Molto piacere!

Ha abbassato lo sguardo sull'orologio. Era in ritardo, sì: in ritardo di dieci minuti. Che impedimenti poteva aver trovato ad arrivare là da Scotland Yard?
"Buonasera, scusi!"
La porta si era aperta d'improvviso, mentre Mycroft le dava le spalle; così, ancora una volta, dell'ispettore ha sentito solo la voce. Prima di voltarsi, però, ha atteso un attimo; voleva sentire il suo odore, prima di vederlo. Così, per mera curiosità.
Lestrade, a sua volta, antecedentemente all'atto di concentrarsi sulla figura che si stagliava al centro della stanza, ha sentito la necessità di far vagare lo sguardo nell'ampio ambiente in cui si era cacciato. Per arrivare dov'era aveva dovuto attraversare saloni incredibilmente sconfinati, altissimi e ampli, arredati con gusto impeccabile praticamente solo di legno - persino sui soffitti a volta -, libri e con pochi particolari in marmo bianco, che non riuscivano a togliere l'impressione di cupaggine e polverosità dall'atmosfera di quell'enorme posto; si era sentito in soggezione, scrutato dagli occhi di qualsiasi persona fosse seduta a farsi gli affari propri in lussuose poltroncine di pelle molto probabilmente vera; ed ora si trovava di fronte - o meglio, dietro - un individuo che non accennava particolarmente a volersi voltare, in una sala dalle dimensioni in pieno accordo con quelle del resto dell'edificio, illuminata in modo straordinariamente efficace da qualche decina di lampadine concentrate in lampadari di cristallo - non dalle eleganti finestre solo in quanto era ormai notte - e con una libreria così imponente, ordinata, pulita e ben fornita su una parete da fare quasi paura.
Mycroft Holmes, così aveva detto di chiamarsi, era in tinta con il luogo in cui aveva scelto di presentarsi. Un elegantissimo completo gessato di colore scuro avvolgeva il suo corpo atletico, in una posa rigida, come pronto per farsi scattare una fotografia - spalle diritte, testa alta, le mani in tasca. Era alto, molto alto - più del suo fratellino, e più addirittura di lui -; e quell'abito non faceva che sottolinearlo. Estremamente incuriosito, lo yarder ha mosso un passo verso di lui; ma quello, con un gesto del braccio, gli ha indicato una poltrona.

Mentre faceva così, aveva gli occhi chiusi; ma li ha aperti subito, e si è voltato per vedere l'ispettore in viso. Il contatto visivo, totalmente inaspettato, ha fatto prendere colore alle guance del poliziotto, che ha sorriso per cercare di non darlo a vedere; atto che ha impedito al ministro di concentrarsi su null'altro, per qualche attimo.
"Molto piacere!" ha detto, allungando la sua mano verso di lui; appena Lestrade gliel'ha stretta, le deduzioni hanno iniziato a fioccare nella sua mente come una bufera, senza che ne trapelasse una sola dal suo atteggiamento o dalle sue labbra.
"Il piacere è mio. Sono Gregory Lestrade" ha mormorato il meno alto, intrappolato nella profondità di quegli occhi ghiacciati che si era trovato di fronte; non sapeva come interpretare l'espressione seria, quasi arrabbiata dell'uomo, e per questo era così spiazzato da essersi dimenticato che se aveva il suo numero, senza dubbio il suo nome lo sapeva già.
Gregory.
Sposato con una donna; le cose non andavano molto bene a casa sua. Lavorava molto e con passione. Poco tempo a casa, ancora meno a dormire. Niente relazioni extraconiugali, niente figli, nessun animale domestico. Non il minimo rapporto con i genitori; ateo; non teneva particolarmente all'aspetto fisico - questo indicava decine e decine di cose.
Gregory.
"Volevo fare due parole con lei, come accennavo riguardo a mio fratello".
"S-sì. Sono qui apposta". Il tono della voce di quell'Holmes, sicuramente più grande di quello che già conosceva, era così deciso... E perentorio, da incutergli timore.
"Si accomodi"
"D'accordo". Seduto su quella poltroncina, Greg non ha potuto trattenere un sospiro di sollievo: era davvero esausto. Si è stropicciato il viso un attimo, e poi ha spezzato il silenzio che si era creato prendendo la parola - in tutto quel (peraltro breve) lasso di tempo, Mycroft era stato muto, a guardarlo.
"Non conosco suo fratello, l'ho incontrato due volte nella mia intera vita. Ma la sua, come dire... Dote intellettuale, mi è parsa subito così grande, che non potrei tollerare che vada perduta per quel vizio a cui, credo, si è inchinato".
"Sì; Sherlock ha dei problemini, ma sono certo che possa uscirne senza troppo sforzo. Beh, purché trovi qualcosa per... Supplire alla carica delle sostanze".
"Ed è proprio questo che io intendo fare, coinvolgendolo in qualche indagine. Ha mai... Pensato di fargli fare la scuola di polizia?"
"Scuola di polizia?" Il più grande degli Holmes ha riso di gusto. "Lei, quindi, non sa che lui ha già un lavoro"
"E quale sarebbe?"
"Sherlock è l'unico consulente investigativo al mondo. Gli affidi i casi difficili, quelli che non sembrano avere capo né coda; lui potrà risolverglieli, e anche in tempi brevi".
"Capisco". No, in realtà non capiva.
"Lo chiami domani", gli ha detto il ministro alzandosi. "Riceverà il suo numero di telefono per SMS".
"Molte... Grazie" ha risposto Gregory, tirandosi in piedi a sua volta.
"Arrivederci, dunque"
"A presto" ha detto, sorridendo sotto i baffi, Mycroft, beccandosi per risposta (come immaginava) un'occhiata interrogativa.
A questo punto, l'ispettore ha fatto per uscire; ma si è accorto che, mentre parlava nella saletta, il resto del club (e quindi la porta d'uscita) era stato chiuso. Come fare a uscire?

Ha abbassato il mento appoggiandolo al petto, e ha sorriso tra sé. Ecco perché "a presto"...
Un'altra risata da parte dell'uomo dagli occhi di ghiaccio lo ha fatto voltare, senza smettere di sorridere.
"Su, mi mostri l'uscita..."
"D'accordo" ha risposto l'elegante uomo, superandolo con poche falcate. Che grazia nei modi di fare!, si è sorpreso a pensare il poliziotto. Sembrava stesse camminando nell'aria, da quanto leggeri erano i suoi passi. Abbassando lo sguardo l'ha seguito; e in pochi minuti si sono trovati all'aperto, sotto un cielo insolitamente stellato e luminoso.
"Capisce, in quella stanza tengo i colloqui più... Privati. Nessuno è autorizzato ad avvicinarsi, se ci sono io - non senza invito - e, per questo, la sera non è raro che mi trovi chiuso dentro. Per fortuna che le planimetrie esistono, e sanno dire proprio tutto!"
"Affascinante" ha sinteticamente mormorato Lestrade. "Beh, a questo punto le auguro una buona notte" ha aggiunto dopo qualche attimo.
"Altrettanto, ispettore".

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