17
Il telefono vibrò nell'esatto momento in cui si stava mettendo in bocca un pezzo di salsiccia. Il buon odore e sapore aveva ceduto il posto alla curiosità, in quel periodo mista all'ansia. Si ritrovava ad avere un peso al livello dei polmoni, come se ci fosse un esserino al loro interno che gli rubava il respiro, tenendolo per sé, non lasciandogli nemmeno un refolo. Nonostante fosse a conoscenza della ragione di questo male, non riusciva a comprendere come farlo cessare. Gli disturbava il sonno, i momenti tranquilli e di relax. Il malessere lo agguantava nel momento meno opportuno, quando non c'era alcuna ragione per fuoriuscire. Lo stava facendo diventare matto.
Prese lo smartphone mentre masticava, lo rigirò tra le dita e osservò il mittente. Si morse la parte interna della guancia e il sangue aveva coperto il gusto della ciccia. Imprecò e si toccò il labbro distinto; se l'era proprio morsicata per bene per giungere alla commissura labiale.
Agguantò il panno carta e scattò verso il bagno, il cellulare ritornò nella tasca. Si chiese come fosse potuto accadere. Per distrazione o per spossatezza?
Nel tragitto verso il bagno cercò di respirare a fondo. Lo scricchiolio del legno sotto le scarpe era quasi un cattivo compagno, una sorta di agonia. Uscì al freddo e si rese conto di non avere con sé la giacca, ma non gli importò; provò piuttosto un senso di beatitudine in quell'aria pungente, col cielo che pareva dover piangere da un momento all'altro, e gli venne ancor meglio trarre respiro una volta chiusa la porta alle spalle, serrando gli occhi.
Appoggiò la terga su di essa, volendo godersi quegli attimi di silenzio in pace, sebbene il sottofondo di chiacchiere persisteva; ma era meno invasivo, meno logorante. In quel momento desiderò tornare a casa, quella di una volta, con sua madre ad attenderlo fuori dalla classe dell'asilo, quando ancora tutto era giusto.
Ora invece si sentiva di star perdendo tutto.
...
Ebbe il coraggio di guardare lo schermo. Era l'infermiera. Le aveva chiesto di tenerlo aggiornato sulle condizioni del padre e le notizie non erano ottime. Aveva tossito sangue ancora e si sentì in colpa di non essere presente.
Era vero, aveva insistito proprio lui ad accettare l'invito, aggiungendo con smorfia gioconda che per qualche ora non avrebbe messo il muso. Il problema era che voleva investire gli ultimi giorni di vita del babbo standogli perennemente accanto. Aveva dovuto delegare alla vecchia Bettina parte del suo lavoro, promettendole uno stipendio più ragguardevole. Era l'unica di cui si poteva fidare e che persino il padre si fidava. Era sempre stata in azienda dietro alla contabilità, e quel sorriso pieno di compassione aveva pronunciato di non doversi preoccupare, che stava facendo la cosa giusta.
Si chiese cosa realmente fosse la cosa giusta.
Con la lingua tastò la zona lacerata. Si pose davanti allo specchio un po' rovinato dal tempo, le mani sul lavello gelido che sembrava esser pulito di recente, e mostrò il labbruccio. Era una brutta ferita e continuava a perdere; meno di prima fortunatamente.
Sospirò, trasse le mani dal bruciore e si guardò negli occhi. Erano quasi della stessa tonalità del turchese che portava al collo. Era una pietra che aveva preso dal portagioie di sua madre. Il cordino era semplice, sembrava quasi uno spago. Chiaro. Se lo portava sempre con sé, ovunque andasse, come per averla vicino nonostante lo vegliasse da lassù.
Gli passò per la mente che tra poco suo padre l'avrebbe raggiunta.
Una lacrima uscì dal dotto lacrimale e a poco a poco raggiunse la gote. Voleva evitare che gli occhi si impregnassero, come non desiderava che diventassero rossi a causa del pianto che stava attenuando.
Non stava andando bene niente e tante cose poteva evitarsele. Ad esempio, se avesse dato retta al Neri quella vacanza non sarebbe stata così disastrosa, o forse non si sarebbe neppure fatta. Era venuto a trovarlo in azienda per invitarlo alla mangiata, affermando di seguito di averlo intravisto in un locale con Ersilia, una vecchia conoscenza di Diandra, sua sorella, e non era una ragazza né a modo né tranquilla. Lo scoprì a sue spese, quando gli aveva rubato i soldi dal portafogli per prendersi un'altra stanza per qualche ora di sano divertimento. Pensava probabilmente fosse fuori a farsi un giro, nella spa, o addirittura al bar a bersi qualcosa, in fin dei conti gli aveva chiesto qualche ora per andare a fare shopping. "A voi uomini non piace, perciò prenditi pure il pomeriggio libero". Invece le era capitata proprio la stanza accanto alla loro, dove lui stava leggendo un libro in tranquillità quando la sentì con un altro ad avere approcci intimi.
Si sentì un buon annulla, prima di tradito. Come se non valesse niente la sua persona, il rispetto, la loro relazione. Era un giocare con i sentimenti altrui e non gli era mai piaciuto.
Quando tornò in camera, Ersilia si stupì di vederlo, come se avesse captato qualcosa. Fece finta di nulla, tentando una conversazione. Riceveva solamente monosillabi, frasi brevi, stroncamento di dialogo. Non ebbe nemmeno il coraggio di mostrare della carineria, si era persino messa a bisticciare da sola. "Ecco, sono in vacanza con uno zombie, che spasso!", "Ma goditi un po' di più la vita, sei sempre così moscio".
Quell'ultima parola lo aveva infastidito. Si ricordò ancora la scena, di quando le aveva risposto che di certo lei aveva invece ben gradito altro di duro, accompagnata dalla sua espressione pietrificata. Anziché parlarne lì in camera, la invitò a cena, nella quale si era fatto promettere di non alzare i toni, altrimenti le avrebbe fatto causa di frode. E così parlarono, lei con la coda tra le gambe mentre lui a spiegare come si sentiva e come la loro relazione era appena giunta al termine.
Alla reception fece dividere il conto.
Da quel momento erano le sue vacanze da single, assieme alla ex nella stanza accanto che pareva non muovere una mosca; non aveva neppure udito il consolatore di turno sgattaiolare tra le lenzuola.
Oliviero al contrario era talmente scioccato da tutta la vicenda che non aveva nemmeno versato una lacrima... oppure sapeva sotto sotto che non sarebbe stata la donna della sua vita e da lì non doveva nemmeno tenerci chissà quanto.
Al pensiero, si sentì in colpa.
Una nota di fastidio tornò sul viso sbarbato. Era invidioso di chi aveva la vita spianata, un po' come il Neri. Sembrava proprio senza pensieri, e al suo contrario doveva ancora vedersela con la ex che continuava a scrivergli. Persisteva nonostante l'avesse minacciata di chiamare i carabinieri la prossima volta che si piazzava sotto casa sua e sparlava di lui al padre, ai suoi familiari e ai vicini. Era estenuante come cercasse un approccio in un qualcosa che non funzionava.
Aveva peggiorato soltanto quel periodo già difficile di per sé.
Tornò a fissare il proprio riflesso.
Sorrise amaramente e vide un uomo sconfitto dal dolore.
NOTE AUTORE
Oliviero ha quest'aura sofferente totalmente opposta all'inizio di trama. Il dolore che porta con sé è custodito da una facciata difficile da tenere. È un po' come un fiore che sta appassendo. 🥀
Cosa ne pensate di lui? Cosa vi colpisce di più?
Buona lettura e a presto!
Un abbraccio,
Niki
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top