23. (pt1)

La mattina Martina si sveglia per colpa di un gran trambusto proveniente dal salone. Sente più risate e voci. Indossa un vecchio jeans ed una maglia calda prima di uscire.

Vede Andrea e Riccardo prendere in giro Ale e Dany, 

«Ma perché siete così stupidi?» Chiede loro. I due ragazzi innamorati sono diventati entrambi rossi come dei peperoni, ma basta che i loro occhi si incrocino per farli avvicinare, come se fossero stregati l'uno dall'altro. Si fondono le loro chiome così come le loro labbra, è un bacio timido, pieno di incertezze e forse anche di paure dei pregiudizi. Lei sorride e sussurra «Mi piacerebbe essere amata come loro», «Chi ti dice che tu non lo sia?» Bisbiglia Riccardo, lei lo guarda per un secondo poi riporta la propria attenzione sui due ragazzi che ora si stanno scambiando languide carezze.

«Perché tutta questa confusione?» Domanda sgomenta la ragazza, «Perché oggi sono precisamente due anni che stanno insieme!» Esclama Andrea. La giovane sorride loro e li abbraccia forte, si bea di quella stretta rassicurante, di quell'amore fraterno che più volte le era stato dimostrato.

Va in cucina per preparare il pranzo e poco dopo la raggiunge Ricky, «Posso aiutarti in qualche modo?» Si offre, «No, non voglio disturbarti». Quasi non finisce di pronunciare la frase che si ritrova con le spalle al muro e le sue labbra delicate sulle proprie. È un bacio a stampo, ma ha fatto scatenare in lei una tempesta. «Ho detto che ti avrei fatto chiudere la bocca se avessi ridetto quelle parole...» Si giustifica. Lei, non sa perché, o non lo vuole ammettere, ma gli sorride. Se fosse stato un altro a provarci in questo momento starebbe sfoggiando cinque dita impresse su una gota; però si tratta di lui, colui che è delicato anche se schietto, semplicemente lui...

Vede Alessio intento in una telefonata, ha un'espressione neutra, fino a che il panico non modifica i suoi lineamenti. Appena scosta il telefono dall'orecchio gli chiede «Chi era?»

«I nostri genitori, o meglio, la loro segretaria». La sorella lo incita con lo sguardo a continuare, lui si appropinqua ad aggiungere «Vogliono vederci il più presto possibile, non so il motivo». Martina avrebbe creduto alle sue parole se non avesse notato Daniele rivolgergli un'occhiata fugace.

«Non mentirmi» lo richiama, lui la fissa per un secondo negli occhi, capisce che è fermamente decisa a voler sapere il perché. «Non lo so con certezza, ma ieri, mentre io e Dany stavamo al ristorante ci è venuto a salutare un amico di nostro padre. Io e lui eravamo mano nella mano, credo che avevamo un atteggiamento da fidanzati».

«Prima o poi li dovevi pur affrontare» sibila lei, «Non voglio che ci vai da solo».

«Va bene» annuncia, «Non obbietti?» Chiede stupita, ma allo stesso tempo sospettosa. «A patto che venga pure Riccardo, così non starai sola. Non voglio che fai stupidaggini».

I ragazzi sono sul treno, Marty ha la musica nelle orecchie, legge uno dei suoi tanti libri. Si sente pronta ad affrontare qualsiasi cosa, eppure sa che una volta arrivata a destinazione proverà quel brivido di timore che le scaturisce una situazione nuova. Nonostante tutto, si concede di sorridere ascoltando una melodia e facendo alternare lo sguardo tra paesaggio, che li rincorre, e il libro. Elargisce un sospiro per cercare di calmare il cuore che scalpita, come un puledro alla sua prima gara. Un po' si sente stupida, può viaggiare quanto vuole con la mente, ma il cuore resta nel suo petto e legato ad una sola persona. Ogni tanto sorprende Ricky intento a guardarla; ma è sicura che è solo per ammazzare il tempo, oppure per fissare il paesaggio veloce autunnale che si sussegue ininterrottamente dietro di sé. Dal suo zaino tira fuori sia il quaderno che la sua matita preferita. Inizia a scrivere le emozioni che prova, non sa perché, tuttavia in questo momento non le sembra strano.

Eppure di questa pagina e mezza che ha macchiato non sa che farsene un'ora dopo. Buttarla via o attaccarla nel diario? E perché ha una voglia irrefrenabile di scrivere? E poi cosa precisamente?

Sbuffa, rilegge quelle parole divise da un punto o una virgola.

A volte basta così poco per sorridere e sentirsi viva, altre volte invece sembra impossibile. È la nostra mente a decidere il nostro stato d'animo? Non lo so, però sono sicura che l'amore lo fa migliorare. E cos'è l'amore? È solo quel sentimento che ti fa battere davvero il cuore e che ti fa sembrare di poter librare nell'aria solo con uno sguardo di lui? Ma se io non so cos'è l'amore, come faccio a dire che quello che provo per Riccardo è amore?

Secondo me nella vita le certezze si costituiscono da sole... E davvero ognuno di noi pensa che la vita faccia schifo? Ma lo fa davvero? Non lo so, mi sembra di non sapere nulla, però ho paura di scoprirlo, perché potei rimanere delusa, ma preferisco restare nel limbo, nell'incertezza?

Sono capace solo di farmi domande senza trovare risposte, senza sapere se quello che penso sia giusto. Ma la domanda che mi assilla da più tempo è: cos'è giusto e cosa è sbagliato?

E chi lo sa, per me l'amore tra Daniele e Alessio è giusto, per i miei probabilmente no. Perché esiste la confusione? È qualcosa di negativo? Ed il panico? Io in quel momento non desidero altro che gettare la spugna e lasciarmi cadere a peso morto nell'oblio; eppure dopo ho questa voglia irrefrenabile di scrivere che mi fa sentire viva.

So scrivere? Cosa voglio fare con queste pagine? Mi giudicheranno perché sono un'adolescente che pensa determinate cose? Non lo so. Eppure lo faccio, perché è l'unica cosa che mi fa sentire viva, che non mi sembra sbagliata, e forse è l'unico modo che ho per fuggire dalla realtà. Forse sono codarda, me lo dico da sola. È così, mi precipito in un mondo che decido io, se volessi, potrei far esistere qualsiasi cosa; eppure la mente umana, o forse solo la mia, non mi permette di scrivere un qualunque mondo parallelo, ma un pianeta popolato da scontati esseri umani che si innamorano apparentemente, e poi divorziano prima dei vent'anni di matrimonio. Però mi immagino due ragazzi che si sorridono e si baciano. Due ragazze, che ne imitano le effusioni. E immagino anche una coppia formata da persone di continenti diversi. Queste tre coppie sono guardate con gli stessi occhi di come vengono viste tutte le altre, perché in realtà non cambia nulla se alla base c'è l'amore.

Il treno si ferma, le porte si aprono e devono scendere. Inspirano l'aria frizzantina, si guardano intorno. È lunedì mattina: la città è in fermento.

Martina e il fratello si dirigono verso il palazzo dove dovrebbe essere l'ufficio dei loro genitori, ha sempre pensato che il loro fosse un bel lavoro, si conoscono tante realtà e persone, non è un lavoro statico, è un impiego che ti dà vita.

Salgono al decimo piano, li accoglie una segretaria, li conduce in una stanza in cui ci sono due scrivanie dietro la quale compaiono le rispettive figure dei genitori.

«Perché ci avete chiesto di venire?» Inizia nel modo peggiore con il quale si potesse esprimere il ventiduenne, «Noi eravamo impegnati troppo per poterci muovere. Martina poteva anche restare a casa, è una questione che riguarda te, Alessio» afferma la madre non distogliendo lo sguardo dalle sue scartoffie. Il diretto interessato irrigidisce la mandibola. Ormai è certo che quegli amici che hanno incontrato per strada quella volta, li abbiano informati della sua relazione. «Ma questo non è il posto adatto per poterne discutere. Ci vediamo stasera al nostro appartamento, ti invio più tardi l'ora» li congeda il padre. Per qualche attimo entrambi i ragazzi hanno pensato che con tutta quella formalità si sarebbero ritrovati a stringere la mano dei due adulti.

Nessuno dei due proferisce parola, almeno fino a quando non mettono piede in strada, sembra che per una volta la confusione attorno a loro sia rassicurante, fa capire che non si trovano in un incubo. Raggiugono gli altri ragazzi in centro,

«Dobbiamo prenotare una stanza, non ci sono treni che fanno la nostra tratta dopo le dieci» dichiara Ale guardando Daniele. Il poverino resta un secondo interdetto non capendo nulla, «Credo che i nostri genitori vogliano parlare con Alessio della vostra relazione» spiega la giovane, «Ah» è l'unica cosa che Dany riesce a pronunciare.

«Cazzo!» Sbotta Alessio. «Ragazzi non potete fare nulla, dovete aspettare stasera, non vi corrucciate già ora» riflette Riccardo, «Tu non verrai» afferma Ale mentre punta il dito conto la sorella, «No, io ci sarò, non ti lascio solo con quei due» obbietta, «Per una dannata volta, vuoi fare quello che ti dico senza controbattere sempre?» Ringhia, «No, lì solo non ci vai, e di sicuro non ci puoi portare Dany o Ricky! Quindi mi spiace per te, ma sono la tua unica possibilità» afferma ovvia. Si possono notare le spalle di Ale rigide che si abbassano e alzano meccanicamente. Respira lentamente, anche se per come è rigido il fiato gli esce smorzato.

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