Bip!
Prima di iniziare, vi devo chiedere un favore. Cercate "Time" dei Pink Floyd, e leggete ascoltandola - almeno la prima parte del capitolo -... Ci sta, ci sta.
*-*-*
Ding, ding...
Ding, ding...
Nel cuore della notte, Lestrade si è svegliato di soprassalto. Oltre a sentire un fortissimo senso di nausea - i postumi -, aveva avuto un incubo e per questo tremava ed era sudato fradicio.
Non ricordava esattamente cosa avesse sognato; tutto quel che sapeva era che, in qualche modo, aveva a che fare con la suoneria delle notifiche.
Ding, ding...
Accidenti, se lo sentiva ancora rimbombare nei timpani... Ma perché, perché?
Si rendeva conto, o meglio avvertiva una sensazione abbastanza vaga, che qualcosa era accaduto al suo telefonino, e non solo mentre dormiva. Il suo... Oh, ecco!
Un messaggio, IL messaggio che aveva ricevuto mentre era fuori dalla sua macchina con Sally, qualche ora prima; non l'aveva ancora guardato! Tastando dove fosse il telefono - era andato a letto tutto vestito, di tanto sonno che aveva addosso - ha iniziato a preoccuparsi. E se fosse stato Sherlock a scrivergli, magari chiedendo un aiuto urgente? O se John fosse stato in difficoltà?
**
[02/01 - 23:58]
Ho bisogno della sua consulenza, per una questione privata.
Mi faccia sapere lei dove e quando.
MH
Il mittente ha riletto per la centesima volta il testo di quel messaggio, prima di bloccare il telefonino e appoggiarlo sul comò. Era un azzardo, e bello grosso anche; ma andava fatto. Scrivergli pochi minuti prima della mezzanotte...
Si è rigirato velocemente, sotto le coperte, dando le spalle alla luce azzurra del caricatore. Con tutta probabilità, l'ispettore non aveva risposto al messaggio semplicemente perché era già a dormire; o almeno, così si è trovato a sperare Mycroft, che aveva tanti di quei dubbi sulla legittimità del suo atto da non riuscire a pensare che alle possibili reazioni dell'uomo... E tremare, ad alcune - comunque senza riuscire a prendere sonno, neanche per scherzo.
Sherlock, quella sera, si era trattenuto a casa sua per poco tempo; e lo aveva lasciato in preda (o in pasto?) ad ansie dalle dimensioni di vere e proprie catene montuose, che rischiavano di soffocarlo se lui... Non avesse agito, tirandosi addosso un'agitazione ancora peggiore ma ben diversa; che quantomeno, sicuramente sarebbe finita. Prima o poi...
Bip!
Un suono acuto gli ha fatto accapponare la pelle.
"Questo era un messaggio" ha mormorato tra sé e sé, spostando lo sguardo, spaventato, sul led rosso che aveva iniziato a lampeggiare in cima allo schermo del suo dispositivo. Ha allungato la mano tremante, e prima di sbloccarlo ha guardato l'ora.
Le 03:16 della mattina... Lui non riusciva a dormire e il perché lo conosceva. Ma chi altro poteva essere sveglio nel cuore di quella notte? Ostinandosi ad escludere la possibilità che Gregory gli avesse risposto, ha digitato il codice di sicurezza, abbassato il pannello delle notifiche... E ingoiato a vuoto.
[03/01 - 03:16]
Domani sera al Regent's park?
GL
**
La mattina seguente, il D.I. Lestrade si è presentato al lavoro così felice che pareva dovesse correre saltellando, mentre continuava a fare dentro e fuori dal suo ufficio.
Quando finalmente si è seduto, la Donovan è entrata, timida.
"Posso?"
"Entra pure" ha concesso lui, sorridendo.
"Eh, mi chiedevo se fosse tutto a posto..."
L'occhiata stralunata che le ha rivolto il detective l'ha fatta rimanere di stucco.
"Sì sì, io sto bene" si è affrettato a rispondere lui, imbarazzato di fronte all'espressione della donna, che non riusciva a capire perché quella mattina fosse così contento. "Tu sei riuscita a dormire?"
"Diciamo di sì"
"Ottimo, direi" ha concluso, abbassando lo sguardo sulle carte che aveva innanzi. La sergente si è riscossa dopo qualche attimo.
"Beh, abbiamo due scene a cui dedicarci, oggi".
Bing, bing: un altro sms!
"Sì. Ci andiamo subito... O meglio, finisco di sbrigare due cose e arrivo" ha dichiarato lui, invitandola ad uscire con un gesto rapido della mano. Appena è rimasto solo, tentando di essere un poco circospetto ha estratto il telefono per consultarlo; e aperto l'sms, ha sentito il suo cuore scaldarsi.
[03/01 - 09:51]
Alle 21:00 è l'ideale.
A più tardi.
MH
Esultando interiormente ha rimesso via il dispositivo, ed ha iniziato a raccogliere i fogli sparsi per tutta la scrivania. Una parte di lui sapeva che tutta quella felicità non era giustificata o giustificabile - non aveva letteralmente senso -; ma d'altronde non riusciva a togliersela di dosso nemmeno sforzandosi, né riusciva davvero a rimproverarsi per la reazione che stava avendo a quei due telegrafici e tutto sommato insignificanti messaggi.
Finito di sistemare, si è alzato ed è uscito; sperava ardentemente che accadesse qualcosa di interessante, cosicché la giornata sarebbe passata in fretta - non vedeva l'ora di incontrare di nuovo Holmes, fosse qualsiasi fosse il motivo per cui aveva trovato giusto tornare a scrivergli.
Povera Sally, ha pensato notando il disordine che regnava, incredibilmente, nella postazione di lavoro della donna. Chissà cosa starà pensando di me... Cosa starà passando. Mostrarmi così contento dopo una serata disastrosa come quella che le ho fatto passare... Sono un vero mostro...
"Lestrade? Tutto bene?"
La voce di Philip Anderson l'ha riscosso dai suoi pensieri.
"Oh, sì" ha borbottato, riavviandosi per abitudine, più che per reale necessità, i capelli corti e ormai brizzolati. "Hai bisogno di qualcosa?"
"Beh, sì" ha detto, avvicinandosi e tenendo la voce bassa, prima di iniziare a parlargli di un nuovo macchinario che, a suo avviso, avrebbe radicalmente modificato il modo di lavorare di mezza Scotland Yard.
"Non è esattamente il momento adatto per parlarmene", l'ha interrotto il detective dopo qualche attimo, già totalmente annoiato da quelle chiacchiere. "Comunque, lasciami pure qualcosa al riguardo sulla scrivania; ci darò un'occhiata appena avrò tempo".
Lo sguardo offeso dello scienziato l'ha fatto sospirare. "Ma, signore, credo che ci sia una certa differenza-"
"Philip, dico sul serio: devo andare, come avrai notato stavo uscendo, e Donovan è già fuori che mi aspetta".
"Ma nulla mi vieta di accompagnarla, o sbaglio?"
Prima di rispondere, Gregory ha fatto roteare gli occhi. "Oh d'accordo, vieni con me e continua pure a parlare..."
Anderson l'ha seguito sorridendo, senza smettere un secondo di elogiare (alquanto inutilmente) quel maledetto macchinario. Quando dabbasso, tuttavia, ha visto la sergente - vestita di tutto punto, in modo elegante ma non esagerato, e una coda di cavallo che la donava molto - si è zittito; e approfittando del silenzio improvviso, l'ispettore ha preso la parola.
"Donovan, Anderson ha deciso di venire con noi... Credo che non possa che farci comodo, sbaglio?"
"Sì, sì" ha risposto la donna, poco convinta.
"Andate insieme, se volete. Io prendo la mia macchina... Ci vediamo sulla scena" ha azzardato, prima di scappare letteralmente alla sua berlina.
La giornata si prospettava molto lunga...
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