♡Prologo 3♡

È arrivato. Il primo giorno di scuola. Che ansia. Mi dispiace che mia madre non abbia potuto accompagnarmi perché doveva lavorare, quindi sono dovuta andare con una mia amica. Scendo dall'auto e rimango a bocca aperta vedendo davanti a me un edificio enorme. Mi sento così piccola. Ci sono tantissimi studenti davanti il cancello dell'istituto e la maggior parte di loro sono alti... molto alti. Entro nella scuola e si avvicinano a me due ragazze in divisa. Penso che siano di un corso linguistico. Mi chiedono se sono una nuova studentessa. Annuisco e mi dicono che per l'accoglienza devo dirigermi nell'aula magna, indicandomi una stanza che al posto della porta ha delle tende blu. L'aula è costituita da tante gradinate, tutte occupate dai nuovi studenti. Mi siedo al primo posto che trovo libero e ascolto il lungo, noioso discorso della dirigente dell'istituto. Mi sono piaciuti molto i video che ci hanno mostrato, realizzati da ex studenti di questa scuola. Sembravano così felici e in quell'istante mi sono chiesta se sarei stata felice anch'io. Finita l'accoglienza ci dicono di entrare ognuno nella propria aula. Mentre mi alzo sento che qualcuno mi afferra il braccio e mi volto. È una ragazza, mi sembra di averla già vista. Prima che possa dire qualcosa si presenta. "Ciao. Io sono Joy, tu sei Michayla, giusto?". "Si, sono Michayla, piacere di conoscerti". "Il mio. Beh sarà meglio andare in aula prima che incominci la prima lezione".

Seguo Joy in aula e mi sento sollevata quando entro in classe e vedo che la prima lezione era con il professore di matematica e fisica. Una lezione di presentazioni, conosco meglio i miei compagni e il professore chiede a ognuno quello che vorrebbe fare dopo la scuola. Quando arriva il mio turno suona la campanella. non so se sentirmi sollevata o meno. Nella mia classe vogliono tutti intraprendere carriere molto importante come medicina, o volevano entrare in scuole militari molto costose. Io mi sentivo quasi inutile e incapace di fare qualcosa di importante o di diventare qualcuno. Il resto della giornata passò con altre presentazioni.

Quando tornai a casa mia madre mi telefonò e mi chiese come era andata la giornata. Sentivo che era curiosa di sapere come stavo e cosa ne pensavo della nuova scuola, e contemporaneamente era preoccupata per me. Gli dissi che era andato tutto bene e che ero felicissima e ho sentito che era sollevata e felice anche lei. A casa mi rilassai un po' e dopo mi misi a studiare. Dovevo scrivere un tema. Il solito "Racconta il tuo primo giorno di scuola". Scrissi solo e unicamente la verità. Il giorno dopo avevano tre ore di fila di italiano. La professoressa ne ha approfittato per parlare con noi ragazzi e per conoscerci meglio. È andato tutto bene, fino a quando non ha toccato un argomento molto delicato: il dolore. Diceva che prima o poi a tutti capiterà di trovarsi in una situazione che gli provocherà molto dolore e che gli cambierà la vita. Io pensavo e ripensavo a quando i miei si sono separati. Mi scorrevano davanti agli occhi le immagini di mia madre che urlava contro mio padre e che caricava i nostri vestiti sulla macchina e ignorava le mie domande. Appena finite tutte le lezioni esco e, senza pensarci due volte, corro. Non so da cosa sto scappando. Voglio sfogarmi, ma non ho nessuno con cui farlo. Poi mi ricordo di lui. Così prendo il telefono e scrivo un messaggio a Joel. Gli dico che ho bisogno di una persona con cui sfogarmi e che non so perché sto scrivendo a lui questo messaggio ma lui è l'unica persona che mi è venuta in mente. Già mi sento meglio. Aspetto la sua risposta, intanto vado verso la fermata del pullman e metto gli auricolari per distrarmi ascoltando un po' di musica. Arriva il pullman e faccio un sospiro di sollievo pensando che tra pochi minuti potrò rilassarmi. Oggi mia sorella è a casa di una sua amica, quindi passerò un pomeriggio in pace. Non ho compiti, così pranzo e mi metto a leggere. sto lì due ore, quando poi sento suonare il telefono. Controllo la schermata e vedo che è la risposta di Joel. Diceva che dovevo calmarmi e che lui ci sarebbe sempre stato per me. Leggere quelle parole mi metteva di buon umore e, senza accorgermene, mi spunta un sorriso sulle labbra. Gli scrivo dicendo che mi ero già calmata e un grazie alla fine del messaggio. Ci sentiamo per tutta la serata. Lui continua a dirmi parole di conforto e io credo di avergli detto come minimo cento "grazie". Mentre parliamo scopriamo tanto l'uno dell'altra. Ho scoperto che lui vive con una famiglia difficile, il padre maltratta sia lui, le sue due sorelle più piccole e la madre. Ha tanti sogni, ma è molto pessimista. È una persona che ha subito tante cose brutte dalla vita, ma secondo me c'è un Joel nascosto in lui, un lato di se stesso che non ha ancora cacciato fuori. Un lato ottimista e io voglio farlo venir fuori.

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