Il mondo è davvero così piccolo?!
I mesi trascorrevano, i casi si susseguivano; ormai anche il giorno di Natale era passato.
Più o meno insieme a John era vicino a risolvere quello di Irene Adler, e in quel momento (come sempre, ultimamente) si trovava alla finestra, a comporre e suonare con il suo violino - lo strumento che forse assomigliava di più, tra tutti, a quanto il telefonino rappresentava per quella donna.
Lo aiutava a pensare.
E in quel momento, stava pensando al groviglio che sentiva dentro sé. Infatti, era certo di provare qualcosa per lei; qualcosa di più violento rispetto al suo affetto per John. Forse era attrazione... Ma soltanto fisica. Inevitabile ha concluso, tra sé e sé. Era la specialità (non l'unica, ma di certo la principale) della Adler, e con ogni probabilità l'unica cosa che poteva ricavare dal fatto che il suo aspetto avesse avuto la meglio anche su di lui, era la conferma del fatto che anche Sherlock Holmes sia un uomo, come tutti.
Di sicuro preferisco John a lei.
Certamente sarebbe stato molto male se le fosse accaduto qualcosa; ma avrebbe superato il trauma, in qualche modo. Mentre lui... Se il suo dottore si fosse fatto anche solo qualche danno, difficilmente sarebbe riuscito a perdonarselo. Infatti, se sia La Donna che John si fossero trovati in pericolo, lui avrebbe salvato Watson senza alcuna ombra di dubbio. Si sarebbe fiondato ad aiutare l'amico anche se le probabilità dicevano che non avrebbero potuto farcela nemmeno insieme; addirittura, avrebbe scelto John se Irene si sarebbe potuta salvare solo grazie al suo aiuto, mentre il biondo avrebbe potuto sopravvivere da solo.
La cosa che lo rendeva così triste era che, proprio per quel che aveva appena concluso, si rendeva perfettamente conto che quell'uomo era il suo punto debole. Debolissimo.
Ma in fondo non gli era andata così male: non era un uomo facilmente sopraffabile, e per questo, forse, era uno dei punti deboli meno deboli che Sherlock avrebbe mai potuto scegliere.
Si è voltato, smettendo di suonare; l'ex soldato era in piedi, dietro di lui. Forse aspettava che lui uscisse da quello stato in cui si trovava, per dirgli qualcosa; il riccio non aveva neppure voglia di mangiare, e forse questo lo aveva spaventato. Dato tuttavia che il motivo preciso per cui non aveva appetito non poteva dirglielo, il detective ha scelto di evitare domande scomode e inutili - lasciando il violino sulla poltrona, dopo averlo guardato in viso un attimo, e andando a chiudersi in stanza.
Là, ha preso in mano il suo cellulare. Ovviamente c'era un messaggio da parte della "Dominatrice"; l'ha ignorato, ed ha smanettato un po' con quell'aggeggio a cui non aveva mai prestato troppa attenzione, prima di allora.
Certo, Irene non era affatto l'unica persona per la quale il cellulare assomigliava un po' a un riassunto della sua vita. Lui non aveva da nascondere nulla che potesse trovare spazio in un telefonino, quindi per lui quella regola non valeva; ma, ad esempio, John aveva salvati i numeri di tutte le sue ex, probabilmente frammenti di conversazioni con loro, e qualche immagine; suo fratello, forse, aveva certe informazioni importanti - o forse no, chi poteva dirlo -; la signora Hudson presumibilmente non aveva neanche un cellulare; e via dicendo.
Un messaggio da parte di Lestrade l'ha distratto dai suoi pensieri.
[28/12 - 14:02]
Sherlock, stai bene? John mi ha detto che probabilmente qualcosa non va. Non cadermi in depressione... Appena passato capodanno ci sarà più lavoro che mai, presumo!
A risentirci.
GL
Che... Che cosa? John gli aveva... Cosa?!
E così, ha concluso tra sé e sé con un sospiro, per quanto avesse cercato di evitarlo, anche lui era caduto in un profondo abisso di tristezza. Beh, come sosteneva anche l'ispettore, appena dopo capodanno tutto sarebbe tornato normale; non aveva alcun dubbio al riguardo.
Guardando le 8 lettere nere che formavano la parola Lestrade sullo schermo del suo dispositivo, il suo pensiero è tornato al minuscolo ritrovo che la signora Hudson e John avevano organizzato il giorno di Natale. Prima di distrarsi a causa di Irene e del suo regalo, aveva notato qualcosa di curioso: il comportamento dell'ispettore.
In effetti era quasi buffo; sin da quando era entrata Molly aveva cercato di interessarsi a lei, riuscendo addirittura grottesco nei modi. Le aveva offerto qualsiasi cosa, compreso il posto a sedere, e centomila altre minuscole attenzioni; ma si vedeva che stava esagerando.
Lo yarder stava incoscientemente nascondendo qualcosa; forse, anche a sé stesso. Ma cosa?
Se c'era qualcosa che Sherlock odiava era il non sapere. Quindi, si è mentalmente appuntato di indagare anche a questo proposito. Riemergendo dal suo palazzo mentale, il suo cellulare è stata la prima cosa che ha visto; e come un assetato quando vede, che so, una fontanella libera, e come se non esistesse null'altro si lancia su quella; lui si è rituffato, di corsa, nei lunghi corridoi della sua mente. Ha ripreso in mano il suo appunto e ha aggiunto una semplice frase: Controlla il suo telefono.
Poi si è alzato dal letto - lasciando al suo posto il suo dispositivo -; ed è uscito di casa.
**
Geoff è forse una delle più distratte del pianeta, rifletteva tra sé e sé Sherlock Holmes, rigirando tra le mani il cellulare che il D.I. cercava di non rendere accessibile a nessuno - nascondendolo nella tasca interna della giacca.
C'era un pin, come blocco schermo; e i tentativi a disposizione erano 5. Ormai, grazie a Irene, il consulente investigativo si sentiva una specie di hacker; e non aveva dubbi che sarebbe riuscito a sbloccarlo. Ha sorriso.
Il suo compleanno? No.
La... Data della conferma del divorzio? No, ovviamente no.
E se non fosse una data? Se fosse, ad esempio... Il suo numero di distintivo? Esatto!
Quindi, ora che aveva libero accesso a quell'ammasso di informazioni; cosa conveniva guardare? La... Galleria? Uhm, molto, molto strano. Le uniche fotografie che Lestrade aveva sul telefono erano di scene del crimine, di particolari... A riguardo del suo lavoro, comunque. Completamente pulito.
Il calendario? No, compleanni della stessa (poca) importanza, impegni completamente prevedibili.
Negli appunti non c'era assolutamente nulla di curioso.
E infine, gli SMS. Oh, ecco!
Quel che Sherlock ha visto l'ha lasciato quasi a bocca aperta; e il fatto che tutto... Che tutto fosse così "facile"... Gli ha fatto sentire quasi un senso di claustrofobia. Il mondo è davvero così piccolo?!
La prima chat che il poliziotto aveva, nella cronologia, era ovviamente quella con lui - si erano "appena" scritti per un caso che teoricamente doveva star risolvendo, a quell'ora. La conversazione seguente era quella con John - il detective ha dovuto applicare una notevole forza di volontà per non leggere quei messaggi. Ma la terza chat, quella era assurda. La data, scritta in piccolo a destra, risaliva a un sacco di tempo prima; e la persona a cui aveva scritto era...
Mycroft Holmes.
Gli aveva davvero scritto?? E sul serio, non sentiva più nessuno da allora? Impossibile.
Sicuramente cancellava i messaggi.
E allora perché non aveva cancellato anche quelli? Ha aperto la chat, e dopo averne scorso qualcuno, ha capito tutto. Tutto tutto.
Bloccando lo schermo del cellulare, ha sorriso. Se l'universo continua a essere così prevedibile, saprò presto dire di che morte morirò.
*-*-*
Finalmente Sherlock ha scoperto tutto! Festeggiamo sclerando insieme x°D
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