MAGAZZINO

P.O.V. JASON LUCAS

Sogni confusi lasciano spazio al mal di testa martellante di prima e a lampi di luce intervallati a quelli di buio.

Un mugolio si fa largo nel silenzio che mi circonda. Uno, un'altro e un'altro ancora. Tutti in sequenza senza ritmo.

Le palpebre sembrano di pietra, tanto sono difficili da schiudersi e quando finalmente si aprono vedono lo stesso che ho visto prima di cadere privo a terra come un pesce lesso.

Chiara.

Mi alzo a fatica, con le gambe ancora torbide, come il motivo della mia perdita di forze davanti a quella gorgone. Ecco perché era così sicura di sé, ma ancora non riesco a capire cosa c'entri Chiara.

Lei è lì, con ancora il bavaglio in bocca e appesa come un salame al soffitto, a testa in giù.
Mugola rivolta a me, come per attirare l'attenzione , come se stesse cercando di dirmi qualcosa, ma che non riesco a decifrare.
Mi guarda con occhi arrossati e gonfi, rivolti a me.
E io mi perdo ad osservarla, ad esaminarla, tanto che non mi accorgo che quella serie di suoni, da lei prodotti, iniziano ad aumentare di velocità, è come se li sentissi ovattati, ma il mio cervello li ricollega ad una colonna sonora di cui mi sfugge il nome... mi sembra che c'era il mare di mezzo... ah ecco! Come ho fatto a dimenticarmene, Lo Squalo! Film horror, che non è il suo genere, mi ricordo di averlo letto nella scheda che Chirone mi aveva dato su di lei.

Il sibilo di una freccia mi fa tornare alla realtà, e mi rendo conto che Chiara stava cercando di avvertimi. 

Mi volto appena in tempo per scorgere che la gorgone ha tirato una freccia che stava per finire sulla mia testa se non mi fossi spostato.

«Ben svegliato vedo! Dormito bene?» mi chiede, anche se non credo sia realmente interessata.

«Come un morto! Quello che diventerai tu adesso!» esclamo slacciandomi l'orologio, che si trasforma immediatamente in quella spada che tanto conosco. Impugnatura di cuoio, bilanciatura perfetta: ecco la mia ἀνωμαλία. Sì, anomalia. Non so perché si chiami così, ma finché uccide mostri va bene.

Appena sento quell'impugnatura familiare nella mano destra mi butto su di lei, che cerca inutilmente di scoccare un freccia sulla mia faccia, e ci prova ancora, peccato che io abbia spaccato il suo arco a metà. Ops. Ma non mi fermo, poto qualche serpente e finalmente arrivo al suo petto. Pronto per affondare, un serpente di cui avevo privato il corpo mi morde sorprendendomi e facendomi arretrare. E mentre goffamente cerco di togliere la testa di quel bastardo dal mio polpaccio, cado all'indietro in mezzo a del... letame. Che schifo, ma almeno riesco a sfilare quei due dentini bianchi che sputano veleno. 

Quando mi rialzo però, vedo che la gorgone si è data da fare, e non è rimasta con le mani in mano. Infatti raschia il pugnale contro la gola scoperta di Chiara, dato che l'ha slegata, e scommetto con lo stesso pugnale che ha in mano adesso.

«Bene bene bene ragazzo mio. Vedo che il mio serpentino ti ha dato un bacino. Ma che bravo!!» Okay, oltre a essere gorgone è anche pazza! Due in una volta! Ma che fortuna!!

«Lasciala andare.»

«Secondo te lo faccio se me lo chiedi? Ahahah che illuso il signorino qui presente!»

«Vattene! Scappa Jason! Dimenticami!» urla Chiara, e questo le costa taglio sul braccio — Zitta! — le sibila la donna all'orecchio, così approfitto della situazione e lancio ἀνωμαλία verso la testa della gorgone, che colpisce in pieno, facendola cadere all'indietro.

La ragazzina si volta, vedendo quel terribile spettacolo di sangue e polvere in cui si dissolve.

«Ehi, vieni, dobbiamo andare.» lei mi guarda solamente e arrossisce quando le prendo quella sua piccola manina e ci incamminiamo verso l'uscita.

La porta tremola, come una fiamma col vento.
«C'è un terremoto.» penso ad alta voce, ma la sua mi contraddice.

Ora la porta è verde.
No rossa.
No.

Nera.
Come tutto intorno a me.

Per la seconda volta.

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