In vino veritas!

 Lo faccio. N-no, meglio di no... Ma sì, di cosa ho paura, ancora? Ormai è fatta. Spero. Spero che ormai sia fatta.
Non posso farlo. Ho poco tempo... Uffa, accidenti, maledizione! Io, io... Lo faccio!

Il D.I. Lestrade ha sussultato, quando la mano del sergente Donovan ha sfiorato la sua con l'evidentissima intenzione di afferrargliela. Ha abbassato lo sguardo, e ha preso con dolcezza la mano destra della donna, che per l'emozione tremava.
"Hai freddo?" le ha chiesto sommessamente, non volendo credere che quel tremare fosse dovuto solo all'ansia.
"Un po'".
"Non ho idea di dove andare... Hai qualche proposta, Sally?"
Un luna park? La discoteca? Il London Eye? Andiamo a vedere il Big Ben di notte? In riva al Tamigi potrebbe andare bene... Eh ma, se lei ha freddo...
"I-iniziamo ad andare alla macchina?" ha proposto lei, spezzando il silenzio. Greg ha annuito, e continuando a tenere la mano alla sua collega si è diretto alla berlina grigia parcheggiata non troppo lontano da dove si trovavano.

Non era stata una serata "perfetta", ma non era assolutamente colpa della ragazza, che non aveva fatto che informarsi di come lui si sentisse o di cosa avesse bisogno. No, il male di cui soffriva l'ispettore era insito dentro di lui; e forse non poteva essere curato. Quindi, come tante altre volte, lui si stava impegnando ad ignorarsi, più che a dedicarsi a Donovan, la quale non aveva occhi, orecchie e persino pensieri che per lui - tanto da sembrare una madre, più che una candidata morosa a tratti e in particolare quando Gregory non aveva mangiato nulla, preferendo bere quasi due bottiglie di vino da solo che provare anche solo ad assaggiare qualcosa dal bel piatto profumato che aveva davanti.
La scelta, per l'occasione, era ricaduta su un ristorante non troppo elegante - erano appena usciti dal lavoro - e intimo, dai prezzi però contenuti; e la cena era finita senza che i due si dicessero nulla di troppo rilevante.

"Ti offendi se, prima di salire in macchina, fumo una sigaretta?"
Sally l'ha fulminato con lo sguardo.
"È la quinta, oggi. Penso che dovresti darti una regolata..."
"D'accordo" ha acconsentito distrattamente il detective, rimettendo nella tasca della camicia il pacchetto che aveva già estratto. Il fatto che persino questa povera donna si preoccupasse della sua salute mentre Sylvia non diceva una sola parola al riguardo era molto, molto eloquente...
Arrivati alla macchina, lui ha fatto per salire al posto del guidatore; ma la mano della sua accompagnatrice sulla spalla l'ha bloccato.
"Non puoi guidare" gli ha fatto notare, con un sorriso. Era molto carina, quando sorrideva; e quella sera lo era più del solito, con poco trucco sugli occhi e le guance e i capelli ricci lasciati sciolti sulle spalle. Lestrade l'ha fissata per qualche attimo, prima di decidersi a fare qualcosa.
"Hai ragione" ha mormorato, avvicinandosi al viso di lei. Alla scarsa luce dei lampioni non vedeva praticamente nulla, ma era quasi sicuro che lei fosse in fibrillazione o qualcosa di simile. Aprendo la bocca per parlare tuttavia, a pochi centimetri dal suo volto, si è fermato. Il suo alito puzzava di alcool, era il peggior alito che gli fosse capitato di sentire da secoli...
"Sono ubriaco" ha dichiarato, così, praticamente al buio, a pochi millimetri dalle labbra di Sally Donovan, la ragazza che da secoli lavorava per lui e con lui a Scotland Yard.
Il telefono ha suonato: un messaggio. Quel suono l'ha risvegliato, e di scatto si è allontanato da lei, ed è salito in macchina dalla parte del passeggero senza nemmeno pensare di guardare il cellulare.

"Perché indugi?" Ha ingenuamente chiesto Gregory, senza nemmeno volerlo - ah, l'alcool... - dopo qualche minuto passato ad attendere che Sally si decidesse a partire.
"Non sappiamo ancora dove andare" ha mormorato quella, voltandosi verso di lui.
"Giusto".
"Bhe, io un'idea l'avrei..." ha azzardato allora la donna, stropicciandosi le mani. Casa mia.
"Hm, beh, basta che non si tratti di tornare in ufficio".
Donovan l'ha guardato stiracchiarsi e quasi stendersi sul sedile di fianco al suo. Nonostante corresse una differenza d'età non propriamente trascurabile tra di loro, lui era molto carino; e, se lui non lo trovava un problema, a lei non cambiava assolutamente nulla. Gregory Lestrade era un uomo come pochi altri, capace di gentilezze assurde e dopo qualche attimo di gaffe memorabili; un suo gesto qualsiasi, visto con un paio di occhi poteva sembrare stupido, con un altro tenero e con uno ancora diverso coraggioso; e tutto questo lo rendeva così unico e speciale, così... Attraente, che lei era rimasta bruciata da lui appena aveva abbassato la guardia, al riguardo.

Quando finalmente Sally si è decisa a mettere in moto, Greg ha spostato lo sguardo fuori dal finestrino. Guardando scorrere le facciate dei palazzi, i grandi cartelloni pubblicitari, e scrutando - quando era possibile farlo - gli effetti che la luce della luna e dei lampioni producevano, si è lasciato andare ai pensieri.
O meglio, all'unico pensiero che la sua mente mezza addormentata dal vino riusciva a realizzare: Sally è troppo giovane.
Era oggettivamente vero; vent'anni di differenza... Non poteva funzionare. Forse per poco tempo sì. Ma erano colleghi, e nulla era destinato a finire presto, tra loro. Senza contare che, che... Che per lei, in fondo, non sentiva nulla. Non un pizzico di curiosità, non un'alito di interesse in nessun senso. 

Checca.
La voce che, ormai, aveva imparato a riconoscere come "familiare" nella sua testa ha ricominciato a infastidirlo proprio mentre stava per ripensare a quel che stava facendo. Donovan non gli aveva detto dove aveva deciso di andare, ma senza un motivo preciso Greg si è rassegnato: gli sarebbe andato bene qualsiasi posto. Doveva godersi quella serata e quella compagnia, doveva essere lo stesso Lestrade di tanto tempo prima, che si divertiva a uscire con le ragazze e magari a passarci insieme anche solo qualche ora, una notte... Che lo faceva per essere rispettato, per essere considerato.

Ma considerato da chi?!
Tutto era inutile. Non aveva senso mentirsi; lui era una persona diversa, ormai! Era più maturo, e non sentiva davvero il bisogno di sentirsi grande. Forse, in effetti, ormai era troppo grande, per certe cose.
Fuori dalle paranoie che si stava facendo da solo, nessuno lo giudicava; forse, anzi, le sue conoscenze avrebbero tollerato di più un Lestrade omosessuale che uno che si concedeva con leggerezza a...

"Dove siamo?"
"Beh, là avanti c'è casa mia..."
"Oh". Casa... Casa sua. "Sally..." ha mormorato, timidamente, come se non volesse davvero che lei sentisse quel che stava per dirle. "I-io non credo di essere, ehm, pronto... Anzi, forse-"
"Oh, no, io non intendevo, no! Solo che... Ho pensato..."
In vino veritas - così si dice, no?
"Non hai sbagliato, amica mia. Ma io non posso farti questo... Sarebbe ingiusto nei tuoi confronti. Scusami se ti ho illusa... Ma io sto, stavo illudendo anche me stesso, capisci?"
A questo punto, l'ispettore non ha più saputo trattenersi; e delle lacrime salate hanno iniziato a scendergli dagli occhi.
"Non avrei mai voluto farti soffrire" ha singhiozzato, preda di enormi sensi di colpa.
Il sergente l'ha accarezzato.
"Sei tu quello che sta soffrendo, Greg".

*-*-*

ODDEI MA IO NON SAPEVO DELL'ESISTENZA DI "Many happy return"!!! Voi l'avete visto?! Se sì, dove???

(La mia foto preferita LOL)

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