Così vicini
"Come, fino a stasera? No, non è necessario che esaminiate palmo a palmo tutto il mio appartamento-"
"Ispettore Lestrade, è la procedura, e lei dovrebbe saperlo"
"MA CERTO CHE LO SO!"
Prima di continuare a discutere con Dimmock, Gregory ha dovuto prendere un respiro profondo.
"Se mi avesse lasciato finire la frase..."
Dopo aver scoccato un'occhiata assassina al non-troppo-alto collega, Lestrade si è voltato e, salito in piedi sul divano, ha spostato di poco il vetro chiaro del lampadario rotondo, mostrando a tutti una minuscola telecamera che era là perfettamente nascosta.
"Dal mio PC è possibile vedere tutto quanto" ha detto, rivolto all'ispettore che si dava tante arie ma non sapeva poi molto.
"Certo vi sarei grato se ora mi lasciaste riposare un attimo; vi manderò il materiale che vi serve entro un paio d'ore"
Se pur di malavoglia, Dimmock ha acconsentito ed è uscito, seguito a ruota dagli agenti che hanno salutato Lestrade tra i denti; e appena l'ultimo di questi si è chiuso la porta d'ingresso alle spalle, nemmeno l'avesse fatto di proposito Mycroft è riemerso dal bagno in cui si era chiuso da, ormai, diverso tempo.
L'odore di benzina era ancora forte nell'aria, ma almeno non colpiva le narici e la testa così violentemente come faceva qualche ora prima. Gregory si è lasciato cadere sul divano di tessuto chiaro con un sospiro di sollievo; e tutto quel che ha potuto fare è stato cercare di evitare di tenere il suo sguardo incollato al volto del ministro, in piedi ancora vicino alla porta del bagno, completamente immerso nello sforzo di prestare, finalmente, la giusta attenzione al luogo in cui si trovava. I suoi occhi guizzavano da una parte all'altra quasi senza sosta, manifestando l'intenzione che aveva di imprimersi nella mente ogni minimo particolare di quella casa e di conseguenza della persona che la abitava - a cominciare dal grigio chiaro delle pareti, su cui le cornici di legno di diversi quadri e i colori sgargianti di qualche poster antico risaltavano splendidamente, all'arredamento essenziale ma non povero del monolocale reso luminoso da un'enorme vetrata sul lato sud, nascosta da sottili tende bianche senza ricami, che non celavano alla vista il motivo scuro disegnato dalle spesse grate di metallo che, probabilmente, avevano impedito a Rummy di entrare dalle finestre come la maggior parte dei serial killer avrebbe scelto di fare. La televisione, appoggiata su un basso mobile di legno scuro senza ante dentro il quale erano sistemate decine di film in DVD, era di modeste dimensioni e si trovava sotto due lunghe mensole, che continuavano per tutta la lunghezza della parete, ed erano cariche di libri dalle dimensioni e i colori più disparati; di fronte alla tele, poi, stava il divano chiaro, su cui Lestrade era seduto in modo composto, intento ad esaminare i segni che la benzina aveva lasciato sul parquet, forse riflettendo sulla possibilità di metterci sopra un tappeto. Esattamente alle sue spalle c'era una scrivania di legno grezzo, quasi sicuramente costruita a mano, completamente ingombra di fogli e penne e altre mille cose nonostante non fosse affatto piccola; la seggiola accostata, sulla quale probabilmente Gregory era solito accomodarsi, era l'ultima di quattro sedie da cucina, che a causa della posizione del tavolo da pranzo sarebbe risultata scomoda. Tutte e quattro avevano il medesimo cuscino, alto e morbido, di un colore grigio scuro; ma non sembravano affatto comode. La minuscola cucina iniziava dove la vetrata terminava, e si estendeva fin dietro la porta. Era piccola, ma aveva persino il forno e una macchinetta per il caffé. Il tavolo, di legno chiaro con le gambe in metallo spesso, era molto vicino all'angolo della credenza; e questo faceva sì che non si notasse troppo la mancanza della quarta sedia.
Dietro di sé, infine - e si è girato per guardare - Mycroft aveva l'angolo "notte" del monolocale; un armadio a doppia altezza di legno scuro occupava tutta la parete, tranne a un certo punto dove sembrava mancare un pezzo ed era messo il letto singolo, che risultava quindi mezzo nascosto dalla fila superiore di ante e mezzo no. Su un comodino situato di fianco alla testata, un'abat-jour dall'aspetto vissuto era quasi tutta nascosta da un grande volume con la copertina in pelle e il titolo dorato. La luce che lo colpiva, facendo brillare quelle lettere, non arrivava dalla finestra; ma senza ombra di dubbio da uno specchio, che doveva essere sulle ante che non gli era possibile vedere.
Dopo qualche tempo di inquietante silenzio, Greg ha alzato gli occhi da terra. Sapere che Mycroft era là, in casa sua, lo riempiva di emozioni strane e forti; e non sapeva esattamente come comportarsi, anche se era convinto che starsene seduto sul divano senza parlargli non fosse una mossa intelligente. Visto poi che il suo amico era in piedi, tutto intento a fissare l'armadio, l'ispettore si è ricordato improvvisamente di un particolare: poco tempo prima l'aveva abbracciato sporcandogli tutti i vestiti... Danno che ora andava riparato!
Si è alzato e, senza dire nulla, gli si è avvicinato. Invece che rivolgergli la parola, tuttavia, l'ha superato; e invitandolo con un cenno della mano ad avvicinarsi, ha aperto un'anta.
"Ti piace questa, per cambiarti...?" Gli ha chiesto, tirando fuori dall'armadio una bella camicia immacolata. Non era completamente convinto di avere la stessa taglia di Mycroft; ma alla peggio gli sarebbe stata un po' larga, quindi non era un problema poi così grave.
Il ministro, che da parte sua in quel momento aveva problemi ben peggiori da affrontare - sé stesso, i suoi istinti insomma - si è avvicinato misurando i passi, e annuendo distrattamente ha afferrato la camicia dalle mani dello yarder. Nello spostare il capo, però, la sua attenzione è stata catturata dal loro riflesso nel grande specchio attaccato sul mobile: così vicini, siamo così vicini... Vicini...
"Penso che questa giacca possa andare bene con i pantaloni che indossi" ha borbottato Gregory, voltandosi di scatto verso di lui e allungando un ometto con un grazioso giacchino blu a Mycroft. Lo sguardo perso nel vuoto dell'uomo, però, gli ha fatto capire che non era il momento più adatto per assillarlo con la questione degli abiti; quindi ha tentato di rimettere l'ometto al suo posto. Cioè, metà del suo cervello aveva davvero intenzione di farlo; perciò l'avrebbe messo a posto sul serio, se solo fosse riuscito a smetterla di fissare il volto così perfetto del suo... Amico. Dopo un attimo, quello si è come ridestato, e ha puntato i suoi occhi dritti nelle pupille del poliziotto, che ha sentito chiaramente il suo stomaco fare una capriola.
"Ti detesto, Gregory", ha mormorato.
Il suono secco dell'omino contro il legno del pavimento ha fatto sobbalzare entrambi.
*-*-*
Mi sento in dovere di avvisare i deboli di cuore di non guardare i commenti, soprattutto all'ultimo paragrafo; aspetto almeno tre minacce di morte per come ho interrotto il capitolo.
Bene.
*schiarisce la voce*
Cercate di evitare la testa... Ho promesso il mio cervello alla Royal Society...
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