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Pensava che quella festa gli potesse cambiare i pensieri.

A volte la vita ti imponeva di guardare le cose con una gradazione diversa, più cupa, mentre tu stavi lottando per osservarle sempre nel lato positivo, come ti avevano consigliato e come ti impegnavi di fare. Non ne valeva la pena di vedere il mondo grigio e oscuro, rattristavano solamente l'animo, ma c'erano dei periodi dove tutto ciò che ti circondava era di quel colore.

Un tunnel in cui si continuava a cadere e a spezzarsi.

Ogni giorno si svegliava chiedendosi se meritava effettivamente di essere trattato così, come una persona vuota e senza sentimenti. Se quello che vedevano in lui fosse soltanto l'impero che stava cercando di tenere in piedi, quando aveva la costante paura che si potesse sfaldare sotto le dita come sabbia bagnata, pezzo dopo pezzo.

Era sempre in rischio e quello che desiderava era soltanto un po' di premura. Vera premura. Ultimamente si stava davvero impegnando nell'essere un bravo partner, non era di per sé di grandi pretese. Eppure trovava nel suo cammino individui singolari.

'Forse dovrei anche smetterla di utilizzare Tinder', riflesse.

Tanti di quei casi provenivano da quell'applicazione maledetta. Era divertente in parte, avevi un racconto diverso ogni volta che finivi un appuntamento, però mettevano una sfiducia addosso che poneva in dubbio il poter trovare qualcuno che lo capisse e gli volesse veramente bene.

Suo padre era il suo vero migliore amico, gli raccontava tutto. Era il primo che faceva della vita un'ironia, e aveva sempre cercato di essere di buon umore, anche nei momenti difficili; sosteneva che qualcuno doveva pur tirare avanti la carrozza del sorriso. Anche quando era venuta a mancare sua mamma, dopo il divorzio, cercava di avere quel ruolo sebbene avesse sofferto. Erano una di quelle coppie dai buoni rapporti, più amici che ex, e quel bene che provavano per l'altro era qualcosa di unico. La loro era una fraternanza che veniva spesso messa in discussione dai partner avuti di seguito, tuttavia quelle disavventure li rendeva maggiormente complici. Era strano quanto stessero meglio da separati che insieme, perché quando si sedevano vicini e si scambiavano quelle confidenze, parevano ancora quella mamma e quel papà che aveva nelle rimembranze; una famiglia. E sebbene non fossero l'esempio perfetto per incorniciare l'amore, lui era estasiato dall'intimità che condividevano. Si domandava se ogni tanto non si vedessero di nascosto e se fosse mai passato il pensiero di mettersi nuovamente insieme; tuttavia il tempo era passato e ciò non poteva più accadere.

«Sempre assorto nei tuoi pensieri, mangia qualcosa» Daniele si rese disponibile a inforcare una fiorentina per allungargliela.

Gliene fu grato e gli sorrise amichevole. «Grazie» gli porse il piatto e osservò il calore e il sughetto che emanava mentre veniva posata sul piano liscio. Sembrava proprio succulente e invitante. «Dovrò tornare all'agriturismo del Maso, mi ero quasi dimenticato come si mangiasse così bene».

«Hai proprio ragione. Ci siamo proprio persi di vista».

Lo osservò mentre si gustava una forchettata e lo vide diverso. Sembrava un'altra persona rispetto al Salvadori che conosceva in gioventù, ma non comprendeva se fosse in positivo o in negativo. Aveva un'aria stanca, o meglio stravolta, però tutto sommato pareva sollevato da un peso. Si chiese cosa la vita gli avesse portato e cosa gli avesse tolto per avere quell'aria da statua intagliata dalle intemperie.

«Sei stato fuori città, mi diceva il tuo babbo».

«La macchina è una scusa ottima per sapere i fatti altrui» sghignazzò. «Sì, ho lavorato a Roma».

Si ricordava quel giorno, doveva semplicemente cambiare i fari e aveva finito per controllargli anche il resto tra una chiacchiera e l'altra; era una giornata poco onusta di impegni.

«Di cosa ti occupavi?»

«Informatica» fu una risposta immediata e vaga, tanto da accorgersene e rimettersi in carreggiata. «Sicurezza dati aziendali, evitare attacchi hacker, cose del genere».

«Ricordo che eri bravo».

«Non sai quanto lo sono adesso» non suonava come un elogio, il che era strano. Preferì cambiare argomento.

Pose lo sguardo sulla ragazza di Jacopo e non poté non ammettere a se stesso quanto fosse bella. Non aveva mai visto uno splendore così genuino, come non trovava che fossero così a sventola quelle orecchie che tanto il Maso voleva enfatizzare con una delle sue battute. Era invece così naturale che anche quei difetti apparenti diventavano un pregio.

Col Neri c'era una rivalità non corrisposta soprattutto quando si parlava di donne. Lui trovava sempre una nuova fiamma e lui era quello dopo. Non ce n'era una che non gli parlasse di lui, o che erano state con lui o provavano ad avvicinarsi usandolo come tramite. Era un dongiovanni, eppure quell'aria da cattivo ragazzo aveva la meglio sul bravo ragazzo. E se provava a imitarlo, si ritrovava nella stessa posizione di prima. Era un caso perso mettersi in competizione e su questo lo prendeva abbastanza per i fondelli.

Inoltre, a ciascuna ragazza trovava soprannomi disparati, dalla classica 'Federica, la mano amica', ad 'Alberta, la mano lesta'. In classe avevano 'Martina l'antina' siccome aveva sbattuto la faccia - non ricordava più nemmeno dove - e per qualche annetto aveva avuto un apparecchio che le mostrava dei denti finti essendo senza incisivi, e per scommessa uno di loro doveva provarci per capire come avrebbe baciato; niente finì liscio in quanto al primo tentativo di bacio era caduto l'apparecchio.

Rammentava che Jacopo parlava sempre di questa 'Carlotta de la Pagnotta', siccome gli portava sempre a ricreazione un po' di pagnotte sfornate la mattina dal padre fornaio e lui le regalava in giro ai morti di fame per sbarazzarsene. Aveva per ogni nome un nomignolo o una storia: 'Francesca dalla gamba fresca', 'Gina la cugina', 'Carolina la fata turchina'... C'era persino un detto che albergava tra loro: "Le donne... un mondo affascinante. Finché non le conosci, non sai mai cosa nascondono sotto sotto".

Erano proprio quei momenti di condivisione che li rendevano degli uomini cretini, eppure erano divertenti.

«Ma è vero che c'è stata una scommessa di tatuaggi o è una leggenda?»

A Daniele venne da strozzarsi con l'acqua e Jacopo sbarrò le palpebre. Quella storia era una delle rivincite di Oliviero Alghieri. «Esiste eccome, carissima!» con quella storia si caricava sempre di entusiasmo. «Devi sapere che ero in vena di scommesse».

«Lui era sempre in vena di scommesse per riscattarsi» volle giustificarsi il moroso, e per una volta ammetteva il vero corso dei fatti e il motivo base per cui c'era rispetto tra loro. Uno faceva un torto e l'altro ricompensava con la fregatura da volpe.

«Avevo scommesso che avrei fatto canestro da metà campo contro Dan, che sosteneva fosse impossibile. Accettò, ma il problema era uno... eravamo tutti ubriachi».

«Vi ricordate il campetto della casa infestata?»

Come scordarlo, era nei pressi di Villa 'Il Ventaglio', una casa apparentemente abbandonata con al suo interno un campetto da basket dalle erbacce che crescevano negli spiragli del cemento rotto.

«Lui ha fatto canestro non si sa come, ed ero io quello che giocava di più a Basket!» affermò Daniele. «Non si capiva se fosse stato colpo di fortuna o se la birra gli avesse concesso dei poteri di mira allucinanti».

Tra una risata e l'altra cercava di proseguire. «Ma non è finita qui. Avevo detto a Daniele che lo avrei battuto a pallacanestro. Dan aveva l'aria spavalda, ma d'altronde era comprensibile, spesso aiutava Il Neri con gli allenamenti, non era grullo grullo. Accettò».

«Accettò!» gridò Jacopo, scoppiando in una risata che coinvolse i più concentrati sulla narrazione. Metteva una curiosità immane. «Che schifo, il Vieri si era sputato su una mano e gliel'aveva allungata dicendo che si sarebbero fatti il tatuaggio più insulso, quello di cui si sarebbero dovuti pentire e che dovevano tenerlo per almeno 10 anni».

«Dan disse che era assurdo puntare a una posta così alta, ma Vieri era così convinto che, non so come, da ubriaco convinse Daniele ad accettare» il Maso si era intromesso portando un'altra pentola di carne. Questo evento distrasse tutti, affamati quasi più di prima a causa dell'attesa.



NOTE AUTORE

Primo punto di vista con protagonista Oliviero! Cosa ne pensate di questo personaggio? 🌻

PERDERE è la chiave di questa parte, mi auguro possiate cogliere le sfumature del Vieri 🍀

Buona lettura!

Un abbraccio,
Niki

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