Che piacere, fratellino.
Dove si sarà cacciato, stavolta?
Mycroft Holmes aveva finito di lavorare, ed era tornato a casa sua molto volentieri per riposare dopo una giornata lunghissima. Problemi su problemi, che solo lui poteva risolvere; imprevisti dietro ogni angolo, impedimenti di ogni sorta; ma come sempre era stato capace di trovare una soluzione valida e attuabile a tutto, anche se non propriamente facilmente.
Seduto composto, come gli piaceva fare in questo tipo di serate, sulla sua poltrona, con il portatile aperto ma ancora spento sulle gambe, l'importante uomo si è stropicciato istintivamente il viso soffermandosi qualche momento in più sull'alta fronte: la causa dei suoi frequenti mal di testa, ha riflettuto, non poteva essere assolutamente il lavoro, che anzi lo distraeva e talvolta lo divertiva. No, i suoi disturbi - secondo chiunque dovuti allo stress lavorativo - erano abbastanza palesemente conseguenza dai guai in cui il suo fratellino si cacciava, e da cui non era affatto raro che soltanto lui potesse cavarlo.
Ha fatto vagare qualche attimo il suo sguardo nella penombra della grande sala in cui si trovava. Il silenzio tombale era rotto soltanto dal cupo ticchettio di un antico orologio; in genere, per non sentirsi eccessivamente fuori dal mondo, la sera Mycroft accendeva il suo potente impianto stereo e metteva della musica che non assomigliasse troppo al rumore che aveva in capo; ma quella sera era così stanco (più che preoccupato) che non gli veniva in mente nessun suono più adatto al suo stato del ticchettio di quell'orologio.
Da quando aveva avvertito per la prima volta che le sue spalle si erano fatte abbastanza larghe da poter portarci anche suo fratello e sua sorella, il maggiore dei tre Holmes si era fatto carico quasi volentieri dei loro "casi". Una, dopo mille tribolazioni, era ormai sistemata; ma l'altro... L'altro era più facile e più difficile allo stesso tempo. I suoi problemi con l'utilizzo di sostanze illegali era quella cosa che più di ogni altra rendeva arduo il tenerlo d'occhio - ovviamente si doveva nascondere per assumerle, e non era raro che ci volesse molto tempo per ritrovarlo. E l'ansia in quei casi non era roba da poco, perché più i minuti scorrevano e probabilmente peggio quello stupido ragazzo stava.
Mycroft ha approfittato della poca distanza che c'era tra dove aveva le mani e i suoi capelli corti per riavviarli - un gesto che da sempre sapeva rilassargli i nervi, sia che fosse lui a farselo, sia che fosse qualcun altro; poi, nell'abbassarle, con l'indice della destra ha pigiato il tasto d'accensione del pc, e con le dita dell'altra si è tamburellato sulle cosce. Appena ha potuto farlo, ha aperto il programma che lo connetteva a quel-che-sapeva-lui per tenere d'occhio il suo caro fratello Sherlock; ed ha avuto quasi subito la conferma che non era assolutamente dove doveva essere - al sicuro. Iniziando a mordicchiarsi il labbro inferiore per il nervoso, Mycroft si è messo alla minuziosa ricerca del fuggiasco in tutti i luoghi in cui sapeva che era solito recarsi; ma aveva appena iniziato, che dei violenti colpi al portone d'ingresso lo hanno fatto sobbalzare. Ha chiuso il portatile ringraziando mentalmente l'umanità per l'invenzione dello standby automatico, si è alzato senza fare il minimo rumore, e in punta di piedi si è diretto a guardare chi diamine fosse. Appena lo ha riconosciuto ha sbuffato, e ha aperto con un gesto secco la porta.
"Che piacere, fratellino" ha mormorato, cercando di nascondere la stizza che stava prendendo il sopravvento sulle sue maniere, che dovevano sembrare pacate. Sherlock aveva dei lunghi capelli ricci e scuri (al contrario dei suoi più chiari e tendenzialmente lisci), ai quali teneva e che lavava spesso e con cura; il fatto che li avesse coperti con il cappuccio asciutto della felpa indicava, anzi quasi gridava allo sguardo esperto di Mycroft una volontà di tenerli nascosti, forse per non farsi riconoscere in quel quartiere in cui era obbligato a recarsi abbastanza frequentemente; o più probabilmente - sicuramente, ora che la luce calda delle due lampadine dell'ingresso permetteva al maggiore di vederci distintamente - per non mostrare a nessuno in che stato si trovassero, pieni di polvere e spettinati, al contrario di com'erano sempre.
Non era questo l'unico indizio che gli ha permesso di capire, però, che razza di giornata avesse appena concluso - tanto per cominciare, il fatto che fosse proprio là, a casa sua, significava che non era stata affatto come le altre. Infatti, che i pantaloni non avessero traccia di quella polvere di mattoni che portava in testa era indicativo del fatto che sì, ci era stato, ma anche che si era mosso, a piedi, da uno dei suoi "luoghi segreti" (uno dei nascondigli in cui andava a prendere e consumare droga) da alcune ore - almeno, senza ombra di dubbio, da quella mattina. Sherlock gli ha risparmiato la fatica di capire dove fosse stato quel pomeriggio, comunque; aveva le unghie di entrambe le mani pulite solo perché aveva continuato a sfregarle sugli abiti per il nervoso; il giaccone non copriva abbastanza da nascondere agli occhi del più grande alcune pieghe alla base della maglia che non potevano che indicare qualche tempo passato sul sedile anteriore di un'auto, e qualche altro - più recente - su una... Sedia; e non andava tralasciato il -
"Sono stato a Scotland Yard" ha ansimato, entrando, il ragazzo, interrompendo tutto quel flusso di pensieri che aveva iniziato a scorrere nella mente di Mycroft in pochi secondi. Si è gettato di peso sulla morbida, lussuosa poltrona di pelle che si trovava di fronte a lui, e ha chiesto - non molto educatamente - un bicchiere d'acqua; al che il fratello, ormai incuriosito e troppo stanco per volere iniziare a discutere su qualcosa di così futile, ha afferrato il portatile nero e lo ha portato in cucina, appoggiandolo sul tavolo, prima di tornare in sala con una caraffa piena d'acqua frizzante in una mano e due perfetti bicchieri di cristallo nell'altra. Mentre li riempiva, appoggiato al tavolino di noce che stava di fianco alla poltrona su cui era appollaiato il minore, questo ha iniziato a raccontare la sua giornata con la sua voce così incredibilmente bassa, e con una partecipazione tutta nuova nel tono; tanto che il Ministro si è affrettato a finire la semplice operazione per potersi sedere su una sedia ad ascoltare quanto Sherlock aveva da dire.
*-*-*
No, non posso trattenermi dallo scrivere qualche parola da autrice presente.
Sono molto felice di aver trovato le idee per scrivere una nuova fanfiction! Ditemi tutto quel che vi passa per la testa, sentitevi libere/i ("Che bello!" / "Che brutto!" / "Ti odio, smettila di scrivere!" / "Mi piacciono le uova fritte!" / "Non ho fame, usciamo a cena?"); e boh, al prossimo capitolo ;D
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top