Bloody Valentine
Storia scritta fuori gara, in quanto membro del team, per il Contest "AntiValentine 2021" di HorrorThings
Di solito evito di scrivere storie simili, ma stavolta ho voluto fare un'eccezione.
Prompt:
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"Edizione straordinaria", echeggiò dalla cucina di quel piccolo e grazioso appartamento di periferia.
Era la sera di San Valentino, la festa più amata e odiata al mondo, e Luna era particolarmente euforica. Non aveva mai festeggiato prima d'ora una tale ricorrenza, ma quella sarebbe stata la volta giusta: Ian, maggiormente noto come Blackie Weird, il pluripremiato scrittore con cui si frequentava già da un po' e che le aveva rubato testa e cuore, sarebbe arrivato a breve e aveva in serbo una serata bollente per entrambi.
È quello giusto e stanotte sarà tutto speciale e perfetto, ne sono sicura, ripeteva tra sé, mentre disponeva meticolosamente i cuscini sul comodo divano in salone. Restava solo da mettere sul tavolo il suo adorato candelabro d'argento coi draghi intrecciati nel mezzo e altro ghiaccio nel contenitore per lo spumante, e il gioco era fatto.
Soddisfatta del suo operato e della deliziosa cena impiattata e coperta da luccicanti cloches antiche, si guardò intorno per accertarsi che fosse tutto in ordine, ma non riusciva a darsi pace né a tenere a bada i suoi bollenti spiriti. L'idea di una serata felina col terzo incomodo era troppo elettrizzante! Decise, pertanto, di calmare tutta questa sua agitazione con un bel bagno caldo e profumato.
Riassettò ancora un po' il salone e accese le candele sul tavolo e quelle disposte sulle varie mensole: un buon odore di vaniglia, sandalo, olio d'argan e iris del Marocco si diffuse nell'aria, solleticandole piacevolmente le narici. Si lasciò cullare da una suadente musica in sottofondo e, finalmente, si diresse in bagno.
Dopo aver riempito la sua Spa con essenze alla vaniglia nera e acqua calda vi si immerse fino al collo, lasciandosi coccolare dal tepore e dal desiderio di rivedere il suo uomo.
Il fuoco interiore che cercava di domare e placare divampò feroce dentro di sé e, quasi inconsciamente, appoggiò la testa al bordo della vasca, chiuse gli occhi e cominciò a far scorrere le mani sul suo corpo, pensando che fossero quelle del virile scrittore, indugiando sui punti più sensibili...
Il suono del campanello la riportò subito alla realtà. Uscì dalla vasca, indossò frettolosamente la sua vestaglia di seta viola e si precipitò ad aprire la porta: Ian era lì, più affascinante che mai. Indossava un abito nero di alta sartoria e reggeva un profumato mazzo di fiori in una mano e una scatola di cioccolatini nell'altra, mentre attendeva, paziente, di entrare e di aprire le danze con lei.
«Ma buonasera», la salutò, sfrontato. I suoi occhi si erano incendiati al solo vederla: il sottilissimo tessuto le si era incollato addosso come una seconda pelle, così da fasciarle quel corpo voluttuoso e pieno e permettergli di vedere quelle due protuberanze del suo prorompente davanzale premere e tendere verso l'esterno il tessuto...
Si leccò e morse le labbra — come ad assaporare ciò che quella visione gli stava mostrando — e le stampò un sonoro bacio sulla bocca carnosa.
«Ciao!» Il viso di Luna si illuminò, non appena riprese fiato. «Prego, entra pure!» lo invitò, ammiccante e anche col cuore al galoppo, e aggiunse: «Sto per sperimentare un nuovo look per l'occasione... ti spiace attendere? Non mi ci vorrà molto. Nel frattempo potresti versarti da bere, prima di cenare».
«Preferirei partecipare attivamente a questo tuo esperimento e bere dopo, con te... da TE», la stuzzicò lui, con voce roca e profonda.
Lei gli sorrise compiaciuta ed eccitata, gli afferrò una mano e lo condusse nella sua camera, sussurrando: «Aspetta qui, allora. È una sorpresa! Tanto la cena può attendere...» e corse in bagno.
Ne uscì poco dopo, con indosso un succinto babydoll in pizzo nero e trasparente, che le metteva in risalto le forme generose, lasciando ben poco all'immaginazione, e un paio di autoreggenti neri e a rete, sorretti da un reggicalze in pizzo nero con i gancetti dorati. Ma il tocco finale era il vero tema della sua serata speciale: un cerchietto dorato con le orecchie da gatto nere, fissato sulla sua testa, dalla chioma morbida e fluente, completava il suo look felino.
Ian, comodamente seduto sul letto, la divorava con lo sguardo.
«Ci sarebbe anche questa,» aggiunse, mostrandogli una specie di tubicino peloso, simile a una coda felina, «ma non riesco a metterla da sola. Ci vogliono mani più esperte...» lo provocò, civettuola.
«So chi potrebbe aiutarti, allora». Ian le fece cenno di avvicinarglisi.
La fanciulla, ancheggiando sinuosa e leggiadra per la stanza, lo raggiunse e gli accarezzò la testa, scendendo poi sulle spalle e fermarsi sul petto possente, cercando di sospingerlo sul letto.
Ian, però, le afferrò saldamente la mano e se la portò alle labbra, posandovi sul palmo un tenero bacio e, guardandola dritto nei suoi occhioni verdi, le sussurrò: «Non così, micetta. Stasera giochiamo un po', ho anch'io una sorpresa per te, arriverà tra poco e ci terrà compagnia, aggiungendo un po' di pepe trasgressivo a questa serata. Tu dovrai dire solo MIAO! Sarai la mia — anzi, nostra — micetta giocherellona e birichina...»
Lei cominciò a fremere tutta, curiosa di sapere cosa avesse in mente il suo uomo e chi stesse per arrivare e, per incitarlo a fare la sua prima mossa, decise di cominciare subito a giocare con un malizioso: «Miaaao!»
Ian le sorrise complice. Si alzò e la invitò a prendere il suo posto, prima di toglierle dalle mani quella specie di coda felina e farla mettere a carponi sul letto...
«Rilassati», le sussurrò in un orecchio, leccandone il lobo, per poi baciarle e mordicchiarle il collo, provocandole dei piccoli brividi lungo la schiena e facendole sfuggire mugolii di piacere. Poggiò la coda sul letto e cominciò a far scorrere le sue mani su quel corpo di Venere che gli si offriva completamente. Le sue carezze si fecero sempre più audaci e calde, tanto che Luna ebbe la sensazione di esserne ustionata a ogni tocco.
Lei si voltò a guardarlo: aveva un'espressione sempre più lasciva e le sue pupille erano così dilatate, da rendere quasi neri i suoi occhi ambrati, conferendogli un aspetto da bello e dannato. Incapace di distogliere lo sguardo da quello ipnotico di lui, Luna gli cinse le braccia al collo, sdraiandosi supina sul letto e trascinando Ian giù con sé.
«Ti amo!» le sfuggì, per poi impossessarsi avidamente della sua bocca, sopraffatta dalla passione.
Con riluttanza, lui si distaccò da quelle labbra dolci e morbide e riprese a baciarle e succhiarle il collo, mandandola in totale estasi.
L'atmosfera cominciò a scaldarsi sempre più, ma Ian interruppe le loro effusioni amorose e, con un sorriso sornione dipinto sul viso, esclamò: «È arrivata la mia sorpresa, micetta!» Le sue iridi diventarono completamente nere e la sua espressione si fece truce, sinistra, come il più terrificante dei criminali.
Luna non ebbe neanche il tempo di muoversi o di razionalizzare, ché si ritrovò Ian di nuovo addosso, ma in modo diverso.
«Ian, fermati». Le sue mani battevano freneticamente sulla schiena di lui, dimenandosi come un pesce impigliato nella rete. Un dolore lancinante al collo le fece strabuzzare gli occhi e le mozzò il respiro: Ian gliel'aveva nuovamente morso, ma stavolta era andato più in profondità, tanto da sentirsi colare qualcosa di appiccicoso e dall'odore ferruginoso. Rivoli scarlatti ricoprivano le candide lenzuola del letto e si mescolavano al colore ramato dei suoi lunghi capelli.
Dopo un tempo che le parve infinito, Ian si distaccò da lei, sul volto una goccia di sangue che rimosse con l'indice, portandoselo poi alla bocca e mugugnando di piacere.
«Ian». Il suo, ormai, non era che un flebile sussurro e calde lacrime le scivolarono sul viso.
«Smettila di chiamarmi così! Volevi la tua sorpresa, no? Beh, eccola qua! Non era ciò che aveva in mente quello stupido di Ian, ma io sono molto meglio. A proposito, sono James, l'Alter Ego di Ian, e questa volta la sua coscienza non potrà fermarmi. Tu mi piaci, Luna, mi piaci tanto... e voglio divertirmi anche io con te. Sarà un San Valentino coi fiocchi, vedrai». Una risata sguaiata gli deturpò quello splendido viso, interrotta solo dal campanello. «Merda!» imprecò. «Deve essere il tizio che aveva assunto quell'idiota, ma ora lo liquido subito», e si allontanò, lasciandola sola e inerme sul letto.
No, non può finire così. Non rovinerai il mio San Valentino, maledetto!
Con la sola forza della disperazione, fece leva su gambe e braccia e riuscì a rotolare giù dal letto. Sentiva James parlare animatamente col terzo incomodo per ritrattare sull'accordo preso, e strisciò in cucina, in cerca di qualcosa con cui difendersi e del telefono per chiamare le autorità.
«Micetta?» si sentì chiamare dal corridoio.
Doveva sbrigarsi o non ce l'avrebbe fatta. Con uno sforzo immane e le lacrime che le offuscavano la vista, riuscì a issarsi in piedi e afferrò il cordless e il coltello ancora sporco di cioccolato, quello con cui aveva farcito e decorato la sua torta a forma di cuore — intero, non spezzato come il suo.
«Eccoti qua!» la voce di James alle sue spalle la fece trasalire e per poco non le cadde tutto di mano. «Ma che micetta cattiva. Giochi a nascondino? Mi piace», la sbeffeggiò, avvicinandosi a lei, non notando l'arma improvvisata che reggeva con mani tremanti dietro la schiena.
In tutta risposta, però, Luna lo colpì all'addome, con violenza, conficcandovigli il coltello dentro, e sgusciò via, tra un inciampo e l'altro, sorreggendosi ai diversi ripiani della cucina e alle pareti e digitando il numero della polizia.
Ebbe solo il tempo di avviare la chiamata, prima di ritrovarsi James addosso, con in mano il pugnale che aveva estratto dalla ferita: cioccolato e sangue ne ricoprivano ogni centimetro e il suo sguardo inferocito le gelò il sangue nelle vene.
Una voce cercò di richiamare l'attenzione dall'altro capo del telefono e Luna gridò con tutto il fiato che le era rimasto nei polmoni. Un sonoro ceffone la zittì, scaraventandola a terra, e James si impossessò del telefono... distruggendolo a mani nude.
«Questo non me lo dovevi fare. Ora sono proprio incazzato nero», e si avventò su di lei, spietato, pugnalandola in ogni dove, tra grida e sangue della povera sventurata, finché non le strappò il cuore, lasciandola nella pozza del suo sangue.
L'orologio in piazza rintonò il primo rintocco della mezzanotte, sovrastato solo dalle sirene della polizia in avvicinamento, allertata anche dai vicini di Luna.
Lasciò cadere il coltello sul pavimento e si portò le mani al volto, contorcendosi in modo informe e facendo sgorgare a fiumi il sangue dalla ferita.
Dopo l'ultimo, assordante rintocco, l'uomo si fermò e, come in trance, guardò quel corpo che giaceva sotto di sé, inerme.
L'urlo di dolore che gli uscì da quella bocca insanguinata fendette l'aria e risuonò in tutto il vicinato. Ian era tornato e James non ne avrebbe mai più preso il controllo. Raccolse con cura il corpo di Luna e se lo portò al petto, cullandolo dolcemente, come se fosse un oggetto di stimato valore, e piangendo come un disperato.
«Perché? Perché?» continuava a urlare, affranto dal dolore, commiserando se stesso per la sua debolezza.
La porta d'ingresso venne gettata a terra con un tonfo e le forze dell'ordine irruppero in casa, fino a ritrovarsi davanti a una scena straziante e agghiacciante: il corpo di Luna era avvolto tra le braccia del noto scrittore Blackie Weird, rimasto letteralmente pietrificato in una raccapricciante espressione di dolore misto a malvagità sul volto.
La Maledizione Amatoria era stata spezzata, Ian e James non avrebbero più fatto del male a nessuno: due facce della stessa medaglia, per la prima volta si erano davvero innamorati e della stessa donna, persino, seppur in modo completamente differente e dal finale tragico per la giovane contesa tra i due. Prova ne era il cuore spezzato di quest'ultima, incastonato tra le dita pietrificate del suo assassino.
"Edizione straordinaria", echeggiò dalla cucina di quel piccolo e grazioso appartamento di periferia. Ormai anche i giornalisti si erano intrufolati sulla scena del crimine e l'ipotesi su cui si stava indagando era quella di un duplice delitto passionale.
Era caccia all'Assassino dell'amore, che aveva colpito proprio nel cuore della notte di una festa tutta dedicata agli innamorati del mondo: San Valentino!
Nessuno, polizia compresa, sapeva che l'assassino era sempre stato davanti ai loro occhi e mai avrebbe saputo nulla di quella funesta Maledizione.
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