«Hai tu presente la pubblicità della Saratoga?»
Oliviero ci riflesse su, mentre Daniele era curioso di scoprire cosa si celasse dietro a tale rammento, infiltrandosi nella conversazione mentre posava il sacchetto sul tavolo. Ovviamente, l'ingordo non perse altro tempo a curiosare, scoprendo delle eccezionali meringhe preparate da Rachele. «Sì, perché?»
«Ma 'un pare anche a voi ch'ella ci possa stare assai?»
Seguendo la direzione del pollicione, i due amici adocchiarono Noelani, intenta a chiacchierare con la piccola Salvadori con due calici di vino rosso tra le dita affusolate; infatti, le guance della mora erano colorate di porpora a causa dell'alcol ingerito.
Se il secondo storse il naso, il primo con enfasi confermò le sembianze, per in seguito aggiungere qualche espressione colorita per enfatizzare la bellezza che emanava.
Tommaso la osservò ancora, tra l'incuriosito e lo stranito. Gli ricordava una ragazza con cui era stato per due anni, a cavallo del periodo di fine superiori. Era stratosferica, qualsiasi cosa facesse, che fosse un passo o spostare un oggetto, aveva la grazia di una ballerina di danza classica. Gli occhi erano due gemme preziose che illuminavano una cava minerale al centro della Terra capaci di far rizzare i peli alla sola occhiata. Le gambe erano così lunghe che a vellicarle con le dita parevano infinite. Era così bella d'ammaliare qualsiasi individuo, persino un compagno di classe, l'unico che abbia mai conosciuto che aveva fatto coming out e che rimase folgorato dalle movenze della giovane dalle origini tedesche, mettendo in dubbio i suoi gusti in fatto sessuale.
Ciò nonostante, il suo esser conscia di dare certi effetti era tanto comprensibile quanto pericoloso, invero le dicerie di un cappello di corna sopra la capa del gigante toscano si confermarono quando il Neri l'aveva beccata limonare con un certo Dalmazio Maccanò, detto il Dalmata per via delle chiazze che gli ricoprivano la schiena a causa di un incidente avuto col fuoco. Quando Buzza venne a sapere tale misfatto, anziché atteggiarsi come un moroso in pena o iracondo, decise di agire dando pan per focaccia, generando così un nuovo coretto da stadio nella compagnia:
E col Maso 'un c'è speranza
che se prese delle corna in vacanza
e per vendetta gliele ricambia
andando beato con due stanghe da ottanta.
La soddisfazione crescente alla vista dell'espressione di Camilla – denominata dal viaggiatore la falsa tranquilla – una volta venuta a conoscenza di avere degli arbusti tra i capelli, se la prese così sul personale che decise di trasferirsi dalla nonna a Dortmund, specialmente dopo aver trascorso due settimane dalla rottura a udire schiamazzi a destra e a manca sulla bravata andata a male e glorificando al contempo le gesta dell'ormai ex fidanzato.
«Mai mettersi contro Buzza dalla canna aguzza», diceva sempre Jacopo, fiero di come l'amico avesse affrontato con ghigno la situazione, divenendone vincitore.
Eppure, per quanto Noelani somigliasse a Milly anche nei gesti, dava una percezione diversa. Oltre a sentirsi in soggezione per l'accento inglese – o sudafricano che fosse non conoscendone la differenza – era così pacata nel linguaggio e così raggiante nel sorriso che comprendeva il motivo per il quale il suo amico non se l'era fatta sfuggire.
Rimembrava i tempi in cui si divertiva con cittine diverse durante la settimana, dei cartellini con segnato i nomi nascosti nell'attaccapanni per sua madre quando doveva tornare per almeno evitare di fare delle brutte figuracce che ugualmente capitavano, e di quante volte fosse lui stesso a confondere la miriade di nomi nella quale incappava, riuscendo però con sorpresa di tutti a causare diatribe e quasi delle risse tra loro, uscendone illeso, a momenti come vittima.
Tommaso scosse il capo intersecando le braccia al petto. Quante bravate avevano combinato e quanto quei tempi andati mancassero tutt'oggi. La spensieratezza era sempre più un'utopia con l'avanzare degli anni, con rapporto inverso delle responsabilità che al contrario aumentavano di giorno in giorno.
Un sospiro fuoriuscì lento dalle labbia screpolate, lo sentì attraverso le fenditure talmente secche da rassomigliare a un deserto. Persino la lingua si raggrinziva al solo sfiorarle, sebbene dovesse essere abituata; ogni anno era la stessa storia e non aveva nemmeno la premura di utilizzare il burrocacao per ammorbidirle. Diceva che gli dava più fastidio percepire quella sensazione pastosa anziché il bruciore.
All'improvviso la tasca prese a vibrare. Incuriosito estrasse il cellulare e diede un'occhiata al display: era Artemisia.
Tentò di celare il sorrisetto che voleva sorgere inosservato all'invito che gli stava proponendo. Aveva trovato per il prossimo fine settimana un albergo a poco nella Val d'Orcia. Niente suoceri, niente familiari, niente figli attorno. Solo loro due in una degustazione di vini ad hoc, accompagnati da un rinfresco stuzzichevole da vera cantina toscana. Non poteva declinare l'offerta, si meritava dopotutto una vacanza.
Erano anni che si faceva il mazzo per quell'agriturismo, era il minimo che ottenesse il passaggio del testimone. Suo fratello maggiore aveva tentato di ribattere accampando scuse a suo favore, ma quel che faceva per quel terreno era veramente irrisorio. Era Tommaso colui che aveva dedicato anima e corpo nel crescere gli animali, a far loro sia da allevatore sia da macellaio. Aveva ristrutturato da sé l'azienda per qualsiasi problematica; che fossero mansioni da elettricista o idraulico, Maso era sempre intervenuto senza chiedere niente in cambio. Marco, dal canto suo, per molti anni si era trasferito più a nord per gli studi di economia finiti tutti nel cesso: appena aveva messo mano ai conti del podere, aveva fatto più danni che benefici, perciò la famiglia si rivolse – come sempre - al figlio minore per trovare una soluzione, ovvero sua moglie.
Era una donna assai astuta, sempre attenta alle minuzie, amante dei romanzi crime tanto da dedicarsi, qualche volta, nello stendere dei racconti brevi per un'attività-hobby simile a un gruppo di lettura alla quale si era iscritta, e non sgarrava neppure di un calcolo quando si trattava di conti; eppure aveva due grandi difetti: era permalosa e vendicativa. Lo era sempre stata, in verità, però col tempo si cambiava. Tutti cambiavano. Era come se l'età che avanzava diventava più sinonimo di peso che di pazienza. E lei aveva affinato queste qualità tanto da essere sempre più insopportabile. Quando Buzza combinava una delle sue, volente o nolente, lei era sempre pronta per rigirare il coltello nella piaga; era una cosa che gli stava sui nervi. Ottenuto i suoi obiettivi tornava docile, la moglie che tutti desidererebbero, quella con cui viaggiare, avere attimi di passione, trascorrere giornate relax alle terme. Era una sorta di mulinello vizioso nella quale veniva risucchiato ciclicamente.
Trasse un respiro pesante nel porre l'attenzione sullo schermo. Desiderava in parte sistemare le cose, dall'altra mollare tutto e riscrivere la propria vita.
Quando stava per digitare la risposta, l'udito venne sequestrato da un verso familiare. Dunque, lo sguardo transitò dallo schermo all'espressione da ebete di Oliviero; in una qualche misura s'immaginava cosa stesse per dire, ma del resto visualizzare cosa stesse fantasticando era fuori dalla sua portata. A volte si domandava cosa gli passasse per la mente da pischello per ritrovarsi in una compagnia del genere. «Comunque in quella pubblicità ci vedrei da dio Diandra».
A Daniele venne da ridere, tuttavia era comprensibile. Il Vieri aveva ricevuto così tanti rifiuti e qualche bel ceffone da parte dell'Afrodite toscana, che sentirne parlare rievocava attimi indimenticabili e alquanto comici a causa della lingua acumina che possedeva. Quella donna era il sogno erotico sulla quale tutti fantasticavano, dalle curve sinuose e dalla simpatia a volte eccentrica che metteva curiosità. Quella ragazza che ai tempi beccavi sempre alle feste e da ubriaca faceva più faville e follie di quando fosse sobria. In sintesi, era un'ottima compagnia per una serata occasionale, eccetto per il Neri. Per lui era una befana, insopportabile e invadente, tant'è che, sebbene non utilizzasse assai i social, entrava a proposito per commentarle sotto ai post di dover mostrare meno tette e più cervello per l'età che avrebbe.
«Così che tu possa farti più seghe del solito?» commentò seguito dalle meditazioni, senza badare di aver alzato di troppo i toni. Invero, qualcuno si scaldò.
«Ancora co mi sorella! L'è soltanto una megera che 'un vole vedere che gl'anni passano sotto gl'occhi e sulla culatta».
«Tu sorella invece fa bene a vantarsi, e sulla culatta 'un puoi dire niente».
Il fumo parve uscirgli dalle orecchie e vedere Jacopo sulla difensiva non capitava spesso da bravo provocatore quale era. «Certo, così tu le guardi e intanto ti dai una mano, bada te sto grullo!»
Le risa si espansero, raccogliendo con sé tutta la brigata. Se fosse nella sua natura, sarebbe diventato rosso dalla rabbia e verde dal disgusto.
«Non si può dire che sia brutta» la voce della bionda lo colse impreparato e lo prese sul vivo; inoltre, non si aspettava che pure la piccola Salvadori le desse corda, generando delle sbuffate da toro.
«Non si può dire nemmeno che sia intelligente. Foto con la gambetta alzata, il pareo che le fascia mezza chiappa, la testa all'indietro in una posa succinta, labbra e occhi schiusi per poi scrivere nel post: "Noi siamo come farfalle che battono le ali per un giorno pensando che sia l'eternità"» recitò l'imitazione con tanto di voce effeminata. «E poi guai se si lamenta se l'uomo medio commenta con "Che poppe"».
«Quello era il Salva con Jlo» sottolineò il Cecca in un surrusso, che sebbene fosse dietro alle e-mail aveva l'orecchio teso. Faceva quasi paura il fatto che un uomo potesse fare più cose contemporaneamente e di nature differenti. Una volta, durante le ripetizioni di matematica che faceva a Tommaso, l'aveva osservato camminare mentre leggeva, e nel frattempo riusciva persino ad accorgersi se fosse attento o meno, rimproverandolo di tanto in tanto. Era come vedere un cavallo con le corna da muflone, la coda da serpente e le zampe da panda.
«Quello so io con Diandra».
Vieri non riusciva a trattenersi in quella che era una gara a tiro con l'arco, facendo bollire il sangue del fratello della Dea. Era una delle poche rivincite di cui poteva vantarsi. «Ma dacci un taglio! Fosse così bella!»
«Le fa concorrenza. L'è più bona pure di Belen».
Ed era vero. Quella Borghese, per quanto avesse quasi quarant'anni era tanto sexy quanto micidiale. Poteva essere la controfigura della cantante dalle origini portoricane. Faceva pole dance, all'Ice World danzava sul ghiaccio come una professionista ed era pure amante di kick boxing. Ricordava persino di aver confessato di voler seguire lezioni per il lancio di coltelli.
«Maso, la griglia!»
Venne sollecitato dall'affamato esausto di affrontare quella tematica, e divertito dal contesto si avviò a controllare la carbonella.
NOTE AUTORE
Finalmente un altro punto di vista, questa parte è dedicata a Tommaso!
Felice di averti a bordo di questa combriccola, a breve si scopriranno alcune carte.
Non tutto l'oro che vedi luccica!
Un abbraccio,
Niki
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top