In quel caso è grave.
Prima di andare da Molly, Sherlock voleva accertarsi dell'attendibilità della sua teoria - che Mycroft si fosse chiuso in sé stesso a causa dei sentimenti, problemi che non era affatto abituato ad affrontare semplicemente perché non ne aveva mai provato alcuno.
Innanzitutto, aveva intenzione di risolvere il caso che aveva tra le mani; era uno di quelli importanti, fatto per il quale non si poteva escludere una svolta interessante, sul finale; e se davvero fosse successo qualcosa di importante non era improbabile che Mycroft venisse di persona a trovarlo.
In più, lui si era presentato a John; ma non gli aveva svelato la sua identità (come suo solito). Quindi con ogni probabilità, non avrebbe resistito a mostrarsi di nuovo ai suoi occhi, per fargli capire chi fosse davvero.
O almeno, così Sherlock sperava.
Aveva bisogno semplicemente di vedere suo fratello di persona; ma non a casa sua, non nel suo regno, non nel luogo in cui probabilmente si sentiva così a proprio agio da riuscire a non mostrare i segni che lui aveva bisogno di vedere.
La perquisizione antidroga, il viaggio in taxi, il colloquio, poi lo sparo. [Sempre S1 E1: uno Studio in Rosa]
Dabbasso, con la copertina antishock sulle spalle, Sherlock si è messo a raccontare a Lestrade i suoi pensieri a voce alta, a proposito dello sparo, solo perché faticava a seguirsi da solo: in cuor suo era già immerso nel caso successivo.
Quando ha incrociato con lo sguardo quello del dottor Watson, tuttavia, ogni pensiero è svanito dalla sua mente. Un po' perché, per quanto gli dispiacesse ammetterlo, alla scarsa luce che c'era in quell'angolo di strada quell'uomo era un vero e proprio spettacolo che gli ha fatto balzare il cuore in gola; un po' perché, come se la sua mente prima si fosse incastrata e lui vi avesse applicato della forza per disincagliarla, ora d'un tratto, grazie a quella visione si era sbloccata e i pensieri ne erano schizzati via tutti insieme; Sherlock si è bloccato, spiazzato da quel che stava provando, ed è riuscito a riprendersi solo dopo qualche attimo - quando ha realizzato di sentire un bisogno impellente di parlargli, dimenticando ogni altra cosa.
Si è congedato molto distrattamente da Greg, e mantenendo la testa fra le nuvole si è diretto da John. Praticamente ha ripreso il senno - e quindi sicurezza, come il gesto di alzare il bavero sottolinea - solo una volta raggiunto il suo coinquilino... Ma non completamente.
Infatti, assorbito dal dialogo peraltro non così importante che ha iniziato con lui, e dalla proposta che aveva iniziato a girargli in testa - Cena. Ora glielo chiedo. Dove? A Baker Street... Il cinese, sì! - nemmeno si è accorto che... Mycroft era là.
"Ha appetito?"
"Muoio di fame"
Oddio, sì. Allora...
"A Baker Street c'è un ristorante cinese che rimane aperto fino alle due". Ha continuato a blaterare cose sul ristorante completamente immerso nella gioia che stava provando; e non ha fatto assolutamente caso a...
"Sherlock, è lui, è l'uomo di cui le parlavo".
Per l'amor di Dio...
"So esattamente chi è" ha detto il riccio, mascherando la sorpresa dietro un tono deciso.
Ha scambiato con lui non quelle parole che aveva calcolato, inconsciamente, per tutto il pomeriggio; ma quelle che gli venivano, che riuscivano ad emergere dai cavalloni violenti delle emozioni che non stava riuscendo a contrastare. Ha usato tutte le forze a sua disposizione per cercare di segnarsi mentalmente ogni gesto compiuto dal fratello, perché ad ognuno corrispondeva un messaggio; e doveva carpirli tutti, dal primo all'ultimo - l'avrebbe fatto durante la notte, senza alcuna ombra di dubbio.
**
"Molly, buon pomeriggio"
"Oh, Sherlock. Anche a te". Di fronte alle strane maniere che la patologa da qualche tempo aveva assunto nei suoi confronti, il ragazzo non sapeva mai cosa pensare. Quel giorno aveva deciso di ostentare freddezza; ma, in primis l'eccessiva enfasi che metteva nel cercare di sembrare indifferente; e poi, il fatto che fallisse completamente nel suo proposito, nonostante il suo evidente sforzo; manifestavano un desiderio di essere gentile e presente, con lui, invincibile.
"Ho bisogno di... Di capire una cosa. E credo che tu sia la persona più adatta a potermelo spiegare"
Dopo qualche secondo, con un cenno del capo, la ragazza gli ha fatto capire di continuare.
"Semplicemente... C'è un campo nel quale io, ecco, sono una vera e propria frana: quello dei sentimenti. Tutto quel che cerco sono delle conferme".
Mycroft, quella sera, non aveva fatto assolutamente nulla di diverso, di nuovo, di sospetto. Nulla, tranne una cosa: guardava spesso in giro, come sempre; ma rifuggiva di volgersi alla sua sinistra come se non dovesse rischiare di vedere, a nessun costo, qualcosa (o più probabilmente) qualcuno che si trovava da quella parte.
Sentimenti.
"È possibile che, avendo a lungo parlato con una persona, e avendoci preso un immenso gusto - a un punto tale che quella è l'unica persona con la quale l'individuo parlerebbe in assoluto -; una volta che i contatti con quella tale si siano persi, o meglio ancora sono stati troncati di colpo, si perda la voglia di parlare con chiunque?"
Molly è diventata bordeaux a una domanda del genere; ma dal tono con cui il consulente aveva detto quelle parole, era abbastanza palese che non stesse parlando di sé stesso.
"Beh, ogni persona reagisce in modo diverso. È questa la difficoltà delle emozioni..."
"Ne sono consapevole. Tuttavia-"
"Sì, Sherlock, è possibile e credo che sia anche abbastanza normale".
Ringraziandola con un sorriso, Sherlock ha ripreso a parlare.
"Quindi è per questo motivo che una persona, generalmente, si chiude in sé stessa"
"Ti posso dire che dipende dall'età, ma in genere..."
"Un adulto, un maschio"
"Sì, concedo che questa è una delle cause più probabili"
Il riccio aveva già visitato ogni altra possibilità, ed era quasi certo che, nel suo caso, questa prevalesse in probabilità sulle altre con un margine anche abbastanza ampio. Soprattutto per il curioso non guardare a sinistra di qualche sera precedente.
"Particolarmente se la persona è innamorata". Sherlock era arrivato a supporre qualcosa di così assurdo solo a logica: per non voler parlare a nessuno in assoluto, Mycroft doveva pensare allo spiacevole episodio molto spesso; e in genere si pensa quasi di continuo a qualcuno per quella causa.
"In quel caso è grave".
Accidenti.
"Ma prima o poi gli passerà?" Ha sbottato, di colpo, il consulente investigativo dopo qualche attimo.
"Glielo auguro" ha risposto la patologa, sorridendo. "Anche se non è... Raro che..."
Quel silenzio suppliva migliaia di parole che era un sollievo non sentire.
Sherlock si è congedato da Molly con il cuore in gola; cosa poteva fare? Non aveva idea di chi avesse interrotto un rapporto con Mycroft - o più probabilmente, con chi suo fratello avesse interrotto un rapporto. Non riusciva a credere nemmeno che lui avesse avuto dei rapporti, in effetti...
*-*-*
MA QUANTO È ASDFGHJKL RUPERT?!?!
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