Capitolo 18
Conto i bicchieri di birra vuoti davanti ai miei occhi e sembrano davvero tanti, non ho mai bevuto così tanto ma stasera ho perso davvero il controllo della situazione. Ho alzato un po' troppo il gomito.
Ma perché sono così patetica?
Ryan:"hey dove vai? Ora viene il bello, vero Frank?"
Frank è il proprietario del bar, un uomo anziano che a quanto pare tiene aperto il locale anche di notte da quando ha perso sua moglie, è un rifugio per chi non ha una casa, per gli ubriaconi, e per chi ha qualche problema in generale; una sorta di psicologo però specializzato nella materia più facile, l'alcol.
Perché sono qui? Avevo un gran bisogno di affogare ogni dispiacere in qualcosa, ultimamente mi sembra di aver perso il controllo della mia vita, ha deciso di procedere secondo un percorso tutto suo.
No, seppur io dovrei tenere il comando, a quanto pare c'è il pilota automatico inserito e in questo momento descriverei la mia vita come un treno ad alta velocità in una ripida discesa. Il problema? C'è qualcosa che non va e non riesco a tenerlo a bada questo "treno" della mia vita.
La mia testa ormai pensa cose strane, e mi sembra di essere in quei film polizieschi. Ryan ha cacciato un coltello dalla giacca e me lo punta contro.
Io inizio a ridere, sono troppo ubriaca da poter distinguere la realtà dal sogno.
Ryan:"ragazzina su dai fa la brava, dammi tutti i tuoi soldi e non ti farò del male"
Stella:" ma io non ho niente, bello scherzo" e continuo a ridere ignara di quello che sta accadendo intorno a me.
Frank è visibilmente impaurito, sono l'unica donna circondata da tanti uomini eppure fino a poco fa non provavo un minimo di paura.
Qualcuno urla, non riesco a capire da dove proviene è troppo confusa la mia visuale.
Sento un tonfo, un tavolo rovesciato e i cocci delle bottiglie volano come gocce di pioggia.
Qualcuno batte forte qualcosa, è un rumore tipo quando con un martello batti il chiodo, è forte e mi sta traforando i timpani, ma poi qualcuno mi strattona, le mie gambe cedono e sto per cadere quando vengo sollevata. Poi nero, vedo tutto nero intorno a me.
La luce. Arthur!
Fatico ad aprire gli occhi perché il sole è troppo forte, ma dove sono?
Mi abituo piano alla luce del giorno, mi stiracchio per bene, sembra che abbia dormito per giorni.
Apro gli occhi per bene, metto a fuoco e la mia camera sembra diversa dal solito, ci sono cose che non ricordavo neppure di avere. E il letto?
Sembra una camera d'albergo con la differenza che questa è abitata però, ma poi sento dei passi.
La porta si apre... Jim? Che cosa? Ma che mi passa per la testa ?
Stella:" vattene via dalla mia camera e da casa mia, chi ti ha fatto entrare?"
Jim:"buongiorno anche a te? Si ho dormito bene sul divano. Dio mio ma mordi la mattina, sei parecchio aggressiva, comunque volevo farti notare che questa non è camera tua e non è nemmeno casa tua. Ma quanto hai bevuto per non riuscire a riconoscere nemmeno casa tua"
Stella:" che cosa? Non capisco..." sto per alzarmi quando noto che indosso soltanto una t-shirt. No, no, no, non può essere, sono impazzita " non mi dire che, sei uno schifoso approfittatore" gli tiro un cuscino.
Jim:" sta buona hey, non ti ho neppure sfiorata, eri ubriaca e mal ridotta, ti sei vomitata addosso quando siamo arrivati qui e per questo ti ho dato anzi messo una mia maglia, ma giuro non è successo niente"
Stella:" ti ucciderò, sappilo..." noto un taglio sullo zigomo "Jim, cosa hai fatto all'occhio?"
Jim:"niente non ho visto il mobile aperto e questo è il risultato"
Stella:" non ti credo, ma la tua amica non era qui a casa?"
Jim:"no lei è uscita, aveva delle cose da fare"
Stella:" ah, senti credo che dovresti medicarti o andare in ospedale "
Jim:"no, niente ospedale, dopo metto un cerotto"
Stella:" è una tregua la nostra giusto? Tu mi hai tolto i vestiti, lascia che io ti curi la ferita o almeno lasciati accompagnare in ospedale"
Jim:" ok, niente ospedale, c'è la cassetta del pronto soccorso proprio nell'armadietto di fianco a te" fa un ghigno "accomodati pure".
Stella:" soffrirai, te lo prometto"
Jim:" prenditi pure la tua rivincita, sappi che si tratta di un piccolo graffio"
Prendo la valigetta e raggiungo Jim, lo faccio sedere sul letto e inizio a prende ciò che mi occorre.
Apro una garza, prendo del disinfettante ne bagno un po' e poi avviso che sto per disinfettarlo.
Stella:"avvertirai un leggero pizzico e un po' di bruciore, ma potrà essere anche amplificato il dolore, attento"
Jim:"perché che fai, mi squarci lo zigomo?"
Stella:"non ci avevo pensato, potrebbe essere un'idea" sorride, e inizio a tamponare piano, ne prendo un'altra e ripeto lo stesso passaggio quando premo un po' forte Jim si aggrappa alla mia vita.
Jim:"penso sia sufficiente, non serve che tu mi uccida"
Stella:"giuro non volevo, non è stato intenzionale. Dai non ti lamentare metto la medicazione e poi sei libero" metto la medicazione e chiudo tutto.
Stella:"dove butto questo?"
Jim:"lascia perdere ci penso io, se vuoi farti una doccia qui c'è il bagno, puoi prendere qualcosa di mio tranquilla non te lo lascio, poi me lo ridarai"
Stella:"no preferisco farlo a casa mia"
Jim:" e vorresti uscire così? Mezza nuda sulla moto? Non fare la bambina" continua a fissare la parte scoperta del mio corpo, il suo sguardo mi rende le gambe di gelatina. Una sensazione strana.
Stella:"ok, metti i vestiti qua ed esci fuori"
Entro nel suo bagno, e inizio a trafugare tra le sue cose. Ha il mobile pieno di creme, profumi e anche maschere, ci tiene molto alla cura del corpo. Ovviamente! Questo bagno è grande quanto la mia camera.
Mi infilo sotto la doccia, insapono i miei capelli, puzzano troppo di vomito.
Prendo le tovaglie una l'avvolgo intorno ai miei capelli e l'altra intorno al mio corpo, esco dal bagno e il vapore mi impedisce di tenere gli occhi aperti e per poco non mi scontravo con Jim.
Jim:"scusami, stavo leggendo non avevo sentito la porta aprirsi" i suoi occhi vanno dal mio viso alle mie gambe.
Stella:" ora se non ti dispiace vorrei vestirmi"
Trovo un pantalone della tuta e una sua maglietta bianca. Stringo l'elastico del pantalone per impedire che cada giù, infilo la maglietta dentro e vado a pettinare i miei capelli.
Passo giusto un po' il fono e poi li lego nell'elastico, quando andrò a casa potrò rifare lo shampoo con le mie cose. I ricci son belli ma difficile da tenere a bada.
Stella:" Jim, dove sei?" La casa è troppo grande, inizio ad esplorarla quando sento la sua voce.
Jim:" vieni in cucina, c'è la colazione"
Al mio arrivo trovo il tavolo pieno zeppo di cose da mangiare.
Jim:"non sapevo cosa ti piacesse quindi ho fatto preparare un po' di tutto"
Stella:" da chi?"
Jim:" ma perché continui a far domande? Fidati e basta, ora mangia"
Stella:" solo se mi dici come ti sei fatto male davvero"
Jim:" non molli?"
Stella:"mi dispiace, ma no"
Jim:"ok allora se mangi abbastanza ti dirò cosa è successo, ma tu non ricordi proprio nulla?"
Stella:"ricordo solo che mi hai portato in un parco e poi nulla più"
Jim:" bene, abbiamo un patto, ora mangia"
Stella:" tu non mangi?"
Jim:"certo, ah mi ha chiamato Marcus, Arthur potrete vederlo oggi pomeriggio"
Stella:"ok, avviso le altre"
Jim:"non c'è bisogno tu mangia, c'ho pensato già io"
Stella:"scusa ma io ricordo che Stacy non ti rivolgesse più la parola cos'è cambiato?"
Jim:" ci siamo chiariti, mi vuole troppo bene per non parlarmi più" mi fa l'occhiolino.
Stella:" scommetto che l'hai obbligata a perdonarti"
Jim:" questo è ciò che pensi tu ragazza"
Stella:" penso? È la realtà conoscendo Stacy"
Jim:" ha ascoltato le mie ragioni a differenza di qualcuno" alludendo a me.
Stella:" sai quel qualcuno ti ha dato varie opportunità ma tu hai sempre fatto la scelta sbagliata ed io non tollero certe mancanze di rispetto"
Jim:"mancanze di rispetto?"
Stella:" si, dopo il bacio sei scomparso anzi mi trattavi come se fossi il nulla e poi hai preteso che io mi comportassi diversamente da te, ci son rimasta male si però poi ho capito che soltanto io avevo dato importanza a un qualcosa che per te non ne aveva"
faccio una pausa "per te le donne sono come i fazzoletti usa e getta, prendi quella che ti piace arrivi al punto e poi arrivederci, ma io non sono così, io non mi faccio trattare come un oggetto mi dispiace"
Jim:"io non ti ho mai trattato come un oggetto, sei capitata in un momento della mia vita particolare, per questo non ti ho dedicato le giuste attenzioni ma rimedierò"
Stella:" mi dispiace, ma il treno è passato. Hai presente la citazione carpe diem? Cogli l'attimo... tu sei andato oltre e quindi l'attimo è volato via nel nulla, ora hai la ragazza bionda spero tu possa essere felice"
Jim:"non è la mia ragazza, quante volte devo ripeterlo?"
Irina:" amore sono a casa, tua cugina si è ripresa?"
Inizio a ridere, perché non si smentisce mai.
Stella:" amore, sono tua cugina giusto?" Scuoto la testa alla sua reazione visibilmente di panico.
Irina:"oh ciao, vedo che sei sveglia, piacere Irina sono la ragazza di Jim tu sei?"
Stella:" ciao Irina sono stella la cugina di Jim"
Irina:" quanto sei carina, ma cosa è successo? Jim mi ha raccontato che ieri sera il tuo ragazzo ti ha buttato fuori di casa e che lui ti ha portata qui, tranquilla tutto passa"
Stella:" già il mio ragazzo, Irina se puoi scusarmi ma ora devo tornare a casa mia come ben vedi ho bisogno dei miei vestiti, questi di mio cugino cominciano a starmi un po' larghi"
Jim:" ti accompagno"
Stella:"non c'è bisogno, prendo l'autobus, hai fatto già troppo per me, grazie caro cugino"
Irina:"lasci che ti accompagni, se non lo fa non riposerà tranquillo"
Stella:"no davvero vi ho rubato già troppo tempo, ora sei tornata, tranquilla"
Jim:" Irina l'accompagno e poi ritorno più tardi, sai devo andare da Marcus"
Irina:"si io più tardi ho una consulenza online poi penso che dormirò sono troppo stanca"
Jim:" va bene a dopo" lei le lascia un bacio a stampo e poi mi prende per un braccio, prende le mie cose ed usciamo fuori dal suo appartamento.
È stata una situazione al quanto imbarazzante e ironica. Sarei la cugina, che scusa banale.
Stella:"perché le hai mentito?"
Jim:" cosa importa? Così è tranquilla e non mi da noie?"
Stella:" vedi che non hai rispetto per le persone?"
Jim:"la smetti di urlare? Cammina muoviti"
Decido di starmene zitta per tutto il tragitto in fin dei conti non ha tutti i torti io non sono nessuno.
Arriviamo a casa mia, lo ringrazio e vado via.
Jim:" ti aspetto qui?"
Stella:" per quale motivo dovresti aspettarmi?"
Jim:"come verrai in ospedale?"
Stella:"chiamo le ragazze o prendo l'autobus, tranquillo per i vestiti te li riporto in ospedale"
Jim:"puoi anche tenerli, Stacy è già li ed Amy a quanto pare non può lasciare il lavoro"
Stella:" e tu cosa ne sai?"
Jim:"dimentichi che forse io e Stacy siamo amici?"
Stella:" sai mi fa ridere questa cosa che continuiate ad essere ancora amici nonostante tu sia un cretino"
Jim:"ti ripeto lei almeno ha avuto la decenza di farmi parlare, tu non vuoi"
Stella:" sai perché? Stacy non ha avuto modo di essere tua cugina, comunque come ti sei fatto male ancora non me l'hai detto"
Jim:" fammi salire, tu ti prepari ed io racconto, mi sembra un giusto compromesso no?"
Stella:" d'accordo ma resti sul divano e da lì non ti muovi"
Jim:" promesso"
Saliamo in casa, prendo un jeans attillato e una felpa li appoggio sul letto, poi prendo i prodotti per i capelli per iniziare a dargli forma quando Jim rompe il patto.
Jim:" Stella scusa è che non trovavo...*colpo di tosse* l'acqua" seguo il suo sguardo e capisco perché si sia bloccato, i capelli bagnati hanno inzuppato la mia maglia e sono senza pantaloni. Si gira e mi da le spalle.
Jim:"scusami"
Stella:" è nel frigo e se non è nemmeno li, la nel mobile"
Jim:" ok, grazie" se ne va.
Ma perché succede tutto a me?
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