Mycroft è triste.
[Necessaria premessa: in questa ff John torna a Londra molto tempo prima, rispetto alla serie tv. Infatti Sherlock non conosce Greg da 10 anni, ma da quasi due quando lui arriva. E notate bene: Molly e Sherlock si conoscono da, praticamente, sempre].
*-*-*
"Fratello, che piacere risentirti"
"Anche per me. Come stai?"
"Cosa vuoi?"
"Io... Non voglio proprio nulla. Volevo solo sapere come stai"
"Sto molto, molto bene. Ti ringrazio"
Bip, bip, bip...
Ha chiuso di nuovo. Ma cosa gli è preso? Sono almeno due mesi che continua a comportarsi così... Non so cosa fare!
Anche se non avrebbe mai pensato di potersi sentire così, Sherlock era quasi nel panico a causa di Mycroft. Da tempo si era chiuso in sé stesso molto più di prima - e nemmeno credeva fosse possibile - e non si faceva più sentire, non interveniva se si cacciava nei guai, non gli telefonava più.
Cercare di capirlo era impossibile. Almeno per lui.
Quindi, almeno finché non avesse deciso di parlargliene, forse era conveniente non curarsene.
Bloccato lo schermo del cellulare lo ha ricacciato in tasca; poi si è fatto coraggio. Abbigliato di tutto punto, si trovava di fronte all'entrata dell'obitorio del Bart's; sentiva il bisogno di effettuare diversi esperimenti, ma non gli andava di prendere i cadaveri dalle tombe come Leonardo da Vinci ai tempi suoi. E perciò contava sull'aiuto di un'amica di vecchia data.
La porta si è aperta cigolando leggermente; un odore molto particolare l'ha assalito; e il bianco delle pareti, delle luci, di ogni cosa che non fosse rivestita di metallo, al primo impatto l'ha accecato. Sbattendo le palpebre ha fatto qualche passo in avanti, ma si è fermato quando ha avvertito i passi di qualcuno (una donna) che si avvicinava.
"Sherlock, che piacere rivederti"
"Molly Hooper. Anche per me. Allora, hai davvero il corpo a cui abbiamo accennato ieri?"
"Abbiamo parlato solo di quello, se-"
"Vedo che lo ricordi, dunque"
La giovane donna ha aggrottato le sopracciglia. Che modi! Si ricordava di lui come di una persona non particolarmente socievole; ma così... Maleducato, proprio no.
"Di qui" ha detto, precedendo l'alto... Scienziato? Dottore? Al corpo che stava per lasciargli per farci chissà che.
Era la prima volta dopo secoli che aveva a che fare personalmente con lui. Avevano fatto l'università insieme; poi avevano perso ogni contatto, e si erano sentiti per telefono soltanto la sera precedente, dopo più di 10 anni che non avevano più a che fare l'uno con l'altra. Lui l'aveva chiamata chiedendole se poteva essere un problema svolgere alcuni esperimenti sui corpi di cui lei era responsabile; e dato che no, non era un problema, si erano accordati.
"Allora, che... Che lavoro fai?" gli ha chiesto Molly, timida come sempre - per quanto si sforzasse sempre di evitarlo - mentre lui metteva in soqquadro il borsone che si era portato.
"Consulente investigativo"
"Che?" ha risposto quella, sul punto di scoppiare a ridere.
"Consulente. Investigativo. Il primo e l'unico". Il ragazzo si è alzato, per guardare dall'alto la sua interlocutrice. "Significa che quando chiunque - polizia compresa - ha bisogno di una mano a risolvere i problemi... Difficili, si rivolge al sottoscritto"
Molly ha ingoiato la saliva a fatica. Così minuta come si trovava ad essere, aveva leggermente paura di, ecco, più o meno ogni cosa.
"Scusami" ha mormorato, voltandosi, Holmes. "Non volevo essere così brusco. Solo che non riesco a sopportare... Che si rida del mio lavoro".
La patologa ha sorriso.
"Ti lascio solo, non penso di poterti risultare utile... In ogni caso, però, se avrai bisogno io sono di là".
"Grazie" ha mormorato distrattamente Sherlock, che aveva appena trovato quel che gli serviva e si stava apprestando a estrarlo dalla custodia senza rovinarlo.
**
Col passare del tempo, Sherlock non aveva smesso di recarsi all'obitorio. Anzi, dato che si trovava in un ospedale - anzi, non un ospedale, ma al Bart's - aveva iniziato anche a frequentare un laboratorio, molto ben attrezzato e pieno di cose utili, che non poteva permettersi o non poteva semplicemente tenere in casa, per la mancanza di spazio.
Ormai, quando non era al lavoro per Lestrade era quasi sempre là; e forse, anche per questo suo fratello aveva "allentato la presa" e gli stava lasciando un po' più di libertà.
Molta più libertà.
Forse troppa.
A dirla tutta, era parecchio tempo che non lo sentiva né lo vedeva; e questo lo allarmava alquanto, anche se Mycroft non era il suo pensiero principale. Non più.
Più specificatamente, non era più l'unica persona che gli stesse a cuore, ed è per questo che non stava dando abbastanza importanza a questa sua stranezza nel comportarsi.
Era in obitorio, infatti, che aveva conosciuto una persona che, in poco tempo, era diventata veramente importante: il dottor Watson. Ed era a quest'uomo che, ultimamente, la maggior parte dei suoi pensieri era rivolta.
Non sapeva bene spiegarsi il perché, ma quell'uomo lo attirava. Si divertiva eccessivamente a scoprire tutto su di lui; non si era mai dedicato con così tanta passione a dedurre un individuo, prima di entrare in contatto con quell'ex soldato. Ed era soltanto "merito" suo [S1 E1: Uno Studio in Rosa] se in quella giornata così poco adatta, alla sua mente si era riaffacciato il caso di nome:
Mycroft è triste.
"...Un nemico"
"Oh. Quale?"
"Il suo acerrimo nemico"
"Le ha... Offerto del denaro per spiarmi?"
"Sì"
"... Lo ha accettato?"
"No"
"Oh, avremmo potuto dividerlo. Sarà per la prossima volta".
Fantastico, già era in ballo con un altro caso abbastanza complesso; e ora, se ne presentava un altro dello stesso livello - se non più complesso.
Perché diamine ha chiesto a John questo favore? Non vuole più occuparsi di me?!
Sorridendo, ha smentito questa improbabile opzione. No, Mycroft non avrebbe mai smesso di tenerlo d'occhio personalmente.
Ha sbirciato, per un secondo, il suo coinquilino mentre si muoveva con fatica nella sala ingombra. I tre cerotti alla nicotina che aveva messo per agevolare la sua mente a risolvere il caso di Lestrade si stavano rivelando una scelta giusta oltre ogni aspettativa: stava avvertendo un'impressione, cioè una deduzione che il suo cervello aveva fatto, ma che non sapeva ancora come interpretare. Si è concentrato, richiudendo gli occhi.
Dietro le sue palpebre poteva comunque continuare a vedere Watson: non troppo alto, biondo; con quel grazioso portamento da soldato, e il viso che sarebbe potuto essere così... Dolce, se non ne avesse già passate così tante.
Sentimento.
Ecco come si era materializzata l'impressione: nella parola "sentimento".
Problema: quello non era assolutamente il suo campo.
Soluzione: parlarne con qualcuno.
Le guance del consulente investigativo si sono colorate di rosso, al pensiero di sfiorare l'argomento con il suo neo-coinquilino; non sapeva ancora capirne bene il perché, ma non voleva assolutamente affrontare quel discorso con lui. Si è concentrato un pochino di più; e dopo qualche secondo, il suo intelletto è riuscito a trovare una risposta.
Molly Hooper: ecco la persona adatta! Gliene avrebbe parlato il più presto possibile, ad esempio-
"Jennifer Wilson. Aspetta. Non è la donna morta?"
Come se non stesse pensando a null'altro, Sherlock ha risposto immediatamente al dottore.
"Sì, non è questo l'importante, continua". E mentre completava il suo piano, ha tempestato di domande a caso il coinquilino senza nemmeno ascoltare cosa stesse rispondendo.
"Queste parole esatte".
Da questo punto, comunque, ha smesso di pensare a suo fratello ed è tornato a concentrarsi sul caso.
"Cosa è successo a..."
*-*-*
Ci ho preso gusto, a spammare immagini... QUANTO, QUANTO ADORO MYCROFT ♥
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