RAPINA LEGALE

Stavamo camminando da un pezzo, quando finalmente Chiara si fermò.

«Chiara tutto okay?»
«Oh sì — risponde mentre si volta verso di me. — Oh sì Jason! Siamo quasi arrivati!» dice entusiasta.
«Ad Angeli?» domando incerto.
«Si esattamente! — prende un respiro e cambia tono di voce, passando ad uno più serio — ora ti spiego il piano: andiamo a casa mia okay? Io entro ho le chiavi, prendo un po' di soldi, poi vado di sopra, e tu vieni con me, e prendiamo qualche cappotto, qualche vestito e poi fuggiamo via. Ci stai?»
«Sembra illegale irrompere in una casa...» inizio a spiegare ma non mi fa finire
«Ma ricorda, è casa mia!» mi contraddice.
«Ma allora perché non dormiamo lì? È casa tua.»
«La situazione è complicata.» mi risponde poco dopo.

Abbiamo continuato a camminare,  ma per poco.
Chiara prende un portafogli fucsia da cui pendono due chiavi, ne afferra una e apre il cancelletto che ci separava dal portone, che apre con l'altra chiave di colore differente dalla prima.
«Vieni.» bisbiglia.
Apre una porta e ci ritroviamo in una stanza abbellita con dei quadri, dei puzzle, disposti sulle pareti bianche.
Va diretta verso una delle tante credenze e prende un piccolo e simpatico salvadanaio blu con qualche spruzzo di rosso, bianco e nero; e quando lo apre questo rivela circa 70€ cartacei e alcuni spiccioli, lei li prende tutti e non ne risparmia neanche uno.
 «Ora andiamo di sopra, mi raccomando massimo silenzio. Se devi starnutire vai in apnea o fai qualsiasi cosa che possa evitare il rumore!»
Facciamo gli scalini due alla volta e arriviamo ad una porta già pronta ad essere aperta, visto che è provvista di una chiave, Chiara prima di girarla mi guarda e appoggia l'indice sulle sue labbra, e non appena vede che la copio sgattaiola dentro seguita da me. 
Navighiamo in un corridoio a me sconosciuto che ci porta in una stanza. Chiude la porta e va verso l'armadio, da cui prende il suo fidato cappotto giallo e un altro di colore nero. 
Questo non sembra impermeabile dato il tessuto molto morbido in più è molto più corto rispetto a quello color canarino, intanto lo provo sopra la mia maglia e fortunatamente calza, anche perché credo che nel caso contrario sarei rimasto senza un cappotto.
Poi va verso il comò e prende un maglioncino color fragola di ciniglia, due magliette a maniche corte, una felpa bianca a pois verde acqua e infine quattro paia di pantaloni. Li infila tutti dentro il cappotto giallo, che usa a mo' di sacco, e siamo pronti ad uscire.

Grazie agli Dei, non ci sono stati intoppi e, se c'era qualcuno in casa, non si è accorto della nostra piccola incursione.

«Ora dove andiamo?» chiedo.
«Conosco un palazzo abbandonato che dovrebbe fare al caso nostro. È a circa 15 minuti di camminata da qui. So che non hai più voglia di camminare, ma... Aspetta! Aspetta qui okay?» mi ordina e mi lascia tutti gli indumenti, mentre lei torna probabilmente a casa sua.
Io mi siedo sull'asfalto di chissà quanti anni fa mentre l'aspetto.

Dopo un po' arriva con due biciclette e mi chiede: «Ti va di andare in bici?»
Io scuoto la testa sorridendo mentre mi alzo da terra con i vestiti tutti in mano.
«Sai andare in bici senza toccare il volante? — inclina la testa come solo lei sa fare, segno della sua perplessità — Questi chi li tiene?» domando riferendomi al cappotto e a tutto ciò che contiene.
«Ho la soluzione anche a questo!» esclama contenta mentre si gira, rivelando sulla schiena il suo zaino invicta.
«Sei un genio!»
«No, tu sei Genio.» dice di sfuggita, poi accorgendosi dell'errore.
«Cosa?» domando divertito.
«Nulla!» dice imbarazzata mentre infila tutto ciò che abbiamo 'preso in prestito' nello zaino, che si mette in spalla.
«Dai su, sbrigati e pedala!» mi esorta mentre inizia a pedalare veloce nelle viette di Angeli, probabilmente ancora rossa d'imbarazzo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top