1.
Ho deciso di raccontare la storia (dopotutto magnifica) di una coppia di fratello e sorella. Lei si chiama Martina, ha sedici anni. È travolta dall'adolescenza, dalle prime cotte e dalle prime verità. Lui è Alessio, ha ventidue anni, e vive la situazione di un tipico studente universitario italiano. Quando si sono presentati, di Alessio mi ha colpito la voce maschile, si sente che il suono proviene da un volto coperto da poco tempo dalla barba da rasare. Si capisce che sta maturando, ma che sta quasi per divenire uomo. Il suo ciuffo viene sempre scompigliato da Marty quando non sa che fare, e le braccia del fratello sono un nascondiglio in cui si rifugia quando non sta bene. I suoi lineamenti marcati rispetto a quelli, ancora non ben definiti della sorella, fanno dubitare alcune persone della loro stretta parentela. La sua altezza schernisce la ragazza ogni volta che si avvicina. L'unica uguaglianza sono gli occhi color cioccolato.
Martina ha i capelli ricci e voluminosi, spesso si attorciglia una ciocca attorno al dito indice o detto anche dito accusatore. Le labbra carnose è raro non vederle dischiuse in un sorriso e di conseguenza si evince la fossetta sulla guancia destra.
Entrambi sono nati e cresciuti nella città di Ostano. Un paesino protetto dalle montagne tagliate a metà dai loro nonni che lavoravano nelle cave. Nei punti più alti del paese è possibile notare una striscia di infinito un po' più scuro rispetto al cielo. Per gli antichi detti è la notte che resta sempre in agguato. Secondo i giovani è il mare che, placido, li osserva. Talvolta, come nel caso di Martina, sono i fanciulli ad andargli incontro per cercare qualche chiarimento, che solitamente sorge quando sono seduti sull'erba mentre fissano l'orizzonte e si ricordano di quelle estati da bambini quando andavano in spiaggia e si sentivano così piccoli rispetto a quegli scogli conficcati nel velluto cristallino.
A mio parere Martina sarebbe un'ottima giornalista. Chiede tutto, ogni sfaccettatura la nota. Può risultare assillante tutto ciò, ma secondo me è da apprezzare, perché attraverso le domande e la voglia di scoprire, sfugge a quella punta di superbia e frivolezza che oggi caratterizza molti adolescenti e non solo. Non è difficile scorgere quella chioma riccioluta tra gli alberi del boschetto sulle montagne, là dove gli abitanti ancora non hanno deciso di costruire. Martina si siede sul solito masso, uno dei tanti che sono stati strappati dal grembo della montagna e sono stati lasciati lì. Si guarda intorno, prende un respiro ed apre il suo diario, rileggendo ciò che ha scritto nel tempo, rivivendo se stessa.
La porta blindata della casa di Martina si apre, lei entra stanca. Si trascina per inerzia fino alla cucina dove c'è la mamma - Ginevra -, che sta riscaldando la cena. Nel mentre telefona il marito - Ludovico - , che risponde a monosillabi dopo una lunga attesa caratterizzata da rumori di lettere della tastiera pigiati. Si sente il brusio di sottofondo della radio che tiene accesa per avere un po' di compagnia. Dopo uno sbuffo collettivo da parte delle due donne la chiamata termina. Esse, come hanno sempre fatto, procedono per strade diverse, come due pendolari che si incontrano ogni mattina allo stesso bar della stazione, si salutano, snocciolano qualche parola mentre mangiano e poi si voltano le spalle per andare in due vagoni del treno differenti. La notte invernale è solitamente più scura e fredda, eppure arriva per cinque minuti uno sprazzo di luce nella camera di Marty che prima era condivisa con il fratello. Questa luce lampeggiante proviene dal computer della ragazza: è una chiamata di Alessio.
«Nana!» Sorride lui, lei ricambia con un dito medio, «E' questa l'educazione che ti ho insegnato?» Apostrofa ironicamente.
«Sei appena rientrata?» Continua, lei annuisce.
«Come vanno gli studi?»
«Procedono bene, quando torni Alessio?»
«Non prima di un mesetto. Ma appena sono lì, ti prometto che ti farò divertire in ogni secondo» sorride in modo tirato il maggiore.
Parlano del più e del meno, ma appena la stanza è nuovamente avvolta dal silenzio, eccezione fatta per qualche scricchiolio delle vecchie veneziane che reclamano un po' di vernice; Martina prende tra le mani il suo taccuino personale, lo tratta come se fosse una reliquia.
È quando tu manchi che l'ansia si insidia in me. Questa è un rovo che ha le radici conficcate nel basso ventre e cresce strozzando lo stomaco e la gola. Io tra queste lenzuola sono come un pesce che, appena pescato, si dibatte da una parte all'altra della banchina per sfuggire alla morte. Così convulsamente mi muovo in questo momento soggiogata dall'ansia. La differenza tra me ed il povero pesce è che ci sarà un mese di agonia prima di poter respirare nuovamente, mentre lui tra pochi minuti non soffrirà più. Trenta giorni in cui devo sorridere per non far preoccupare nessuno, quattro settimane in cui devo correre per sopravvivere, settecentoventi ore in cui la mia unica speranza è sentire il tuo calore avvolgermi. Uno stupido mese di sopravvivenza in cui mi asciugherò le lacrime mentre sorrido ed illudo me stessa che, con il tuo arrivo, tutto finirà. Il problema è che non riesco ad essere sincera con me, come potrò esserlo con te? Tu che sei il mio punto di riferimento, ma che non sei qui. Tu che credi di sapere tutto di me, in realtà sono cresciuta abbastanza per dirti solo quello che non ti dà pensieri e che non ti fa porre la domanda «Cosa ho sbagliato?» Il problema è che ti voglio troppo bene da metterti davanti a me stessa.
Questo è quel che confida al suo diario prima di posarlo nella libreria. Il suo pupazzo d'infanzia la guarda con la stessa espressione da sempre e, da bravo complice, resta immobile. Nel letto legge un libro, sistema la nuca sul cuscino, mentre con una mano cerca Prosciutto, il suo peluche a forma di maialino. Lo abbraccia e si addormenta così. Ha perso tutte le parvenze di un'adolescente, soprattutto senza quella forza che deve indossare tutti i giorni.
Ciao, tu che stai leggendo cosa ne dici di questa presentazione? Sono curiosa di sapere cosa pensi, non esitare a scrivere un commento!♥
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