Non siamo ridicoli, avanti!

Appena la festicciola natalizia a casa di Sherlock si era "conclusa" - con il consulente che si è chiuso in stanza senza spiegare a nessuno il perché -, Lestrade aveva preferito tornare a casa. John, che aveva notato che nemmeno lui pareva stare molto bene, ha appoggiato da subito questa sua idea, e rassicurandolo a proposito dello stato del più giovane fratello Holmes - "Tranquillo, Greg; non è nulla di grave, te l'assicuro. Sai com'è fatto, gli passerà presto" - l'ha convinto ad andarsene in tranquillità.

Devo ringraziare quel ragazzo, per la sua scenata.
Gregory si rendeva conto che il comportamento del suo amico l'aveva salvato; era consapevole di essersi comportato in maniera strana tutto il pomeriggio, e che tutti se n'erano accorti - motivo per cui avrebbero potuto preoccuparsi, se ora non fossero tutti concentrati su qualsiasi cosa potesse avere quel ragazzo. Tornando a casa a piedi, alla luce gialla e incostante dei lampioni, con la testa bassa e a passi lunghi l'ispettore ha pensato a cosa avesse combinato durante quel pezzo di giornata.

Aveva visto Molly in ansia - anche senza il senno di poi - per Sherlock; l'aveva vista rimanere molto male per come lui si era comportato; e aveva provato qualcosa per lei, qualcosa di molto simile alla pietà. Ha così deciso di fare in modo che ricevesse un messaggio molto chiaro, per il bene della ragazza - sperava - ma anche e soprattutto per sé stesso: che lui ci sarebbe stato, se lei ne avesse sentito il bisogno. Ma sapeva molto, molto bene che non era di questo che né lui, né lei avevano bisogno.
Come da tempo, tuttavia, non aveva la minima intenzione di ascoltare quel che sapeva di provare davvero. E così ha dedicato ogni sua attenzione alla povera Molly - anche con rabbia, senza badare a quel che faceva nel disperato tentativo di non sentirsi - probabilmente risultando esagerato e grottesco, oltreché fastidioso.
Io non sono omosessuale. Non siamo ridicoli, avanti: Gregory Lestrade è un uomo, non una checca!* Non potrei mai perdere la testa per un uomo - e in effetti, non l'ho mai fatto.

**

L'ispettore è rimasto a casa sua, completamente solo e quasi totalmente isolato dal mondo - rifiutando ogni invito a feste e festini da parte di John, Sherlock, ma anche di Donovan e di altri colleghi - fino a dopo Capodanno, e cioè fino alla fine delle cosiddette vacanze natalizie. Rimanere da solo con la sua coscienza tutto quel tempo non gli ha fatto bene, però. Per ignorarsi aveva letto una dozzina di libri, ascoltato tanta musica e guardato tutti quei film che aveva in programma di vedere da tempo; aveva riordinato archivi virtuali e reali, arrivando persino a datare le fotografie antiche che aveva dimenticato in uno scatolone; ma il problema era che appena si coricava, i pensieri iniziavano a scrosciare nella sua povera testa come gocciolone di pioggia durante un acquazzone, tutti insieme e tutti così prepotenti che non facevano che sconvolgerlo e confonderlo, prima che procurargli tanti incubi che non gli permettevano di dormire. Si svegliava la notte, in lacrime e con il cuore a pezzi per tanti ricordi dolorosi, che riemergevano e si mescolavano al presente cupo in cui era immerso; e ogni giorno era sempre più confuso, più spiazzato del precedente.

Come non era più la prima volta, tornare in ufficio si è rivelato un vero e proprio piacere per l'ispettore Lestrade. Circondato dai "soliti" problemi, che in un modo o nell'altro sapeva come superare, si sentiva molto più a suo agio; omicidi, rapine, ma anche solo pratiche da sbrigare e gente alterata da affrontare erano distrazioni quasi piacevoli in quanto perfettamente efficaci dai suoi problemi; e per di più... Beh, c'era qualcuno che, da quando il D.I. aveva "cambiato registro", impegnandosi con dedizione quasi morbosa ai suoi compiti, e mostrandosi sempre disponibile ad affrontare qualsiasi imprevisto - col sorriso sulle labbra - sembrava aver cambiato totalmente la sua idea su di lui. Il sergente Sally Donovan.
Da quando Lestrade, il suo capo, era miracolosamente e totalmente migliorato nello svolgere i suoi compiti, lei non lo vedeva più come lo vedeva prima. Forse, forse si era anche un po' persa di lui; e perciò - non trovando nulla di sconveniente nel farlo - si stava impegnando per farlo sentire a suo agio, per non farlo sentire troppo stanco o troppo solo, come ultimamente sembrava aver paura di rimanere; e soprattutto, per sembrare intelligente e attraente ai suoi occhi, nella speranza che tra loro potesse nascere qualcosa.
Da quando lui aveva divorziato, certo, era cambiato. Innanzitutto aveva perso peso; e in cambio, particolarmente negli ultimi tempi, aveva iniziato a mostrare i non-più-così-pochi anni che aveva nelle rughe sul viso, nel colore ormai argenteo dei capelli tenuti corti, nelle spalle sempre più ricurve e nello sguardo, quello sguardo così profondo e triste, in cui lei a tratti voleva perdersi per rimediare a quel malessere non manifesto, neutralizzando la scarica negativa che percepiva grazie a quelle stesse emozioni che quelle due macchie d'infinito le ispiravano, e che forse anche lui avrebbe potuto provare, ricambiando i suoi sentimenti e lasciandosi andare nelle mani di un amore che poteva colmare, con la sua forza, la distanza provocata dalla differenza d'età che tra lei e l'ispettore correva.
Le attenzioni di Sally non potevano, e d'altro canto non erano affatto passate inosservate a Lestrade. Da qualche tempo attendeva un segno che rendesse evidente l'interesse della sergente per lui; ed esso era finalmente arrivato, con la timida chiamata di auguri che lei gli aveva fatto a Capodanno.
Seduto dietro la scrivania, le ha fatto cenno di entrare; e quella, totalmente ignara di quello che lui le stava per proporre, è entrata e si è avvicinata - come faceva sempre, ultimamente - al tavolo, chiedendogli di cosa avesse bisogno e tirandosi indietro un ciuffo ribelle in modo (a parer suo) molto provocante.

"Sally, posso farti una domanda personale?"
"Prego", ha risposto la donna ridacchiando.
"Hai qualcosa da fare, stasera?"
La ragazza ha sgranato gli occhi, e lasciato la bocca semiaperta per qualche attimo.
"N-no, sono molto... Molto libera" ha balbettato, perdendo il controllo su sé stessa e rendendosi perfettamente conto del colore porpora che le sue guance avevano preso.
"Allora spero che non ti offenderai... Se t'invito a mangiare con me, appena avremo finito"
"Oh, d-d'accordo!" è riuscita a dire la ragazza, uscendo quasi di corsa dall'ufficio del capo - diretta al bagno, per darsi una sistemata. 
L'ha fatto, l'ha fatto! Ci sono riuscita!

*-*-*

*= notate che questi non sono i miei pensieri; io sono totalmente e assolutamente pro le coppie omosessuali. Ma l'avversione di Greg è necessaria allo svolgimento della trama che ho in mente; e più avanti capiremo anche perché diamine sia così avverso a capire il suo vero orientamento. Perdonatemi x°D

-- so che ho messo Greg anche nel capitolo precedente, ma non aveva molto senso mettere Myc qui - e in più, voglio rendere omaggio all'autrice/autore di questa meraviglia di disegno (che era anche immagine del mio profilo) nel "giorno delle stelle cadenti", averagebaker, che credo possiate trovare su Deviantart - piattaforma a me completamente sconosciuta :')

A presto!  ♥ -

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