Paura di rimanere solo...
Una sera come centinaia di migliaia di altre; una sera come tutte.
Mycroft ha saltato la cena, per l'ennesima volta. Tanto non cambia nulla...
Si è seduto sulla sua poltrona, ha acceso lo stereo ed è rimasto fermo immobile fino alla fine di una playlist dai toni freddi e duri.
Non era affatto la prima volta che si trovava in quello stato; ma non voleva decidersi ad affrontarlo, ad affrontarsi. Sapeva molto bene, in realtà, quale fosse il suo problema; ma ammettere di essersi innamorato... Significava ammettere di aver fallito.
L'uomo di ghiaccio si era sciolto; tutti gli sforzi che aveva fatto per avere il pieno controllo su di sé, lungo il cammino della sua intera esistenza, si erano rivelati castelli in aria, che in assenza di fondamenta erano caduti al primo ostacolo.
Cercava di non sentirsi un fallito, di non sentirsi solo un piccolo uomo seduto al centro di una stanza enorme eppure tutta sua, piena di cose sue, tutte di lusso, tutte comprate con uno stipendio meritato ed abbondante.
Vivo in un mondo di pesci rossi.
Era vero, era così maledettamente vero, finché non ha scoperto quel che aveva sempre negato: che l'uomo - nessun uomo - non è padrone di nulla, e meno che tutto di sé stesso. Per tutta la sua vita, trincerandosi nell'indifferenza, non si era che illuso. Indifferenza... O ignoranza?
D'improvviso, a Mycroft si erano aperti gli occhi; ed aveva capito, finalmente, che razza di iceberg ci fosse sotto la punta che aveva consapevolmente ignorato fin dall'inizio dei suoi giorni. Ecco come filosofi, poeti, artisti, ma anche gente perfettamente comune non avevano mai raggiunto i suoi livelli: loro si erano fatti affascinare da quell'immensità buia, lontana dalla luce dell'intelligibile, e si erano dedicati a quella - soprattutto, se non solo, a quella.
I sentimenti sono la rovina dell'essere umano, si è trovato a concludere, ancora una volta, il ministro.
Ma cos'è l'uomo senza emozioni?
Questa domanda lo gettava in un nero abisso di insicurezza, profondo, che mostrava quanto anche lui fosse un pesce rosso, talvolta, almeno su certi argomenti.
Argomenti che, certo, nessuno poteva conoscere completamente; sui quali ognuno doveva ragionare da solo, e alle quali domande non esistevano risposte né universali, né corrette né sbagliate; che ognuno poteva dare, che potevano essere più o meno profonde, più o meno sincere, ma che in ogni caso-
Ding, dong.
Il campanello? Sul serio?!
Alzando lo sguardo sull'orologio, il ministro si è accertato di non avere le traveggole - no, erano seriamente le undici e mezza della sera - e ha spento la musica di malavoglia. Poi si è alzato, e cercando di non mostrare quanto si sentisse scosso a chiunque ci fosse al di là della porta, ha girato con decisione la chiave.
"Mycroft, non devi osare sbattermi fuori". Sentendo la voce del fratello, in effetti, senza nemmeno volerlo si è bloccato; ma no, non l'avrebbe fatto. Senza dubbio era là per un motivo... O meglio, probabilmente.
"Entra" ha detto freddo, finendo meccanicamente di aprire il pesante uscio. Il riccio, tuttavia, non ha mosso un passo.
"Sono qui per parlare di te. Se non sei dell'umore dillo subito chiaramente, non ti disturberò. Ma, ma renditi conto del fatto che il tuo comportamento mi sta irritando".
Sta usando un tono autoritario con me?
L'espressione che si è dipinta sul volto pallido del più alto è stata la più manifesta e la più genuina faccia incredula che, quasi sicuramente, gli fosse mai riuscita.
Con un ampio gesto ha invitato il fratellino ad entrare, e dopo avergli richiuso dietro la porta con molta cura, è andato a sedersi di fronte a lui.
"Di me" ha mormorato, guardandolo negli occhi. L'altro ha annuito, serio.
"Fratello caro, tu hai un problema. Un problema che ti sta rovinando, capisci?"
"Definiscilo" gli ha detto l'(ex-)uomo di ghiaccio, affondando la testa tra le mani.
"Sei tu quello che mi deve delle spiegazioni". Sherlock non avrebbe avuto alcun problema a parlare a ruota, come suo solito; ma aveva pensato molto bene alle conseguenze di ogni suo gesto, e senza dubbio era conveniente ascoltare, almeno stavolta. Ha osservato Mycroft alzarsi, andare a prendere due bicchieri e una bottiglia; e poi versarsi un bicchiere di un liquido trasparente - un superalcolico, a giudicare anche solo dal modo in cui suo fratello l'ha annusato prima di berlo.
Qualcosa gli sfuggiva... L'aveva sotto gli occhi, sulla "punta della lingua", ma non riusciva ad afferrarlo. Perché suo fratello stava bevendo di fronte a lui? Cosa diamine stava per dirgli? E cosa gli stava già dicendo con quel gesto?
Capendo d'un tratto cosa quello potesse significare, Sherlock ha aggrottato le sopracciglia ed ha alzato lo sguardo, puntandolo in quegli occhi azzurri che erano una delle veramente poche cose che avessero in comune.
"Tu non hai mai bevuto alcoolici. Ti fanno schifo" ha osservato, a bassa voce.
"Fanno davvero ribrezzo" ha risposto l'altro con una smorfia, alzando la mano nella quale stringeva il bicchiere ormai vuoto - permettendo al fratellino di vedere che tremava, leggermente. "Ma c'è qualcosa in me che... Che vorrei bruciare". Ha preso un respiro molto profondo, poi storcendo il naso ha cominciato a parlare. "Tu conosci molto bene la mia opinione rispetto a... Ecco, l'affetto e compagnia bella". Ha atteso un cenno da parte del fratellino, dopodiché, facendo schioccare la lingua, ha continuato. "Sono stato molto, molto convinto delle mie idee. Eppure mi sto ricredendo. Non è possibile... Non è umano sopraffare completamente i propri istinti..."
"Cosa vuoi uccidere in te?" l'ha interrotto il minore, con lo sguardo fisso sulla bottiglia così pericolosamente vicina alla sua poltrona.
"Amare è sinonimo di perdere. E pur riconoscendo che, in qualche modo, ho sempre amato, mi ritrovo ad essere caduto molto in basso".
"Innamorarsi è normale..." Si è azzardato a dire il consulente investigativo, beccandosi un'occhiataccia per risposta.
"Lestrade non è un soggetto tra i più riservati, noto"
"N-no, lui non ha detto assolutamente nulla! Sono, sì, sono stato io..."
"Sempre il solito ficcanaso" ha concluso, con un sorriso, il più grande. L'altro si è sporto in avanti, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo.
"Era necessario".
Di fronte alla serietà con cui erano state pronunciate quelle parole, sul viso del ministro è comparsa un'ombra.
"Gregory... Ha qualcosa?!"
"Si comporta solo in modo strano" ha spiegato velocemente, alzandosi - aveva ottenuto tutto quel che gli serviva di sapere. Anche Mycroft si è alzato, però.
"Strano come?"
"Come se avesse paura di rimanere da solo" ha cripticamente detto il più basso, prima di uscire senza accompagnare la porta.
Nel semibuio silenzioso del suo appartamento, Mycroft non ha trovato il coraggio di muoversi.
Paura di rimanere solo...
*-*-*
[Fantasmagorica fanart fatta da namecchan, che non so chi sia! :'D ]
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