act i - scene iv
Lo scontrarsi delle valige al suolo, le lamentele di alcuni passati urtati nella tumultuosa corsa, un lieve gemito di sorpresa del moro.
"Mi sei mancata." non ricordava che la sua voce fosse mai stata così dolce come in quel momento. (T/n) non gli rispose, limitandosi a stringersi più forte a lui. Udiva il battito del cuore di Osamu, ora irregolare. Sembrava calmo in apparenza, ma quel pulsare affermava chiaramente il contrario. Premette con più vigore la testa contro il suo petto, inspirò quel profumo, diverso da come lo aveva lasciato ma che conservava sempre una nota familiare. Quel calore, che tanto aveva agognato, e le mani che la stringevano con fare protettivo. Le era mancato tutto di lui, più profondamente di quanto avesse immaginato.
Osamu rimase immobile, una statua che però nulla aveva in comune con il freddo marmo. (T/n) non poteva vedere la commozione nei suoi occhi scuri, in cui la calda luce dei lampioni si rifletteva.
Alcuni passanti osservavano incuriositi quella riunione, con discrezione. Dal punto di vista di uno spettatore non sarebbe stato difficile immaginare quale fosse il contesto: due giovani legati che si rincontrano dopo un periodo trascorso separati. Un incontro toccante, di cui quei passanti si sarebbero dimenticati nel corso di breve tempo, impegnati ad occuparsi delle proprie faccende.
"Andiamo a casa?" domandò con la stessa dolcezza il moro. (T/n) spalancò gli occhi, sorpresa. Osamu sembrava essersi accorto di quell'improvvisa esitazione. Non la biasimava, l'ultimo luogo che forse avevano definito casa era stata la base della Port Mafia. Non l'aveva aggiornata riguardo cosa si occupasse correntemente e di come non fosse più affiliato al gruppo criminale.
"A Yokohama, ho incontrato delle brave persone, ti piaceranno." L'Agenzia dei Detective Armati, forse il luogo dove avrebbe accertarsi al meglio della sicurezza di (T/n), senza costringerla ad allontanarsi da lui. Non era ottimista, non lo era mai stato, ma gli piaceva pensare che potesse funzionare senza troppi intoppi.
Nonostante quanto detto da Osamu dovesse rassicurare la ragazza, questo sembrò turbarla maggiormente. "Non hai fatto niente di strano mentre non c'ero, vero?" domandò incerta. Le sorrise "Niente di strano, te lo assicuro." adesso fu lui a esitare "Forse i miei amici sono un po' strani, ma non penso ti sorprenda saperlo." rise. E (T/n) non riuscì a dubitare ulteriormente delle sue parole. Non lo aveva mai visto così rilassato. Era un volto completamente diverso del cinico Dazai Osamu di cui si era innamorata. Le piaceva questa evoluzione. Anche lei era cambiata nel corso di quegli anni. Erano cresciuti entrambi e questo era estremamente positivo, considerati i loro precedenti. Forse potevano finalmente comportarsi come una coppia di giovani innamorati normale, per quanto fosse possibile.
(T/n) si rese conto solo quando scese dal treno di quanto le fosse mancata Yokohama. Forse quel luogo era sempre stato casa sua. Forse a renderlo tale era la presenza di Osamu, che le stringeva calorosamente la mano.
Era notte inoltrata, il silenzio era interrotto solo dall'occasionale passaggio di qualche automobile e dalle voci allegre dei due giovani. Ridevano rumorosamente, si rimproveravano, ridevano di nuovo. Parlavano di quei "bei vecchi tempi" che tanto belli non erano stati. La destinazione era il quartier generale dell'agenzia, ma nessuno dei due sembrava effettivamente interessato a seguire la strada più breve che li avrebbe condotti alla loro meta. Preferivano vagare, senza un luogo prestabilito da raggiungere, rivangando quel passato che avevano tentato di dimenticare ma che era stato anche ciò che li aveva portati ad incontrarsi.
Avevano parlato dell'Europa, dove (T/n) si era rifugiata come una fuggitiva, lasciandosi alle spalle la Port Mafia e il sangue che essa portava, avevano parlato dei colleghi di Osamu e di come Kunikida lo avrebbe probabilmente ucciso se si fosse presentato a tarda notte con un ospite, senza aver avvisato in anticipo, avevano parlato di Odasaku e di come il vuoto provocato dalla sua mancanza non si fosse mai rimarginato completamente. Odasaku, quell'amico che aveva dettato il cambiamento. Se non fosse stato per lui e per la sua indole benevola, (T/n) e Osamu sarebbero stati ancora ancorati a quel mondo che operava dopo il tramonto, proteggendo la non così quieta Yokohama in maniere non esattamente legali. Odasaku era stato un amico, un fratello maggiore, forse addirittura un genitore. Era la persona a cui potevano rivolgersi, di cui potevano fidarsi. Se non fosse stato per lui, abiterebbero anche nelle tenebre.
Invece avevano abbandonato quell'oscurità, esattamente come lui desiderava. Vivevano inondati da una luce nuova, benigna, guaritrice. Avevano dato le spalle a quel mondo che li avevi privati della loro umanità, potevano ricominciare a vivere nel modo in cui si sarebbero dovuti meritare da principio. Potevano vivere come umani, non come esseri squalificati da questa condizione. Erano esseri umani, abituati a quell'oscurità, ma propensi alla luce.
"Sono proprio curiosa di conoscerli!" (T/n) era entusiasta, non sapeva se si fosse mai sentita così viva prima di quel momento, se non in quei gli attimi in cui la sua vita era messa a repentaglio durante qualche missione. Era un sensazione nuova, che avrebbe voluto continuare a provare. "E sono felice che tu li abbia incontrati."
Dazai Osamu sorrise. Era notte ma quel sorriso era bastato a rischiare l'animo di (T/n).
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top