Sarà l'aria che spira.
Steso sul divano di pelle, a casa, Sherlock non riusciva a togliersi di dosso l'impressione che l'ambiente fosse troppo triste senza John. Tutto era così silenzioso, tranquillo; e il disordine che lui creava senza nemmeno accorgersene prendeva il controllo completo in veramente pochissimo tempo, senza il dottore a tenerlo sotto controllo.
Si è alzato con un balzo, e avvicinandosi a un catasta di cose che appartenevano al suo coinquilino ha provato una tristezza totale. Abitavano insieme da così poco, dopotutto; ma aveva l'impressione, a tratti, che non avesse vissuto, fino a quel momento, che per stare con lui - che lo avesse aspettato, in qualche modo, da sempre. Sapeva che c'era una spiegazione logica anche a questa sensazione; ma non voleva cercarla, preferendo crogiolarsi, fino a quando sarebbe stato possibile farlo, in questa illusione peraltro molto teatrale.
[Celeste_Parini lol] L'uomo è sopra ogni altra cosa istintivo. Non può evitare di preferire le emozioni alla ragione; non dipende da lui. Ogni uomo è, più o meno, come una bandiera esposta al vento tempestoso della vita, e cosa ci può fare? Cercare di non perdere pezzi e rimanere attaccato all'asta, non molto di più.
Quelle parole erano tra le prime che venivano in mente a Mycroft, quando provava a trarre qualcosa di utile dalla sua straordinaria memoria a riguardo dell'argomento "inevitabilità delle emozioni". Le aveva rivolte a Sherlock (unendo lo studio a un po' di fantasia) in un tempo così remoto che il fatto che le ricordasse così bene lo lasciava stranito; ed ora, a dimostrazione di quanto fosse già maturo allora, si trovava a vivere esattamente quel che aveva ignaramente descritto in una gioventù passatissima.
Ha sospirato. Quando aveva composto quel messaggio... L'ultimo messaggio mai più scritto a Lestrade, era scoppiato a piangere. Più tentava di ricacciare indietro le lacrime, e più esse uscivano, e più la gola gli bruciava. Era stato un momento orribile, ma non il peggiore che avesse passato con e per quell'uomo.
Aveva bloccato il suo numero, dopo averlo inviato. Ma non è durato più di qualche momento - era sicuro di non avere più alcuna lacrima da versare, ma sapeva che l'altro ne avrebbe avute, e molte di più. E ha trovato molto meno doloroso rendersi, in qualche modo, partecipe della sua sofferenza, che tenersene fuori...
Ma come, come è possibile che già senta di amarlo, quando per tutta la mia vita non ho propriamente "amato" nessun altro?
Sia nella mente di Sherlock che nei pensieri di suo fratello vorticavano, più o meno, queste stesse parole. Sarà l'aria che spira.
Il nome di Moriarty, anche se non era ancora ricollegabile direttamente a nulla, aveva un sapore strano; e il consulente investigativo lo rigirava in bocca come una caramella, immaginando chi mai potesse nascondersi dietro quella parola. Un poco gli faceva paura; ma il pensiero di avere John con sé lo rendeva sicuro, e in qualche modo orgoglioso.
Con sé... Quella sera non era con lui, affatto. Era fuori con Sarah, la ragazza alla quale aveva preferito dedicare quella serata.
Ma Sherlock Holmes non se ne starà qui fermo a far nulla.
D'improvviso, un'idea stramba gli è balzata in mente; nemmeno aveva pensato a quella possibilità quasi egoista, ma... Eh dai, lui era egoista. Lo era sempre stato.
Ha telefonato al circo dove aveva prenotato due biglietti - uno per John e uno per Sarah - a suo nome; e ne ha prenotato un'altro. Poi è corso in stanza e si è vestito di tutto punto; e di volata è uscito, salutando una sorpresa signora Hudson che, proprio in quel momento, si stava apprestando a portargli una cena squisita.
Sul taxi, mentre guardava la sua più che familiare città scorrergli davanti agli occhi - a tratti, a causa del traffico - gli è venuto in mente Mycroft. Se si finiva così male a perdere i rapporti con una persona "cara"... Così taciturni, forse depressi... Avrebbe tentato con tutte le sue forze di evitare di perdere il suo Watson. Era una prospettiva orribile...
Perché il suo fratellone non l'aveva previsto? Perché non si era accorto di cosa avrebbe portato quell'interruzione di rapporto, qualsiasi rapporto fosse?
Sherlock sentiva di non potersene stare con le mani in mano, ad attendere che gli passasse. Era un'occasione perfetta per ricambiargli tanti favori... E poi, nessuno poteva affermare con certezza che sarebbe mai passata. Era pressoché necessario per il bene del governo Britannico scoprire chi fosse la persona con cui aveva avuto a che fare.
Se avesse mai potuto esserci qualcosa tra lui e qualcun altro, in altri tempi avrebbe pensato ad Anthea, la sua assistente. Ma c'era ancora, esattamente come da "sempre"; e quasi sicuramente, Mycroft non provava verso lei nulla di diverso che fredda indifferenza.
Che si trattasse, quindi, di qualche collega? Oh, queste supposizioni erano così assurde! Suo fratello disprezzava chiunque da quando lui stesso ne avesse memoria - ed erano più di trent'anni che lo conosceva.
Chi può mai essere?
Deluso da sé stesso, il brillante consulente ha scelto di rinviare le speculazioni - appena in tempo, perché quasi subito l'automobile si è fermata e la voce dell'autista gli ha comunicato che erano giunti a destinazione.
"Oh, grazie mille".
È uscito dal taxi ed ha pagato; poi ha preso un respiro profondo, e si è avviato alla biglietteria.
"Abbiamo prenotato due biglietti"
"A che nome?"
"Holmes"
"... In realtà ne ho tre, prenotati a quel nome"
"No, non è possibile; ne abbiamo... Prenotati solo due"
Oh, tempismo perfetto.
"Ma poi ho richiamato e ne ho prenotato uno anche per me. Sono Sherlock", si è presentato a Sarah, cercando di non mostrare assolutamente il fastidioso senso di fastidio che gli provocava quella ragazza.
Il gioco è iniziato.
*-*-*
Ahh, il nostro Governo Inglese... *fissa la foto con il volto tra le mani ed espressione sognante, iniziando a sbavare sulla povera tastiera del pc*
Cosa ne pensate della ship tra lui e Anthea?! Io la trovo rivoltante per partito preso xD
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