Capitolo 1

Brianna

Mi fisso allo specchio e, come al solito, non so cosa mettermi stasera. Come spesso e volentieri succede, adagio sul letto una decina di vestiti, ma non so mai quale indossare. Ogni maledetta sera è sempre la stessa storia. Forse perché non amo fare questo lavoro? Quanto invidio quelle ragazze che hanno la possibilità di scegliere cosa fare nella vita. Non tutte hanno questo privilegio. Io odio il mio lavoro, ma non ho altra scelta, se voglio vivere serena.
<<Anna, sei pronta?>> mi chiama la mia amica Ella bussando alla porta. Ma non entra finché non la invito ad accomodarsi dentro. Rispettiamo molto la nostra privacy.
Quando apre la porta e mi vede ancora senza mezza nuda, sbuffa.
<<Sei sempre la solita indecisa!>> Ecco che inizia con la solita ramanzina. Ogni sera la medesima storia, ma non posso in alcun modo darle torto, anche perché a causa mia verrà richiamata anche lei. La verità è che io odio vestirmi bella per salire sul palco e ballare in modo sensuale mentre uomini arrapati ti fissano tutto il tempo con quei occhi maliziosi e la bava che gli esce dalla bocca.
<<Su dai, metti questo.>> Mi dà un lungo abito rosso. Mi ricorda che stasera era il mio turno ballare il tango con Bruce e con quel vestito gli uomini avrebbero sbavato senz'altro insieme al nostro capo. Mi invita a sedermi e inizia a truccarmi e come ogni volta mi ribadisce quanto ama il mondo della cosmesi, che un giorno diventerà una famosa make-up artist e conoscerà tutte le persone famose. Massimo un paio di anni e avrebbe racimolato una bella somma da poter studiare e vivere tranquillamente. Ella è un orfana, i suoi genitori l'hanno abbandonata appena nata davanti a un orfanotrofio, perché amavano più divertirsi che la loro figlia, erano solo due ragazzini. Almeno questa è la storia che le ha sempre raccontato la direttrice dell'orfanotrofio. Nonostante sia stata abbandonata, lei non preserva rancore nei loro confronti, anzi li apprezza, perché non tutti agiscono come loro. Mi ripete sempre che in molti preferiscono abortire o addirittura ucciderli non appena nati. Invece lei era viva e poteva realizzarsi anche da sola. La sua sfortuna però è che il direttore dell'orfanotrofio è anche il padrone di questo club e ha praticamente costretto Ella a lavorare qui dentro fino al suo compimento dei diciotto anni. Se io ed Ella siamo privilegiate nel costringerci a prostituirsi, come le altre, è grazie soltanto al mio patrigno.
Guardo la mia amica mentre incantata dai suoi pennelli, ne prende uno per dipingermi le labbra di un rosso fuoco. Mi guardo allo specchio e sorrido quando vedo l'ottimo trucco realizzato dal lei. Spero con tutto il cuore che il suo sogno si realizzi e che presto lasci questo posto orrendo o anche la città. Sapere che possa un giorno andare lontano da me, mi fa tristezza, ma proprio perché le voglio davvero bene spero che ciò accadi.
Insieme ci dirigiamo verso il retro del palco dove ci esibiamo tutte le sere. Mentre le altre estasiano tutti gli ospiti del club ballando una canzone sensuale, dove ognuna di loro ambiscono a eccitare gli uomini più ricchi del locale, è il loro compito. Distolgo lo sguardo da loro, e rimango a fissare Julia che serve ai tavoli. Ricordo quando inizialmente anche io ed Ella eravamo solo semplici cameriere. Mi manca tanto quel compito. Sì, certe sere litigavo con un paio di uomini, ma non dovevo esibirmi per loro contro la mia volontà, anzi, erano talmente presi da ciò che guardavano che non se le filavano le cameriere. Almeno così credevo, fin quando il capo non è venuto da me ed Ella informandoci che tantissimi uomini hanno richiesto un nostro ballo e lui sapeva benissimo che noi sapevamo muoverci dato che una sera abbiamo ballato con le ragazze per puro divertimento. Maledico quella sera, ma la voglia di divertirci è stata inarrestabile. Tutte le ballerine di questo locale amano questo tipo di lavoro, perché con esso fruttano tanti soldi, e la vita agiata che conducono richiede abbastanza denaro.
Ormai sanno vedere da lontano un miglio se un uomo è straricco. Non appena lo adocchiano fanno di tutto per farsi notare.
Io ed Ella siamo trattate diversamente è solo perché il marito di mia madre è un caro amico del proprietario di questo schifo di ambiente. Io se mi trovo qua è per una lurida scommessa persa tra i due. Un altro anno e avrò scontato la parola data da quel bastardo. Lavoro per lui praticamente gratis. Conto ogni singolo giorno che passo chiusa qui dentro. Non appena uscirò da questo inferno me ne andrò da tutto questo, lontano da mia madre e suo marito.
Anni fa mi sono promessa che a diciott'anni la mia vita sarebbe cambiata, ma grazie a Kent ho dovuto rinviare questa promessa di due anni. 
Mio fratello Allan, più grande di me di tre anni, viene spesso a trovarmi con mia nonna materna. Ogni qualvolta che vengono mia nonna piange disperata perché vede che sono triste, stanca e affranta da tutto questo.
Sono molto legata a mia nonna. Quando mia madre venne lasciata da nostro padre per un'altra donna trasferendosi a Istanbul, lei è ha passato il suo tempo alla ricerca di un uomo ricco, perché era abituata al lusso. In poche parole, ogni sera andava in locali chic, con la speranza che qualche uomo bello e ricco l'adocchiasse. Ogni notte rientrava con un uomo diverso. Discuteva sempre con mia nonna perché in casa c'ero io e mio fratello e non poteva sapere cosa potessero farci quegli uomini, ma lei se ne fregava di noi, il suo intendo era trovare il suo riccone. Mia nonna per proteggere me e mio fratello ebbe l'idea di dormire tutti e tre nella mia stanza, così nessuno ci avrebbe fatto del male. Mia madre ha avuto tanti uomini prima di incontrare Kent, che da quella notte passata insieme non si sono mai lasciati. Si sono sposati dopo solo qualche mese di frequentazione. Lui è un uomo subdolo e non fa che prenderla in giro. Va a letto con tantissime donne, e per abbindolare mia madre le regala dei gioielli costosi. Sono sicurissima che mia madre sa benissimo lo stile di vita che conduce suo marito, ma pur di non perdere il benessere fa finta di non vedere niente. Ha addirittura omesso a suo marito di avere un figlio più grande di me, pur di non perderlo.
Allan non è l'unico, ho anche un altro fratello, si chiama Adam. Non ho sue notizie da anni, dato che mio padre lo portò con se quel giorno. Lui forse non sa nemmeno di aver una sorella e un fratello, era piccolissimo quando ci hanno separati. Allan ricorda di lui perché è più grande di noi. Quando nostro padre se n'è andato lui aveva sette anni, Adam quattro e io due anni. Io sono a conoscenza dell'esistenza di mio fratello solo perché mia nonna ci ha sempre parlato di lui.
<<Anna... Anna... Anna.>> La voce di Ella mi fa ritornare alla realtà, facendomi addirittura sobbalzare.
<<Tra cinque minuti tocca a te.>> Mi ricorda, poi prende la mia maschera e mi aiuta a indossarla. Tutte balliamo mascherate, ma spesso le altre si spogliano di quella maschera, mentre io non posso farlo per non rovinare il nome del mio patrigno. E di ciò ne sono lieta.
Faccio dei piccoli respiri per potermi preparare psicologicamente e per farmi coraggio continuo a ripetermi che durerà solo quatto minuti al massimo.
<<Ragazzi entrate sul palco tra 4... 3... 2... 1...>> ed Ella ci fa segno di entrare. Non appena mettiamo il piede sul palco parte le musica e sulle note sensuale di un tango io e Bruce danziamo in sintonia. Abbiamo ripassato ogni giorno questo ballo per renderlo perfetto. Bruce è un grande ballerino, è un vero spreco per lui danzare qua dentro. Mentre volteggiamo seguendo perfettamente ogni passo, due occhi smeraldo mi rapiscono all'istante. È un ragazzo, nuovo, non l'ho mai visto prima di stasera. Lo scruto e avrà solo qualche anno più di me. E' seduto da solo a qualche tavolo distante dal palco. Il suo sguardo mi fa quasi sentire a disagio, come se volesse rapirmi e portarmi lontano da questo posto. Quanto vorrei che i miei presentimenti diventassero realtà, quanto vorrei che mi salvasse da questa vita. E' più forte di me, non riesco a distogliere i miei occhi da lui, che ricambia in modo assiduo. Impazzita e rapita, inizio a danzare in modo più sensuale, ma soltanto per lui.
Quando la musica finisce io e lui restiamo a fissarci come se nessuno stesse applaudendo alzandosi dai proprio posti, come se Bruce non mi stesse stringendo la mano per farmi capire di ringraziare il pubblico. Faccio un piccolo inchino continuando a fissare quel ragazzo con occhi smeraldo. Il mio compagno di ballo praticamente mi trascina con un po' di forza fuori dal palco.
<<Anna, ti senti bene?>> mi domanda molto preoccupato e solo ora riesco a pensare, a ritornare alla realtà. Sento il mio respiro affannato, il mio cuore che batte agitato e senza sosta. Gli rispondo di sì e vado nel mio camerino per riprendermi da ciò che è appena successo.
Ella subito entra dopo di me per accertarsi che stessi bene. Si è preoccupata del mio respiro, ma la risollevo dicendole che ho avuto un piccolo problema con la caviglia mentre ballavo e che con un piccolo riposo passerà.
<<Vai altrimenti farai tardi alla tua esibizione.>> le rammento.
<<Sì, e guarda con quanto entusiasmo vado.>> e fa un grande sorriso falso. Si complimenta per gli applausi ricevuti e mi manda un bacio prima di andare via. Cerco di prendere fiato. Sembra aver ballato per ore.
Cosa mi è successo? Chi era quel ragazzo? Non l'ho mai visto prima d'ora. Mi ha mandato in pappa il cervello. Praticamente non so nemmeno com'è fatto. Ero solo rapita da quegli occhi e il suo sguardo mi ha completamente stregata.
Tolgo le scarpe, sentire i piedi sul pavimento mi piace tantissimo, mi fa quasi rilassare. Quei tacchi mi distruggono. Mi siedo e tolgo la stoffa rossa avvolta nei miei capelli, poi prendo lo struccante e tolgo tutta questa schifezza del mio viso. Sobbalzo non appena va via la luce.
<<Ella, non è divertente.>>
<<Sssshhhhh.>> Sento un alito caldo solleticarmi il collo.
<<Praticamente prima hai ballato solo per me o sbaglio?>> Qualcuno mi domanda con un soffio di voce, e mi bacia il collo spingendomi in avanti. Mi ritrovo schiacciata con il seno contro la parete e sento la sua erezione dietro il mio fondoschiena. Mi manca l'aria. Non è la prima volta che qualcuno entra nel mio camerino, ma questa volta è diverso. Non voglio che lui esca, non grido chiamando la sicurezza, questa volta desidero da lui tutto ciò che lui vuole da me.
<<Ti ho desiderata per tutto il ballo. Figurati, ero persino geloso del tuo compagno di ballo, perché poteva toccarti.>> mi dice, e quando la sua mano sfiora la mia pelle, sento il sangue arrivare alla testa.
<<Accendi la luce.>>
<<Se vuoi accendere la luce, devo bendarti.>> E questa proposta non sembra mettermi assolutamente in imbarazzo. Acconsento, senza nemmeno aspettare che la ragione si faccia spazio nella mia testa, per paura di rifiutare.
Mette una mano dietro la mia schiena per non farmi muovere. Con un movimento veloce mi benda gli occhi con il nastro che ho indossato mentre ballavo, sento il mio profumo su esso. Mi prende per mano e mi accompagna verso il letto. Le sue labbra si adagiano sulle mie e subito le nostre lingue si intrecciano l'un l'altra cercandosi per duellare insieme. Non mi fa sdraiare, ma inizia ad accarezzarmi facendomi rabbrividire e a ogni suo tocco il mio cuore grida dall'emozione che questo ragazzo mi sta facendo provare.
Con un gesto mi fa cadere sul letto, mi invita a voltarmi a pancia in giù e lentamente mi abbassa la cerniera del vestito. Con piccoli e dolci movimenti me lo toglie scendendo dal letto. Quando sento le sue labbra toccare la mia gamba sento un fuoco che parte da quel punto fino alla testa, concentrandosi su tutto il mio ventre. Senza volerlo emetto un piccolo gemito. Lui continua a baciarmi salendo più sopra, fino ad arrivare all'interno coscia. Mi alzo leggermente sugli avambracci quasi piagnucolando. Sento un angoscia terribile quando non sento più quelle sue splendide labbra esplorare il mio corpo.
<<Chissà, in questa stanza con quanti uomini sei stata e quanti ce ne saranno, ma non ti dimenticherai mai né di me e né di questa splendida emozione.>> mi sussurra mentre la sua mano si fa spazio tra le mie gambe, facendomele divaricare leggermente.
<<Con nessuno...>> ribadisco in un sussurro. Non riesco nemmeno a parlare.
<<Cosa?>> domanda mentre la sua mano entra dentro di me e io non riesco più a concentrarmi. Fa dei piccoli movimenti facendomi toccare l'apice del piacere. Sento solo i nostri affanni e il nostro gemiti colmi di voglia, che desiderano di più.
<<Ora entro piano.>> mi sussurra trasmettendomi tutta la sicurezza possibile per proseguire. Stranamente non ho paura né che mi faccia male e tantomeno che possa pentirmene l'indomani. In fondo lo desidero da quando i nostri occhi si sono parlati mentre ero su quel palco.
Quando il suo sesso entra in modo delicato nel mio, sento un piacere strano, come se fossimo una cosa sola. Come se io e lui fossimo uniti da qualcosa di molto forte. Percepisco appena quel pizzico di dolore che viene assalito in modo efficace dal piacere. Mi sento come se il mondo, si fosse fermato in questo istante. Come se esso restasse fuori da questa stanza, portando fuori con sé  i problemi, il dolore che questa vita mi ha inflitto, tutto. In questa stanza ci siamo solo io e lui, la mia mente è rapita da questo splendido ragazzo. Inizia a muoversi piano, spingendo sempre più a fondo. Più spinge e più cigolo dal piacere. Anche se non ci conosciamo affatto, sento che tra noi che c'è una chimica assurda. Dopo un paio di spinte sento esplodere le viscere e abbatte all'istante ogni idea che mi avevano detto riguardante la prima volta. Tutte mi dicevano che era molto dolorosa, ma per me è stata quasi surreale.
Non so cosa mi sia successo, ma desideravo averlo dentro di me n, tra le mie braccia e unire i nostri respiri con i gemiti.
Non mi dà il tempo di respirare che inizia ciò che avevamo appena finito, giustificandosi di non essere ancora sazio di me.
Appena scoppiamo insieme di piacere e le sue braccia mi stringono a sé, crollo in meno di tre secondo in un sonno abbastanza profondo.
Dopo un paio di ore mi sveglio e mi trovo sul cuscino un bigliettino.
"Sei splendida anche quando dormi, sembri un angelo. Sono state ore di paradiso, che non dimenticherò mai. Ma ora devo ritornare alla mia realtà.
Ps Ho portato con me un tuo ricordo."
Non so quante volte lo leggo prima di alzarmi dal letto. Devo assolutamente cambiare le lenzuola e andare a farmi la doccia.
Non posso crederci, la mia prima volta è stata con uno sconosciuto e non me ne pento, anzi se potessi lo rifarei per altre ore o anche giorni, nonostante avessi la consapevolezza che lui la mattina dopo se ne andrebbe ogni volta. Per me lui è stato reale e lo sarà per sempre.

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