Capitolo 37




"Voglio che tu sia mia in tutti i sensi, che tu sia la mia migliore amica, la mia amante, la mia confidente ma soprattutto la mia ragazza".
Ho sperato in queste parole da quando la nostra semplice amicizia si è trasformata in qualcosa di più, qualsiasi cosa fosse, ora posso finalmente dire che posso darle un senso. Una storia d'amore sicuramente un pò contorta, ma è speciale ed è la nostra.
Jim:" dì qualcosa ti prego"
Sono felice ma le parole mi muoiono in bocca, vorrei urlargli quanto mi abbia finalmente messo al posto proprio ogni pezzo del mio cuore, ma deve soffrire un pò. Resta il fatto che al primo ostacolo si è fiondato tra le braccia di un'altra, una cosa difficile da perdonare.
Stella:" lo fai per pietà? Dato lo stato in cui mi ritrovo?"
Jim:" sei seria? Perché a me del tuo stato me ne frega ben poco" alzo un sopracciglio per dargli modo di riformulare la frase.
Stella:"detto così non è carino"
Jim:"non intendevo questo, ciò che cerco di dirti mi fa stare male vederti così ma non è per questo che ho deciso di affidarti il mio cuore e aprirmi con te"
Stella:"ecco, ora va già un po' meglio"
Mi guarda intensamente incastrando le sue iridi nelle mie, in un modo mai fatto prima, quasi come se volesse attirarmi a se, cercando di incatenarmi con il suo sguardo e ci riesce.
Vengo rapita da questo momento di intensa dolcezza, si è calmato e finalmente respira normalmente, mentre pronunciava quelle parole aveva l'affanno, il modo era esattamente quello di una persona che si tiene tutto dentro e non appena trova il coraggio sputa ad una velocità assurda tutto ciò che ha da dire; dopo essersi liberato di questo "peso".
Jim:"non hai nulla da dire?"
Stella:"fidati, potrei dire cose che non penso soltanto perché covo ancora un po' di rabbia nei tuoi confronti, preferisco limitarmi ad osservarti e poi se hai notato sono l'inferma qui. Mi prendi dell'acqua per favore?"
Si alza non appena finisco di parlare per prendermi ciò che gli ho chiesto, fa presto ritorno con acqua e biscotti.
Jim:"li ho presi nel caso ti venisse fame, tieni" mi porge il bicchiere e poi torna a sedersi mantenendo comunque le distanze.
Stella:"puoi avvicinarti, non ti mangio mica"
Jim:"no è che preferisco restare qui, non voglio farti del male"
Stella:" l'hai già fatto e nonostante questo sono qui"
Jim:"perché non puoi muoverti altrimenti ti saresti chiusa già in camera tua o saresti sgattaiolato via di casa non appena avrei varcato la soglia"
Stella:"melodrammatico"
Jim:"realista, più che altro"
Stella:"direi più uno che se la fa sotto"
Jim:"pensi che non sia abbastanza uomo?"
Stella:"sei una femminuccia"
Jim:"potrei mostrarti quanto sia femminuccia"
Stella:"mamma mia quanto siete permalosi voi uomini, non vi si può attaccare la vostra virilità che dovete sempre minacciare di mostrare quanto siate uomini...ipocriti"
Jim:"semplicemente volevo smentire la mia femminilità, so essere uomo"
Stella:"sai, ma non lo metti in pratica, in effetti sembri più un bambino "
Jim:"ha ha simpatica" il suo viso cambia espressione ed io inizio a ridere, perché spesso si comporta realmente come un bambino.
Jim ha un bisogno costante di conferme nella sua vita, non basta che gli si dica che sia tanto uomo ma ha bisogno d'amore, di certezze, di tenerezza. Tutto ciò che nella sua vita ha ricevuto ma non dalla persona che lui desiderava, un po' come me.
Per questo spesso lo comprendo, perché nonostante abbiamo vissuto vite diverse sono più simili di quanto immaginiamo.
Jim:"perché sei silenziosa? A cosa pensi?"
Stella:"non te lo dico"
Jim:"poi io sarei il bambino"
Stella:"certo, sempre in ogni momento" mi sposto per alzarmi un po' con il busto ma faccio un movimento brusco e questo mi provoca del dolore, dalla mia smorfia e dal mio urlo, Jim sbianca e si precipita al mio fianco.
Jim:" Stella, che succede?"
Stella:"nulla aiutami ad alzarmi, ho delle fitte provocate dal dolore, dovrei prendere degli antidolorifici ma non ricordo quali"
Jim:"chiamo il dottore"
Stella:"no no c'è tutto scritto su un foglio dove trovi i medicinali"
La mia benda stretta spesso mi da la sensazione che mi blocchi il flusso sanguigno e per questo mi provoca dei mal di testa allucinanti, spesso arrivo ad avere delle allucinazioni, ma il dottore mi ha rassicurato che sia normale poiché è dovuto al trauma subito.
Jim:"tieni, sono queste" mi porge delle pillole, per sdrammatizzare prima di ingerirle gli chiedo se siano quelle giuste.
Jim:"sono queste fidati"
Stella:"se vuoi ammazzarmi fallo direttamente"
Jim:"non ti fidi di me?"
Stella:"dovrei?"
È naturalmente offeso dalle mie parole, ma non può pretendere piena fiducia dalla mia parte dopo aver saputo che ha preferito andarsene con un'altra anziché starmi vicino.
Stella:"non volevo essere così cattiva, ma devi capire che non ti ho perdonato, il solo sapere di aver preferito un'avventura a me su un letto morente, non è che mi fa aprire le braccia verso di te ed accoglierti amorevolmente, dovresti comprendere le mie decisioni"
Jim:"non ho detto nulla, stai facendo tutto tu"
Stella:" a differenza tua so riconoscere una persona triste e ferita, tu continui ad infliggere dolore, per questo siamo diversi e non potremo mai funzionare io e te insieme come una vera coppia"
Jim:"no? Allora cosa siamo?" Si alza e inizia a camminare per il salotto, la rabbia ormai alberga in lui.
Stella:"siamo due persone che hanno condiviso un divano una volta, si son baciati spesso e poi niente, potrei definirti un amico"
Jim:" davvero? Ti senti bene? Io e te non potremo mai essere amici, ti ho appena detto che voglio che tu sia la mia ragazza e tu mi parli di amicizia? Certo che per essere una che capisce sempre tutto questo volta non hai capito un cazzo"
Prende le sue cose e a passi svelti raggiunge la porta, le mie condizioni non mi permettono di raggiungerlo e quindi sono costretta a chiamarlo; ovviamente stacca ad ogni squillo.
Stella:"Amy ti prego puoi chiamare Jim? È scappato via di casa come fanno i bambini"
Amy:"sì lo so, ho sentito tutto, ora vengo"
Che bambino!

Dopo ore trascorse invano a cercare Jim decidiamo di arrenderci, quando si calmerà sa dove trovarmi dato che non posso muovermi non sono io di certo quella che scapperà.
Pretende che io accetti di essere la sua ragazza quando mi ha pienamente dimostrato la persona che sia davvero, inaffidabile e soprattutto immaturo.
Amy ha trascorso tutta la giornata tra il cellulare per cercare il fuggitivo e me, l'inferma.
Almeno abbiamo avuto il tempo di spettegolare e raccontarci le nostre cose, non trascorrevamo del tempo insieme da un po'.
Stella:"come va con Marcus?"
Amy:" è dolcissimo e non è per niente come gli altri ragazzi, mi fa sentire davvero bene"
Stella:"sono contenta, se fa il coglione dimmelo che lo stendo io"
Amy:" so che siete molto legati, questo non può che giovare a me stessa"
Stella:" si, lui ed Arthur sono la mia famiglia, lo tengo d'occhio tranquilla"
Veniamo interrotte dalla porta che si apre e Marcus fa la sua entrata da Oscar in compagnia delle pizze.
Marcus:"su Stella corri ad aiutarmi"
Stella:"quanto sei simpatico questa sera?"
Marcus:"lo so, troppo per determinate persone"
Amy:"la smettete?"
Stella:"tranquilla è tutto normale"
Marcus:" mangiamo di qua così Stella non dovrà affaticarsi molto, comunque volevo avvisarti che domani non verrà la fisioterapista perché non può e la sostituisce un suo collega"
Stella:"ok"
Distrattamente inizio a mangiare senza nemmeno aspettare loro due intenti a salutarsi dopo una giornata trascorsa senza vedersi, non che provo invidia anzi tutt'altro, vorrei condividere lo stesso che hanno loro ma sono una totale sfigata da essermi beccata vari traumi e quindi costretta qui, inferma, ad osservare loro due pomiciare; mi sento come l'amica asso che povera, costretta a subirsi le sue amiche innamorate mentre lei non viene filata nemmeno per sbaglio, ecco, io sono l'amica asso.
Stella:"di la ci sono le camere, se avessi voluto guardare un porno l'avrei fatto"
Amy:"scusaci, ma mi mancava troppo"
Stella:"già, ora posso mangiare? Siete troppo disgustosi"
Marcus:"vuoi unirti a noi?"
Amy rifila un bel ceffone al cretino del mio amico, se lo merita.
Stella:"non sei il mio tipo mi dispiace"
Marcus:"peccato"
Dopo aver cenato mi hanno aiutato a raggiungere la mia camera senza alcun ostacolo, ho provato a mandare qualche messaggio a Jim, dopo la sua scomparsa non ho avuto più nessuna notizia e inizio a preoccuparmi.
Mi abbandono tra le braccia di Morfeo prima di quanto pensassi.
Nella sogno rivivo il giorno dell'aggressione, ma il posto questa volta è casa mia, io chiedo aiuto a Jim ma lui mi volta le spalle e se ne va via lasciandomi li tra le mani di un pazzo.
Mi sveglio e mi accorgo che sono le cinque del mattino, bevo un sorso d'acqua per riprendermi dallo spavento e prendo il cellulare.
Jim
Sto bene, non c'è bisogno che ti preoccupi.
Si è degnato di rispondere dopo una giornata trascorsa a rintracciarlo, ma lo evito.
Gli ho dato già fin troppa importanza e non la meritava neppure.
Siamo bloccati in questo strano rapporto, una sorta di limbo dove alterniamo giornate in cui sembriamo una giovane coppia di innamorati ad altri giorni in cui sembriamo cane e gatto pronti a scannarsi. Odi et amo.

Qualche ora più tardi arriva il sostituto della signora Julia, un ragazzo qualche anno più grande di me, molto carino, si presenta per farmi fare le terapie per rimettere in sesto questo ferro vecchio in cui mi ci ritrovo intrappolata, mi sento come in un corpo di un estraneo, un qualcosa che non mi appartiene.
Matt:"ciao io sono Matt, sostituisco Julia perché oggi aveva altri pazienti da seguire e non poteva raggiungerti qui, quindi quando sei pronta possiamo iniziare"
Stella:"io sono Stella"
Matt:"bel nome"
Stella:" grazie, ti dispiacerebbe aiutarmi?"
Matt:"certo, vieni appoggiati a me così iniziamo già a fare qualche passo senza l'ausilio di stampelle o altro"
Faccio come mi dice ma le mie gambe tremano non appena metto piedi al pavimento, sarà perché senza nulla mi sento insicura e troppa esposta al pericolo.
Matt:"tranquilla, non può succederti nulla finché ci sono io qui pronto a prenderti, fai piccoli passi e nel mentre inizi a lasciare le mie mani così acquisirai lentamente la giusta sicurezza"
Stella:"credo che sia un problema di comandi, come se al mio cervello non arrivassero correttamente"
Matt:"perché hai paura, hai subito un trauma e di conseguenza ti rimanda a quel giorno e questo ti blocca i passi, ma sei soltanto tu quella che può cambiare le sorti di questa situazione, ci vuole coraggio e da quel che vedo ne hai soltanto che ora riposa"
Stella:"non sono coraggiosa ma soltanto una stupida"
Matt:"dici questo perché non riesci a camminare bene?"
Stella:"no perché è colpa mia se mi ritrovo in questa situazione, avrei dovuto dar ascolto ai miei amici anziché fidarmi di un pazzo psicopatico soltanto perché ho creduto alla storiella della bontà lasciandomi abbindolare e finire come mi vedi ora"
Matt:"cosa ti è successo nel preciso? Se ti va di parlarne ovviamente"
Stella:"anche consulenza psicologica?"
Matt:" quel che serve all'occorrenza, mia nonna mi ha sempre detto che sia più facile aprirsi con uno sconosciuto che con qualcuno che ti conosce, se vuoi io son qua"
Stella:" una nonna saggia"
Matt:"si abbastanza"
Stella:"la storia del mio trauma comincia con un'amicizia trasformatosi poi in aggressione, pensavo fosse un bravo ragazzo che provava invidia per chi frequentavo ma in realtà è che lui ha architettato il suo piano e aspettava soltanto il momento giusto per metterlo in pratica, il mio amico poliziotto mi ha informata e mi teneva aggiornata e mi consigliava ogni giorno di non avvicinarmi al mio aggressore quando mi trovavo da sola, ma io sono testarda e tendo a fare le cose di testa mia...entro nel bar con lui e poi non ricordo più nulla"
Matt:"non ricordi o non vuoi ricordare?"
Stella:"entrambe le cose"
Matt:"brutta storia ma serve comunque a farti capire che non puoi fidarti del primo che ti sembra gentile"
Stella:" ora lo so"
Matt:"vedi, distraendoti hai fatto i primi passi senza tenere le mie mani"
Nel farmelo notare mi aggrappo alle sue salde mani, è un problema psicologico, più penso al trauma e più incontro difficoltà nel riprendere la mia vita normale, se mi distraggono allora riesco nell'intento.
Il cervello è la macchina più complessa che esista.
Matt:" stai facendo progressi credimi, devi soltanto rilassarti e smettere di pensare alla paura, perché è quella a bloccarti maggiormente, ora facciamo una piccola pausa e poi riprendiamo"
Stella:" d'accordo".
Mi siedo sul divano e bevo un sorso d'acqua, poi passo ai medicinali che ho dimenticato di prendere prima.
Matt:"di cosa ti occupi?"
Stella:"studio cinema e lavoravo su un set cinematografico importante ma data la mia situazione ora sono bloccata qui"
Matt:"dai presto ci ritornerai"
Stella:"è quello che spero, mi manca tantissimo"
Matt:"sei fidanzata?"
Stella:"ehm ni, in realtà non lo so nemmeno io, non saprei definire il nostro rapporto, so soltanto che alla prima difficoltà è andato a letto con un'altra"
Matt:"ah beh, un signore"
Stella:"potremmo definirlo così, certo"
Matt:"sei stupenda, troverai il ragazzo giusto"
Stella:"tu da quando lavori come fisioterapista?"
Matt:"sono due anni, dopo aver completato gli studi ho preso servizio in questo studio affiancando spesso Julia, ho anche i miei pazienti, però spesso aiuto i suoi così non si affatica molto"
Stella:"capisco"
Amy irrompe nel salotto accompagnata da Jim, il quale osserva me e Matt turbato, sarà che la sua imponente statura e bellezza provocano un tantino di gelosia, è quello che merita.
Jim:"ciao, tu sei?"
Matt:" Matt sono il fisioterapista che sostituisce Julia"
Jim:"ah, da quando ci sono anche i ragazzi?" Lo dice troppo a voce bassa, quasi in un sussurro, ma averlo a pochi passi mi permette di sentire perfettamente ciò che dice.
Stella:"cosa?"
Jim:"no niente"
Matt:"infatti non ho ben capito"
Jim:"nulla pensavo ad alta voce"
Poco dopo riprendiamo con gli esercizi e per tutto il tempo Jim non fa che osservarci, in alcuni momenti ho perso l'equilibrio e il colosso del mio dottore ha attenuato le mie cadute provocando in Jim una lieve irritazione, forse fastidio o ancora potrebbe trattarsi di gelosia.

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