandosi sul collo. «Puzzi di sigaretta. Fumi?»
Il mio corpo inizia a tremare. Vorrei poter dire che è un ragazzo normale come me, ma non è così. Nonostante abbiamo la stessa età, per me lui è l'incubo vivente che mi perseguita da qualche anno a questa parte. E non è per niente colpa mia. È soltanto ossessione, la sua. Oppure voglia di vendicarsi...
Jamie mi afferra per il braccio e mi dà una spinta in avanti, dicendo: «Prego, accomodati in salotto.»
Non dico di no. Però c'è qualcosa nel suo sguardo che mi fa dubitare. C'è qualcosa che non va. Di solito si arrabbia, grida, tira pugni in qualsiasi cosa gli capiti davanti, ma adesso è diverso. È nervoso, lo so, ma è strano.
Vado a sedermi sul divano, lui continua a stringere la bottiglia tra le mani e inizia a camminare avanti e indietro davanti a me.
«Ariel», inizia a dire, il suo respiro si fa più veloce; sta cercando di controllare la rabbia. «Tesoro», continua a dire, con un sorriso forzato. «Dove sei stata?».
«Te l'ho detto», continuo a mentire, con lo sguardo puntato sul tavolo.
«Tutte stronzate!», grida, lanciando la bottiglia contro il muro, che si frantuma e macchia subito la parete bianca.
«Dimmi dove cazzo sei stata», sibila minacciosamente, continuando a camminare avanti e indietro con i pugni stretti.
«Io-», sto per dire, ma lui grida: «Ma tu, cosa? Ti stavi godendo la libertà? Oh, e fammi indovinare, sei andata in giro a dire quanto ti faccia schifo il tuo ragazzo?»
Mi acciglio subito, non capendo la sua affermazione.
«Cosa c'è, Ariel? Per caso intendi lasciarmi?», si avvicina a me e mi afferra bruscamente il mento tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«N-no», sussurro, con le lacrime agli occhi. Lui sorride in modo perfido, poi inizia a ridere sguaiatamente.
Si siede sul tavolino davanti a me e posa gli avambracci sulle ginocchia, piegandosi in avanti e guardandomi negli occhi.
«Io non amo le bugie, lo sai, no?». Annuisco e lo guardo con timore.
«Bene, stai qui», mi ordina. Si alza ed esce dal salotto, poi ritorna con un'agenda tra le mani e un accendino.
«Senti qui», mi dice ridendo e aprendo l'agenda. «“Mi aveva detto che ero la sua vita; nel frattempo lui stava distruggendo la mia”», continua a guardarmi e strappa via il foglio, lo mette nella fruttiera vuota di ceramica sul tavolo e poi gli dà fuoco.
«Non è come pensi», tento di farlo calmare. «Ti prego, dammela», allungo la mano verso di lui, ma me la schiaffeggia.
«I tuoi pensieri più profondi, eh?», mi deride, strappando un'altra pagina.
«Vuoi sapere la mia preferita? Quella che mi fa più ridere tra tutte le stronzate che hai scritto qui dentro?», si morde il labbro per trattenere la risata.
Apre due pagine, dove ho pitturato il mare e la spiaggia e ho scritto delle parole quando mi sono sentita sprofondare nel vuoto che lui aveva creato dentro di me.
«Non essere mai la spiaggia su cui si affollano tutti soltanto quando c'è il sole fuori; sii l'orizzonte che ammirano i sognatori, col sole e con la tempesta. Resta lì, come una linea invisibile che ti divide dagli altri, ma rimanendo inspiegabilmente incantevole ai loro sguardi», legge a voce alta, scimmiottandomi. «Ti rendi conto di quanto tu sia patetica, sfigata e pensi davvero di essere... Creativa? Brava? Intelligente?», scoppia a ridere fragorosamente.
Mi sento tremendamente umiliata. Strappa via le pagine e le brucia sotto il mio sguardo affranto. Mi sento impotente.
Le strappa una a una, finché non mi alzo di scatto dal divano e mi lancio quasi verso di lui per strappargli dalle mani la mia agenda, quella che contiene tutti i miei pensieri più profondi, i miei sfoghi, ma lui mi afferra il braccio violentemente e prima mi attira a sé e poi mi dà uno spintone, facendomi inciampare e cadere a terra, e batto la testa.
Per un secondo mi è sembrato di vedere le stelline davanti agli occhi, ma adesso la mia vista è totalmente offuscata e la testa mi pulsa.
Sento i suoi passi avvicinarsi e poi lo vedo davanti a me, piegato sulle ginocchia. Mi accarezza la testa; io non riesco nemmeno ad aprire la bocca per urlare e nemmeno per piangere.
«Odio le puttane e la mia ragazza non lo deve diventare, hai capito, mia cara Ariel? Quante volte te lo devo dire che la devi smettere di crederti migliore degli altri? Non hai la fantasia che pensi di avere; non hai l'intelligenza che pensi di possedere. E i tuoi dipinti sono soltanto dei colori mischiati, come se un gatto ci avesse vomitato sopra», continua ad avvelenarmi con le sue parole.
Mi solleva lo sguardo con due dita e continua a dire: «La gente là fuori non vuole avere a che fare con persone arroganti come te. Sei povera e non hai alcun cazzo di talento. Concentrati sugli studi, almeno speriamo tu riesca a finire il college», lascia la mia testa, che si schianta nuovamente contro pavimento freddo.
«Oh, e vedi che dobbiamo pagare l'affitto e le bollette. Lavori o vai lì a farti la passeggiata?», dice con disprezzo.
Esce dal salotto, poi sento il tintinnio delle chiavi e lui che sbatte la porta e se ne va. Striscio lentamente verso il tavolino e mi aggrappo ad esso per potermi alzare. Con grande fatica mi metto a sedere e sento qualcosa scivolare lungo la mia guancia. Tocco con due dita e poi vedo del sangue sulla mia pelle.
Barcollo vistosamente fino alla mia stanza. Mi chiudo dentro a chiave e lentamente mi sposto in bagno. Prendo il necessario per disinfettare la ferita e poi metto un cerotto.
Mi sdraio a letto e resto per un paio di minuti ferma così, a fissare il soffitto.
Con una mano apro il cassetto del comodino e prendo un antidolorifico, mandandolo giù per la gola senza acqua.
Chiudo gli occhi e stringo il cuscino tra le mani, pensando ad un modo per mettere fine a tutto questo.
Quando vedo i raggi del sole filtrare dalla finestra, mi stropiccio gli occhi, nonostante io non abbia dormito nemmeno per dieci minuti, e continuo a stringere il cuscino, restando al calduccio sotto le coperte. Guardo l'ora sulla radiosveglia e mi scappa un gemito. La testa mi fa ancora male.
Mi alzo lentamente dal letto e la stanza per poco non inizia a girare. Mi prendo qualche secondo prima di alzarmi dal letto e andare in bagno a dare un'occhiata al mio viso.
Sullo zigomo si è formato un livido, che potrò tranquillamente coprire con un po' di fondotinta.
Mi lavo e mi preparo, assicurandomi di coprire bene il livido, e poi vado in cucina a fare colazione.
Sul bancone trovo un mazzo di rose rosse e un bigliettino: “Scusami se ho reagito in modo così eccessivo. Spero mi perdoni. Ho pagato l'affitto io, non devi preoccuparti.”
Più leggo le sue parole, più mi sento presa in giro.
Faccio il bigliettino a pezzi e lo getto via, andando poi a prepararmi la colazione.
Quando finisco, prendo lo zaino e il mazzo di fiori, e poi scendo le scale e butto i fiori nel bidone della spazzatura. Non ho bisogno del suo perdono né tantomeno dei suoi fiori.
Monto sulla mia bici e inizio a pedalare verso il college. Davanti al cancello trovo nientemeno che Jay, mentre sta cercando di sciogliere il nodo degli auricolari.
«Ehi, chi si rivede!», grida non appena mi vede. Alza una mano in aria continuando a salutarmi.
Il suo sorriso mi trasmette una tale allegria che mi è impossibile non sorridere anche io.
Poso la bici e poi vado da lui; Jay non perde tempo ad abbracciarmi, con gli auricolari che si impigliano tra i miei capelli. Lo sento imprecare e poi mormora: «Li amo, ma li odio. O si impigliano tra le cose o si annodano, però almeno con il filo non le perdo quasi mai o se il cellulare dovesse cadere, so che ne impedirebbero quasi la caduta», dice riferendosi agli auricolari.
«Immagino non sia un fan degli airpods», dico ridendo.
«No, li perdo sempre e sono scomodi», si stringe nelle spalle. Quando finisce, riporta lo sguardo su di me e alza immediatamente le sopracciglia e in seguito strizza gli occhi confuso. Si avvicina e tasta con le dita la zona dove ho il cerotto.
«Che ti è successo?», domanda.
«Sono inciampata e sono caduta», dico. Non è nemmeno una bugia, ho soltanto omesso la parte dove Jamie mi dà uno strattone.
«Wow, hai preso una bella botta allora. Ti fa molto male?», si preoccupa.
«Meno di ieri, direi. Ora sto bene», rispondo.
«Si avvicina la festa di Halloween, ci verrai?», chiede con gli occhi che brillano di entusiasmo.
«Dove si terrà?»
«Onestamente non ricordo bene... Forse quel tizio della squadra di football, Tyler, la organizza da lui», oh merda, lo stesso Tyler che conosco io?
Se è così, dubito che Jamie non ci andrà e so che mi porterà con lui.
«Forse verrò», dico con un sorriso.
«Bene, fantastico! Non vedo l'ora», il suo sorriso si spegne lentamente non appena vede la cheerleader, Aurora, che si sta baciando con un ragazzo.
Jay gonfia le guance e si gira verso di me, sorridendomi poi come se non fosse successo niente. «Hai lezione ora, vero?»
«Sì, tu?»
Mi regala un sorriso mesto e dice: «Sì... Anche se vorrei fare altro, tipo andare a casa e stare sotto le coperte.»
Lo capisco. Ci è rimasto male. Non so come ci si sente ad amare qualcuno che non ti ama, ma penso faccia molto male. E lui si vede che è innamorato perso di lei.
«Ehi», gli tocco il braccio.
«Sto bene, in fondo la vita è così. Non ho i suoi muscoli e la sua reputazione. Lo sapevo sin dall'inizio, Ariel. Le cheerleaders non stanno con gli sfigati come me», si sistema meglio il beanie e poi mi saluta, andando via.
Rimango ferma a guardare Aurora, finché il ragazzo non le dà un ultimo bacio e poi scappa via. Lei si tocca le labbra e poi si pulisce gli angoli della bocca. Incontra il mio sguardo e inarca un sopracciglio, poi viene verso di me.
«Che hai da guardare?», chiede.
«È il tuo ragazzo, quello?»
«Non sono affari tuoi», risponde senza troppa aggressività, poi va via. Perché tutti devono essere così nervosi in questo posto?
Qualcuno mette un braccio sulle mie spalle e mi stampa un bacio sulla testa.
«Buongiorno, tesoro», dice Jamie. Trattengo la voglia di alzare gli occhi al cielo.
«'Giorno», dico svogliata.
«Hai visto la sorpresa di stamattina?», chiede contento.
«Sì».
Lui si posiziona davanti a me e mi sorride. Mi prende il viso tra le mani e poi si avvicina per baciarmi. Pensavo fosse un semplice bacio a stampo, ma mi sta infilando la lingua in bocca. Faccio per tirarmi indietro, ma lui mi stringe con un braccio impedendomi di muovermi.
Con la coda dell'occhio intravedo Jasmine insieme ad una ragazza, e spingo via Jamie con tutta la forza che ho.
«Ma che cazzo?», dice confuso.
«Scusa, faccio tardi», dico e lui sembra capire senza fare troppe storie.
«Okay, ti darò un passaggio io a pranzo. Andremo a mangiare fuori». Dio, che strazio.
«Okay, a dopo», scappo via, facendo attenzione che Jasmine non mi veda.
Mentre vado a lezione, il cellulare vibra nella tasca.
Lo tiro fuori e leggo il messaggio:
“Tuo fratello sarà libero.”
Leggo più volte il messaggio e sento il peso che mi portavo sul cuore alleviarsi. Ho un groppo in gola, vorrei piangere, ma mi trattengo.
Mio fratello sarà libero.
Libero.
Okay, Jamie è uno stronzo.
E chissà cosa sarà successo al fratello di Ariel. 👀
Buona domenica a tutti❤️ visto il maltempo che sta colpendo l'Italia in questi giorni, mi auguro che stiate tutti bene, fate attenzione e non uscite con questo tempo. Siate prudenti. Se qualcuno è di Venezia o Matera, dove ci sono stati più danni, spero con tutto il cuore che stiate bene e che vi riprendiate in fretta. Sono con voi ❤️
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