Parte 4
Brianna
Un suono assordante irrompe nei mie sogni. Sogni si fa per dire, non ho affatto sognato un bel niente o forse semplicemente non ricordo nulla. La mia mente è come annebbiata. Mi sento frastornata, come se avessi dormito per giorni interi. Con abbastanza fatica apro gli occhi e dopo qualche istante capisco che non sono nella mia camera. Mi siedo sul letto e mi guardo intorno per capire dove sono. Questa era la mia camera. Come sono arrivata qua? Cosa ci faccio in questa casa? Io odio questa casa e in modo assiduo questa stanza. Mi alzo velocemente e a pieno ritmo mi vesto per andarmene da qua dentro. Solo a stare in questa camera mi viene il voltastomaco. I ricordi iniziano a impadronirsi della mia mente contro il mio volere. E ricordi di quell'uomo schifoso che veniva in camera mia solo per potermi toccare. La paura che lui possa abusare ancora di me, proprio come quando ero una bambina, mi fa rabbrividire. Mi diceva di non dire una parola altrimenti avrebbe ucciso mia nonna e mio fratello. Mi diceva che lui era un papà particolare, che dimostrava il suo amore per me così e che da grande avremmo approfondito quel sentimento reciproco. Quante lacrime amare e dolente sono state versate in questa maledetta stanza. Allora ero solo una bambina innocente, avevo solo sette anni quando le sue mani hanno iniziato a violare in modo subdolo il mio corpo facendomi provare ogni giorno sempre più dolore. Mi diceva che noi due eravamo diversi, che dovevamo giocare, ma che nessuno doveva saperlo perché la gente sarebbe stata gelosa di noi e ci avrebbe separati. A me avrebbero messo in un orfanotrofio, dove le bambine venivano maltrattate e mia madre chissà che fine avrebbe fatto senza di lui. Lui diceva di amarmi, ma quando a scuola parlavamo di amore la maestra non diceva che faceva male e che ti faceva sentire strana.
Più crescevo e più mi ribellavo. Ricordo un giorno confessai qualcosa a mia madre, ma lei non mi ha mai creduto anzi mi puniva perché ero bugiarda. Sono stati anni terribili, quell'uomo mi faceva sentire sbagliata e umiliata.
La cosa paradossale è che mi ha salvato quella sua assurda scommessa perduta con un suo amico. Ho dovuto lavorare in quel nightclub, non amavo quella vita, ma almeno mi teneva lontano da lui e da quelle sue mani sul mio corpo che non tolleravo più.
<<Ti sei svegliata>> la sua voce mi provoca subito un senso di nausea. Sta usando quel suo tono, quello perverso che ogni notte pervade i miei sogni e i miei incubi peggiori. Fa qualche passo verso di me e io lo guardo dritto negli occhi.
"Non mi fai più paura Kent." Mi ripeto per darmi forza.
"Ormai sono una donna e non domini più la mia mentre sfruttando le mie paure."
<<Perché sono qui?>>
<<Eri priva di sensi quando ti abbiamo trovato. Hai investito una ragazzina stanotte, ora lei è in ospedale morente. Ti abbiamo prelevato prima che i carabinieri ti trovassero>>
Cosa? È impossibile. Non ricordo nulla di ciò che mi sta dicendo. Nella mia mente si affievolisce solo una cosa, un grande grido, non mio.
<<Cosa? Non ti credo!>> dico uscendo di corsa dalla stanza degli orrori. Scendo velocemente le scale per dirigermi verso l'uscita. Devo andarmene subito da questa casa. Mentre apro la porta per uscire, mi ferma mia madre.
<<Per colpa tua una ragazzina lotta tra la vita e la morte. Devi soltanto ringraziare Kent se non sei stata arrestata>> Mi informa inoltre di vergognarsi di me, una figlia drogata. Che se non fosse stato per suo marito questa notizia era su tutti i giornali. Le sue amiche l'avrebbero derisa e allontanata a causa mia. La guardo con disprezzo. Come si permette di dirmi che sono una drogata. Io non faccio uso di stupefacenti.
E' assurdo di come già di prima mattina è così ben vestita e truccata.
<<Che vergogna. Cosa avrebbero detto in tv? Vuoi davvero rovinare la nostra reputazione?>> chiede e mi guarda con quel suo sguardo ripugnante.
<<Io non faccio uso di droga, cosa stai dicendo? Ieri alla festa non ho nemmeno bevuto>> controbatto arrabbiata. Come può pensare una cosa del genere su di me? Devo assolutamente andarmene da questa casa. Non reggo più la vista di loro due. Così senza aggiungere altro apro la porta e vado via, ma non prima di aver guardato con rabbia mia madre per l'ultima volta. Prendo il mio cellulare e trovo tante chiamate e messaggi da parte di Ella e Brad. Solo loro possono spiegarmi di cosa stava blaterando mia madre.
Chiamo Ella e preoccupata mi dice che sia lei che Brad mi stanno aspettando a casa, così mi dirigo da loro. Cerco di ricordare cosa mi sia successo ieri, ma inutilmente. Non ricordo di aver bevuto nemmeno un solo bicchiere di qualcosa che potesse contenere alcol. Mia madre poi per ferirmi si inventa poi che io abbia investito una ragazzina solo per farmi star male e farmi sentire in colpa. Quella donna non cambierà mai. Sono fuori casa e quando entro vedo Ella con gli stessi abiti di ieri sera e con il viso di chi non ha chiuso occhio. Brad che mi guarda abbattuto. Allora è vero?
<<Ella, non mi dire che è vero. Non ho potuto aver investito qualcuno. Non dirmi che l'ho fatto, ti prego.>> le dico mentre le lacrime iniziano a rigarmi ogni singolo profilo del mio viso. Non può essere vero. Perché non ricordo nulla?
<<Anna... mi dispiace, ma io e Brad ti abbiamo trovata davanti a quella ragazzina che piangevi disperata...>>
<<Noooooooo. Non può essere vero.>> mi porto le mani ai lati delle orecchie per non ascoltare altro. Non posso aver fatto tutto questo e addirittura non ricordare niente, nemmeno un piccolo particolare. Inizio a gridare, sfogando tutto il mio rancore o odio verso di me. Non ricordo di aver fatto nessun uso di stupefacenti, io non bevo, non fumo, come ho potuto assumere qualche droga? Perché non ricordo nulla? Cosa mi è successo stanotte? Ho investito una ragazzina e ora sta lottando tra la vita e la morte. Devo pagare per tutto questo, non merito di stare qua.
Bussano alla porta così Ella va ad aprire.
<<Brianna Moore? Deve seguirci in commissariato. Stanotte ha telefonato denunciando il furto della sua auto. E' stata ritrovata dove c'è stato un incidente. Ha investito una bambina e chiamato i soccorritori. Dovete seguirmi.>> quando ho esporto questa denuncia? Soprattutto quando ho chiamato i soccorritori? Non ricordo ancora, non ridico nulla di tutto questo che mi stanno dicendo. Sembra di vivere un sogno. Guardo il poliziotto, è giovane, poco più grande di me. Ha gli occhi rossi e gonfi, quelli di chi ha pianto per ore e ore. Ha un viso stanco e provato, forse ha lavorato tutta la notte.
Senza dire una parola, seguo il commissario e i miei amici ci seguono per non lasciarmi sola in questo momento. Non ci dirigiamo verso il commissario di polizia, ma ci ritroviamo davanti all'ospedale. Quest'ultimo scende dall'auto e mi apre lo sportello dicendomi con un filo di voce che la ragazzina dice di essere stata investita da una donna così per prassi deve fare il riconoscimento. Mentre ci dirigiamo verso la stanza sento le mie gambe diventare sempre più pesanti.
<<Assassina!>> sento dire dietro di me. Intristita mi volto e vedo un ragazzo, che inveisce su di me. Brad dice al commissario di farlo tacere perché questo sono accuse gravi, passive di denuncia.
<<Che mi denunci pure. Lei è un'assassina!>> ripete guardandomi con odio, come se volesse uccidermi. Non riesco a controbattere, non riesco a dire nemmeno una sola parola, niente. Non posso accettare di aver ucciso una bambina... sono un assassina.
<<Carter, smettila!>> grida l'agente accanto a me, di cui non ricordo il nome o forse non me l'ha proprio detto. Sembra un brutto incubo tutto questo. In un battibaleno la mia mente cerca di ricordare cosa si potuto succedere ieri sera, ma niente. Non ricordo. Non ricordo nulla. Perché ho questo blackout totale?
<<Dorian, ha quasi ucciso nostra sorella, la nostra Lydia, come fai a comportarti in questo modo? Non ti importa nulla di lei?>> chiede gridando con molta, molta rabbia. Cosa? L'agente federale è il fratello della bambina? Ora capisco perché ha quel viso così abbattuto. Mi sento così male da mancarmi quasi il fiato.
<<Ora sapremo la verità.>> risponde, e con decisione poi mi prende per il polso trascinandomi nella stanza difronte a noi. Vedo una signora, presumo la madre, accarezzare sua ragazza sdraiata a letto. Tra tanti i singhiozzi e lacrime non fa che sussurrare quanto bene provi per lei. Non posso aver distrutto una famiglia così unita.
L'agente mi fa ritrovare di fronte alla ragazzina. È intubata e porta un in fasciatura alla testa. Quando sente la voce di suo fratello, a stento riesce ad aprire gli occhi, facendo un piccolissimo accenno di sorriso. È solo una ragazzina e sta pagando le mie pene? Cosa ho combinato ieri? Io che proteggo i bambini, ho ucciso questa ragazzina innocente? I miei occhi iniziano a diventare lucidi dal dolore che sto provando in questo momento.
<<È lei?>> domanda suo fratello mentre la piccola con solo un lento movimento di testa, risponde no. Poi con un soffio di voce dice che la donna che guidava aveva i capelli corti e... non riesce a finire la frase che chiude gli occhi. Non riesce nemmeno a parlare. Inizio a piangere in silenzio e abbasso la testa dandole la mano, le ricambia volentieri la mia stretta.
<<Grazie... per essermi stata... accanto... mentre ero a terra... insanguinante...>> mi ringrazia e le sue parole escono con un enorme sforzo. Io ero accanto a lei? Perché non ricordo niente? Ero davvero drogata? Suo fratello mi dice di uscire fuori perché sua sorella deve riposare.
<<Non ricorda chi guidava la sua auto?>> mi domanda con un filo di voce subito dopo essere usciti da quella stanza.
<<Mi dispiace, ma non ricordo nulla.>> rispondo ed è la verità. L'ultimo ricordo è di quando me ne sono andata dalla festa e nulla più.
<<Dorian, io non credo a nostra sorella. La sta difendendo. Ti ricordo che lei venerava questa ragazza o l'hai dimenticato?>> diffidente dichiara suo fratello Carter.
Dorian mi riferisce che Lydia amava ciò facevo per i bambini e che frequentava quel quartiere perché le persone che lavorano per me sono buone e divertenti. Due sue amiche abitavano in quel quartiere e sua sorella per la maggior parte della sua giornata era con loro.
<<Io credo a ciò che dice tua sorella, Carter. Sai che non mentirebbe mai. Smettila di accusare questa povera ragazza solo per sentirti meno male. Il dolore non cambierà, nemmeno se trovassimo un colpevole.>> risponde sua madre stringendo la mano di suo figlio Carter, e vedo una lacrima cadere su quelle mani incrociate. Alzo il viso e vedo lui piangere disperato, ma senza emettere alcun suono, guardando poi sua sorella.
<<La pagherai per questo e ti giuro che sbatterò in prigione.>> mi sussurra quando tutti sono distratti. Usa in modo minaccioso queste parole, da incutermi paura.
Brad capisce il mio stato d'animo e viene accanto a me, mi prende per mano mi consiglia di andare via.
<<Se dovesse ricordare qualcosa la prego di venire da me. Questo è il mio numero.>> L'agente scrive il suo numero su un foglio e me lo consegna.
<<Scusate mio figlio. È che...>>
<<Oh no signora, non deve assolutamente scusarsi, io capisco benissimo suo figlio. Non si preoccupi. Vi prometto che non appena ricorderò qualcosa, vi chiamerò senz'altro>> le rispondo guardandola dritto negli occhi per rassicurarla. Suo figlio mi prende per un gomito e trascina fuori dalla stanza dicendo di non credere al mio finto buonismo, che non ha paura di una celebrità e che posso anche denunciarlo a lui non importa. Non lo denuncerei mai. Capisco il suo dolore.
<<Mi dispiace.>> riesco a dire mentre lui mi stringe forte il braccio, cercando di sfogare il dolore che sta attraversando.
<<A me non inganni. Pagherai per mia sorella.>> e solo quando Brad ed Ella ci raggiungono mi lascia il braccio e va dentro senza aggiungere altro.
<<Andiamo via.>> mi ordina la mia amica quando mi vede impalata a guardare la porta della stanza dove la bambina lotta tra la vita e la morte. Ella prende la mia mano e mi porta lontano da tutto questo dolore.
Sono sul set da un paio di ore. Stiamo registrando la parte iniziale della pubblicità. Ora siamo in pausa poiché il regista, Allan, ha ricevuto un importante telefonata.
Mentre parlo con Ella di quanto sia felice e soddisfatta di questa svolta lavorativa e suo fatto di aver scoperto quanto mi piaccia recitare, intravedo casualmente, lo sguardo di Brad e Allan che con viso sconvolto guardano verso di me con occhi intristiti.
Vengono verso di me e non so perché la il mio cuore inizia a battere in modo agitato.
<<Dobbiamo comunicarti una brutta notizia, Brianna>> dice Allan e guarda il mio manager. Non riesco a dire una sola parola, l'ansia sembra aver invaso la mia mente.
<<È morta la ragazzina. Lydia.>> Non appena sento quelle parole uscire dalla boccia di Brad mi lascio cadere in ginocchio e lancio un grido esasperato, carico di dolore. Non può essere. Stamattina Dorian mi aveva comunicato che stava avendo dei piccoli miglioramenti rispetto a ieri. No Piccola, non puoi aver resistito solo una settimana, dovevi lottare di più. Inizio a piangere angosciosamente. Sono andata tutti i giorni da lei, nonostante gli sguardi e le male parole di suo fratello Carter. Non è possibile.
<<Non è colpa tua.>> mi ricorda Allan abbracciandomi. Cerca di confortarmi, ma non riesce, in alcun modo, nel suo intento. Sento un forte senso di colpa, perché non riesco a ricordare ancora. È una settimana che cerco di ricordare cosa è successo, che cerco di ricordare chi guidava la mia auto.
Guardo Allan perché sento un forte legame con lui. Ha quei occhi neri e profondi che riescono a farmi sentire come a casa. Mi ricordano lo sguardo di mia nonna. Ricambio il suo abbraccio e inizio a piangere tra le sue braccia e non so quanto tempo passi.
<<Voglio andare al suo funerale.>> informo i miei amici e nonostante siano contrari alla mia idea, insisto nel voler andare dato che lo sento dentro. Sento di dover salutare anche io Lydia. Dopo una piccola discussione con Brad ed Ella, interviene Allan mi dice che mi accompagnerà volentieri, così gli altri due si arrendono e verranno con noi. Sapevi che non mi avrebbero lasciata da sola in un momento così delicato.
Mi trovo davanti la chiesa dove si svolgerà la messa solenne per la piccola Lydia. Molti dei bambini sono venuti per l'ultimo saluto. La conoscevano bene. Tante ragazzine della sua età piangono da farmi accantonare la pelle, le volevano tanto bene. Appena faccio il mio ingresso in chiesa vado subito verso Lucy, la madre di Lydia, l'abbraccio forte e le prometto che farò il possibile per ricordarmi dell'accaduto. Mi inginocchio davanti a lei scusandomi per il mio vuoto di memoria e le prometto che farò l'impossibile per ricordare e aiutare suo figlio Dorian per catturare l'assassino di sua figlia.
<<Anna, non hai bisogno del mio perdono.>> pronuncia questa frase in un modo dolce e triste allo stesso tempo. Mi dà la mano facendomi alzare e quando i nostri sguardi si incrociano mi abbraccia forte, mentre le sue lacrime scendono sul quel viso stanco e dolorante.
Mi siedo dietro di lei insieme ai miei amici. Entra il fratello Doriano, seguito subito dall'altro, Carter, e quando quest'ultimo mi vede, viene furioso verso di me. Mi prende per il polso e mi trascina fuori la chiesa dicendo che non sono degna di seguire la messa per sua sorella perché sono l'assassino e se non lo fossi, di sicuro sto proteggendo chi l'ha uccisa.
<<Ti prego devi credermi, io non ricord...>>
<<Basta con questa stronzata. Io scoprirò la verità, con o senza il tuo aiuto. Ora va via e lascia che questa famiglia piangi questa terribile perdita. Forza vaiiiiiii!>> nelle ultime due parole alza il tono della voce e mi spinge facendomi perdere l'equilibrio. Cado sul pavimento, facendomi anche male al polso. Ella vuole inveire su di lui, ma io la fermo dicendole che ha ragione lui. Così mi alzo e invito ai miei amici di andare via. Nello stesso tempo in cui mi alzo per andarmene corrono i giornalisti nella nostra direzione chiedendomi come io abbia ucciso la ragazzina, e quanti soldi abbia cacciato per essere stata scagionata. Mi spiazzano completamente le loro parole.
<<Brianna, è vero che quella notte lei era drogata o ubriaca?>>
<<Da quanto fa uso di stupefacenti?>>
<<Ha almeno un alibi plausibile che confermi la sua innocenza?>>
Continuano a farmi domande imbarazzanti, dove io non posso rispondere dato che non conosco la verità.
<<Alla signorina Brianna è stata sequestrata l'auto e...>>
<<La signorina Brianna ha dormito a casa mia. È stata con me tutta la notte.>> interviene Allan facendo rimanere tutti a bocca aperta, compresa me.
Brad mi prende la mano e informa ai giornalisti che non risponderemo a nessun'altra domanda, così ci incamminiamo a passo svelto verso l'auto di Allan per andarcene via.
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