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«No, se so di due centimetri so pappardelle, non si discute».

«Per me sono sempre state tagliatelle, 'un trovo differenza».

«E che mi dici della differenza tra fettuccine e tagliatelle, eh? Vuoi dirmi che sono la stessa cosa anche quelle?»

«Non ha senso la fettuccina, so spaghetti».

La disputa non era ancora giunta al termine. Sebbene la proposta di giocare a Mamma Troia fosse allettante all'età di quindici anni, una volta trentenni si potrebbe usare il proverbio "predicare bene e razzolare male".

Il viaggiatore per una volta era innervosito dalle risposte dell'ingegnere, che al contrario si era accomodato con noncuranza sulla sedia, con una caviglia appoggiata sul ginocchio. Si stava svaccando in ogni senso dinanzi all'atteggiamento petulante della controparte.

Faceva ridere come le posizioni si fossero ribaltate, come il primo a essere preso per i fondelli fosse colui che prima o poi te la piazzava nel più ingegnoso dei modi. Secondo il parere del Maso, era tutta una tattica.

Si ricordò delle scommesse che di tanto in tanto facevano e di come il dettaglio più banale potesse trasformarsi nella fregatura del secolo. Alghieri paradossalmente ne usciva sempre vincitore e soltanto così si era guadagnato il rispetto. La volta del tatuaggio era la peggiore che potesse capitare, soprattutto da brilli dopo una bella bevuta di birra. Le sfide migliori erano quelle del Vieri, lo faceva per una ripicca o per propria rivincita, d'altronde però era comprensibile: Jacopo gliene combinava di cotte e di crude, specialmente quando si trattava di ragazze. C'era Stefania, una compagnia delle elementari con la quale si accendevano le prime discussioni. Oliviero era innamorato perso, ma lei aveva occhi solo per il bel sorriso del rivale. E quando quest'ultimo non la calcolava facendola frignare, si beccava le parole dall'altro che gli partivano sempre i cinque minuti. C'era stata quella volta in cui aveva fatto beccare il Neri a copiare, l'aveva urlato così forte da far spaventare tutti, facendogli guadagnare una bella nota sul libretto da far firmare a casa.

Oppure la volta in cui, per vendicarsi, aveva optato per una sfida a chi avrebbe bevuto più Spritz, mettendosi in combutta con un barista - pagandolo - che aveva messo delle gocce di guttalax nei bicchieri da far scolare a Jacopo. Da quella volta aveva iniziato a utilizzare i soldi come mezzo per le rivalse.

Tommaso trovava strategica la metodologia, barbara l'idea che andava poi a produrre, assieme al peso della scommessa. Ciò nonostante nessuno poteva farci niente; pareva quasi si divertissero a pizzicarsi in quella maniera, infliggere per subire, incassare per colpire.

Da quel momento forse avevano siglato nel silenzio un patto di coalizione, mentre il restante dei componenti non poté fare a meno di sogghignare assistendo a tale disfatta.

Lo sguardo di Tommaso volse sull'avambraccio di Salvadori, scoperto siccome aveva raccolto le maniche stando vicino al caminetto, e in effetti aveva occultato quella serie di numeri romani da una fascia nera e larga. Borghese Junior invece aveva ancora la stella di Kronos stilizzata, sempre sull'avambraccio; quasi passavano inosservati, tuttavia custodivano una sofferenza passata.

A differenza loro, Maso ammetteva di vergognarsi delle disfatte della propria vita. Non trovava alcun pregio nel risaltarle. Perché evidenziare un tuo punto negativo? Non comprendeva se fosse una maniera per rendere gli altri compassionevoli o se ciò gli permetteva di accettare quella falla del sistema. E se così fosse, cosa lo portava a credere che fosse la maniera adeguata per affrontare certe dinamiche?

«Tu stai veramente dicendo delle eresie. La pasta va differenziata! Sono come le penne, non sono la stessa cosa delle mezze penne».

Più lo studiava, più non lo comprendeva. Eppure, era l'ultima persona che avrebbe nascosto i suoi pensieri, sempre con la bocca scollegata al cervello, senza filtro.

Il ghigno di chi crogiolava in un brodo di giuggiole era apparso in contro risposta. «La forma è quella, anche se son grosse son penne».

«Eh sì, bona Ugo! Sono pennoni quelli! Ma una base di cultura in casa ce l'avevi?! Buzza! Spiegagli tu qualcosa a questo citrullo!»

Sentendosi preso in causa, si volle dedicare un po' di ilarità, ribaltando la sua posizione di cuoco. «In effetti a chi cazzo interessa la differenza? Basta mangiare».

Era evidente che non si aspettasse tale responso. Era perfettamente conscio che le pappardelle andassero dai due ai quattro centimetri, mentre le fettuccine erano più sottili delle tagliatelle, con una misura che andava dai tre ai cinque millimetri. Eppure, era così dilettevole prenderlo per i fondelli che non resistette e si dedicò una risata. Grattava nella gola e usciva potente. Così violenta quanto bella da emettere.

«A grullo! 'Un mi piglià pe' i' culo! Non proprio tu!» Jacopo si era alzato di scatto per andargli incontro e picchiare con dei pugnetti amichevoli l'ovale pancia che da sempre aveva, quel difetto che lo rese famoso oltre a creargli un soprannome, trasformandolo in un pregio anche grazie alla sua altezza che lo rendeva quasi un monumento in mezzo agli altri.

Non sentiva niente. Era fermo e impassibile, a spostarlo sarebbe servita una gru.

«Oh, Broder, la mia buzza 'un né così dura nemmeno quando me ne vo a cagare» celiò, tentando di avvolgere un braccio sulle spalle larghe e possenti dell'amico; un armadio avrebbe fatto meno figura.

«Oh che l'abbozzi (1) di rompere i sacrosanti invece?» non era per nulla credibile il suo tono. Aveva un sorriso giocondo e a breve avrebbe pure riso. Gli sembrava un comportamento da suo figlio, anche se, in effetti, Jacopo era quello con la mente più puerile lì dentro; persino Rachele, che era di sette anni più giovane, ne dimostrava di più con il suo candore.

Si ricordava di quella volta in cui Salva si dovette portare la sorella ai Bagni di San Filippo, un po' scocciato siccome si sentiva una sorta di babysitter. Poteva avere cinque anni la fanciulla, un peperino al contrario di adesso. Saltava da un sasso all'altro, si tuffava in quelle piscinette naturali e le guanciotte si coloravano di porpora a causa del calore termale. Daniele non riusciva a rilassarsi, aveva la costante paura che scivolasse con le ciabattine e la riportasse a casa con un bernoccolo grondante di sangue. Anche se si erano offerti a turno di prestarle qualche attenzione, non era in grado di darsi meno pensieri. Gli unici a renderlo meno asfissiante erano i genitori di Tommaso, gli accompagnatori della brigata in quell'angolo della Val d'Orcia.

Quello che però aveva fatto scompisciare tutti era Rachele che continuava a dire che le scappava la pipì e di bagni non ce n'erano. Tra il Neri che suggeriva di farla in acqua e Vieri che invitava a farla dietro al masso, il fratellone era andato in tilt. Ci dovette pensare Ortensia, la madre di Maso, ad accompagnarla nel camper, che era la soluzione più ovvia.

Gli arrivò un altro messaggio con dei punti di domanda. Era ancora Artemisia, in cerca di conferma sulla proposta ancora latitante. Si guardò attorno, in cerca di sguardi che non vennero ricambiati. Dopodiché, tornò verso la griglia. Aprì la chat a due passi dallo sfrigolio e rispose che andava bene. Non voleva pensarci due volte, decisione di pancia.

D'un tratto, per qualche sconosciuto motivo, per una manciata di secondi riflesse sui suoi genitori.

Manfredo sarebbe stato più contrario della moglie, sempre a difendere quell'omone che ancora vedeva bambino, anche quando era perfettamente conscia che suo figlio fosse nel torto. Era buona come il pane. La immaginava prenderlo da parte e spiegargli cosa non andasse bene nel comportamento assunto, con quel tono pacato e rassicurante di cui spesso nella pubertà se ne faceva beffa. Al tempo, non comprendeva quanto amore provasse quella donna e quanto rispetto si meritava.

Il padre, al contrario, aveva un vocione da spaventare i piccioni, bociava (2) continuamente e quando sgridava era imperiale quanto manesco. Le sberle pubbliche ricevute per anche delle piccole scemenze, come una pallonata sul muso della sclerotica vicina dei Salvadori, suonavano d'avvertimento con quelle grosse mani da uomo di Neanderthal.

Ricordava quando aveva intorno agli otto anni e nel podere di famiglia stavano trascorrendo un pomeriggio assieme ai cuginetti. C'era Orazio che aveva l'atteggiamento e la faccia da teppista, sfidando gli altri coetanei a dar fastidio al vecchio vicino un po' zoppo. Le bravate con lui erano all'ordine del giorno, aveva aperto di nascosto la staccionata dei maiali e questi avevano preso a marciare al di fuori del recinto. Il vecchiaccio era impazzito, il cappello si era posato sul letame appena buttato per la corsa pazza che aveva inscenato, chiamando a fischi il cane da pastore che lo aiutava a gestire il bestiame. Manfredo a vedere la scena si era avvicinato ai ragazzini e mentre i figli si dileguarono a gambe levate sapendo bene cosa stava per succedere, Orazio se ne sto fermo convinto che lo zio non lo avrebbe toccato. Si rese conto di essere nel torto quando, con un ventola potente, lo fece volare con un gran segno sulla lata.

Ora era diventato un adulto, carico di responsabilità e doveri, e sebbene su quel volto raggrinzito aveva notato un barlume di fierezza nell'essersi sistemato come di usanza, si trascinava appresso un macigno di sbagli a pesargli sulla schiena. Chissà cosa avrebbe detto se fosse a conoscenza della situazione attuale che c'era in casa, uno con le corna di cervo e l'altro di stambecco.

E sebbene non fosse in grado di tagliare la catena di difetti che lo caratterizzavano, temeva il giudizio del padre più di una calamità.



GLOSSARIO

1. l'abbozzi =  La vuoi smettere?

2. bociava = Alzare molto la voce, urlare.

NOTE AUTORE

Buzza ha terminato il suo viaggio con questo ultimo capitolo, la prossima volta avremo un ulteriore punto di vista.

Se ti sta piacendo questo romanzo, fammelo sapere qui nei commenti e consiglialo ai tuoi amici! Puoi fare un commento in questo capitolo o nella PREFAZIONE nominando con @nome utente uno o più amici a cui possa interessare questa nuova storia!

Sono entusiasta di conoscere nuovi pareri e nuove persone 😊.

IMPORTANTE

Voglio ricordare che all'interno della prefazione sto inserendo i commenti che maggiormente rispecchiano questa storia, un aiuto in più ai nuovi lettori che si vorranno cimentare nella lettura!
Dunque, sarei felice se riuscissi a dedicare due minuti a Tommaso per un tuo parere! ❤️

Grazie ancora per essere qui e condividere con me le voci di questi personaggi!
Alla prossima parte 🌻

Un abbraccio,
Niki

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