23. (pt2)
Restano tutta la giornata nella stanza d'albergo, tutti insieme, provano a parlare per distrarsi. Ma ogni volta che la lancetta delle ore si sposta, sgranano gli occhi e aggiungono un'altra dose di ansia allo stomaco.
Inevitabilmente le otto arrivano, Martina e Alessio si trovano a chiedere alla reception un taxi, il quale non tarda ad arrivare e ad accompagnarli all'appartamento tanto temuto.
«Entrate» li accoglie la madre, ha lo stesso sorriso in volto di quando intervista qualcuno: immagino sia un'espressione di cortesia e prassi. La tavola non è preparata, quindi vanno in salotto sicuri di trovare il padre con un sigaro in bocca che però non accende mai. «So che hai capito quello che voglio sapere» intavola lui il discorso, «Non vedo perché hai voluto la mia presenza, avresti potuto farlo semplicemente per telefono, la mia risposta non sarebbe variata: si, sto con un ragazzo».
«No, a me non sta bene. È uno stupido scherzo, o meglio una fantasia erotica, un dispetto a noi, lo so. Ti invito a tornare sui tuoi passi»,
«Io sono già sui miei passi e dalle parole che hai appena pronunciato ho solo avuto la conferma che non mi conosci». Ludovico si massaggia il mento, guarda la madre che immobile ha le mani incrociate e presenzia dietro il fratello. «Alessio, cerca di ragionare, non potrai avere una famiglia, non verrai mai accettato, sarai lo zimbello di molti. Ne vale la pena?» Chiede la mamma, «Ne vale la pena perché io lo amo».
«Oh, ma senti come parla, "io lo amo". Questa è una blasfemia. In casa mia, con il mio cognome, non ci sono gay! Non siamo stati molto presenti, è vero, ma questo è un prezzo troppo alto da pagare per qualche volta che non ci siamo stati!» Urla alzandosi, «Io a volte mi chiedo se tu abbia studiato e se ti ascolti mentre parli! Secondo te amo un ragazzo per una qualche mancanza?!» E' sbalordito il ragazzo, e la sorella non può dargli torto. «Non osare offendermi, non dopo che ho saputo che sei un frocio» lo minaccia con un dito, «L'amore non ha sesso! E cosa cambia se io faccio l'amore con un ragazzo!?» Lo provoca Alessio. Si può notare Ludovico infuriarsi ancora di più. Il colletto della maglia di Ale viene stretto dalla mano dell'uomo. Non me la sento di chiamare padre una persona che non accetta i propri figli, e non lo fa non perché hanno ucciso qualcuno, ma perché sono omosessuali. «Mamma fai qualcosa!» Grida Martina quando l'uomo colpisce con il dorso della mano il fratello. Ginevra fissa la scena e se ne va in cucina. Ma chi sono i suoi genitori?! «Lascialo! Ti prego!» Si frappone tra Ludovico e il fratello. L'uomo spinge lei e Ale lontano da lui, come se gli facessimo schifo. «Lo appoggi? Appoggi questa follia?» La schernisce Ludovico. «Non deridermi, tu nel campo dell'amore sei un non vedente, per questo non puoi capire. Un cieco può provare a comprendere un accenno di colore, ma mai completamente potrà immaginarlo» lo difende a spada tratta la sorella, puntando gli occhi in quelli astuti e diffidenti del padre. Una sola cosa le ha insegnato la madre: "Tacchi e testa sempre alti". E lei è stanca di guardare sempre la strada che calpesterà in breve tempo, vuole perdersi nell'orizzonte e magari sperare nell'impossibile e soffrire perché inarrivabile, ma almeno sarebbe una sensazione che la farebbe sentire un minimo viva. «Se non ci vuoi riconoscere come tuoi figli, fai pure. Non credo che ci mancherete quelle volte in cui pranzavamo insieme!» Afferma determinata la piccola di casa, «Tu non dovevi nemmeno esserci e ti stai intromettendo un po' troppo. Sei solo una stupida ragazzina che ha la lingua lunga» dichiara Ludovico. «Sparite da qui! Non voglio più vedervi! Vi è andata fin troppo bene!» Esclama furioso. Prima di uscire dalla cucina di ingresso i ragazzi vedono la madre ai fornelli, come se nulla fosse successo. Appena fuori al portone Martina punta il suo sguardo negli occhi scuri del fratello. Sono entrambi consapevoli che questo era un addio, ed è uno di quelli che ti fanno sospirare e rilassare per un secondo, ma sprofondare nel mare delle incertezze l'attimo dopo.
Daniele e Riccardo aspettano pazientemente in albergo. Più volte il ragazzo biondo è stato calmato da Ricky, il suo essere possessivo e innamorato lo stanno facendo impazzire dall'attimo esatto in cui Alessio è uscito dalla porta della spoglia camera d'albergo.
Ecco che la porta si apre, Alessio si precipita verso il fidanzato, alza il capo per azzerare la loro differenza di altezza e si impadronisce delle labbra che tanto aveva desiderato. Con la coda dell'occhio il biondo vede Riccardo portarsi via Martina.
«Ehi, calmo. Raccontami tutto» tenta di dire tra un bacio e l'altro, ma l'altro lo spinge verso il bagno, fino a giungere sotto la doccia. «Ale, non è la soluzione questa» ha capito che il fidanzato vuole fare l'amore, ma rimanderà solo il dolore. «Poi ci pensiamo, ora muoviti e spogliami» risponde. Dany sospira, ma quando Alessio apre l'acqua e inizia a sfilargli la maglia non capisce più nulla. In risposta il biondo lo spinge contro le mattonelle ancora non riscaldate dal vapore. Sente la pelle di Alessio rabbrividire, lambisce il suo petto con le labbra e la lingua. «Ti amo e questo non cambierà» sibila lui, «No, non cambierà» risponde sicuro Daniele. Costui si lascia cadere i pantaloni, l'altro fa lo stesso con i suoi impaziente.
I loro occhi carichi di bramosia e lussuria si incontrano ed è il punto di non ritorno. Dany fa voltare Alessio, lo schiaccia contro la parete umida, «Senza preservativo?» Chiede, l'altro annuisce e il biondo non se lo fa ripetere: affonda in lui con delicatezza per poi continuare con una decisione maggiore, perché ha bisogno di certezze in questo momento, ed il fidanzato lo sa.
«Non è un colpo di testa io ti amo» lo sente sibilare, «Lo so, amore. Non mi importa degli altri». Daniele lo bacia sul collo, sotto l'orecchio e sulla guancia. Il bruno si mantiene alla parete e l'altro aumenta l'intensità delle spinte...
Daniele avvolge in un morbido accappatoio di spugna Alessio e lo trascina sul letto. «Ora parla» sibila, «Non li sentiremo o vedremo più» sussurra avvicinandosi all'incavo del collo del ragazzo muscoloso. Dany gli accarezza la guancia destra, lui mugola un po', corruga la fronte, «Che hai?» Chiede, «Mio padre mi ha salutato con un ceffone» sospira e si stringe all'altro. Daniele può immaginare lontanamente quel che sta provando la sua dolce metà. Lui per fortuna ha avuto la famiglia dalla sua parte. Si ridesta dai suo malinconici pensieri quando sente il ragazzo bruno addormentarsi dopo svariati singhiozzi che cercava di trattenere. Ma la schiena sobbalza e trema, le sue lacrime lacerano il cuore che Dany ha affidato per gran parte ad Ale.
Nel frattempo Riccardo si trovava nell'altra stanza con Martina. «Io dove dormo?» Chiede la ragazza dopo un'ora che è nella stanza dell'hotel. «Non possiamo andare a chiedere un'altra stanza, tra poche ore dobbiamo partire. Dormiamo nello stesso letto» propone. Non hanno neanche il pigiama dato che non sapevano che avrebbero dovuto pernottare. Martina stringe le braccia al petto dando le spalle a Ricky. «Com'è andata?» Chiede lui, «E' andata» risponde la ragazza con un'alzata di spalle. Lo sente voltarsi e posarle una mano al centro della schiena. Stringe gli occhi, non può voler bene ad una persona solo perché si preoccupa per lei. Ruota anche lei su un fianco e i loro normalissimi occhi si incontrano dando vita a qualcosa di magico che ha fatto avvampare le guance della giovane.
Lui le accarezza una gota, il suo volto si avvicina all'altro, non pensano a cosa stanno facendo, pensano solo che è quello che vogliono. I loro respiri si intrecciano, gli occhi sono chiusi per poter assaporare meglio tutte le emozioni. Il suo naso sfiora quello di Martina prima che la sua bocca calda combaci con quella di Riccardo. Un semplice bacio a stampo, una mano sulla guancia e il cuore pronto ad esplodere. Si allontanano osservandosi, la giovane ha lo sguardo basso cosciente di avere il volto in fiamme e gli occhi liquidi. Non può legarsi a qualcuno che si prende cura di sé, però può innamorarsene...
Al mattino tutti hanno le occhiaie per la stanchezza. Martina l'ha svegliata Riccardo con una carezza sulla guancia. Il viaggio è quasi insostenibile per Ale e Marty, non sanno quali conseguenze comporta questo distacco con i loro genitori. Spesso l'adolescente si spinge contro il sedile del treno, sente il respiro mancare, cerca di distrarsi e di stringere le dita attorno al poggiolo per allentare la tensione che ha nel petto. Sente un qualcosa di insolito crescere dentro di sé, vorrebbe fare tutto e niente. Si sente di impazzire, di crollare da un momento all'altro.
Arrivano a casa, lei si chiude in camera sua, tenta di calmarsi, invece prende il diario.
Si sente soffocare, questa stanza è troppo piccola, vorrebbe sorridere, aprire le braccia, sentirsi libera. Allo stesso tempo vorrebbe qualcuno che la legasse a lui con l'affetto, con l'amore. Cerca freneticamente una pagina vuota...
Io stimo le persone che hanno il coraggio di fare i conti con se stessi. Quelle persone che: si siedono sugli scogli e contemplano le onde, c'è chi si perde ad osservare le fiamme del fuoco... Invece io mi siedo a terra, con gli auricolari nelle orecchie e guardo dinanzi a me, tuttavia schivo i miei pensieri, come un marinaio evita la tempesta; io, vigliacca, scappo dalla mia stessa mente. Eppure so che dovrei riflettere su molte cose, troppe forse, ma temo le conclusioni. Preferisco rincorrere quegli stralci di pensieri sparsi un po' qui e lì.
Però ci sono giorni, come questo, in cui mi sento triste e le canzoni mi scorrono addosso come acqua che accarezza le pietre in un giorno autunnale. Quell'acqua però deve ancora arrivare alla cascata, e quando ci arriverà non basteranno due parole con qualche nota a farmi resistere. Il problema è che questi momenti vanno via così come sono venuti, quindi non ti danno nemmeno la possibilità di affrontarli, o nel mio caso non so se non voglio o non ne sono in grado.
La scrittura mi aiuta, ma ci metto tutta me stessa e questo può risultare un problema, perché quelle parole sono me. Tutti quei discorsi sono un po' come le foglie e la corteccia di un albero, e ho paura che quell'albero in realtà sia vuoto dentro, sia ammuffito perché cresciuto già con il legno vecchio.
E forse mio fratello ha ragione, io sto aspettando un picchio che scalfisca con delicatezza la mia corteccia. Ma se così non dovesse essere, mi accontenterei di essere l'appoggio per un nido e ne sarei anche felice, perché sarei la casa per qualcuno.
Il calore che oggi la invade non proviene dal cuore, ma dalle lacrime che scendono sulle gote e si appisolano sul cuscino.
La Notte resta lì ad osservare Martina piangere dopo tempo, con un sorriso in volto e la mano tra i capelli ricci della ragazza. Le accarezza le scapole e la sta per rinchiudere in un abbraccio materno se non fosse che lei stanca, inconsciamente, si lascia cadere in un obblio privo di sogni... Rinunciando così a vedere il suo principale punto di riferimento che solo la Notte le può mostrare nuovamente.
Vi piace il capitolo? E la parte finale?
A presto!
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