(capitolo 11) traditore

Avviso!!: La canzone di sottofondo la metterò alla fine del capitolo! Fidatevi, capirete una volta finito di leggere. È per non spoilerare nulla.
Buona lettura!

Anna's pov

Nei giorni in cui Brahim era in viaggio con la squadra io ne approfittai per studiare per bene per gli esami dell'università.

Andai a trovare Roby in giornata.

"Allora come va con Brahim?" Mi chiese.
"Tutto bene, e tu..con Rafa???" Risposi facendo un sorriso provocatorio.
"Tutto bene, sai è una persona fantastica, a parte le sue canzoni! Ahahah non dai scherzo, è un bravissimo ragazzo" spiegò lei. Io sorrisi, era così bello vedere mia sorella felice.

Rimasi lì per una notte, dopodiché tornai a Milano, aspettando che Brahim mi contattasse per trovarci, mi doveva raccontare di com'è stato!

Ma nulla..di Brahim nessuna traccia, non un messaggio di Instagram, non uno di WhatsApp, neanche una chiamata.
Al contrario Rafa e Theo mi chiamarono, dicendo che Brahim era molto impegnato e che mi avrebbe chiamato di lì a poco.

Ma nulla. Niente. Nada. Nothing. (Avete capito no?)

Circa una settimana dopo non aver sentito Brahim, il telefono mi squillò.

Il mio cuore mi fece un salto nel petto quando vidi il nome di Brahim sullo schermo.

"Pronto?" Dissi, "Hey Ana" rispose subito lui, "che c'è?" Chiesi, non volevo sembrare troppo disperata, quindi mantenni il tono fermo.
"Volevo solo dirti che mi dispiace per non essermi fatto sentire da più di una settimana. È solo che sono stato impegnato con gli allenamenti, il recupero dall'infortunio e altri problemi" spiegò con la voce tremolante. C'era di sicuro qualcosa che non mi stava dicendo.

Ero ancora un po' arrabbiata per il fatto che non mi avesse scritto neanche un 'come stai', però d'un lato lo capivo benissimo, era occupato con la sua carriera, e in più si stava rimettendo il pista dopo un infortunio, e come ciliegina sulla torta sabato avevano perso con il Torino..

"Sta tranquillo Brahimino, capisco, non ti devi preoccupare" dissi cercando di tranquillizzarlo.

Si sentì che fece un respiro profondo, poi continuò. "Ti va se domani veni a vedere l'alenamento?" Chiese riacquistando il suo solito tono dolce e felice.  "Si certo! Non me lo perderei per nulla la mondo" dissi raggiante, "bene, alora, ti vengo a prendere verso le 8.30 va bene?" Chiese, io annuii, solo dopo mi resi conto che lui non mi poteva vedere, quindi risposi con un 'perfetto'. "Bene allora a domani Brahim, ti voglio bene" dissi, "a domani Ana, anche te ne voglio, un mondo, non dimenticare" rispose, poi, senza neanche darmi il tempo di elaborare e di rispondere a quello che aveva appena detto, riattaccò, e io buttai il telefono sul divano, decidendo di guardarmi una puntata di Mercoledì; che da quando mi sono scontrata con lo spagnolo avevo messo completamente da parte.

Il giorno dopo..

Ero pronta. Quella mattina mi sono alzata presto, verso le 7 per prepararmi con calma ed essere sicura di essere presentabile.

Mi sono messa una semplice maglia larga nera. E dei pantaloni della tuta neri. Misi le mie scarpe da ginnastica e aspettai Brahim.

Lo spagnolo non tardò ad arrivare;  infatti alle 8.31 era sotto il mio palazzo.

Brahimino❤️🖤

Io ci sono, scendi? 😘

                                         io
                                         arrivo subito!! 

Presi un semplice zainetto nero sportivo in cui misi dentro il telefono, le cuffie, una borraccia d'acqua fredda e le chiavi di casa, chiusi lo zaino e scesi fino alla portineria.

"Hola hermosa" disse Brahim appena entrai in auto.
Io non risposi, ma gli diedi un dolce bacio sulla guancia, e vidi che le sue guance iniziarono a tingersi di rosso fuoco.

"Allora, come va?" Mi chiese mentre imbucava la strada per Milanello. "Io tutto bene Brahim, tu? Sei sicuro di stare bene?" Chiesi; mi stavo davvero preoccupando per lui, ultimamente non avevo il suo solito sorriso che illuminava la stanza, quello di adesso era più spento; non aveva il suo tono di voce dolce e gentile, ora sembrava che fosse in lutto.
E in più in questi giorni parlava più lo spagnolo che l'italiano, e se c'è una cosa che ho imparato in questi mesi con lui, è stato il fatto che quando qualcosa non va, o è nervoso o altro, tende a parlare di più la sua lingua madre, dimenticandosi della lingua che sta imparando.

"Io sto bene An, su serio" disse insicuro, "ne sei sicuro?" Chiesi mettendogli la mano sinistra sulla spalla, "sicurissimo..non ti devi preoccupare per me Ana" rispose, provai a cercare un contatto visivo con lui, ma nulla, anche quando ci fermammo al semaforo, lui non distolse neanche mezza volta gli occhi dalla strada. Questo era molto strano.

E sapete qual è un'altra cosa strana?

Il fatto che la radio fosse spenta. Lui la lascia sempre accesa, può essere che se ne fosse dimenticato, ma raramente si dimentica di una cosa simile. Mi ha detto che per lui la musica è una delle cose più importanti, e anche nei momenti difficili la ascolta per tranquillizzarsi e per distrarsi un po'.

Non capivo. Avevo fatto qualcosa di sbagliato io? C'era stata una lite? Problemi con la squadra? Il mister? I compagni? I tifosi? La sorella? La madre? La famiglia?

Mi resi conto che la mia mente stava pensando troppo, e che di lì a poco sarebbe potuta scoppiare. Così scossi un po' la testa, e guardai fuori dal finestrino,  contando come facevo da piccola, le macchine nere che vedevo. Lo facevo, e lo faccio ancora, per calmarmi, così mi sarei concentrata sul cercare le auto e non sui brutti pensieri dentro la mia testa. È una cosa che mi ha consigliato di fare la psichiatra, quando avevo circa 15 anni.

Arrivammo dopo una mezz'oretta a Milanello. Fortunatamente non c'era stato molto traffico.

Io mi andai a sedere sulle panchine, guardando la maggior parte del tempo i ragazzi allenarsi. Era così bello, sembrava che si divertissero un mondo, tra Rafa che faceva finta di suonare la chitarra con un bastone da esercizio, a Theo che tirava i palloni addosso a Brahim. Che rideva, ma vedevo, vedevo che non aveva più la luce nei suoi occhi.

Finiti gli allenamenti, verso le 12.30 andarono a mangiare, e, dopo che mi ebbero invitato loro, mi unii al pranzo.
E c'era da dire che era proprio buono. Complimenti al cuoco 👏. (Autore: scusate raga ho fame hihihhi).

Verso le 15.30 tutti andarono per la propria strada, andando a fare non so cosa.

Io aspettai davanti agli spogliatoi Brahim, visto che avrebbero dovuto prendere i loro borsoni.

Uscirono tutti, da Sandro a Mike, e tutti mi sorrisero genuinamente e mi salutarono.

Mancavano sempre i soliti tre; i tre dell'ave Maria. Rafa, Theo e Brahim.

Ad un certo punto sentii delle urla da dentro la stanza. Non riuscivo a capire molto, individuai le voci però, erano le loro tre.

Riuscii a capire qualche parola; Theo che urlava "devi dirglielo, ha il diritto di saperlo", Brahim "non posso dirglielo ora! E smetti di gridare idiota" e Rafa "dirglielo o giuro su Dio che glielo dirò io".

Quelle furono le uniche frasi che capii.

Dopo altri dieci minuti buoni, iniziarono ad uscire.

Per primo uscì Rafa, che aveva una faccia innervosita, stranamente.
Poi mi guardò e mi fece un sorriso triste.

"Non ti preoccupare piccola Annie" disse mettendomi una mano sulla spalla in modo gentile, "Ah, Brahim ti deve dire una cosa appena esce" continuò.

Io annuii, un po' nervosa. Poi mi salutò con un abbraccio veloce e se ne andò.

Dopo poco uscirono gli altri due. Theo con una faccia arrabbiata, e Brahim con una faccia da funerale.

"Ciao Anna, ci sentiamo nei prossimi giorni okay?" Disse Theo, io annuii, poi mi diede un abbraccio anche lui e se ne andò per la sua strada. Senza neanche rivolgere un'occhiata al numero 10.

"Alora andiamo?" Chiese Brahim, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.

"Si certo" risposi.

Uscimmo e ci avviammo verso la macchina.

"Allora..Rafa mi ha detto che mi dovevi dire una cosa..posso..sapere cosa?" Chiesi insicura. La verità è che mi aveva spaventato il modo in cui me l'aveva detto Rafa. Sembrava una cosa seria.

Lui si fermò di colpo, in mezzo al parcheggio. E abbassò la testa. Come a vergognarsi.

"Beh..io.." iniziò a dire; mi avvicinai, incitandolo a continuare.

"Okay te lo dirò" disse ad un certo punto, riacquistando la fiducia.

"Era una scommessa" disse velocemente.

Rimasi lì. Immobile. "C-cosa hai detto?" Chiesi, sperando di aver capito male.

"Era-era una scommessa...io e te.." ripeté, più piano questa volta.

"Ma giuro che era-" iniziò a dire, ma non lo ascoltai più.

Iniziai ad indietreggiare, mentre miliardi di pensieri si facevano strada nella mia testa, avvelenandomi la mente.

Come aveva potuto farmi questo? Come? Come aveva potuto fingere fino ad ora? Ero solo un giocattolo per lui? Ero solo parte di un gioco. Di una scommessa?

A quanto pare si.

Le lacrime ormai mi rigavano il viso, e non avevano intenzione di fermarsi.

Corsi via. Non avendo neanche la forza di guardarlo un'ultima volta.

Lo sentii chiamarmi in lontananza, ma non avevo intenzione di tornare indietro.

'è e sarà per sempre solo un traditore'

Canzone: Backstabber. Ke$ha.
         My head is a jungle. Emma Lousie

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