31. (seconda parte)
Si risveglia stanca e sola nel letto. Si alza lentamente e nota una figura seduta a terra con la schiena e la testa posata al muro. Dai capelli all'insù capisce che si tratta di Riccardo, così provo a chiamarlo, tuttavia emette solo un flebile sussurro. Lentamente si avvicina a lui, si siede anche lei a terra. La luna illumina un po' la scura notte.
«Perché non vieni a letto?» Chiede la giovane. «Tu non hai lottato» risponde lui senza guardarla, «Ci ho provato...» Tenta di giustificarsi lei. «Non dire stupidaggini. Io ti ho visto svenire tra le mie braccia. Non ho potuto fare niente, ma non perché non sapessi che fare, perché tu non hai voluto!» Afferma freddo. «Non ci posso fare nulla!» Risponde con voce strozzata, «Invece sì, so che non è facile, ma ti sei abbandonata al panico e questo non posso ammetterlo!» Le punta il dito contro. Lei inizia nuovamente a sudare freddo. Si posa una mano sulla fronte, è troppo debole per potersi permettere un'altra crisi. Riccardo la guarda sottecchi, ma quando capisce che c'è qualcosa che non va sgrana gli occhi, la prende di peso e la posa tra le sue gambe.
«Respira amore mio, va tutto bene, ce la puoi fare» la rassicura. «Marty ora devi prestarmi attenzione, devi fare dei respiri profondi e lenti».
«Ce la puoi fare, hai me accanto, non ti lascio piccola, fallo per noi». Lei si sforza, le scende una lacrima di commozione. Loro non sanno quanto lei, in questo momento, desideri tagliarsi. Ha un miscuglio dentro che le toglie il respiro. Vorrebbe fare mille cose contemporaneamente, ma resta immobile. Si spinge con forza contro il petto di Riccardo, ha bisogno di qualcuno che le dia certezze.
«Sono qui, ti amo, non me ne scappo» sussurra accarezzandole le braccia e la pancia. Le dita di Martina, tracciano il contorno delle cicatrici, ci esercita pressione sopra con le unghie. Riccardo se ne accorge e intreccia le loro dita,
«No, tranquilla, ce la stai facendo».
«Non è per il respiro, ora va meglio... Io non riesco a liberarmi dentro» scuote la testa sulla sua spalla. La sta uccidendo questa situazione. Lui con due dita le porta il viso verso il suo, la bacia, non è delicato, è lui, un tornado che la travolge e l'ammalia. Si baciano a lungo, quando si staccano lui sorride e lei ricambia per poco.
«Non dovevi vedere quella parte di me!»
«Nel momento in cui ho voluto stare insieme a te, ho preso in considerazione tutto... Non lo posso approvare, ma sei tu ed io ti amo».
«Sono io che non amo me stessa! Volevi sentirtelo dire?! Bene, l'ho ammesso».
«Perché non ti accetti?»
«Sono diversa, sbagliata, insopportabile e problematica»,
«A me piaci così. Per favore, prova a mettere in considerazione il fatto che tu possa essere migliore di come ti hanno sempre fatta sentire gli altri».
«Mi illuderei»,
«Allora illudiamoci insieme» le sorride. Le accarezza una guancia e la bacia delicatamente, come se fosse una muta richiesta di fidarsi di lui. Martina ricambia, interiorizza tutto quel che le ha detto. Prova a credergli, anche se le risulta difficile. Ma se non ci si può dare credito alla persona di cui sei innamorata, di chi ci si può fidare? Si sente sollevare da terra e dopo poco essere agiata sul letto. Il materasso si infossa sotto il loro peso. Martina, nonostante tutto, si addormenta con un piccolo sorriso sulle labbra. Nel leggero dormiveglia le ritornano in mente le parole che ha scritto un giorno sul suo diario.
Per me la felicità è una sensazione ed è difficile descriverla. Rare volte ti accorgi di essere felice in tempo reale. Molte volte capita che te ne rendi conto successivamente, quando quella leggerezza e quella spensieratezza sono già volate via. Io quando penso alla felicità mi viene in mente la primavera, può sembrare stupido, ma non lo è. Quando sei felice è come se rinascessi, è come se dopo un lungo inverno di tristezza venissi nuovamente riscaldata da quella delicata sensazione che si posa nel tuo cuore con la stessa delicatezza con la quale una farfalla si adagia su un fiore. La felicità per me è la primavera.
Spesso mi sono chiesta per quale motivo sia così difficile dare la definizione di felicità. La risposta è semplice: perchè è un qualcosa che ti fa uscire dall'ordinario, ha un sapore dolce, caldo e inebriante. Ti rapisce, non sei mai sazio di felicità e forse a volte diventa un po' odiosa per questo. Ma, se qualcuno te lo proponesse, non saresti mai capace di rifiutare una dose di felicità. Quindi, la felicità è una delle più dolci sane droghe.
La felicità è quel bocciolo che per sbocciare ha bisogno di acqua, quindi di lacrime, ma ha bisogno anche del sole, ossia il sorriso. Quindi mi auguro di piangere e sorridere il più possibile per assaporare prima la felicità.
Vi piace questa seconda parte?
Cos'è per voi la felicità?
A presto! Ciauuu❤️
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